Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: _wilia    20/11/2014    1 recensioni
"Sangue.
Era questo ciò che dall'alto ci si aspettava da lui: che spargesse del sangue, che spezzasse delle vite, che seminasse il terrore al puro scopo di fare pressione affinché la situazione iniziasse a ruotare in quello che, per lui e per il suo gruppo, era il verso giusto.
Camminò tra la folla di persone riunite al mercatino delle pulci, facendo bene attenzione che la sua pesante giacca in pelle di cammello coprisse quello che trasportava sotto di essa".
-
"Aveva un obiettivo da portare a termine, un'ambizione per cui aveva sempre combattuto, ma ora che il momento di svolgere il suo compito era arrivato, la situazione stava assumendo una piega diversa...
Aveva paura. Il cuore gli batteva forte, il viso gli si era arrossato, e i rumori attorno a sé avevano iniziato a perdere significato. L'unico suono che sentiva era il battito del suo cuore, che, prepotentemente, aveva iniziato a pompare così forte nel suo petto da fargli sentire le pulsazioni anche all'interno delle tempie".
-
Questa breve one-shot descrive i pensieri di un attentatore poco prima che svolga il suo compito.
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
n.d.a: buonasera a tutti! Ho deciso di scrivere e postare questa breve storia che riguarda gli ultimi istanti di vita di un attentatore suicida, e i suoi pensieri prima che compia l'attentato. Ho deciso di proposito di non inserire l'ambientazione geografica di questo racconto, né l'etnia o religione del criminale, poiché credo che non abbia senso farlo, in quanto ho parlato di un qualsiasi omicidasuicida e non di uno in particolare.
Spero che possa piacervi.
Buona lettura e, se vi va, lasciatemi un vostro pensiero. Mi aiuterà a migliorare.  

 

Ore dodici e trentasette – gli ultimi respiri di un uomo venduto

La vita era un qualcosa di scontato. I fiori che sbocciavano e le piante che germogliavano in primavera non erano mai stati entusiasmanti per la sua gente.

Il colore dell'autunno, il rumore del mare, le risa dei bambini non avevano mai rappresentato, per Franz, qualcosa per cui valesse la pena vivere.

Il ragazzo, da poco ventiduenne, aveva sempre osservato il mondo con occhi critici, cinici; occhi troppo vecchi per un ragazzo così giovane.

Franz aveva dedicato interamente la sua vita alla violenta filosofia di vita che qualcuno aveva inventato prima di lui, alla sua voglia irrefrenabile di riuscire a cambiare la storia. Credeva che il fine giustificasse i mezzi, nonostante coloro che lo avevano cresciuto avessero tentato di fargli cambiare idea.

Aveva lasciato la scuola, abbandonato i suoi amici e si era allontanato dalla sua famiglia, costruendo attorno a sé un muro di cemento armato, oscuro ed impenetrabile.

Ma a lui andava bene così. A Franz era sempre andata bene così.

Ora si trovava in piedi, con le scarpe sporche di sangue, su una collina che era stata creata dalle macerie di alcune case popolari, distrutte dai bombardamenti negli ultimi giorni.

Sangue.

Era questo ciò che dall'alto ci si aspettava da lui: che spargesse del sangue, che spezzasse delle vite, che seminasse il terrore al puro scopo di fare pressione affinché la situazione iniziasse a ruotare in quello che, per loro, era il verso giusto.

Camminò tra la folla di persone riunite al mercatino delle pulci, facendo bene attenzione che la sua pesante giacca in pelle di cammello coprisse quello che trasportava sotto di essa.

Si guardò rapidamente intorno, scorgendo un uomo che distribuiva gelati ai bambini poveri in fila per la mensa e una madre che cercava di contrattare con il proprietario di una bancarella, affinché decidesse di venderle la merce ad un prezzo accessibile.

Franz sorrise sinistro, pensando che non aveva bisogno di contrattare, perché non avrebbe avuto il tempo materiale di utilizzare ciò che stava acquistando.

Il ragazzo camminò ancora per qualche metro, le scarpe logore che ormai erano ricoperte di sabbia e terriccio, e si fermò. Si fermò al centro del mercato, e guardò rapidamente il suo orologio : erano le dodici e trentadue, l'ora di punta, in cui il mercato era più affollato rispetto al resto della giornata.

Chiuse gli occhi ed alzò il viso, rivolgendolo verso il cielo.

La gente attorno a lui non si accorse di nulla, e chi aveva visto il ragazzo immobile in quella posizione aveva pensato che avesse qualche rotella fuori posto.

Lui lasciò che il pollice e l'indice della mano sinistra scivolassero all'interno della giacca e premessero quel pulsante.

Pochi secondi più tardi, l'indice del ragazzo, posato sul pulsante, iniziò a tremare lievemente. Fallo per il tuo popolo.

Le palpebre si mossero impercettibilmente, e qualcosa si accese nel suo petto.

Fallo perché questo mondo deve cambiare.

Socchiuse gli occhi, notando le nuvole addensarsi fino a formare un'unica, compatta massa di colore grigio scuro.

Le risate dei bambini ora rimbombavano più forte nella sua testa.

Hai giurato fedeltà al tuo gruppo.

Deglutì, e pochi istanti dopo gli salì un groppo in gola. Stava davvero per farlo? Stava davvero per distruggere la sua vita e quelle di molte altre persone?

Per lui, uccidere gli altri non era un problema, e non lo era mai stato. Per la rivoluzione civile, di gente ne aveva ammazzata, così tanta che non riusciva più a contare le persone cadute nel nome di un mondo migliore.

Anche lui, Franz, credeva di combattere per un mondo migliore. E lo faceva con fierezza, con la testa alta ed il sorriso che non abbandonava mai il suo viso.

Sei stato pagato.

Devi farlo.

Non puoi tirarti indietro.

Il respiro gli si fece corto, e prese ad ansimare silenziosamente. Il profumo di pane appena sfornato gli riempì le narici e, forse per la prima volta in tutta la sua vita, lo respirò a fondo, lasciandosi inebriare da esso.

I minuti scorrevano, e lui se ne stava lì con le mani in mano.

La gente iniziava a tornare alle proprie abitazioni, sorridente, e questo fece innervosire il ragazzo. Come potevano... sorridere mentre lui moriva dentro?

Aveva un compito da svolgere, un'ambizione per cui aveva sempre combattuto, ma ora che il momento di svolgere il suo compito era arrivato, la situazione stava assumendo una piega diversa...

Aveva paura. Il cuore gli batteva forte, il viso gli si era arrossato, e i rumori attorno a sé avevano iniziato a perdere significato. L'unico suono che sentiva era il battito del suo cuore, che, prepotentemente, aveva iniziato a pompare così forte nel suo petto da fargli sentire le pulsazioni.

Tutto stava per finire.

Le campane della chiesa all'angolo della strada suonarono, come sempre, alle ore dodici e trentasette, e lui seppe che era il momento. Si stava facendo troppo tardi.

Senza pensarci, schiacciò il pulsante dell'ordigno che trasportava e, prima di diventare polvere assieme alle altre persone presenti sul posto, alzò lo sguardo al cielo e pregò che, almeno quello, potesse aver pietà della sua anima. 
 


Fine

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: _wilia