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Autore: Naki94    19/11/2014    1 recensioni
Il detective dell'FBI Jersey Shown viene inviato in una piccola cittadina americana per indagare sulla scomparsa e forse su l'omicidio di Sofia Monroe. Shown dovrà abbandonare il suo razionalismo investigativo quando si renderà conto di essere di fronte a qualcosa di ben più inquietante e misterioso che va oltre la realtà. Da thriller con toni noir all'horror, il racconto a puntate chiude il cerchio della trama con accenni alle nuove idee della fisica teorica e quantistica. Interessante è l'interazione della trama di Mason Creek con altri racconti separati e indipendenti, come se fossero universi gli uni paralleli agli altri che di tanto in tanto, nelle loro continue vibrazioni, si incontrano incrociando tra loro personaggi e storie.....
Genere: Horror, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Le gocce di pioggia rigano il vetro sporco e appannato mentre il treno sfreccia nel buio dei binari verso Mason Creek, ultima fermata. Osservo il mio volto quarantenne riflesso sul finestrino e noto alle mie spalle i corpi formasi di due ragazze adolescenti qualche sedile più indietro. Penso a Mason Creek, una piccola città di pianura ad est circondata perlopiù da un fitta linea di pioppi salici e querce che sorgono soprattutto sulle sponde del torrente che si affianca alla periferia separandola dall'aperta campagna. Un luogo isolato e teatro di numerosi incidenti, dieci anni fa ero stato chiamato a seguire i passi di un giovane ed inesperto detective su un caso di omicidio passionale. Detective, già, al pensiero la mia mano raggiunge l'acciaio freddo del cane della Smith & Wesson nella fondina e il bordo in pelle del distintivo dell'FBI appeso alla cintura.

Il treno rallenta e penso a quello stronzo di Ed Green, tenente capo della unità omicidi dell'FBI e all'incarico che dodici ore fa mi ha affidato a proposito della scomparsa di quella ragazzina, Sofia Monroe.

Sofia Monroe, diciassette anni, capelli corti e occhi neri alta all'incirca un metro e settanta, dalla foto recente che ora mi accorgo di tenere tra le mani gelide noto nel suo volto l'espressione ribelle di un'adolescente avventurosa e in cerca di nuove esperienze. Sofia Monroe, scomparsa quattro giorni fa, secondo gli inquirenti tra le sette del pomeriggio e mezzanotte. L'amica, Irina Callaway, ultima persona ad aver visto la vittima, è sicura di aver accompagnato Sofia fino alla porta d'ingresso del condominio all'incirca intorno alle sette di sera. Non va bene, penso già a Sofia come a ad una vittima, è un pensiero incontrollabile perché nella mia testa dopo quattro giorni dalla denuncia di scomparsa senza un avviso di sequestro o di riscatto non può che essere già in decomposizione nascosta da qualche parte. Eppure l'amica giura di averla vista entrare in casa, sicuramente questa ragazzina scomparsa nasconde qualcosa, qualcosa che nemmeno Irina, la sua migliora amica, sa. I morti a volte parlano più dei vivi. Ancora penso che sia morta, un pensiero incontrollabile.

Il treno si arresta e quando scendo alla stazione accendo subito una sigaretta e attendo che il treno riparta nella direzione contraria finché la solitudine non si unisce al silenzio e il fumo grigio di sigaretta non si lega in un tutt'uno con la foschia della bassa pianura.

Raggiungo la centrale di polizia di Mason Creek a bordo di un'auto della polizia, un certo Billy Wide mi attendeva al parcheggio della stazione.

Billy cerca di intrattenere una conversazione parlando di stronzate, ma io gli faccio subito capire che sono interessato solo a raggiungere la centrale per parlare e raccogliere indizi sulla scomparsa di Sofia Monroe e risolvere il più presto possibile questo caso.

Billy non mi risponde e non parla più fino alla centrale, ma dal suo sguardo colgo mute parole di rabbia e di collera al discorso della ragazza scomparsa.

Raggiunto l'ufficio dello sceriffo Kooper e gli stringo la mano presentandomi. «Sono il detective Jersey Shown della omicidi e sono qui per aiutarvi nel caso della scomparsa di Sofia Monroe».

Kooper Land, un uomo autorevole e forse anche po' stronzo coi suoi modi tutti seri e precisi, ma che porta ancora il viso anglico di quinta elementare e la camicia tutta abbottonata e stirata come se dovesse andare da un momento all'altro alla messa della domenica. In conclusione: colui il quale mi appiopperà un novellino come partner esigendo da me risultati immediati; in altre parole: un vero bastardo che si presenta presto in ufficio pulito e profumato con un sorriso da cento e lode stampato sulla faccia perché ogni sera la moglie in calore lo porta sulla luna.

«Ottimo! Ovviamente la ringrazio di essere arrivato fin qua giù ad aiutarci con le indagini».

«Come se avessi scelta». Bisbiglio tra me e me sotto la tagliente luce della lampada a neon sopra le nostre teste e intanto osservo il muro di sinistra rivestito di foto che nemmeno la bacheca in sughero si vede più tant'è piena di articoli di giornale e fogli appesi.

