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Autore: Tayr Seirei    19/11/2014    3 recensioni
"Eh, sono un gen-
...
...
... buuuuaaahh-
Okay, me l'ha svelato Iwa-chan. D'altronde è molto più figo dire di avere gli informatori piuttosto che dire di essere un genio. Tsk. Scommetto che Tobio-chan gli informatori non ce li ha.
"
- Storiella sovrannaturale con un protagonista scemo ma tanto caro. Tooru, sì. -
[Specifiche: Makki e Mattsun appaiono solo nella scena d'apertura, però ci sono e li segnaliamo comunque; Tobio è soltanto nominato un paio di volte; c'è un accenno di Oikawa/OC, ma è tutto estremamente poco serio. Avviso qualora desse fastidio!
Per il resto, sul finale è Iwaoi.
Se volete una Iwaoi fatta e finita temo questa non risulterà soddisfacente, se invece potete apprezzare una storiellina con elementi sovrannaturali e gradite la Iwaoi alla fine, prego. *O*/]
Genere: Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Nuovo personaggio, Tooru Oikawa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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[Yoh!
Buonsalve, Tayr in linea. Non è mia abitudine mettere le note all'inizio della fanfic e la cosa non si ripeterà, ma
NB: nella descrizione che nessuno avrà letto lol ho detto che la storia ha elementi sovrannaturali. Intendevo svariati elementi sovrannaturali. Qualunque cosa non vi torni è da imputare a quelli; per il resto, c'è il banco informazion- l'angolo delle note alla fine.
Buona lettura!]





Tooru era indeciso.
Spostò lo sguardo dal grosso buco nel soffitto della loro stanza d'albergo alle pesanti travi di legno - e stralci di cavi elettrici - che erano piombate, con un gran polverone, sul suo letto.
Nello specifico, con un gran polverone e precisione millimetrica. Avevano centrato sia il cuscino che la felpa abbandonata sul copri-materasso.
Gli occhi poi si spostarono su Iwa-chan, che dormiva tranquillo e beato nel letto lì accanto come se NON fosse appena piombato mezzo quintale di legno e schegge di intonaco a meno di due metri di distanza.
Sì, Tooru era indeciso. Forse fare un buco così grosso era stato un pochino esagerato. E aveva anche i bordi meno seghettati di quanto avrebbe dovuto; ad occhio esperto, sarebbe stato palese che il soffitto era stato... affettato come un tortino, piuttosto che cadere a causa di danni strutturali.
Oh, be'. Qualcuno - e ancora guardava Iwa-chan - avrebbe senza dubbio detto che era stato eccessivo, stupido e fin troppo vistoso. Ma questo qualcuno - Iwa si girò su un fianco - nonostante tutto, continuava a dormirsela della grossa. Per il momento, dunque, le sue orecchie si sarebbero risparmiate le luuunghe lamentele che l'altro sarebbe stato ansioso di rifilargli. Cosa che avrebbe fatto in seguito, ma non importava. In seguito, magari, sarebbe stato molto lontano da lì. (No, non era vero. Ma che tutto sommato si divertiva a sentire Iwa che sbraitava...)
Oikawa? Iwaizumi? ― Voci affannate dal corridoio. Si voltò ed eccoli, Makki e Mattsun, sempre così solerti, che apparivano nel riquadro della porta aperta. Le fronti aggrottate, le facce serie com'era raro vederle; Makki aveva anche gli occhi sgranati. D'altronde erano nella stanza accanto, dovevano aver sentito tutto il fracasso in dolby sorround.
― Cosa diamine-
Si godette per un attimo quel momento: farli spaventare così non era certo carino ma, come dire, in un certo qual modo vederli scattare per loro risultava soddisfacente. Un pochino pochino, eh.
Alla vista della sua sagoma in perfetta salute, entrambi parvero rilassarsi di colpo. Ovvio. Fosse bastato un soffitto che crollava, per farli fuori...
― Ah, è solo venuto giù il soffitto. ― Portò una mano sul fianco, sorrise: ― Ma stiamo benissimo, eh!
Mattsun fece qualche passo nella stanza, prima esitante, ma appena ebbe constatato che il pavimento non tremava procedette più spedito. Si sporse appena verso il buco, fischiando. ― Un gran bel buco...
Makki, invece, si azzardò a stuzzicare una gamba di Iwa-chan con un dito: nessuna reazione. Ma forse l'aveva toccato più piano di quanto non avrebbe ammesso. Sulla faccia tornò il suo solito mezzo ghigno: ― E queste cose succedono proprio nella stanza dove sei tu, eh, Oikawa? Che stranezza...
― Forse il soffitto si è buttato volontariamente sul tuo letto... ― Grazie, Mattsun...
Neanche il soffitto riesce a reggerti. Ah ah ah.
Quella avrebbe dovuto segnarsela per suggerirla ad Iwa-chan, dopo. Sicuramente l'avrebbe apprezzata, come battuta. Ma sì, di quelle da tenersi da parte per le grandi occasioni...
― Ma che cattivi! ― Sbottò invece, imbronciandosi, come da copione. Era abbastanza sicuro che, senza il suo aiutino, il soffitto sarebbe rimasto dove doveva stare.
Eppure... si sforzò di non sorridere. Se preferivano pensare che il soffitto della sua stanza fosse venuto giù per riscontro karmico (?) beh, chi era lui per impedirlo? Fintanto che gli tornava comodo, si poteva fare~
― Laaaasciamo perdere. ― Si appoggiò alla porta, incrociando le braccia sul petto. ― Pensiamo alle cose importanti, piuttosto. Mi ritrovo senza un letto dove dormire, in questa notte triste e fredda. Voi che mi dite?
I due si scambiarono un'occhiata. In preda al panico, avrebbe giurato.
Pft-
― Mi servirà un nuovo posto dove stare... ― Frase significativamente in sospeso.
... e faceva sempre il suo effetto. ― Veramente... ― Makki si grattò uno zigomo, intanto che, pian piano, cercava di riavvicinarsi alla porta aperta, camminando di lato in stile granchio. ― Abbiamo solo due letti e...
Mattsun corse in suo soccorso: ― ... sarebbe più importante pensare a cosa fare in questa stanza, ora. Dovremmo avvisare i professori e il personale dell'albergo. E Iwaizumi non possiamo lasciarlo a dormire qui. Non c'è il rischio che crolli anche il resto del soffitto?
E Makki che annuiva convinto.
Avevano davvero pensato che li avrebbe sfrattati dai loro stessi letti, o che si sarebbe infilato sotto le coperte di uno di loro? Forse sì, forse no, ma era stato divertente lasciarlo credere per un istante.
(Certo, non li avrebbe costretti, ma se qualcuno gli avesse offerto il letto di sua sponte, beh...)
Ad ogni modo, scosse il capo. ― Non dovremmo avvisare nessuno.
Silenzio. Quasi gli sembrò di percepire la perplessità, la riluttanza degli altri due. Ah... era naturale che non l'avrebbero accettato, senza spiegazioni.
Però... di spiegazioni non poteva darne. Per ora. ― Non dovremmo avvisare nessuno. ― Ripeté, infondendoci più decisione possibile. E un poco di magia. Soltanto una goccia. ― Domattina lo faremo sapere a tutti. Ora non c'è bisogno.
Gli altri due... annuirono. Lentamente, ma annuirono.
Ed eccola, stavolta, la spina del senso di colpa che pungolava la sua coscienza. Odiava usare così i suoi poteri.
Lui voleva collaborare con gli altri, non costringerli a fare qualcosa. Fare squadra con loro, come sul campo. Ma... da quando era successo tutto, da quando aveva segreti da tenere per sé... a volte, non poteva farne a meno.
Si morsicò le labbra. Non gli piaceva, davvero.
Ingoiò un sospiro, più amaro di quanto avrebbe voluto, e decise di sviare l'argomento. ― Ad ogni modo... ― accennò al soffitto col mento ― Siamo al penultimo piano, di sopra ci sono solo le soffitte.
Il massimo che potrebbe succedere, ora, è che si lanci di sotto anche un topo.
Okay, si era un momento demoralizzato. Ma la visione di un topo che si lanciava in caduta libera sulla testa di Iwa lo aiutò a galvanizzarsi di nuovo: ― E poi, sì, dovremmo avvisare anche Iwa-chan! Ma... ― Sorrise e fu un sorriso dolce, perciò gli altri due si misero subito sull'attenti che ormai lo conoscevano, ah ah ― Iwa-chan si è addormentato da pochissimo. Se qualcuno lo disturbasse, se lo mangerebbe vivo! Aspettate dieci minuti, perciò, okay? ― Fece un gesto largo col braccio ― Però, se volete provare subito...
― ... no, grazie. ― In sincronia perfetta. E non avrebbe mai saputo se avevano parlato con quel perfetto tempismo in nome della grande amicizia (?) che li legava e un giorno li avrebbe portati a completarsi le frasi a vicenda, o se in quella situazione e di fronte all'ipotesi di venir pestato a sangue da Iwa-chan chiunque avrebbe declinato così, all'istante, senza pensarci due volte.
... in effetti, forse era lui l'unico ardimentoso che andava deliberatamente a stressare il drago nella sua grotticella. Uh, che immagine graziosa. Molto adeguata.
― Un attimo... ― Makki fece un passo avanti ― Aspettate? E tu cosa dovresti fare?
Ed eccola lì, la domanda che voleva. La domanda che segnava la fine, per ora.
Sorrise di nuovo. Un sorriso affilato. ― Ma come? Vado a cercarmi un'altra stanza, ovviamente. Vi affido Iwa-chan per il prossimo quarto d'ora, d'accordo?
Tanto, a prescindere dal fatto che l'albergo non aveva alcun problema a parte lui, sapeva bene che Iwa-chan, anche lasciato da solo, non avrebbe corso nessun pericolo.
Casomai, sarebbero stati i pericoli, a finire in pericolo. (?)
Eee ora... a caccia!
... Eh, già. Ho proooprio bisogno di un nuovo lettino...


