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Autore: Vaene    21/11/2014    0 recensioni
Cesare voleva urlarle di rimanere con lui tutta la notte,oppure di andarsene per sempre dalla sua vita. Ma invece la strinse sentendo il fiato di lei venir meno,sussurrandole:”Si, mi sei cara … e altrettanto caro pago il prezzo di privarmi di te, sorella!” "Non pronunciare quella parola!”
In queste pagine l'inizio della relazione vera e propria tra Cesare e Lucrezia (Siblings) è rivisitato,sia nel "prima"che nel"dopo". Ho cercato di fare un compromesso tra la storia vera e quella della serie tv. Il momento scelto è il fidanzamento con Alfonso D'Aragona (che qui però lei non conosce ancora) La scena si apre di notte con Lucrezia insonne,svegliata dal pianto del figlio Gio da cui deve separarsi a breve per potersi risposare. Lucrezia si reca nelle stanze del fratello per chiedergli di aiutarla a evitare il secondo matrimonio (in realtà organizzato proprio dallo stesso Cesare). Ho preso spunto dalle dinamiche del rapporto tra Cesare e Lucrezia in The Borgias,rimanendo fedele anche al loro aspetto,ma rendendoli "succubi" di ciò che provano allo stesso livello (non sbilanciando tutto su Cesare, come nella serie). Che dire,buona lettura a chi si avventura!
Genere: Dark, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Alfonso d'Aragona, Cesare Borgia, Lucrezia Borgia, Micheletto Corella, Rodrigo Borgia
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Una volta uscito dall’appartamento della sorella, Cesare intravide un gruppo che saliva le scale in gran fretta. Alla sua testa vi era quella sventata di sua cognata, Sancia d’Aragona,seguita dall’esile Goffredo,ansimante,nonché dal loro seguito. Si voltò,veloce,attraversando il corridoio di gran carriera,non sapendo di essere stato notato da Sancia. Quest’ultima si era fermata all’improvviso,le pieghe delle vesti scarlatte rialzate tra le mani,gli occhi rapaci e neri contratti dal sospetto. Quella visione fugace di Cesare con un fagotto stretto al petto la lasciò perplessa.”Marito caro,non mi sento molto bene,portate voi i miei saluti a Lucrezia.” Il blu fondo degli occhi di Goffredo si contrasse. Scosse il bel capo biondo e protestò,seppur poco convinto:”Perdonate,moglie adorata,ma mia sorella vi è molto affezionata, le dispiacerà senz’altro non avervi al suo capezzale in questo momento così difficile,ve ne prego…”Sancia aveva già alzato una mano,come a voler fermare il flusso delle sue parole.”Svegliate mio fratello piuttosto.”-Goffredo volse la sua attenzione ad Alfonso,uno dei pochi,insieme a sua sorella,con cui riusciva a discorrere senza essere zittito.”E sia. Raggiungeteci appena potrete,moglie mia.”Senza nemmeno attendere la replica del marito Sancia aveva iniziato a percorrere svelta il corridoio. Attraversò alcune stanze affrescate ormai vuote,col resto della servitù richiamata a raccolta per assistere la padrona. Seguendo il rumore dei passi di Cesare che scendevano verso i quartieri inferiori del palazzo giunse infine,trafelata,ad una svolta oltre la quale sentì distintamente la voce del cognato e di Miguel De Corella. Riconoscendo quest’ultimo dai toni rochi e raschianti, si pentì di aver seguito Cesare. Emise un gemito quando da dietro un pesante tendaggio intravide la creatura tra le fasce e colse alcune parole. Una verità,insieme ad una gelosia bruciante,gli balenò dinnanzi. Stava per fuggire quando la tenda fu scostata di colpo e una mano impietosa le afferrò il collo, mandandola violentemente contro il muro retrostante. Si ritrovò davanti il viso che aveva amato fin da quando era stata promessa in sposa. “Mia bella cognata…la curiosità è donna,e chi è più donna di voi…una donna curiosa,una donna incosciente…”Le loro chiome ugualmente scure, mosse quelle di lui, lisce e lunghissime quelle di lei, si mischiavano ora, i loro visi vicinissimi. Sancia ricordava la prima volta che erano stati stretti in quel modo,quando una notte,frustrata, era uscita in terrazza dopo il tiepido amore di Goffredo. Le era parso che lui l’attendesse ed ella aveva deciso che sarebbe stato suo. Non immaginando però quanto fosse lontana dalla verità. Cesare l’aveva osservata,aveva atteso che la noia di quel matrimonio insulso la logorasse e infine l’aveva presa per sé. Da allora,il carattere solitamente impetuoso di lei si smorzava in presenza di lui:”Mio signore, perdonami! Sai bene che non ti tradirei mai!” Cesare soffiò tra i denti:”Ah! Dunque hai già compreso tutto. Non parleresti di tradirmi altrimenti. Ma fossi in te cognata non scorderei facilmente ciò che si mormora di noi due, o di me e di alcune morti inspiegabili…” La fissava quasi rammaricato mentre le labbra carnose di lei tremavano impercettibilmente.”Tuo fratello Alfonso si è ambientato bene ormai. Sarebbe davvero sconveniente se qualcosa venisse a turbare il suo soggiorno qui,non trovi anche tu Miguel?”