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Autore: Toms98    19/11/2014    0 recensioni
Il mondo di Treavis è sull'orlo di una guerra che non si vedeva da millenni. Gli Orchi, guidati dal leggendario stregone Obscuritas, marciano per conquistare i Cinque Regni. Della famiglia di Treavis, l'unico maschio non arruolato perché troppo giovane è proprio lui. Ma un'antica profezia rivela che è lui l'unico in grado di sconfiggere Obscuritas. Così, dopo l'attacco degli Orchi al suo villaggio, Treavis partirà per Waldstadt, capitale del Regno di Roburia, per difendere con tutte le forze quello che rimane della sua vita. Ma ci sono segreti ben più oscuri dietro questa guerra...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sotto assedio
Caos. Fu quella la prima parola che il cervello di Treavis associò a quello che stava succedendo. Gente che correva da tutte le parti, portando al sicuro quanto più possibile. Bambini che piangevano spintonati dalla folla. Cavalli che scappavano dalla scuderia di Fred, impennando a intervalli irregolari. L’aria di festa era finita. Treavis era fermo immobile. Poi, come ridestandosi da un sogno, scosse la testa e pensò. Alla fine, lui era il capo villaggio, doveva organizzare la fuga o preparare i nascondigli. Poi gli venne un’illuminazione. Cercò a tastoni la sacca sul fianco destro, la trovò ed estrasse la runa. Ripensò a quello che gli aveva detto Matt. Lui era stato scelto dal re Koran, lui non doveva fuggire. Alzò la testa e cercò fra la folla quelle poche persone che gli servivano. Le trovò lì che, bene o male, erano nella sua stessa condizione. Li chiamò a sé. << Dobbiamo organizzare un piano per difendere la città. Padre Antonius, >> disse il ragazzo dopo aver riunito cinque uomini in cerchio e dopo avergli spiegato che non potevano arrendersi << Lei vada nel convento e chiami a raccolta gli abitanti. Matt e Fred, voi due venite con me al palazzo. Elle, tu torna in farmacia e raccogli più medicinali che puoi, poi fatti trovare al magazzino. E tu, mamma, vai alla fucina e prendi più armi che puoi, scudi, lance, spade, asce, non importa quali, l’importante è che siano tante. Ci ritroviamo tutti al magazzino, dove organizzarci. I bambini e gli anziani saranno protetti, mentre tutte le donne e gli uomini che possono tenere in mano un’arma, difenderanno il villaggio con tutte le loro forze. Ci sono domande? >>
<< Le donne non avranno abbastanza forza >> disse lo stalliere <>
<< Non so se ti hanno avvistato Fred, ma stiamo per essere attaccati, non mi sembra il momento di essere perfezionisti. >> ribatté il giovane, azzittendo l’uomo.
<< Bene, c’è altro? >> chiese Matt, e, a risposta negativa del gruppo, proseguì dicendo << Perfetto! Treavis, guidaci >>
I tre uomini del gruppo si lanciarono verso il palazzo. Senza perdere tempo ad aprire la serratura, Matt e Treavis demolirono la porta. Una volta entrati, Treavis diede gli ultimi ordini. Matt doveva organizzare le truppe, Fred la difesa e Treavis doveva stare di vedetta finché non fossero stati tutti pronti. In realtà, Treavis voleva un posto appartato per trovare una nuova magia, un po’ più utile della prima e unica che aveva imparato fino ad allora. Vide solo allora la grandezza dell’esercito degli Orchi che li stava per attaccare. Erano poco più di trenta mostri, alti due metri i più bassi, grigi e con la testa glabra, con gli occhi incavati e assetati di sangue. Il numero non era impressionante, ma valutando la forza degli Orchi erano forse troppi per una cittadina di duecento abitanti, inclusi bambini, anziani e uomini partiti per la guerra. Treavis udì la campana del convento e vide le persone avviarsi verso palazzo. Scese quindi al piano di sotto e iniziò a collaborare con gli altri abitanti per organizzarsi. Vide l’ingente quantità di armi e medicinali che Elle e Lora avevano preso e stavano sistemando e si complimentò con loro. Poi si avviò verso Fred e Matt, che stavano confabulando un piano con un uomo che Treavis sulle prime non riuscì a vedere. Si avvicinò al tavolo. << Fra quanto siamo pronti? >> chiese il giovane giunto al tavolo. << Ci vorranno ancora sì e no qualche minuto prima di avere un piano d’attacco decente. Fortunatamente Fred ha salvato qualche cavallo e Matt ha trovato archi e faretre. Non sono sicuro che basteranno, ma ritengo che ci si possa riuscire. >> Treavis alzò gli occhi dalla carta della città distesa sul tavolo e per la prima volta focalizzò chi era il quarto uomo attorno a quel tavolo. Thomas, il vecchio cartografo, era vestito ben diversamente da come lo aveva visto sempre Treavis. Portava una tunica bianca con dettagli argentei. Sotto il collo c’era scritto a grandi caratteri: “Alba Lamina olim, Alba Lamina perpetuo” e alla cinta portava una spada con l’elsa raffinata, simile alle spade imperiali.
