A tutti i
noi del perché lo stai
facendo.
A tutti i noi che smettila di
guardare. Non smettere mai.
Ai noi
tutti del sempre rendiamo grazie.
E al
mio noi. Prevalentemente.
+++
Gira e
rigira nelle narici, corrompendo l’olfatto
integerrimo, lui, fino a prova contraria
.
Quell’odore.
Sputa e
ci ripensa, arriccia il naso.
Malva e
violetta? Estratti di…
Qualunque
cosa sia, fa davvero vomitare.
Sputa, sfrega, sputa, risciacqua. Lo stridere muto dei rubinetti, onomatopea
umiliata e confusa
come arriva l’acqua nei tubi? da piccola non
riusciva a capirlo. ora se lo chiede con rabbia che le
punge la gola
.
Si tira su, ignora lo specchio
intenzionalmente
.
Fissa
l’odiato rettangolino del mese, quello agli estratti
di malva e violetta, che per l’occasione si veste di un lilla sciapito
senza richiamare i colori che reclama, osserva. sa
che quelli non corrispondono. lo sa perché lo sa (lei)
.
Qualcosa che gorgoglia
è un verbo appassionante, non lo è?
tra
le gambe acuisce il disprezzo, e al tempo lo muta in un tepore più dolce.
È grata a quei giorni in cui il
tumulto del liquido in festa che nasce dal suo essere
giovane e
viva
può fondersi alla lava rossa del sangue sorto per il suo essere
giovane e
donna.
Quando
avverte quella pulsione, ma il calendario vede rosso, allora non ha di che
preoccuparsi. Ogni traccia dell’eccitazione sporca finirà col perdersi, non
vista, in correnti d’umido deliziosamente giustificate, più o meno regolari,
variamente provvidenziali.
Gli
assorbenti profumati sono un’invenzione stupida.
Avvolge
le dita
che non ricordava
bagnate,
indispettita, nella tela ruvida dell’asciugamano, ripulendosi da stille di
dentifricio in schiuma
masticato e non digerito. eterno bolo al gusto di
fluoro. forse che potrà smacchiarle la gola?
.
Le viene
in testa
(lei)
.
Di colpo,
e perché si stupisce, poi? Non può concepire l’eccitazione morbosa che la
sconvolge dal fondo del ventre senza che immagini troppo simili a quella si palesino
senza vergogna
con
la loro forza dirompente.
Clitoride
che vibra, intimidita, e infine pulsa cosciente.
Non ha
mai creduto che il battito del cuore fosse collegato a quelle cose, ovviamente.
Non lo hai mai fatto e non vuole iniziare.
Però c’è
qualcosa nel petto che segue lo stesso ritmo stravolto
un due – tre – sette – cinquanta senza criterio
cui
danzano le labbra, piccole e grandi, schiudendosi più volte nel loro bacio
muto. Voglia di bocca che annega nel flusso di sangue e negli estratti di malva
e violetta.
(Lei)
la
emoziona.
Non
dovrebbe; è così.
Raccoglie
l’odiato
anelato
rettangolo di lilla incoerente, bugiardo sin dalla superficie. Permette che le scivoli fra le dita, scorrendo appena sotto i binari
invisibili dei tendini; infine lo ripone dove deve, tra la pelle nuda dei
fianchi e l’elastico molle dei calzoni.
Il tocco
effimero di una mano basta a destare l’allarme d’ipersensibilità
fantastica
erotica.
Sorride
al noi distorto che immagina riflesso entro la cornice dello specchio. È eccitata e non dovrà far nulla per nasconderlo.
Neanche
insabbiarne le cause.
In
sostanza
la toilette enseigne
crede
di amare quei giorni del mese.
Finché
ci saranno
(lei)
potrà
esploderle in testa. Scrosciarle nel petto.
Lasciarsi
vivere.
(Lei.)
+++
Chissà come ho fatto a saltar su con qualcosa del genere. Qualcosa di tanto femminile.
Io, che ho
relegato la donna nei più indegni cantucci della mia produzione letteraria
(quanto suona importante).
Ad ogni
modo, visto che manca un significato evidente, ciascuno cerchi pure il suo. È
questo il senso del nonsense, giusto?
(No.)