. Lo sgherro sorrise cupamente oltre la spalla del suo padrone, accarezzando assorto l’involucro che teneva ancora in braccio. “Molti lamentano l’inutilità dell’alleanza con Napoli mio signore, si sa che le simpatie dei romani sono piuttosto capricciose.” Sancia aveva allentato la presa sulla mano di Cesare ancorata al suo collo. Questi si era staccato da lei, circospetto:”Andate adesso. La nostra Lucrezia vi starà attendendo. Non fatele mancare la vostra consueta amicizia, che lei dà per sincera,ma soprattutto prendetevi cura di mio fratello…e del vostro.” L’odio nello sguardo di lei non lo turbò mentre svaniva in un turbinio di gonne, lasciando le risate dei due uomini dietro di sé. Appena fu scomparsa Cesare si fece di nuovo serio.”Miguel, occupatene tu,stanotte stessa,da solo. Trovagli un posto degno del figlio di Cesare Borgia.” Il sicario lo fissò a lungo mentre egli,contraendo i lineamenti continuava:”Nessun battesimo,nessuna croce.” Miguel fece un cenno col capo. Silenzioso come sempre. Una volta uscito,Cesare si tolse la camicia insanguinata, la gettò nelle fiamme del camino dinanzi a sé e si accasciò a terra, il volto tra le mani,gli occhi sbarrati,immaginando tutto. Una fiaccola nella mano nera di De Corella,una pala nell’altra… Per Lucrezia la stanchezza di vedersi attorniata da così tanti volti,quando l’unico che avrebbe voluto vedere si stava probabilmente macchiando di un’altra,ignominiosa colpa,era estenuante. Sancia in particolare era stata fin troppo ossequiosa e piena di premure. L’affetto che le portava era sempre stato grande, non aveva mai osato chiedere a Cesare se le voci su di loro fossero vere. E in quel momento del resto i suoi pensieri erano ben lontani da tutto ciò. Alfonso non parlava,era inconsolabile. Goffredo sembrava dispiaciuto per la loro perdita quasi ché il figlio fosse stato suo. Lucrezia sorrise pensando ai dolci versi che suo fratello minore aveva composto in onore della coppia, dopo il loro primo incontro. “Sorella, non temere, avete molti anni davanti a voi. Sono certo che alla prossima occasione saremo di nuovo qui ma non con le braccia vuote.” L’ottimismo e il candore impressi nel viso delicato di Goffredo le riempivano il cuore. Era l’unico vero fratello che avesse mai avuto. Così lontano dal resto di loro, così ignorato e trascurato dal loro padre…Le sue riflessioni furono interrotte proprio dal padre. Egli dopo averle carezzato la fronte, rosso in viso, si era sfogato dietro un paravento, per non farsi udire dalla figlia,tuonando con Vannozza,che aveva appena lasciato la mano di Lucrezia.”Questo clima di ribellione,di pericolo, può forse aver contribuito al malore. Ma il nostro Cesare ci vendicherà! Ci vendicherà tutti per gli affronti subiti da Forlì ed Urbino. Predisporrò tutto, ne abbiamo già discusso stamane. Presto egli raggiungerà le truppe francesi al nord e…” Vannozza lo rimproverava:”Rodrigo non vorrete turbare il riposo di nostra figlia. Avrete tempo per progettare le vostre strategie.”Poi rivolgendosi a tutti:”Adesso usciamo. Lasciamo gli sposi da soli.” Ma Lucrezia aveva udito il padre. Consolare suo marito quando non riusciva a consolare sé stessa era una sofferenza doppia. Piccole lacrime interrompevano i sussurri che indirizzava ad Alfonso, accoccolato sul suo petto. Cesare non le aveva detto nulla. Anche stavolta. Per lui, da parte di lei, non c’erano segreti, eppure lui non si rivelava mai del tutto. C’era stato un tempo in cui lei era l’eccezione,ed evidentemente non era più così. Ma c’era qualcun altro che si consumava nella delusione. Goffredo aveva sperato che quell’evento spiacevole potesse avvicinare lui e la consorte in un comune dispiacere, ma ella sembrava assorta in qualcosa che lui si rammaricava di non conoscere. “Sancia, qualcosa vi tormenta,lo vedo.” Lei gli aveva rivolto uno dei suoi sguardi enigmatici.”E i miei tormenti sono i vostri marito mio, lo so.” Mai come adesso, si disse, colta da un’idea, posando le dita sottili sulle guance imberbi di lui.
   
 
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