La foto del soffitto era venuta decisamente bene. L'angolatura ideale per riprendere anche quel grosso scatolone che si intravedeva dal buco ma solo avvicinandosi di almeno cinque passi, la luce della lampada sfruttata per illuminare i calcinacci sul cuscino, un delicato gioco di chiaro scuri ai bordi dell'immagine...
E la sua manina con le dita sistemate a V. Immancabile, avrebbe osato dire.
A parte autocelebrare il suo talento nell'affettare il soffitto e non farsi cadere una trave sulla testa, comunque, l'aveva scattata anche perché aveva i suoi seri dubbi che il futuro compagno di stanza avrebbe creduto subito subito ad un gaio "Oh, sai com'è, è venuto giù il soffitto in camera nostra. Devo peeeer forza venir qui!".
Ma ora aveva una prova inattaccabile. (Sperando il telefono non si scaricasse cammin facendo. Beh, nel qual caso avrebbe sempre potuto trascinare la Persona Di Poca Fede fin lì. Ma avrebbe implicato farsi le scale due volte).
Si prese un momento in quel corridoio vuoto - straordinariamente vuoto per essere un albergo. D'accordo che era notte fonda, ma...
Giusto un secondo per riorganizzare le idee. Come già annunciato, sarebbe andato a caccia del suo nuovo compagno di stanza... ma la caccia, tutto sommato, consisteva giusto nel trovare la stanza, visto che aveva già estratto il fortuito vincitore.
Ma sì! La signorina Maika Tachibana, che attendeva al banco informazioni... euh... no, momento. Diceva. La signorina Maika che 1. Essendo lei un'asociale, in qualsiasi gita/uscita/scampagnata della loro classe di cui avesse memoria lei si era sempre premurata di essere messa in stanza da sola. Nessuno sapeva come fosse possibile, ma così era. Partendo da questo assunto, almeno il divano in camera sua doveva essere libero; e, 2. Aveva una certa necessità di... conversare con lei. Nessuno avrebbe pensato che avesse affettato il soffitto per nulla, vero?
Ora... l'unica cosa stava nel trovarla. L'albergo era di quattro piani, loro erano in viaggio con solo un'altra classe, tutte le stanze ospitavano coppie tranne quelle dei professori e Maika (presumeva)... in sostanza, non aveva alcun indizio concreto per arrivarci solo tramite deduzione.
Sospirò. Avrebbe preferito evitare di ricorrere a quello...
Da quando era "successo", il suo naso era molto più fine. Distingueva odori ammassati che prima avrebbe potuto descrivere solo come una palla indefinita di profumo (o puzza, a seconda), percepiva odori di cui non si era mai accorto. E si era davvero sentito uno stalker quando aveva fatto caso che Mattsun si metteva sempre un dopobarba alla menta e Makki doveva avere usato il suo stesso shampoo. Si era consolato pensando che, quantomeno, avrebbe cambiato shampoo non lo faceva di proposito. A ben pensarci, qualche volta era perfino comodo: non era mai stato del tutto sicuro di come giudicare quella loro professoressa d'inglese così arcigna e scorbutica che, tra vassoiate di compiti a caso da trenta pezzi l'una e interrogazioni a sorpresa su argomenti di ripasso di sei mesi prima, era riuscita a far anche cose come presentarsi a scuola durante un temporale tanto forte da scuotere le pareti (rischiando una broncopolmonite o l'essere seccata da un fulmine.) o interrompere una lezione di punto in bianco perché un'alunna si sentiva poco bene. Allorché, Maya-chan era stata accompagnata in infermeria e tenuta sott'occhio per tutta la giornata.
Un bel giorno, lui aveva notato che la signora profumava di biscotti. Non sapeva di che gusto e che marca, sapeva solo che quel profumo lo sentiva sempre quando razziava la biscottiera, a casa. A quel punto, aveva concluso che forse la loro gagliarda professoressa era semplicemente tsundere.
Pian piano, aveva finito col memorizzare più o meno tutti i compagni... così come le voci, a furia di averceli vicini, si erano impressi nella sua mente. Tuttavia, per quanto a lui stesso facesse piuttosto strano, la cosa poteva tornare utile.
(E Iwa-chan profumava di salsedine, what-)
Maika... san? Chan? Non aveva deciso neanche lui come definirla, ci avrebbe pensato quando se la fosse trovata davanti. A quanto ricordava, fino ad allora, l'aveva sempre chiamata Tachibana-san e basta. Ora le cose era uno po' diverse, però. Comunque, per quanto ricordasse, lei si portava dietro una scia di pesca (lo shampoo che usava anche la sua ex ragazza, ah ah ah. Che cosa triste), balsamo (il suo stesso balsamo e ora qualcuno doveva spiegargli com'è che tutti andavano negli stessi negozi), il trucco (nella sua testa non esisteva alcuna parola per descrivere l'odore del mascara o del... del... fard...? Si chiamava così...?) e... un odore metallico. L'odore di alcuni dei gingillini d'oro che si metteva al collo o sulle dita. Non in modo pacchiano o ostentato, ma aveva sempre qualcosa d'oro con sé e, di conseguenza, il suo odore. Odore metallico, eh...
Se si fosse concentrato e avesse respirato a fondo, forse...
Chiudere solo un istante gli occhi, impegnare tutta la mente alla ricerca della traccia...
... ma anche no, d'accordo. Era un dilettante in quel campo e nemmeno lui avrebbe potuto seriamente pretendere di individuare Tizia che magari si era sotterrata nella cantina dal quarto piano.
Perciò avrebbe dovuto ispezionare piano per piano. Da bravo stalker. Occielo.
(E doveva comunque farsi le scale. Ah...)

