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Autore: HamletRedDiablo    29/10/2008    6 recensioni
Gohan mosse un po’ la canna da pesca, spazientito. -Gohan, quante volte ti ho detto che devi stare immobile mentre peschi?- lo rimproverò bonariamente il padre. -Ma è una noia mortale!- brontolò Gohan. -Se vuoi puoi anche provare a pescare a mani nude, ma non sarebbe corretto: quei poveri pesci non avrebbero speranze contro un super sayan!- propose Goku, sistemandosi meglio a sedere. Gohan soffocò un risolino: era tipico di suo padre, parlare di lealtà anche nei confronti dei pesci che quella sera la mamma avrebbe cotto in padella! Padre e figlio rimasero per qualche istante in silenzio, prima che Gohan mormorasse: -Mi dispiace papà-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gohan, Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gohan mosse un po’ la canna da pesca, spazientito.

-Gohan, quante volte ti ho detto che devi stare immobile mentre peschi?- lo rimproverò bonariamente il padre.

-Ma è una noia mortale!- brontolò Gohan.

-Se vuoi puoi anche provare a pescare a mani nude, ma non sarebbe corretto: quei poveri pesci non avrebbero speranze contro un super sayan!- propose Goku, sistemandosi meglio a sedere.

Gohan soffocò un risolino: era tipico di suo padre, parlare di lealtà anche nei confronti dei pesci che quella sera la mamma avrebbe cotto in padella!

Padre e figlio rimasero per qualche istante in silenzio, prima che Gohan mormorasse:

-Mi dispiace papà-

Goku lo osservò perplesso.

-Ti dispiace per cosa, figliolo?- domandò.

-Dai papà… hai capito!- esclamò lui, già prossimo alle lacrime. Sollevare quell’argomento era un’impresa titanica, se poi suo padre non si sforzava nemmeno di venirgli incontro…

-Non urlare, spaventi i pesci!- gli fece notare Goku, portandosi un dito ammonitore alle labbra. –Ripeto: per cosa dovresti dispiacerti?-

-Per tutto!- si scaldò Gohan. –Avrei dovuto darti retta da subito papà! Avrei dovuto ascoltarti, e tutto questo casino non sarebbe successo! Io non capisco perché… sono stato remissivo tutta la vita e proprio quando non avrei dovuto fare altro che ubbidire una volta in più… ho voluto fare l’arrogante!-

-Alla fine però ce l’hai fatta ugualmente! E io sono fiero di te!- si complimentò il padre, un sorriso enorme a illuminargli il volto.

-Sì, ma a che prezzo?- pianse il bambino. Avrebbe preferito che suo padre lo sgridasse: la sua dolcezza era quasi insopportabile, adesso che si sentiva così colpevole, così indegno dell’affetto paterno.

Goku osservò il figlio, il volto inondato dalle lacrime: quello che aveva davanti non era più il bambino ingenuo di una volta. Era stato costretto a crescere tutto d’un botto, e ora aveva i sentimenti profondi e complessi di un adulto invischiati nei desideri infantili di un bimbo. Poteva solo immaginare quanto fosse difficile per lui mettere ordine in una simile confusione emotiva.

-Gohan… io sono sempre con te, no?- cominciò il padre, poggiandogli una mano sui capelli corvini, così uguali ai suoi, così uguali a quelli di tutti i sayan. –E non mi perderai mai, Gohan. Io sarò sempre con te, qualunque cosa accada-

Gli occhioni scuri e lacrimosi del bambino si poggiarono sul padre.

-Mi dispiace papà…-

-Non è colpa tua, Gohan- mormorò Goku. Era cosciente del fatto che le sue parole non avrebbero mai convinto suo figlio: lui avrebbe continuato ad incolparsi per quello che era successo, avrebbe continuato a soffrire per quell’errore che gli era costato così tanto… ma il dolore lo avrebbe irrobustito e fortificato, lo avrebbe reso un guerriero migliore e più consapevole.

Per non spezzarsi al primo urto, una spada deve essere temprata nel fuoco. Quel rimorso avrebbe rappresentato la fornace per Gohan: ne sarebbe uscito rinforzato, adulto.

‘Ma sono sicuro che i suoi occhi non cambieranno mai’ pensò Goku, osservando quelle iridi liquide che lo fissavano quasi imploranti. ‘Rimarranno puliti, sinceri, si illumineranno di gioia e veleranno di pianto, la falsità sarà sempre un’estranea per loro…’ sorrise. ‘E’ proprio così, il mio Gohan…’

-Il tempo è scaduto-

I due sayan si voltarono: fluttuante sulla sua sfera come sempre, Baba era venuta a ricordare a Goku che il suo permesso era finito.

-Solo un secondo- chiese Goku, alzandosi in piedi. L’aureola che gli illuminava i capelli mori brillò viva sotto la luce del sole.

-Gohan- bisbigliò, chinandosi su suo figlio per abbracciarlo. –Salutami la mamma. Dille che si è fatta ancora più bella, ultimamente. E ricordale che io non vi abbandonerò mai- strinse di più il figlio e mormorò:- Nessuno potrà mai impedirmi di esservi vicino-

Gohan sentiva i pensieri galoppare e aggrovigliarsi confusamente della sua testa: avrebbe voluto dire a suo padre un milione di cose, avrebbe voluto ringraziarlo per tutto il tempo in cui lo aveva pazientemente allenato, avrebbe voluto dirgli che per lui era anche un amico, il più grande amico che avesse mai avuto, il suo gigante buono, il suo eroe… ma il più delle volte le parole sciupano i sentimenti, ridicolizzandoli o, al contrario, esaltandoli a livelli patetici.

Così il piccolo Gohan cercò di incanalare tutti quelle emozioni che ruggivano dentro di lui nelle poche parole che mormorò contro il petto di marmo del padre:

-Ti voglio bene papà-

***

Un movimento nell’acqua lo fece riscuotere: un pesce si era finalmente deciso ad abboccare.

Ultimamente gli capitava spesso di incantarsi a pensare a cosa avrebbe potuto dire a suo padre se fosse tornato sulla Terra: gli era capitato sempre più spesso di fantasticare in quel modo.

Ma la parte più razionale di lui lo sapeva che avrebbe dovuto smettere di sperare irragionevolmente che, tornando a casa, avrebbe trovato suo padre ad aspettare famelico la cena, come se Cell non fosse stato altro che un brutto incubo, svanito con le prime luci del sole.

Doveva rassegnarsi all’idea che suo padre non era più lì con loro, e che avrebbe dovuto imparare a vivere senza di lui.

‘No, non proprio senza’ pensò Gohan, osservando il cielo con un sorriso speranzoso sulle labbra. ‘Perché niente e nessuno impedirà all’uomo più forte dell’universo di rimanere vicino alla sua famiglia…’

Puoi giurarci, figliolo





   
 
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