«Come?». Domanda Kooper. Io vado dritto alla questione. «Allora, sceriffo Kooper, io mi occupo in genere di casi più gravi di questo. Specifico meglio: non che la scomparsa di una ragazza non sia grave, tuttavia se lo confronto con i due casi a cui ho lavorato negli ultimi anni è veramente poco sostanzioso».

«Lo sappiamo che è grazie a lei che ora il serial killer Joe Nabrasko è dietro le sbarre e quell'altro, come lo chiamava la stampa?».

«Non importa». Rispondo. «Non sono qui per essere elogiato, ma per aiutarvi..». Ma Kooper mi interrompe. «Tuttavia non giudicherei questo caso poco sostanzioso perché vede? Vede tutte quelle foto e ritagli di giornale? Sono in totale sette tra ragazzi e ragazze scomparsi negli ultimi due anni e mezzo e Sofia Monroe è l'ultima di questi».

Il primo istinto è quello di tagliargli a metà lo zigomo di sinistra con un pugno: non sopporto quando qualcuno mi interrompe così all'improvviso mentre sto parlando; ma poi mi rendo conto che quel coglione ha ragione. Osservo la bacheca tappezzata e mi rendo conto di aver sottovalutato questo affare e il «il porca puttana!» mi esce di getto e spontaneo dalla bocca.

Intanto Billy Wide entra in ufficio senza bussare e Kooper lo accoglie con un sorriso. «Billy! Finalmente eccoti qua!». Poi si rivolge a me. «Detective Shown, Billy Wide ti aiuterà con le indagini, credo che vi siate già presentati». Ma Billy allunga comunque la mano destra ed io, per stare ai convenevoli, gliela stringo e lo saluto da buon partner.

Poi passo all'azione. «Voglio vedere i video di tutti gli interrogatori che sono stati fatti e i fascicoli con la descrizione dettagliata di eventuali prove che avete raccolto con le relative foto e schizzi del disegnatore. Voglio l'elenco dei nomi dei membri delle famiglie delle persone scomparse e insieme cercheremo probabili collegamenti poiché è evidente che si tratta di un maniaco seriale con precedenti di stupro o prostituzione, il target di vittime suggerisce questo». Faccio una breve pausa e mi accendo una sigaretta e il fumo invade l'area e viene trapassato in diagonale dalla luce bianca proiettata sulle persiane dai lampioni in strada e riprendo. «Voglio poi parlare con i signori Monroe per ricostruire il carattere e le abitudini della figlia. Quando l'amica Irina Callaway l'ha accompagnata a casa da dove venivano?».

Billy risponde con la velocità di un felino come se avesse previsto la domanda. «Le due ragazze erano andate a correre sull'argine del fiume al confine della città per poi dirigersi tra le fila di alberi che compongono il bosco da lì fino a Dodge City a dieci chilometri da Mason Creek».

«Si sono addentrate da sole in un bosco in riva al fiume? Perché due ragazze dovrebbero fare questo?». Domando mentre mi avvicino alla bacheca.

«Irina dice che avevano trovato un strada sicura che si stringeva tra gli alberi e che incuriosite l'hanno percorsa».

Mi rivolgo subito a Kooper che intanto aveva recuperato l'impermeabile dall'attaccapanni vicino alla porta. «Domani mattina sul presto voglio i sommozzatori per il tratto di fiume corrispondente al bosco e una squadra che faccia ricerche a terra».

«Abbiamo già effettuato quelle ricerche senza trovare uno straccio di prova». Interrompe Billy Wide da dietro la nebbia di fumo della mia sigaretta ormai arrivata al filtro.

Trafiggo il velo di fumo con lo sguardo e lo guardo finché i miei occhi non gli forano il cervello. «Non me ne frega un cazzo, voglio che vengano fatte di nuovo».

Uno stridio improvviso di freni e gomme sull'asfalto bagnato irrompe dall'esterno fino ai nostri timpani e il boato di lamiera e vetri in frantumi spezza il silenzio della notte. Usciamo tutti dall'edificio per accertarci dell'accaduto e vediamo la drammatica scena di una donna che esce a fatica da un auto accartocciata contro l'angolo del muro ovest della centrale. La donna è ferita e perde sangue dalla tempia sinistra e dal naso e zoppicando si avvicina urlando in evidente stato di choc. «Mi figlia è la fuori da qualche parte! Lo capite? E' la fuori che aspetta..e voi state lì..mia figlia..mia figlia ha bisogno di aiuto ed è là fuori». Piange, urla e ripete le parole in un gorgo di singhiozzi. 

Mi avvicino cauto e, senza troppa fatica, la prendo per le mani agitate e con piccoli gesti e qualche parola tento di tranquillizzarla senza cadere nel banale e arrivo a togliermi la giacca per porgliela sulle spalle quando dai jeans inzuppati di pioggia solleva, verso la mia faccia, un revolver e senza pensarci arma il cane. 

 

 

CONTINUA..

   
 
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