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Autore: Naki94    20/11/2014    1 recensioni
Uno scrittore ritenuto matto è rinchiuso nel manicomio di Chersterfield e quasi per caso trova il modo di scrivere un'ultima storia, molto particolare...
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Domani verrà la mia morte poiché così è stato deciso dal Dottor Crugher, tuttavia è d'uopo che vi racconti ciò che è accaduto per giungere ad una così drammatica decisione. Essendo scrittore non voglio affatto procurare tedio nel mio affezionato lettore, per cui non descriverò i fatti che mi portarono ad essere rinchiuso con la forza nel rinomato manicomio di Chesterfield a Stonehill. Partirò dunque col mio macabro racconto dall'istante in cui compresi che nell'uomo folle v'era la la chiave per l'Oltre Parallelo.

Dianzi fui torturato per alcuni versi oscuri che scrissi sui muri della mia prigione di pietra e, quando fui di nuovo in piena forma fisica, ripresi a scrivere nonostante l'umidità cancellasse continuamente le mie composizioni poetiche. Si aggiungeva poi il Dottor Heinz che provvedeva instancabile e con superati metodi di tortura, come se credesse di potermi intimorire o indebolire solamente danneggiando il mio corpo.

Durante lo scorrere di una lenta notte ambigua feci la straordinaria scoperta di un piccolo foro sulla parete Ovest e lì conobbi Murph, un altro detenuto con marcata sindrome di schizofrenia. Egli sussurrò alle mie orecchie tese per tutta la notte e così imparai a conoscere la sua meravigliosa malattia, finché anch'egli non mi rivelò, in un improvviso ed inaspettato stato di momentanea lucidità, il suo notturno dovere di calmare l'amico della cella accanto che paventava del buio e, in quell'essere schizofrenico, riconobbi accenti di una inusitata dolcezza.

Domandai come egli riuscisse a parlare con l'altro detenuto e mi rispose di aver tempo addietro praticato un foro nel muro attraverso la calce. In due notti insonni venni a conoscenza di un intricato sistema di comunicazione vocale fra le centinaia di celle. Così nacque in me un'idea geniale e malata al tempo stesso.

Non mi sembrava assennato portare alla luce quei misteri di cui sono tutt'ora a conoscenza, ma l'idea che mi si impiantò nella mente non poteva certamente essere abortita. Così una notte decisi di comporre la mia ultima e più importante opera, con l'accezione che questa volta essa venisse divulgata a voce di carcerato in carcerato, da pazzo a pazzo finché, dopo essere stata filtrata da tutte quelle menti distrutte, essa non sarebbe giunta all'ultimo detenuto che di propria mano l'avrebbe scritta. Non m'importava affatto che venisse esattamente come io l'avevo partorita poiché sarebbe stata un'impresa impossibile pretendere che ogni singola parola venisse, di volta in volta, scambiata correttamente. D'altronde il sadico divertimento stava stato proprio in questo.

Non m'immaginavo assolutamente che così facendo andavo a creare il potenziale strumento di distruzione della barriera che teneva divisi i due mondi altrimenti connessi, ma distinti. Le mie parole per tutta la notte eccitarono le menti più malate e perverse e quella catena di deformi creature si rafforzava ad ogni paragrafo ed, ai più acuti e pensatori, si rivelò il vestigio del loro destino poiché ogni parola ch'io aggiungevo essi la coglievano come parte di un gigantesco puzzle. Alla fine del racconto essi non aborrivano più quelle mura e verso l'alba non percepivano più né di essere savi né di essere folli, poiché qualcosa in loro era mutato e pure la mia anima si trasformò invertendosi con quella stessa mia anima residente nell'Oltre Parallelo e l'atmosfera si caricò di tensione poiché numerosi furono i gridi di terrore che si levarono all'improvviso e il buio divenne un profonda tenebra scarlatta e lo stridio dei denti e delle unghie spezzate vibrava tra le laide pareti, sicché anche la morte ostentava a passare in quell'infernale cieco frastuono di anime perdute.

All'albeggiare pallido i brandelli di quello che era il corpo del Dottor Heinz vennero trovati e raccolti nel suo studio e in seguito analizzati rivelando i segni di morsi causati da un tipo di dentatura umana. Tuttavia ciò che creò maggior stupore fu il ritrovamento del manicomio completamente vuoto e deserto, nemmeno l'ombra di un singolo detenuto; eppure le celle nelle quali erano costretti a vivere furono trovate ancora chiuse a chiave e sigillate.

Solo me trovarono avvolto in un mistico stato di vuoto che solo successivamente, quando riacquistai la ragione, mi fu raccontato. Di quel che accadde non rammento assolutamente nulla se non ciò che ho appena descritto.

Successore del Dottor Heinz fu il Dottor Crugher che fece ricadere su di me la colpa in seguito a una lunga e infruttuosa investigazione. Affermava ch'ero io ad aver aizzato la rivolta e a tali conclusioni giunse con la scoperta del manoscritto sul pavimento dell'ultima cella e del complesso sistema di comunicazione tra celle che avevamo utilizzato per scriverlo a distanza.

Provai un senso vuoto di terrore quando il Dottor Crugher nominò, in mia presenza, il manoscritto in questione e, come ultimo anelo, prima della morte, avevo domandato se fosse stato possibile reggere tra le mani il frutto della follia e, seppur con qualche iniziale sdegno, venni in possesso della mia ultima straziante e straordinaria opera.

Tentai invano di leggere le parole trascritte a matita sui fogli cenciosi, tuttavia, nonostante i miei sforzi letterari, dovetti arrendermi conseguendo che ciò che avevo davanti agli occhi non aveva alcuna corrispondenza con le note lingue degli uomini.

   
 
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