<< Cosa vuol dire? >> chiese Treavis
<< Questa... ah, è la Lingua Antica, si usava una volta prima che si sviluppassero le lingue di ogni regno. Significa... >> rispose Thomas
<< Io intendevo cosa vuol dire la tua presenza qui. >>
<< Se avessi più rispetto, forse avresti quello che cerci. >> la risposta spiazzò il giovane << La frase significa “Lama Bianca una volta, Lama Bianca per sempre”. E’ la fine del nostro giuramento solenne. Ora sta a me, posso sapere come intendi usare la tua magia? >>
Treavis si bloccò. Primo, il cartografo considerato da tutti un vecchio bacucco era in realtà un ex soldato speciale; secondo, sebbene non ne avesse mai parlato con nessuno eccetto Matt, lui sapeva della runa, e a giudicare dalla faccia stupita di Matt lui non glielo aveva detto.
<< Non stupirti, fa parte dell’addestramento capire le persone al primo sguardo. So anche che Matt ti ha addestrato e ha scoperto a sue spese che sei un’Anima di Fuoco. >> disse il cartografo << So anche che Elle... >>
<< Sta per arrivare con delle brutte notizie >> continuò la farmacista, appena arrivata al tavolo, seguita da Lora. << Gli orchi sono alle porte. Dobbiamo partire >>
<< D’accordo. Matt, tu prendi un cavallo e giuda le truppe di terra. Fred, tu prendi tutti i cavalli che puoi e forma un gruppo più esperto di cavalieri, io ti darò una mano. Infine tu, >> disse indicando Treavis << tu prendi la tua runa e tutti gli archi e dalli a tutti coloro che hanno una buona mira. Vi occuperete di colpire dalla distanza. Ti consiglio di usare il “Tyjqubil ysewgut”, che non è molto più difficile da usare dello “Xesbil”. >> Tutti gli uomini attorno al tavolo si guardarono e annuirono. << Se moriremo >> aggiunse Treavis << sarà combattendo! >>
Nel giro di pochi minuti l’esercito fu messo su alla ben meglio e si dispose guidato da Thomas. Davanti c’era la fanteria di Matt, protetta ai lati da due colonne di cavalieri guidate da Thomas stesso e Fred. Nelle retrovie, infine, si trovavano gli arcieri guidati da Treavis a cavallo del suo fedele Dusty, con in una mano la runa e nell’altra una spada lunga quanto il suo braccio, trovata fra le armi portate dalla madre. Erano tutti coperti da leggere placche di ferro, messe sotto i vestiti per proteggere gli organi vitali. Gli Orchi invece erano completamente scoperti se non per un paio di pantaloni stappati e sporchi di sangue. Ciò significava che avevano combattuto e che il confine di difesa era crollato, pensava Treavis mentre vedeva le sentinelle chiudere la porta nella speranza che gli orchi non riuscissero a sfondarla.
Thomas gridò all’esercito: << Vi ho già dato degli importanti consigli, ma da quando darò il segnale sarete nelle mani più che responsabili e abili dei vostri tre ufficiali. Difendete la nostra città con tutto il sangue che avete in corpo. Per Dorf. >> gridò alzando la lama al cielo, seguito dalle grida di approvazione dei presenti. Treavis studiò in quei brevi istanti un piano di attacco per prendere in scacco gli Orchi e, quando ne trovò uno che reputò abbastanza giusto, si preparò ad attuarlo. Iniziò a dividere i suoi uomini in gruppi, in tutto quattro. Poi ordinò a metà dei componenti dei quattro gruppi di iniziare ad attaccare al suo segnale, mentre agli altri ordinò di colpire mentre gli altri ricaricavano. A quel punto si sentirono le urla di guerra degli Orchi, e Thomas abbassò la lama.