C'era voluto tanto impegno, tanta pazienza... ma! Grazie alla sua eccezionale tattica e alla richiesta di informazioni ad una sua compagna di classe che la Provvidenza aveva fatto passare per di là aveva trovato la porta giusta.
Tese la mano verso la maniglia e... un bel respiro. Alla fine, aveva deciso di andare per il "Maika" e basta. Sfacciato, certo, ma qualcosa gli suggeriva che se avesse azzardato un -chan l'altra l'avrebbe steso, o almeno provato a, con una mossa di kung-fu.
Era rischioso. Sarebbe stato anche divertente, però.
Bussò.
Lunghi secondi d'attesa.
Vattene.
Sapeva che era lui o lo faceva con tutti?
(O sapeva che era lui E lo faceva con tutti?)
Poco importava, annunciato si era. Dunque... Aprì la porta e scivolò nella stanza, richiudendosi il battente alle spalle.
Ed eccola lì, già distesa sul suo letto. Maika Tachibana... nonché una delle ragazze più ben guardate (sparlate?) della scuola. Lunghi capelli biondi che terminavano con qualche boccolo, mani affusolate e abiti che, di solito, coprivano il minimo indispensabile.
Giaceva sul letto a braccia aperte, gli occhi appuntati al soffitto - che il suo stava ancora su.
Come abbigliamento per la notte, la sua scelta era ricaduta su una lunga maglia a maniche lunghe che arrivava circa a mezza coscia... e basta. Beh, per i suoi standard, aveva parecchia pelle coperta.
C'era chi la apprezzava e chi no, senz'altro non era brutta. Solo, non proprio il suo genere... ma non era qui per quello, tanto, no?
― Buonasera....
L'altra si mise a sedere con lentezza solo in quel momento, come se non l'avesse sentito entrare e quant'altro. Gli rivolse un'occhiata insofferente: ― Ah? Sparisci, Oikawa. Stanotte non ho davvero voglia di...
Stare con qualcuno? E perché aveva detto "stanotte"? Non ne aveva MAI voglia.
Tuttavia, lì c'era una partita da giocare. ― Ma che crudeltà! ― Tooru si sventolò con una mano, da brava fanciullina atterrita ― Non ho neanche avuto il tempo di infastidirti, suvvia... ― E la sua espressione ferita (?) sfociò in un sorrisino, intanto che avanzava. Qualche passetto, senza fretta, aggirare il letto vuoto e avvicinarsi...
In risposta gli giunse un mugugno indefinibile, ma dall'alto delle sue capacità deduttive poteva dire con certezza che si fosse trattato di un "E neanche intendo dartelo."
― Vorrei solo chiederti un favore! ― Sì, sapeva che suonava molto come la peggior battuta d'abbordaggio della storia, ma lui diceva sul serio. Se proprio avesse dovuto flirtare, si sarebbe inventato qualcosa di più simpatico.
― Un favore... ― Ripeté quella, e sembrò esalarlo.
Non si fermò né fece retromarcia: la ragazza era solo annoiata, non davvero infastidita. C'erano svariate cosa da dire e da fare. ― Ah-ha. Sai com'è, in camera mia e di Iwa-chan è venuto giù il soffitto!
L'altra lo guardò con occhi a mezz'asta. ― ... e magari speri pure che ti creda?
Come se lei, probabilmente, non avesse percepito le vibrazioni della struttura e il fracasso. Come se non avesse già notato che c'era qualcosa che non andava. Come la sua presenza lì non lo confermasse.
Ma entrambi stavano ancora recitando secondo il copione, giusto? Non c'era bisogno d'affrettare la scena.
― Ehi! ― Saltò su, affondando una mano nella tasca dei pantaloni ― Ho le prove, sai! Le prove! ― Essendo lui una persona saggia e previdente... pescò il suo telefono e glielo sbatté sotto il naso. ― Guarda qua: l'ho fotografato!
E con una foto eccellente, tra l'altro, questa poi fila su Twitter-
La ragazza scrutò la foto più a lungo di quanto fosse necessario e, se non fosse stato per la sua faccia sempre insofferente, avrebbe giurato di averla colta di sorpresa. O lasciata perplessa. Forse si stava chiedendo se fosse proprio necessario immortalare l'evento , lol. Dopodiché, lei sospirò e si lasciò ricadere sul materasso. - E va bene. Non è comunque affar mio. L'altro letto è occupato.
Si voltò verso suddetto letto (l'aveva già visto mentre attraversava la stanza ma era più scenico): a quanto pareva, era occupato da un Inquilino Invisibile.
― Uhm, sì...?
― Sì. Magari alle quattro mi sveglierò con un'improvvisa voglia di dormire nel letto qui accanto.
Tooru trattenne una risatina: era difficile, la tipa.
Ma... una cosa troppo facile non presentava la minima attrazione, giusto? Né divertimento.
― Oh, ma non fa niente. ― Sorrise, amabile: ― Se dormiremo nello stesso letto, il problema non si pone.
Provocatoria, questa. Ma doveva riscuoterla dal suo torpore.
― Sai... ― la ragazza inclinò appena la testa, ma non lo sguardo ― Mi chiedevo se tu fossi stupido, spudorato o lo facessi apposta.
― Tutta natura? ― Stavolta rise davvero: ― Non ti preoccupare, però. Non mi arrabbierò se mi sveglierai alle quattro per cambiare letto!
Nessuna risposta.
Non sapeva come rispondere... o sperava che lui mollasse l'osso e la lasciasse in pace? Che illusa.
Bisognava parlare chiaro e tondo, qui.
Si chinò su di lei. ― Ascoltami. ― La vide roteare gli occhi, poco importava ― Non puoi liquidarmi così. Stanotte sono venuto qui per avere una cosa, una soltanto. ― Parlò con tutta la determinazione che aveva: ― E non me ne andrò finché non l'avrò ottenuta. Nessuno lo saprà mai, nessuno ci vedrà mai. Perciò, adesso, io...
La ragazza si rimise seduta, costringendolo a scansarsi. Tirò la maglietta un po' più giù. E prese un bel respiro. ― Scordatelo ― e sibilava ― Oikawa.
― Ma ti sto chiedendo solo un posto letto! E una coperta visto che ci siamo ma-
― ... ah, parlavi di quello...?
Eh, che altro?
― Eh, che altro?
... e lei si buttò di nuovo sul letto. O meglio, ci si lasciò cadere. Di botto. Con un lungo sbuffo colmo di sofferenza. (?)
― Senti, Oikawa... ― bisbigliò, alla fine ― Se accetto te ne vai a dormire e la smetti di scocciarmi?
Annuì con forza: ― Ma certo! Sarò un angelo!
Ah, ah, ah, nope-
(Iwa-chan avrebbe potuto essere orgoglioso di lui. Almeno ne era consapevole.)
E la mano della ragazza si agitò appena, accennando al letto accanto. Lo interpretò come il tanto atteso invito e, dunque, si sedette senza aspettare nemmeno un secondo. Lo fece con tanto entusiasmo che rimbalzò, una e due volte. Tra una cosa e l'altra, anche lui si era stancato... ma giusto un pochino.
Non poteva certo arrivare spompato alla parte migliore della serata.
Godette del leggero sollievo delle sue gambe per qualche secondo, poi...
― Ad ogni modo, non capisco perché facessi tanto la difficile. ― Ora che erano diventati amici (cos-) potevano mettere giù le maschere. ― Con me puoi essere più naturale, no? Non devi nascondere niente.
La ragazza... non rispose subito. Si puntellò sui gomiti, tirando su lentamente anche il busto. Sul suo volto, d'improvviso privo d'espressione, non riusciva più a leggere quel che stava pensando.
Però... ora non sei più annoiata, mh?
― ... tu sai...
Tooru si lucidò le unghie sulla maglietta. ― Eh, già...
Stavolta, l'altra si sorprese davvero. ― Com'è possibile! ― Si aggrappò con una mano al bordo del letto e pareva stesse per saltare giù, se per aggredirlo o esaminarlo non avrebbe saputo dirlo ― Sei molto più giovane di me come vampiro! Non puoi avere più di due anni. Come hai fatto a capire che...
Eh, sono un gen-
...
...
... buuuuaaahh-
Okay, me l'ha svelato Iwa-chan. D'altronde è molto più figo dire di avere gli informatori piuttosto che dire di essere un genio. Tsk. Scommetto che Tobio-chan gli informatori non ce li ha.

