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Autore: Smeralda Elesar    19/11/2014    5 recensioni
Premessa n°1: io non so fare i video, quindi scrivo song-fiction.
Premessa n°2: le canzoni del film “Il principe d’Egitto” (Dreamworks Pictures 1998) sono adatte ai personaggi di “Thor”
Qui ci sono tre canzoni per tre personaggi:
River lullaby – Il ricordo di Frigga
“Quando Odino è uscito ti ho preso in braccio.
Eri piccolo, disperato e freddo. Freddo come il ghiaccio. E non avevi neanche un nome”
“-È questo che il tuo cuore desidera, mia regina? Un altro figlio?-
-Sì-“
The plagues – Il rimpianto di Thor
Non credo che lo saprò mai, perché anche se lo chiedessi a lui non mi darebbe mai una risposta sincera.
Forse un tempo lo avrebbe fatto.
Mi sembra terribilmente ingiusto che proprio ora che vorrei capirlo lui non sia più interessato a parlare con me.
Per spiegarsi e raccontarsi a me.
Ora che vorrei ascoltarlo ottengo da lui solo parole di scherno o di disprezzo.
All I ever wanted – La confessione di Loki
“Ebbene, lo confesso.
Confesso che non ho mai voluto conquistare nulla.
Non mi interessava avere veramente un pianeta, una città o un universo da governare, io volevo solo dimostrare che potevo ottenerli"
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frigga, Loki, Thor
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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River Lullaby

 

*Il ricordo di Frigga*

 

 

“I see your smiling so peaceful and calm

And holding you I’m smiling too”

 

(Amy Grant – River Lullaby)

 

 

Eri solo un neonato quando ti ho visto per la prima volta.

Di solito al ritorno dalle battaglie Odino portava ad Asgard trofei, tesori e prigionieri, quella volta invece aveva portato un bambino dalla pelle blu che urlava a pieni polmoni.

 

-Mio re… Odino… chi è lui?-

 

-È il figlio di Laufey-

 

-Hai rapito il principe di Jotunheim? Non era abbastanza sconfiggere il loro re?-

 

-Non l’ho rapito, l’ho salvato. Era stato abbandonato nel tempio-

 

Hai pianto più forte a quelle parole, come se le capissi.

 

-Perché lo hai portato qui?-

 

-Frigga, ti chiedo di tenerlo solo per poche ore; entro domani troveremo per lui una balia-

 

Quando Odino è uscito ti ho preso in braccio.

Eri piccolo, disperato e freddo. Freddo come il ghiaccio. E non avevi neanche un nome.

Ti ho portato sotto le coperte con me per calmarti.

A contatto con me il colore blu ed i segni neri sulla tua pelle sparivano e diventavi roseo come qualunque bambino degli Aesir.

Un bambino adorabile, dai brillanti occhi chiari che avrebbe avuto bisogno di una madre.

E poi avevi fame! Che dovevo fare? Lasciarti piangere?

Certo, avrei potuto svegliare una delle mie ancelle, ma tu ti aggrappavi a me ed è stato allora che ho deciso: non era giusto che un neonato fosse trattato come un oggetto e pagasse da solo le conseguenze di una guerra.

Meritavi un destino migliore di quello delle reliquie rubate ed io avevo un solo modo per cambiare il tuo futuro.

Dovevo reclamarti come mio prima che Odino prendesse per te altre decisioni, per questo ti ho allattato come avevo già fatto con il mio primogenito.

Neanche il re di Asgard può strappare un bambino dal seno della madre.

Quando Odino è tornato con la balia tu già dormivi in braccio a me.

 

-Frigga! Non eri obbligata ad occuparti di lui-

 

Certe cose un uomo non può capirle, neanche se è un re.

 

-Era freddo-

 

-È uno Jotun-

 

-Adesso è mio figlio. L’ho allattato-

 

Avevo deciso da sola.

Essere la regina di Asgard da qualche privilegio.

 

-È questo che il tuo cuore desidera, mia regina? Un altro figlio?-

 

-Sì-

 

-Allora dobbiamo trovargli un nome-

 

Prima di addormentarti avevi passato molto tempo a fissare il fuoco del braciere accanto al letto, forse solo perché eri curioso o forse perché già capivi che era una fonte di calore.

A Jotunheim non avresti mai visto il fuoco, neanche se fossi sopravvissuto al freddo e Laufey ti avesse ripreso con sé.

Ma il tuo interesse per il fuoco mi aveva detto cosa saresti stato: una mente brillante ed uno spirito irrequieto, duttile e indomabile come la fiamma e come l’aria che la alimenta.

Loka.

 

-Il suo nome è Loki, mio re. Loki di Asgard-

 

______________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

Questo primo capitolo è molto femminista.

Nella società degli uomini del nord le donne (almeno quelle di nascita libera) erano ben emancipate, e così anche le loro divinità femminili.

E quindi Frigga, essendo la regina di Asgard, può benissimo aver preso la decisione di adottare Loki senza chiedere prima il permesso di Odino.

Per quanto riguarda l’adozione mi sono presa la libertà di riprendere il mito di Era che allatta Eracle, solo che mentre la dea greca rifiuta il bambino, Frigga allatta intenzionalmente Loki per creare un legame con lui.

E anche con Thor: ancora fino al secolo scorso due bambini che avevano avuto la stessa balia si dicevano “fratelli di latte”.

Per la scelta del nome mi sono informata su Wikipedia, e risulta che “Loki” potrebbe derivare da “logi” cioè fuoco o da “loptr” aria.

In ogni caso il fuoco e l’aria sono collegati, ed entrambi mi sembrano adatti a descrivere la personalità di Loki.

La canzone è questa: https://www.youtube.com/watch?v=Eq3WVR19TFo

 

                                                                      Makoto

 

Ps: non ho abbandonato l’altra fiction “Il sacro vincolo dell’ospitalità”, questi capitoli sono solo una parentesi.

 

   
 
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