Treavis attuò allora il suo piano. Mandò un gruppo sulla palizzata per mezzo di scale ad attaccare gli Orchi prima che sfondassero le mura. Poi ordinò ad altri due gruppi di mettersi nelle case, ai secondi piani, e di attaccare al suo segnale. Lui rimase nelle retrovie con il gruppo rimanente. La fanteria invece era rimasta immobile alle grida, rintanandosi dietro lunghe spade e lance poste a formare un muro praticamente invalicabile.
Grossi colpi alla porta fecero trasalire Treavis, assorto nei suoi pensieri sulla strategia. Vide i suoi arcieri che stavano bombardando di frecce gli Orchi già da un bel po’ e notò che Thomas, visibilmente arrabbiato, si stava avvicinando.
<< Cosa pensi di fare? >> chiese l’uomo, ma Treavis lo guardò stupito << Se gli Orchi attaccano il muro probabilmente perderemo troppi uomini. Avresti dovuto pensarci prima di mandare i tuoi soldati lassù >>
<< A... A me sembrava... giusto >> si giustificò tentennando il giovane.
Thomas stava spiegandogli per quale motivo non era stata per niente una mossa giusta, quando qualcuno urlò dal muro. Treavis vide con i suoi occhi gli errori che aveva commesso. Uomini e donne che cadevano a terra doloranti, mentre il muro stava bruciando alla base. In quel preciso istante gli Orchi sfondarono la porta. Thomas imprecò tra i denti e chiese: << Adesso come difenderai Dorf >>
Treavis si bloccò un attimo, prese un forte respiro e disse con un sorriso beffardo: << Così >>. Spostò di forza il cavallo di Thomas a lato e alzò la runa. << Xesbil ysewgut >>. Non appena ebbe finito di gridare, gli Orchi si interessarono a lui e lo guardarono. Aveva ottenuto in un sol colpo i due punti del suo piano: distrarre gli Orchi dal razziare la città e attirare l’attenzione su di sé. Quando gli Orchi ruggirono gettando le teste all’indietro, videro gli arcieri disposti sui balconi. Questa volta, colti di sorpresa, molti Orchi furono feriti. Matt allora ne approfittò. Lanciò all’attacco i suoi soldati, facendoli muovere però tutti uniti e compatti. Ciò che non fecero le frecce, fecero le lance. Thomas rimase a bocca aperta per come il combattimento si stava svolgendo, poi si scosse e galoppò fino ai cavalieri, facendo gesti di complimento a Treavis e a Matt. Quando raggiunse i suoi cavalieri, li fece passare attorno alle case e attaccarono ai fianchi gli Orchi.
Treavis si rassicurò sulla trappola creata e tornò a gestire i suoi arcieri. Il gruppo rimasto era composto da persone che sapevano maneggiare un arco anche in una mischia, più lui. Non aveva la più pallida idea di come lanciare una freccia in quel tumulto, e aveva ancora meno idea di come lanciare l’incantesimo che gli aveva detto Thomas, anzi, che incantesimo era? Treavis prese in mano la runa. “Tentar non nuoce” pensò. Alzò leggermente il suo braccio dalla posizione orizzontale e pronunciò l’incantesimo. La runa produsse un fuoco più potente del primo incantesimo. La fiammata dapprima si aprì, poi si richiuse in sé. Fu allora che Treavis sentì le sue energie spostarsi verso la runa. Un lampo, e dalla runa scaturì quella che in tutto e per tutto era una sfera di fuoco. Treavis la osservò affannato. Essa si abbassò leggermente dietro gli Orchi. Perfetto. Così anche la fuga sarebbe stata difficoltosa. Gli Orchi erano in trappola. In trappola, però, gli Orchi davano il meglio. Nel giro di pochi secondi, infatti, si chiusero in cerchio e puntarono le spade. Il più alto di loro si rannicchio per proteggersi. In un attimo di pausa, dovuto alla stanchezza, si alzò gridando e mostrando una stazza di almeno 9 piedi. A quel grido gli altri si gettarono letteralmente addosso ai difensori. Trovandosi impreparati, questi ultimi iniziarono a perdere sempre più uomini e ad avere difficoltà. I cavalieri dovettero abbandonare il lato per impedire alla fanteria di essere massacrata. Gli arcieri rimasti dalle mura andarono a difendere quelli negli edifici dalla furia degli Orchi. Treavis e i suoi arcieri ora stavano attaccando sempre con più foga.