― Ho molti talenti... ― rispose, sibillino, e sant'Iddio da quanto voleva uscirsene con una risposta simile-
La ragazza non pareva molto convinta, ma tornò a sdraiarsi, perciò suppose non volesse approfondire. Peccato, aveva già in mente una divertente storiella che comprendeva un monaco ninja, libri proibiti e l'Idra di Lerna.
― ... ora dormiamo, d'accordo? Buonanotte. ― E lui avrebbe potuto giurare che qualcosa nella voce della ragazza fosse cambiato, anche se solo di una nota infinitesimale. O forse era che adesso non sembrava più stesse parlando con la persona peggiore del mondo. (Ma era sicuro di non essere COSI' terribile, dai-)
― Giusto un'ultima domanda, allora...
Lei tacque; suppose non avesse niente in contrario.
― ... ma non ti annoia stare sempre da sola?
Ancora silenzio....
... e uno sbuffo. ― Bah. Perché dovrei fare amicizia con persone che tanto dovrò uccidere?
All'apparenza, una domanda sensata. Avrebbero dovuto riparlarne, in seguito.
― ... buonanotte.

Passò del tempo...
Forse più del previsto. Forse si era addormentato. Ma giusto quelle due orette.
(Non era colpa sua se il materasso era così morbido, si affondava nel cuscino e la coperta era come un caldo abbraccio lanoso che-)
Riemerse dalle nebbie del sonno e dalle lenzuola - come c'erano finite sopra la sua testa?
Stropicciò gli occhi, più per abitudine che per vero bisogno, e si girò verso il letto vicino.
Vuoto.
Proprio come si aspettava.
Si tirò su con un colpo di reni e saltò giù dal letto, fresco come una rosa o come se NON fosse stato in coma per le due precedenti ore. Non si sarebbe mai aspettato che i vampiri avessero il sonno tanto pesante, coff. (Non si sarebbe mai aspettato di poter avere lui stesso il sonno tanto pesante: al momento, per svegliarlo, occorreva una srockettata massimo volume, sua madre che alternava lusinghe riguardo alla colazione a minacce di cominciare a sbattere coperchi oppure, più semplicemente, Iwa-chan. Non appena lo sentiva buttar giù la porta di casa sua con un calcio si fiondava fuori dalle coperte e uno, due, tre: eccolo pronto, prima ancora che l'altro piombasse in camera per passare al pugilato. Iwa-chan poteva, dunque, considerarsi un gran motivatore.)
Comunque fosse, ora doveva raggiungere la ragazza.
Non che fosse lontana - fece scivolare una mano in tasca - ma era in un posto che, per la maggior parte delle persone... - e ne estrasse uno specchietto - sarebbe stato irraggiungibile.
Uno specchietto piccolo e tondo, di quelli da borsa che usavano le ragazze. Prima di posarvi lo sguardo, però, ebbe freddo per un attimo: l'aveva avuto in tasca fino ad allora, questo significava che ci aveva anche dormito.
... Non l'aveva schiacciato, vero...? (No, insomma, Iwa-chan non l'avrebbe presa bene se gli avesse distrutto il suo gingillino magico...)
Strizzò gli occhi, lo alzò, sbirciò da una palpebra semichiusa... Era ancora intero. Un sospirino.
D'accordo, non doveva essersi rollato mentre dormiva. Tornando a noi...
Un oggettino antico. Appeso da una lunga catenella che lo faceva rassomigliare ad un orologio da taschino, i lati, entrambi a specchio, erano racchiusi da una cornicetta d'ottone. E la cornicetta, a farci molta attenzione, presentava alcune sottilissime incisioni... ma tanto consumate da essere praticamente irriconoscibili. Doveva essere un pezzo da collezione, all'epoca.
Gli specchi, al contrario, erano ancora in condizioni perfette, quasi fossero appena usciti dalle mani dell'artigiano.
Lo fece oscillare... prima o poi avrebbe potuto provare ad ipnotizzare qualcuno... (Ma soltanto per farci due chiacchiere senza barriere, eh! Purtroppo tentare di far ubriacare Iwa-chan era fuori questione, l'ipnosi era l'unica alternativa per farci una conversazione non tsundere. Poi c'era anche Tobio-chan... ehi... ma lo reggeva lui, l'alcol? ... Oh. Su questo ci sarebbe stato da approfondire in seguito... - sì, stava ghignando) ma al momento non doveva esibirsi in trucchi da illusionista.
No, no, assolutamente. Quella che avrebbe fatto era una vera magia, giurin giurello!
Poggiò lo specchio sul letto della ragazza, stando ben attento a non specchiarcisi, appunto...
Idealmente, l'aveva messo al centro, all'altezza del petto, o forse appena più giù.
Dopodiché, lo ribaltò. Stessa posizione, solo il verso opposto.
Ma, stavolta, si affacciò sullo specchietto.
Scrutò il proprio riflesso...
... e ci saltò dentro.

