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Autore: Regen    21/11/2014    1 recensioni
Camille Desmoulins e Maximilien Robespierre, compagni di collegio e di ideali. I pensieri e la gelosia di Camille sul suo migliore amico, o forse di più. Volendo essere puntigliosi, ho applicato al racconto dei piccoli adattamenti storici (in effetti, di solo qualche settimana rispetto alla storia reale), senza modificare quanto potrebbe essere accaduto. Siamo alla fine dell'anno 1793.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore
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-Salve, Camille! Mi fa molto piacere rivederti dopo quasi due mesi. Spero tu sia sempre in buona salute-

Mi fermi nel corridoio che porta alla sala dove si riunisce la Convention Nationale. Sei vestito elegante ed impeccabile come al solito, come da sempre ti ricordo; tuttavia, i tuoi occhi e la tua voce sono cambiati. Questa prima constatazione mi ferisce, e non so nemmeno io perché.

-Maximilien! Sono contento anch’io di rivederti. Hai ragione, il tempo passa in fretta. Hai saputo che Lucile aspetta un bambino? Io ne sono entusiasta, lo desideravamo da prima ancora di sposarci. Tu come stai? Mi congratulo per l’incredibile numero di consensi che hai ottenuto dopo i tuoi interventi alla Convenzione nei mesi scorsi-

Mi dispiace essere così formale dopo tanti anni trascorsi insieme, prima a studiare e poi a combattere fianco a fianco per la costruzione della nostra amata Repubblica. Ma tu non mi lasci più alternativa. 

-Io vado avanti. Ti aspetto nell’aula della Convenzione, Maxime. Per favore, non tardare-

Sempre lui. Sento la rabbia crescermi dentro come un fiume in piena. Antoine de Saint-Just ti posa una mano sulla spalla e si china su di te per sussurrarti queste parole, deliberatamente a voce non troppo bassa, in modo che possa sentirle anch’io. Cerco di imprimere tutto l’odio che provo nel mio sguardo, ma lui non se ne cura. Mi lancia un’occhiata sprezzante di superiorità, come a dire “Chi ti credi di essere, pezzente?” e si allontana nel corridoio affollato. Stringo i pugni così forte che sento le unghie penetrarmi nella carne. E tu, amico mio, tu invece continui a seguire con lo sguardo la sua figura (lo ammetto mio malgrado) perfetta, che si fa elegantemente strada tra i deputati e gli spettatori della Convenzione. Mai una volta, da quando quell’odioso ragazzino è entrato a far parte del Comitato di Salute Pubblica, che ti abbia visto in aula o per strada da solo.

Una mano delicata si posa sulla mia, ancora stretta a pugno. Sussulto.

-Non fare caso ad Antoine. Lui è fatto così, ma sono certo che non ha niente di personale contro di te. Avete solo modi diversi di concepire come il governo della Repubblica deve essere amministrato-

Fosse solo questo. Come fai a non accorgertene, Maxime? A volte credo quasi che tu faccia apposta a fingere di non vedere. Saint-Just ti sta lentamente allontanando dalla nostra amicizia, dai valori dai quali eravamo partiti e che avevamo costruito insieme. Nonostante le apparenze io ho capito com’è realmente, e non è altro che un ragazzino viziato che ha passato i suoi ventisei anni di vita come gli pareva, infrangendo quante più regole possibili nel tentativo di mettersi in mostra. Adesso si atteggia a politico, a ufficiale dell’esercito, a consigliere; ha ingannato tutti, te incluso, ma non me. Gli riconosco il coraggio, l’abilità e il fascino. Ma lo odio più di quanto amo mia moglie. Ed io amo Lucile infinitamente. Se uno sguardo potesse uccidere, il suo significherebbe una morte instantanea molto dolorosa. Non dubito che sia quella che desidera per me. E tu, mon ami, tu lo adori. Lo adori come forse non hai mai adorato nemmeno te stesso, nonostante tu ne abbia molti più motivi. Lui ti ama, è follemente innamorato di te, questo lo sai? Ho sentito dire che ti porta dei fiori ogni volta che viene a farti visita a casa, che ti riempie di complimenti, che cerca continuamente il contatto fisico con te; la gente ammira questo suo modo di dimostrarti la sua ammirazione, ma io so benissimo che non si tratta soltanto di questo.

