River
Lullaby
*Il
ricordo di Frigga*
“I see your smiling so peaceful
and calm
And holding you I’m smiling too”
(Amy
Grant – River Lullaby)
Eri
solo un neonato quando ti ho visto per la prima volta.
Di
solito al ritorno dalle battaglie Odino portava ad Asgard
trofei, tesori e prigionieri, quella volta invece aveva portato un bambino dalla
pelle blu che urlava a pieni polmoni.
-Mio re… Odino… chi è lui?-
-È il figlio di Laufey-
-Hai rapito il
principe di Jotunheim? Non era abbastanza sconfiggere
il loro re?-
-Non l’ho rapito,
l’ho salvato. Era stato abbandonato nel tempio-
Hai
pianto più forte a quelle parole, come se le capissi.
-Perché lo hai
portato qui?-
-Frigga, ti chiedo
di tenerlo solo per poche ore; entro domani troveremo per lui una balia-
Quando
Odino è uscito ti ho preso in braccio.
Eri
piccolo, disperato e freddo. Freddo
come il ghiaccio. E non avevi neanche un nome.
Ti
ho portato sotto le coperte con me per calmarti.
A contatto
con me il colore blu ed i segni neri sulla tua pelle sparivano e diventavi
roseo come qualunque bambino degli Aesir.
Un
bambino adorabile, dai brillanti occhi chiari che avrebbe avuto bisogno di una
madre.
E
poi avevi fame! Che dovevo fare? Lasciarti piangere?
Certo,
avrei potuto svegliare una delle mie ancelle, ma tu ti aggrappavi a me ed è
stato allora che ho deciso: non era giusto che un neonato fosse trattato come
un oggetto e pagasse da solo le conseguenze di una guerra.
Meritavi
un destino migliore di quello delle reliquie rubate ed io avevo un solo modo
per cambiare il tuo futuro.
Dovevo
reclamarti come mio prima che Odino prendesse per te altre decisioni, per
questo ti ho allattato come avevo già fatto con il mio primogenito.
Neanche
il re di Asgard può strappare un bambino dal seno
della madre.
Quando
Odino è tornato con la balia tu già dormivi in braccio a me.
-Frigga! Non eri
obbligata ad occuparti di lui-
Certe
cose un uomo non può capirle, neanche se è un re.
-Era freddo-
-È uno Jotun-
-Adesso è mio
figlio. L’ho allattato-
Avevo
deciso da sola.
Essere
la regina di Asgard da qualche privilegio.
-È questo che il
tuo cuore desidera, mia regina? Un altro figlio?-
-Sì-
-Allora dobbiamo
trovargli un nome-
Prima
di addormentarti avevi passato molto tempo a fissare il fuoco del braciere
accanto al letto, forse solo perché eri curioso o forse perché già capivi che
era una fonte di calore.
A Jotunheim non avresti mai visto il fuoco, neanche se fossi
sopravvissuto al freddo e Laufey ti avesse ripreso
con sé.
Ma
il tuo interesse per il fuoco mi aveva detto cosa saresti stato: una mente
brillante ed uno spirito irrequieto, duttile e indomabile come la fiamma e come
l’aria che la alimenta.
Loka.
-Il suo nome è Loki, mio re. Loki di Asgard-
______________________________________________________________________________________________________________________
Cantuccio
dell’Autore
Questo
primo capitolo è molto femminista.
Nella
società degli uomini del nord le donne (almeno quelle di nascita libera) erano
ben emancipate, e così anche le loro divinità femminili.
E
quindi Frigga, essendo la regina di Asgard, può
benissimo aver preso la decisione di adottare Loki
senza chiedere prima il permesso di Odino.
Per
quanto riguarda l’adozione mi sono presa la libertà di riprendere il mito di
Era che allatta Eracle, solo che mentre la dea greca rifiuta il bambino, Frigga
allatta intenzionalmente Loki per creare un legame con
lui.
E
anche con Thor: ancora fino al secolo scorso due bambini che avevano avuto la
stessa balia si dicevano “fratelli di latte”.
Per
la scelta del nome mi sono informata su Wikipedia, e
risulta che “Loki” potrebbe derivare da “logi” cioè fuoco o da “loptr”
aria.
In
ogni caso il fuoco e l’aria sono collegati, ed entrambi mi sembrano adatti a
descrivere la personalità di Loki.
La
canzone è questa: https://www.youtube.com/watch?v=Eq3WVR19TFo
Makoto
Ps:
non ho abbandonato l’altra fiction “Il sacro vincolo dell’ospitalità”,
questi capitoli sono solo una parentesi.