Tooru era in un... giardino.
Aveva funzionato.
La soddisfazione per l'essere riuscito a realizzare la magia come Iwa-chan comandava (?), però, si mescolò ad un altro - stavolta piccolo - accenno di senso di colpa.
Non sarebbe dovuto essere lì.
Non era molto... carino da parte sua. Né elegante. Violazione della privacy sovrannaturale, esisteva?
Ma quel posto... la Stanza. L'unico vero rifugio sicuro per ogni vampiro... non avrebbe dovuto violarlo così. Senza nemmeno bussare.
Si strinse nelle spalle: gli dispiaceva anche per questo, ma era una serata un po' particolare e non poteva far troppa attenzione al bon ton. In seguito, forse, avrebbe cercato di rimediare alla sua mancanza.
Diede uno sguardo intorno; trattenere la curiosità in quel momento era impossibile. Non era mai stato in una Stanza che rappresentasse un esterno. Tutte quelle che aveva visto finora erano... beh, come da nome, delle "stanze" vere e proprie: mura, soffitto ravvicinato, una porta - metaforica.
Ora, invece, aveva davanti un giardino che si espandeva per circa venti metri quadri, coperto da un cielo bluastro. Il cielo pareva più vicino di quanto sarebbe dovuto essere. Non c'erano luna né stelle, neanche nuvole. Era un cielo finto e poco luminoso, ma sereno.
Il giardino sembrava terminare sul vuoto. Oltre i bordi, si vedeva solo nero. Se si fosse avvicinato, probabilmente, sarebbe andato a sbattere contro un muro invisibile. Quel posto era la mappa racchiusa di un videogioco.
Fece qualche passo avanti. Al centro del giardino doveva esserci un gazebo o qualcosa di simile... o almeno così credeva, dato che si intravvedeva solo la parte superiore; in basso era circondato da una staccionata bianca sui cui erano avviluppati rami e rami di rose rosse. Piante che si sviluppavano in altezza, perciò vedere cosa ci fosse oltre, dentro la staccionata e sotto il gazebo, non era possibile.
Ma, si presumeva almeno, doveva semplicemente essere il nascondiglio della padrona di casa...
Prima di entrare nel cuore del giardino, un secondo per accertarsi di essere davvero pronti. Come al solito, al suo ingresso nella Stanza, si era ritrovato addosso la sua camicia con le maniche larghe e il gilet turchese... turchese e verde... color opale suonava meglio... e i pantaloni scuri.
Quella cosa del cambio d'abiti automatico era davvero una figata. Si entrava e via: senza neanche bisogno di pensarci, ecco abiti più... adeguati all'occasione. Più vampireschi, ecco. La prima volta si era preso almeno cinque minuti per rimirare il completo.
La sua parte preferita era la camicia, comunque: le maniche svolazzavano e, quando faceva gesti ampi, si gonfiavano che era una meraviglia. Molto vistoso e molto carino.
Diede un colpino di tosse. Ora era prontissimo, d'accordo.
La staccionata, per sua fortuna - che arrampicarsi in mezzo alle rose sarebbe stato davvero... come dire, imbarazzante...? - presentava anche un cancelletto al centro. E una volta aperto...
... il gazebo, alla base, aveva un letto. Un enorme letto. Con lenzuola di seta bordeaux e grossi cuscini.
Maika giaceva al centro, le onde bionde dei suoi capelli sparse tutt'intorno; ora indossava un abito rosso che arrivava, con grande sforzo, alle cosce e copriva a malapena il seno. Poi calze nere, lunghe, con tanto di reggicalza. E basta.
A farci caso - grazie, supervista da vampiro - in mezzo alle lenzuola erano ricaduti dei petali di rosa.
...
Che. Cacchio.
Tutta questa cosa sta diventando un bruttissimo harmony-

Che inquietudine...
Ma doveva essere forte. Doveva andare avanti. Aveva una missione da compiere.
Anche la ragazza era vittima di sonno pesante, se non si era ancora accorta della sua presenza.
Si lasciò ricadere sul letto con forza, tanta, da rimbalzare lui, lei e far tremare tutto il letto.
― Ehilà, buonasera! ― Di nuovo.
Per una volta, Maika si degnò di tirarsi su all'istante; aveva gli occhi strabuzzati, era davvero riuscito a scioccarla. ― Cosa? Mi hai seguita pure qui!? Ma sei davvero- ... aspetta. ― Si interruppe prima di insultarlo e quasi gli dispiacque; dopo aver sentito le infinite liste di insulti brutali di Iwa-chan, quelli altrui erano diventati quasi prossimi al complimento. O, perlomeno, poteva metterli a paragone e dirsi che, no, nessuno l'aveva mai insultato con la stessa passione di Iwa-chan.
Ma c'era la vampira cui pensare, prima: ― Come hai fatto a... ― La sorpresa sul suo viso mutò lentamente in... ammirazione? Un accenno microscopico, ma c'era. ― Tu... conosci il trucco dello specchio. Ma sei così giovane...
IO POSSO TUTTO!
... Grazie al mio informatore!
MA POSSO TUTTO!

