Note: Prima di iniziare, ci terrei a precisare che questo è un esperimento di stile. Non so se sia riuscito o meno, perciò sta a voi farmelo sapere tramite recensione ^-^
Un grazie enorme va a Bembo, aka il beta reader/vicino di banco migliore del mondo, che mi ha sopportata mentre scrivevo questa cosina.
Taylor Swift e Ed Sheeran non mi appartengono e questo è un lavoro di fantasia. 
Okay, credo che questo sia tutto. Enjoy!



Un battito. Un altro.
Polaroid sparse per casa. Sorrisi cristallizzati in un secondo. Un bacio. Mani intrecciate.
La colazione, mai finita, giace in un angolo della cucina.

Tre battiti. Quattro.
Il divano ancora pieno di popcorn dalla sera prima. Bottiglie (di alcolici e non) sul tavolino da caffè, mezze piene.
“Non guardarmi, sono orribile!”
“Un po’ di trucco sbavato non mi ha mai spaventato.”

Cinque, sei, sette, otto.
Danzare per una casa non propria, le punte dei piedi sul pavimento. Quiete.
Il rumore di una matita contro la carta, l’unica melodia da seguire.
“Una nuova canzone?”
“Sulla mia musa.”

Il cuore si ferma per un attimo.

Uno, due battiti.
Il cofanetto di Grey’s Anatomy fuori posto. Un gatto rossiccio tra le sue gambe, che fa le fusa.
Si può essere a casa senza esserlo per davvero?
“La tua musa?”
“E’ un problema?”

Tre e quattro.
La felpa che le scalda le spalle non è sua. Il sorriso che l’aspetta dall’altro lato del soggiorno è incerto. Il sole disegna un’aureola di capelli rossi.
“Questo mi dà il diritto di sbirciare?”
“E puoi anche tenere la felpa, ormai la metti più di me.”

Cinque, sei.
Una fetta di torta a metà, vicino uno spartito. Mani gentili tracciano ghirigori incomprensibili sulla carta pentagrammata.
Camminare a piedi nudi sul pavimento freddo, quasi di corsa.
“Sembri una ballerina.”
“Con la grazia di un ornitorinco, forse.”

Sette. Otto.
Risate roche. Sullo sfondo, un cielo limpido.
“Un ornitorinco molto bello e aggraziato.”
Una polaroid per terra. Un bacio, occhi socchiusi per godere del momento ma accertarsi che sia reale.

Uno e due e tre e quattro. Il cuore galoppa come un cavallo lasciato a briglia sciolta.
Lo schienale della sedia contro lo stomaco. Capelli spettinati sul naso. Un bacio sulla nuca, dato per il puro gusto di poterlo fare.
Cingere con le braccia spalle larghe. Un bacio sulla guancia.

Cinque e sei.
“In questo momento mi sento estremamente basso.”
Labbra che si sfiorano.
In cima allo spartito, tra mille cancellature, due lettere: “T. S.”
“Problemi col titolo?”
Un cenno del capo.

Sette, otto.
Parole sussurrate sulla pelle. “Non ti preoccupare, prima o poi ti verrà in mente qualcosa.”
Risata. “Se continui così, credo proprio che ogni decisione verrà posticipata.”
“Per me non c’è problema.”
Un bacio sul collo. Percepire con le labbra lo scorrere lieto del sangue, il battito del cuore di qualcun altro.
Sono in sincrono, i loro battiti. Come due strumenti di un’orchestra.
Una perfetta armonia.