Maxime, vorrei tanto tornare indietro di quattro anni. Prima della Rivoluzione, prima del mio matrimonio, prima che tu conoscessi Saint-Just. Ti piacciono i fiori? Se solo tu me lo consentissi, ti porterei dei magnifici mazzi di fiori ogni giorno. Hai bisogno di lodi smisurate? Ti sosterrei come nessun altro sarebbe in grado di fare. Ti piace il contatto fisico? Ti starei sempre vicino, ti starei sempre appiccicato addosso come la catena all’orologio da tasca. Ti darei il mondo, ti darei tutto me stesso. Però, a differenza sua, non fingerei di essere quello che non sono. Tu sai che, anni fa, il tuo adorato Antoine ha rubato l’argenteria a sua madre ed è scappato di casa? Tu sai che ha pubblicato degli scritti esplicitamente libertini? Tu sai che vita ha vissuto prima di diventare l’impenetrabile, affascinante, virtuoso membro della Convenzione? Che stupido che sono. Certo che lo sai. E tu lo adori proprio per questo, per quello che tu non sei mai stato, per la parte complementare del tuo stesso spirito. Questa seconda constatazione mi ferisce ancora di più della precedente.

Io sono sempre stato sincero, lo sai. Io non ho mai guidato un battaglione dell’esercito e non avevo venticinque anni quando ho salito i gradini della Convenzione per la prima volta, pronunciando tra l’altro il migliore dei discorsi che gli altri membri avessero mai udito. Ma io non ho mai usato le mie doti per secondi fini. Non ho mai avuto né voluto avere bisogno di esse per raggiungere ciò che il mio carattere non mi consentiva. Io sono sempre stato puro, Maxime, sono sempre stato trasparente, sono sempre stato lo stesso, il tuo Camille.

Ti ricordi, mon cher, di quella promessa fatta quando eravamo solo poco più che bambini, quando studiavamo nello stesso collegio?

 

Sedevamo sul piccolo prato nel cortile del collegio, io sull’erba a gambe incrociate e tu educatamente acciambellato su te stesso su un pezzo di stoffa logoro ma rigorosamente pulito.

-Maxime, la nostra amicizia non finirà mai, non è vero? Ci saremo sempre l’uno per l’altro, anche quando saremo vecchi. Non ci tradiremo mai, né tantomeno lasceremo che altri ci separino. Promesso?-

Tu sorridesti.

-Certo, Camille. Lo prometto. Per sempre-

Strappai una delle prime margherite fiorite dal prato e te la porsi. Il mio primo omaggio per te.

 

Come puoi averlo dimenticato, Maxime? Sono stato io il primo a regalarti un fiore!

Tu parli, stai dicendo qualcosa riguardo alla fazione di Danton, a come è in contrasto con la tua. La nomini e la critichi, apparentemente ignorando che anche io ne faccio parte. Sì, non sono più d’accordo con le tue idee estremiste, ma questo non è un segreto per nessuno. Eppure io, adesso, non ti sto ascoltando: non mi interessa la politica, adesso. É uno sforzo immane ricordare le tue parole e fare finta di niente. Le hai rispettate fino all’anno scorso, perché hai smesso? É forse colpa sua, Saint-Just ti ha influenzato al punto tale che non distingui più le parole confidenziali da quelle politiche? Che non ti interessa più il mio immenso sentimento di… amicizia?

-Bene, Camille. Mi ha fatto molto piacere conversare con te. Ora vorrai scusarmi, ma devo proprio andare. Ah, un’ultima cosa: porgi i miei omaggi a Lucile, e ti auguro tanta felicità con il bambino-

Soltanto questo, Maxime? Così, formale, freddo, insensibile, quasi sprezzante? La politica è molto più importante per te adesso, non è vero? La tua politica crudele e dittatoriale.

Nonostante cerchi di oppormi con tutta la mia volontà, un pensiero comincia a farsi strada in me: l’idea che forse la personalità che vedo ora non sia frutto dell’influenza di altri. Chi sei tu veramente, Maximilien Robespierre? Possibile che io non ti abbia mai realmente capito? É forse per questo che non mi vuoi più accanto?

Però, nonostante tutto, sai cosa? Nonostante il tuo adorato Antoine pensi che io sia un perdente, uno che non sa rispondere con incisiva convinzione, uno che è destinato ad essere soverchiato… Nonostante tutto, io so che quella parte di te, quella che mi ha fatto quella promessa tanti anni fa, non smetterà mai di esistere. E soprattutto, questa volta, io ti giuro che non cesserò mai di considerarti il mio unico, vero, eterno…amico.

  
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