Al momento NON poteva alzare le braccia al cielo e ridere, ma il sentimento c'era.
― L'ho detto prima, no...? ― Quella sera si sentiva molto soddisfatto di se stesso. ― Ho molti talenti. Dunque...
Attese. Non arrivarono repliche.
La ragazza lo scrutava e basta, ora. Aveva, infine, catturato la sua attenzione.
Era il momento.
― Ricordi quando prima ti ho chiesto se non è triste stare sempre da soli...?
Sì, gli dispiaceva, gli era sempre dispiaciuto. Ma per ottenere ciò che gli serviva, per fare ciò che doveva...
L'altra annuì piano, tanto concentrata da parere quasi in trance.
― E se... ― Un istante di esitazione. Solo uno. ― ... non ti lasciassi sola, per stanotte?
Doveva arrivarle più vicino. Il più vicino possibile. Non glielo avrebbe lasciato fare con casualità.
Se non l'avesse accettato...
... lei piegò la testa. ― Solo per stanotte...? ― Cercava conferma, ma Tooru non capì se, secondo lei, si stesse concedendo uno svago o se le dispiacesse limitarsi ad una sola notte.
― Una soltanto. Sì. ― Un piccolo cenno d'assenso.
Una spallina del suo abito scivolò - altrimenti che brutto harmony sarebbe stato?
Potevano cominciare.
Le si avvicinò, facendosi strada fra le lenzuola e i petali che c'erano sul serio (cos-), finché non sentì le braccia della ragazza intorno al petto. Una stretta energica che gli mozzò il fiato.
Per la prima volta colse il suo viso in tutta chiarezza: i tratti non erano affilati, definiti come sembrava, era solo il trucco a modellarli. Gli occhi, in quel momento, parevano quasi spauriti.
Dopo lei affondò il viso nell'incavo del suo collo, quasi nascondendosi. Fece scivolare le mani lungo i suoi fianchi... rimanendo sempre laddove era coperta dall'abito. Nemmeno i fianchi erano rotondi, formosi come la sua età dichiarata avrebbe voluto.
Erano nella stessa classe. Per il mondo, Maika Tachibana aveva diciotto anni.
Ma... quanti ne aveva quando l'avevano vampirizzata? Tredici, quattordici? Un'adolescente acerba che ora giocava alla vampira vissuta.
Ah... stava simpatizzando con lei. Il problema di stare ad osservare i piccoli dettagli: capiva più di quanto avrebbe voluto sapere.
Portò una mano sulla schiena della ragazza, la strofinò appena, per scaldarla. L'altra mano era scivolata nella tasca interna del suo gilet...
Ragazzina che faceva l'adulta o no, comunque, rimaneva pur sempre un vampiro.
Si era voluto avvicinare. Ora era abbastanza vicino.
Gli dispiaceva.
Ma non così tanto da non fare quello che doveva e come voleva.
Alzò le mani in una mossa fulminea: ta-tlack.
Le aveva messo al collo un... collarino. Di cosa fosse fatto, non lo sapeva neanche lui, ma pareva metallo. Uno strano metallo che rimaneva sempre freddo e gli aveva quasi congelato le dita al solo toccarlo. C'era comunque da lodare l'artigiano e il suo senso pratico per averci appeso anche una catenella sul davanti; avrebbe potuto tenerlo da lì senza farsi venire un principio di ipotermia.
Quando la ragazza alzò la testa e incontrò il suo sguardo, non era sorpresa.
Rassegnata, piuttosto.
Anche lui non ne era felicissimo, perciò sospirò: ― Te l'aspettavi, vero? Oh, be'. ― Diede una scrollata di spalle: ― Sai cos'è questo, vero? E' uno degli apparecchi che annulla i poteri dei vampiri.
Con questo addosso, sei umana al cento per cento. O quasi. Così non potrai farmi a tocchetti mentre... chiacchieriamo. ― Rise e fece scivolare una mano sulla catenella, giusto per potersela tenere vicina. ― Allora... signorina Maika Tachibana, passiamo agli affari! Ciò per cui sono venuto qui stasera. Parliamo di Mikoto Matsukaze, la ragazza di terza F sparita nel nulla da due settimane. Parliamo del fatto che lei ormai viveva sepolta in casa per lo studio, vista l'università imminente. ― La sua voce si fece tagliente: ― Parliamo del fatto che, per puro caso, era una delle pochissime persone con cui tu avevi un rapporto. Oppure potremmo parlare del fatto che, nonostante questo, sembra che la sua scomparsa non ti preoccupi granché. ― Sorrise, ma non era un sorriso allegro: ― Qualche idea su cosa potrebbe essere successo a Mikoto-chan, Maika?
Ma lei era tornata a chiudersi nel suo silenzio - un silenzio ostinato, avrebbe detto.
Se lei non voleva dir niente, però, le risposte le avrebbe dovute ottenere da solo.
Affondò di nuovo la mano nella tasca, per estrarne stavolta... un piccolo paletto di legno. Frassino, naturalmente.
La vide impallidire - comunque facesse un vampiro dunque privo di sangue ad impallidire-, ritrarsi appena.
― Ho bloccato i tuoi poteri, così... ― tirò appena la catenella ― Ma sei comunque un vampiro e, con questo, potrei ucciderti. Certo, suppongo che un paletto nel cuore basterebbe anche per un essere umano, ma... ― Sollevò il paletto. ― Così se ne può parlare, vero? ― Sorrise di nuovo: ― Allora...
― Basta così, Oikawa.
Quella voce...
Quella voce...
Si volse di scatto: Iwaizumi era lì, davanti a loro, il volto serio, gli occhi attenti.
Iwa-chan.
...
...
... MI HAI MANDATO A MONTE TUTTA LA SCENA, IWA-CHAN!

― Ma quante persone ci sono, qui dentro!? ― Saltò su perfino la ragazza, incredula.
Uhm, sì, per essere una microdimensione segreta e irraggiungibile ce n'era parecchio, di traffico...
― Perché sei venuto qui-
Ma Iwaizumi ignorò bellamente la sua faccia sconvolta e il suo tono indignato per poi sporgersi sul letto e strappargli di mano il paletto di frassino. - Stavolta hai fatto tutto per bene. Ma sarò io a finire...
Eh? No, no, momento, frena-
Inginocchiato sul letto, non poté far altro che guardare mentre l'amico prendeva la vampira per il polso e la costringeva ad avvicinarglisi, il paletto pronto nell'altra mano.
― Maika Tachibana. ― Esordì, e quella era una condanna a morte; la voce fredda, il tono di chi non si sarebbe fermato... Iwaizumi faceva quasi paura, in quei momenti. ― Condannata per l'uccisione di Mikoto Matsukaze.
― Iwa-chan, aspetta! ― Tese un braccio verso di lui ― Io mica volevo ucciderla!
― Ah, no? ― Chiesero entrambi, in contemporanea. Ma tutta quella gente che parlava in contemporanea...
― No, no! ― Tooru scosse con forza il capo: ― Volevo solo interrogarla. Non abbiamo la certezza che abbia ucciso lei Mikoto-chan. E neanche che Mikoto-chan non sia ancora viva. Se potessi finire il mio discorso-
― ... e allora dimmi, Kusokawa ― Sentirlo usare il suo nomignolo abbonato lo rincuorò; voleva dire che Iwa non era così furioso. Sapeva quanto odiava tutti gli altri vampiri, ma... ― Perché, di grazia, hai tirato fuori collare e paletto?
Sbatté le palpebre, onestamente sorpreso. ― Il paletto era solo per scena! E il collare per evitare mi sbranasse. Se tu non mi avessi interrotto...
― ... poco importa. ― Iwa-chan lo interruppe di nuovo. Non aveva un minimo di fair play. ― Se Mikoto-san è ancora viva, la troveremo. E anche nel caso non sia stata Tachibana ad ucciderla... quanto credi ci vorrà prima che sparisca un'altra ragazza? La prossima potrebbe essere Maya-san. O la manager del club di pallavolo. Dovremo eliminarla comunque, dopo.
Iwa-chan non lo avrebbe ascoltato, riguardo un argomento del genere.
E aveva anche ragione. Non avrebbe potuto replicargli.
Eppure... non lasciare nemmeno una seconda possibilità, nessuna possibilità di scampo...
― Fermo...
Iwaizumi alzò il braccio. E la vampira non poteva più scappare.
― Iwa-chan! ― Strizzò gli occhi, evitò per un pelo di gridare: - Non giochiamo più al padrone e al servo!
Silenzio.
Nessun urlo di dolore, rumore di gente che esplodeva o Iwa-chan che lo mandava a quel paese.
Aprì un occhio solo: Iwa-chan era immobile, il paletto ancora alto.
Wait. Aveva funzionato sul serio...? Occielo.
Ne approfittò. Scattò in avanti, liberò Maika dal collare. E poi le fece cenno di sloggiare: via, via, prima che Iwaizumi tornasse in sé. Lei lo osservò per un secondo, infine annuì e corse via.
Iwaizumi non la seguì. Perlomeno, lo fece solo con lo sguardo, arrendendosi.
E lui sospirò di sollievo. Erano salvi.
... dopodiché, Iwa-chan guardò lui. Dritto negli occhi. E non pareva molto contento.
Okay, Maika era salva, lui forse no.
― Dunque, Kusokawa... ― Iwa-chan parlò con voce calma... calmissima. Questo significava che si tratteneva a stento dallo spaccargli la faccia. ― Questa notte hai fatto un buco nel soffitto dell'albergo. Molestato svariata gente. Portato il nostro bersaglio nel punto migliore per poterne disporre e poi... l'hai lasciata scappare. ― Si chinò, il suo viso era a pochissimi centimetri. ― Perché. Cazzo.
― ... scusa... ― pigolò, abbassando gli occhi ― ... ma mi pareva brutto flirtare con lei e ucciderla subito dopo!
Le mani di Iwaizumi si posarono sulle sue.
No, non sulle sue mani. Sul collare che ancora stringeva fra le dita.
Oh, dannazion-
Prima che se ne rendesse conto appieno, il collarino era finito sul suo collo; Iwaizumi tirò dalla catena, costringendolo ad alzarsi.
― Io da oggi in poi ti porto in giro con collare e guinzaglio!
― Eh... eh... eh!? ― Quasi inciampò su quel terreno umido, saltellando fra piante e sassolini mentre l'altro se lo trascinava dietro senza riguardo: ― Iwa-chan, aspetta! Iwa-chan cado cado sto cadendo- IWA-CHAN FERMO!