Matt galoppò verso le retrovie. << Dovete andarvene. >> disse a Trevis.
<< Io non fuggirò mai. >> rispose.
<< Gli Orchi sono troppo forti. >>
<< Questo non mi farà fuggire >> inconsciamente Treavis stava gridando, e da dietro gli arcieri lo acclamavano ad ogni frase.
<< Thomas vuole far aprire la cavalleria e farla attraversare dagli Orchi in sicurezza, per poi attaccarli da dietro, se vi troverete qui verrete uccisi. >>
<< Se non ci troveremo qui saremo sconfitti. >>
<< Cerca di capire, Treavis... >>
<< Va bene. Appena vedremo aprirsi il resto del esercito ci sposteremo anche noi. >> A quelle parole Matt si allontanò.
<< Capo >> disse uno degli arcieri, nomignolo che a Treavis suonava bene << Ci arrenderemo veramente? >>
<< Noi ci muoveremo quando il resto dell’esercito si muoverà... verso gli Orchi >> rispose con un sorriso malizioso. Non sarà stato un esperto di tattiche, ma era un motivatore ed un ottimo attore. Gli arcieri risposero sorridendo al sorriso, e sfoderarono le loro spade.
<< Capo >> disse un altro << Come faremo a batterli? >>
<< Hanno provato a prendere la mia città, a razziare la mia casa, a uccidere la mia famiglia. Sai che ti dico? Mi hanno veramente fatto arrabbiare... >> Treavis si apprestò ad usare la sua Anima. Con la runa nella sinistra e la spada nella destra, Treavis vide l’esercito aprirsi lentamente. Preparò i suoi. Anche l’ultima fila si aprì. Treavis allungò la sinistra. Gli Orchi erano ormai davanti a lui. Quello più alto li guidava e alla vista di Treavis si fermò. Provò a rispedire indietro i suoi. Troppo tardi. A Treavis bastò una parola, anzi due:
<< Tyjqubil ysewgut. >> Una sfera di fuoco grande più o meno come un uomo si abbatte sugli Orchi della prima fila.
Matt sorrise. Thomas, d’altronde, glielo aveva detto. Convincerlo che avevano intenzione di arrendersi era l’unico modo per far attivare l’Anima. << E poi pensa di essere un attore migliore di me >> bofonchiò l’uomo.
Almeno una decina di Orchi caddero a terra in preda ai dolori del fuoco, il resto invece attaccò. Gli arcieri si pararono davanti a Treavis e lanciarono le loro frecce all’unisono. Treavis si sentì leggermente debole. Iniziò a non sentire più le gambe. Gli Orchi resistettero e contrattaccarono in massa. Molti altri uomini morirono, ma Treavis non poté fare niente. Era debole, troppo debole. Non riusciva neanche a reggersi in piedi. Si appoggiò a terra con una mano. Cadde di fianco.
Non poteva finire così. Anche se non riusciva, lui avrebbe combattuto. Anche a costo di morire. Provò ad alzarsi, ma cadde nuovamente. Alzò la runa da terra. Una mano lo fermò. Non la riconobbe all’inizio, poi capì che si trattava di sua madre. Lei gli disse qualcosa, ma le sue orecchie fischiavano e non capì.
Per la seconda volta da quando aveva la runa, stava per svenire. Lottava perché non accadesse. Rinvenne per un attimo. Solo immagini sfuocate. Vedeva gli Orchi. Poi vide una piccola ombra nel cielo. Gli Orchi che fuggivano a quella vista. Matt e Thomas che esultavano. Qualcuno che lo afferrava e lo metteva su una barella. Poi si arrese e si addormentò. Era distrutto, ferito forse. Ma avevano vinto. O era stato tutto un sogno. Treavis non poteva rispondere. Mentre gli occhi gli si chiusero nuovamente sorrise. Si abbandonò alla stanchezza e svenne.
   
 
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