La buona notizia era che la catenella del collare, ora, non era più nelle mani di Iwaizumi - che la sbatacchiava qui e là senza riguardo - ma attaccata al pomello del letto della loro Stanza.
Ad infastidire Tooru, però, era che l'altra estremità si trovava ancora attaccata al suo collo.
Seriamente, come gli era saltato in mente di farsi la Stanza in comune con Iwa-chan? E perché lui aveva accettato? Di solito non lo mandava a grattarsi, quando gli faceva proposte simili?
Suddetto Iwaizumi se ne stava seduto su una sedia poco più avanti; gli dava le spalle e, a quanto pareva, sfogliava un libro. Peccato che rimanesse sulla stessa pagina per un tempo infinito e che lo stesse leggendo nel verso sbagliato, sennò sarebbe stato perfino credibile.
Barricato nel suo silenzio da circa mezz'ora, avrebbe potuto giurare che fosse offeso. Per cosa, però, gli sfuggiva.
... okay, okay, quella notte si era reso colpevole di svariate azioni stupide - o, perlomeno, stupide agli occhi di Iwaizumi. Aveva qualche vago indizio sul perché potesse essere... irritato nei suoi confronti.
Ma, appunto, Iwa-chan non gli stava nemmeno urlando contro e QUESTO era preoccupante.
― Iwa-chan?
Altra pagina girata.
Non se lo filava.
Doveva essere davvero furioso.
― ... Iwa-chan, dovremmo tornare in albergo. ― Tono piatto, optò per la diplomazia: ― Prima che si accorgano dell'assenza di tutti e tre.
Tutti e tre... Maika era tornata in albergo, ma ci sarebbe rimasta? Non poteva sapere se, dopo quella, ehm, faccenducola, la vampira non sarebbe semplicemente sparita nel nulla. Nel qual caso, il mattino successivo le cose si sarebbero potute complicare un poco. Ma visto il crollo del tetto nella loro stanza, ci sarebbe comunque stata una bella baraonda. Avrebbe scosso un po' gli animi di tutti i presenti...
... non era proprio ciò a cui puntava?
Con Maika non aveva finito, ma lei non era l'unica con cui dovessero far due chiacchiere. E sperava proprio che le svariate persone coinvolte avessero recepito il suo... messaggio.
Se qualche suo compagno di classe si fosse trovato due buchi nel collo così, proprio sotto il suo naso, non l'avrebbe apprezzato granché.
Maaaa... Il mattino era ancora lontano.
Per il momento, preferiva pensare all'affare ferrugginoso che gli stava congelando il collo. Non era un cane, che diamine-
― ... Iwa-chan...?
L'altro continuava a non filarselo, eh?
D'accordo, allora sarebbe passato alle maniere forti. L'aveva voluto lui.
― Iwa-chan? Iwa-chan, Iwa-chan, Iwa-chan, Iwa-chan...
Tanto i vampiri non avevano bisogno di mandare ossigeno al cervello. Poteva impiegarlo altrimenti.
Iwa si voltò; aveva scritto in faccia "Ora ti staccherò la testa a morsi".
Tacque. Si trovava in pericolo di vita, dunque?
― ... Iwa-chan Iwa-chan Iwa-chan Iwa-chan-
Nah!
― OH, TACI-
Un secondo e (quasi) si ritrovò l'amico addosso, le mani sul suo collo; l'altro indugiò, forse stava pensando se strozzarlo sul serio - ma tanto sarebbe stato inutile - poi, finalmente, fece scattare la serratura del collare.
E quello ricadde.
Non per terra, sul suo piede.
Era sicurissimo che Iwa-chan l'avesse fatto apposta.
Ma almeno gliel'aveva levato dalle scatole e, ora che aveva il ragazzo davanti, non se lo sarebbe lasciato sfuggire; gli gettò le braccia al collo con un fruscio delle maniche larghe, l'attirò a sé. Lo voleva avere vicinissimo e tirò finché non si ritrovò il suo naso a due centimetri.
Iwaizumi non cercò di scansarsi ma, per quanto fossero appiccicati, guardava altrove, la fronte corrugata.
― ... non capisco davvero quale sia il problema. A parte il tetto dell'albergo, se mai Maika si presentasse come una minaccia potremmo occuparcene dopo. Quindi perché sei così...
... tsundere?
― ... offeso?
Iwa-chan si ostinava a non rispondergli e lui non era un indovino, però... aveva come l'impressione di avere la risposta davanti alla faccia. Perché, tutto sommato, non è che Iwa-chan avesse una testa complicata...
... oh.
... come aveva fatto a non pensarci prima. Che imbecille.
Non voleva ridere, davvero, sapeva che era indelicato, ma... ― Iwa-chan ― Gli partì una risatina ― Non sarai mica geloso? Da quanto eri nel giardino, prima di interrompermi?
Fitta allo stomaco. Urgh.
Si piegò appena.
L'altro gli aveva tirato un pugno senza neanche guardarlo.
Ma non si arrese, che altrimenti la faccenda si sarebbe protratta per tre settimane perché Iwa era un testone e lo sapeva: ― Suvvia, Iwa-chan! Lo sai che sono così con tutti. Mi piace giocare. Ma lo faccio sul serio con solo una persona... o vampiro... al mondo.
... Iwaizumi lo guardò. ― Speri sempre di fregare gli altri con i giochi di parole, tu? - Aveva parlato a bassa voce, con calma. Nonostante quello che significava la frase, l'aveva placato.
― Mh... sì.
Non era tipo da parole e basta, però! Anzi, i fatti erano la parte migliore. E ora occorreva giusto il colpo finale.
Il letto era alle spalle di Iwaizumi, solo un poco...
Si diede la spinta con le gambe, buttando addosso all'altro tutto il suo peso e puff, piombarono entrambi sul letto. Iwaizumi sotto di lui, stupito che quella no, non se l'aspettava.
Tooru si accucciò sul suo petto, o forse era più corretto dire che si era acquattato, pronto ad... attaccare. Sì, qualcosa del genere...
D'altronde, era serio con una sola persona (vampiro) al mondo, no?
― Allora? ― Sorrise e quello era il sorriso che riservava solo a lui, come promesso: ― Giochiamo?



fin~



Note


- Tutta questa roba l'ho sognata la settimana scorsa. Pregava di essere trascritta, dunque ecco qua. Certo, ho un po' romanzato, coperto i buchi e migliorato la coerenza, ma... à_à (La Grandissima Minaccia di Tooru - Non giochiamo più a [...] - è una citazione letterale dal sogno; mi era rimasta particolarmente impressa LOL.)
- Sì, non viene detto proprio esplicitamente, ma si sarebbe dovuto intuire che anche Iwaizumi è un vampiro.
- E ora, la domanda principale: perché Tooru ha buttato giù il benedetto soffitto? Beh, a parte che lo intrigava l'idea di fare una foto al buco, è spiegato fra le righe nel paragrafo finale. Qualora non fosse chiaro, si intende che ci sono altri vampiri oltre Maika in viaggio con loro; buttare giù il soffitto, fare un casino, andare a minacciare uno dei vampiri sarebbe servito da "messaggio" per gli altri. Una sorta di invito a ricordare che anche loro sono presenti e sarebbe carino evitare di fare stragi durante la gita. *O*/
- Non sono vampiri anche Tooru e Iwa? Sì, ma hanno deciso di fare i vampiri controcorrente x°D *D'altronde, da due così...* scherzi a parte, non ho approfondito troppo visto che QUESTA storiella non lo richiedeva, ma dovrebbero essere mezzi vampiri. O vampiri che non hanno bisogno di sangue. Bon, fate voi. (Perché, se avete fatto caso, vanno contro a svariati "cliché" vampireschi; i vampiri non si riflettono, ma Tooru qui sì, ed è sottointeso che tutti se ne vanno a spasso sotto il sole. Mi piace pensare a vampiri un po' diversi dalla norma.)
- Tutto fantastico, ma che fine ha fatto Mikoto? Uh... direi "boh?". x° Non era ciò su cui intendevo focalizzare la storia, dunque non ci ho pensato. Se mai farò un sequel, probabilmente ne riparleremo.
- Le Stanze sono fortemente ispirate agli haven delle bambole dei videogiochi RPG Queen Mary's Script e Ringmaster Clause (<3) e alle Stanze dell'Anima di Yugioh. Chi non vorrebbe avere un rifugio segreto in una dimensione parallela? Con pure il cambio d'abiti automatico? *A*
- Le ragazze nominate (Maya, Mikoto, la professoressa d'inglese) sono tutte di mia invenzione; la manager del club di pallavolo, invece, suppongo sia la ragazza che si è vista nel capitolo extra sulla gruccia di Tooru...? °A° *Onestamente non ricordo se venga mai nominata/mostrata un'eventuale manager della Seijou.*
- Com'è mio vizio in queste occasioni, sono stata a figurarmi tutti gli approfondimenti e anche accenni di background, per quanto qui non vengano nominati (come, ad esempio, perché Iwaizumi odi tanto i vampiri). Tuttavia, QUI non c'entravano. Se questa fosse stata una long avrei sviluppato il tutto diversamente, presentando con più i calma i concetti complessi (?) tipo le Stanze e quant'altro. Ma in primis volevo seguire il sogno così com'era, poi io con le long sono molto pericolosa. *A* *Aggiornamenti ogni dieci anni? Chi l'ha detto?* Non so se scriverò mai altre piece su questo universo, ad ogni modo... à__à'



Yohoo!
*Sventola mani*
Ben trovato, fandom di Haikyuu! *A* Eh, sì, come avevo detto, stavo scrivendo un'altra cosina.
Ina ina. Una oneshot lunga quanto i miei (attuali) capitoli di long. *Facepalm* Pensavo sarebbe venuta un filiiino più breve...
Oh, well. Come detto su, ho sognato tutta questa scena e, dopo aver passato cinque minuti abbondanti a chiedermi a cosa avessi appena assistito, mi sono detta che era abbastanza demente da essere buttata giù.
Poi Tooru con la camicia a maniche larghe è tanto carino- *Motivazioni profonde che l'hanno infine spinta a gettarsi nella stesura.*
Riguardo Maika. All'inizio, quando ho sognato queste scene, non mi piaceva granché; mi sono sacrificata per il bene della storia. (?) Lei sarebbe dovuta venire fuori come una ragazza scema con un pessimo gusto per i vestiti e l'arredamento, invece mi sono ritrovata una vampira stressata (con un pessimo gusto per i vestiti e l'arredamento). Ora che ne ho scritto e l'ho conosciuta un pochino meglio... non che ora mi piaccia, ma non mi sta nemmeno antipatica, ecco. x°D Spero solo non si sia fatta odiare, alla fin fine è tutta una grande parodia. U.U''
Ceeerto, avrei di gran lunga preferito se questa oneshot fosse stata Iwaoi dall'inizio alla fine, ma.
Tempo al tempo. Abbiamo appena iniziato~
Ah, alla fine: lascio alla vostra fantasia se Iwa-chan abbia accettato la proposta di Tooru o l'abbia buttato giù dal letto a calci. Io voto per la prima! (Trolol-)
Oh, sì, un'altra cosa. Ho volutamente scritto questa fanfiction con uno stile più... tirato del solito. Col senno di poi, stavo pensando un po' a Gaiman e alla sua straordinaria capacità di far funzionare tutta la storia senza spiegare NULLA nel dettaglio x°D. (Io vi ho riempiti di note giusto per sicurezza, ma spero fosse tutto chiaro a prescindere.) Sarà pure che la testa di Tooru è un pochino criptica e le spiegazioni le fa solo a beneficio degli altri... (O quando Furudate lo acchiappa e lo mette al posto del narratore.)
E credo d'aver detto tutto, perciò mi inchino e vi saluto.
Alla prossima!
Bye!


  
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