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Autore: lithium    22/11/2014    1 recensioni
Prequel, Sequel, Missing Moments dalla mia fiction su Harry Potter "Il caso Mackenzie", una raccolta di one shots che raccontano momenti o eventi che ho solo sfiorato nel racconto principale e volevo raccontare. Si accettano volentieri suggerimenti per il tema dei capitoli successivi. Non è in alcun modo necessario aver letto la storia principale per comprendere il contenuto di questi piccoli racconti. Se fosse necessario un breve riassunto per seguire meglio la storia lo metterò nell'introduzione del capitolo. Le mie storie seguono quanto più fedelmente possibile il canon di JKR e i libri.
Genere: Azione, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hannah Abbott, Hermione Granger, Neville Paciock, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Audrey/Percy, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Il caso Mackenzie serie'
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AUDREY E PERCY

** * **

PERSINO LETALE

** * **

Percy osservò in silenzio i membri del Wizengamot che uscivano dall’aula di Tribunale.

L’ordinata colonna di maghi dalle tuniche color prugna si diresse come un unico fiume fuori dall’enorme sala dei processi fino a dividersi in tre rami per meglio defluire attraverso le tre gigantesche porte di ingresso.

Un rumore di mormorii e chiacchiericci li seguiva, ad incrinare, appena percettibilmente, l’aria di irreprensibilità e solennità di quei maghi e quelle streghe tanto importanti.

Per qualche attimo ancora il Procuratore Weasley rimase seduto al suo posto, apparentemente immerso nei propri pensieri.

Non era così. La sua testa era completamente svuotata di ogni riflessione.

Per un momento, come in un sogno, Percy Weasley si sentì completamente svuotato di emozioni, di pensieri, di sofferenza. In pace con se stesso.

Aveva vinto e un pessimo soggetto, un vero criminale, sarebbe stato punito come Giustizia necessitava.

Senza quasi accorgersene un sorriso si allargò sul volto del giovane mago: avevano vinto.

Ed ora che il caso era concluso, se lei avesse voluto, avrebbe potuto …

Con quel pensiero fisso in testa il Procuratore Weasley raccolse frettolosamente le carte che aveva lasciato sul banco dell’accusa e le ripose all’interno della propria piccola valigetta incantata per contenere un'enorme quantità di scartoffie e si diresse di gran carriera all’Ufficio applicazione della legge sulla Magia.

** * **

Seduta nel suo cubicolo al secondo piano del Ministero della Magia, Audrey Wallace stava tentando di decifrare l’iscrizione su un manufatto oscuro arrivato da una regione dell’Argentina nella quale si sospettava stessero rifugiati alcuni tra gli ultimi Mangiamorte che non avevano ancora subito un processo ed una giusta punizione.

Da quando Tom Riddle era stato definitivamente sconfitto il Dipartimento degli Auror aveva deciso che era prioritario cercare di assicurare alla Giustizia tutti i suoi sostenitori, per evitare che gli errori del passato fossero ripetuti in futuro.

Pareva un lavoro ricco di emozioni. In realtà se avesse dovuto essere assolutamente sincera, il lavoro di tutti i giorni, il minuzioso raccogliere informazioni e dettagli poteva essere estremamente noioso e frustrante, ma la Auror era perfettamente consapevole dell’importanza di tutto quello che facevano. Non a caso quando qualche mese prima, Ronald Weasley le aveva chiesto di collaborare con suo fratello per programmare un processo, anziché continuare a dedicarsi a tempo pieno alle indagini, Audrey era rimasta piuttosto seccata. Benché avesse moltissimo rispetto per Ron, non le era chiaro perché il procuratore Weasley non potesse affidarsi a qualcun altro per quella collaborazione. Ex post era stato chiaro perché Ron e Percy avevano pensato a lei. Audrey non amava vantarsi, ma sapeva esattamente quanto fosse straordinario il suo talento per le lingue e i codici crittografici, era la materia in cui aveva eccelso all’Accademia.

In ogni caso lavorare con Percy Weasley si era rivelato inaspettatamente piacevole: sotto quella scorza che mostrava a tutti, pur rimanendo assolutamente professionale, il procuratore Weasley era un uomo simpatico, seppur con un senso dell’umorismo non comune, instancabile e preciso, meticoloso nel suo lavoro e puntiglioso. Tutte qualità che Audrey aveva imparato ad apprezzare e ammirare in quelle settimane di lavoro. Non guastava che fosse anche molto attratta fisicamente da lui: certo Percy non sarebbe mai finito sulla copertina di un settimanale, ma aveva degli occhi celesti stupendi, il suo naso lungo e magro le ricordava molto quello di certe sculture greche, insieme pronunciato e virile. Sebbene scontasse qualche centimetro di altezza a confronto con il fratello minore, era così alto da camminare un po’ incassato nelle spalle, ma Audrey l’aveva visto recentemente in udienza, quando raddrizzava la schiena e i suoi occhi scintillavano nella passione dell’arringa e, per quanto ne fosse stata tremendamente imbarazzata poi, non aveva potuto fare a meno di chiedersi quanto sarebbe stato bello una volta animato da tutt’altra passione.

Era stato uno di quei pensieri traditori che si infilano nella tua mente da non si sa dove e ti lasciano perplesso ed incantato insieme: da quel giorno Audrey s’era resa conto di essere profondamente attratta da Percy Weasley e di tanto in tanto si era domandata se quell’infatuazione fosse reciproca. Lui non aveva detto nulla, come d’altra parte nemmeno lei aveva fatto, ma qualche volta le era parso che il suo sguardo indugiasse su di lei troppo a lungo, che lui facesse di tutto per evitare di sfiorarla, come se un tocco, per quanto casuale, avesse un significato molto profondo.

Poi altre volte l’Auror si diceva che s’era inventata tutto, si guardava allo specchio e si trovava così banale, poco attraente per un uomo, che rideva della sua stessa ingenuità.

Stava finendo di scrivere una frase, la piuma che disegnava sicura un trattino di una t per appuntare il messaggio contenuto nel manufatto, quando sentì dei passi spediti avvicinarsi al suo cubicolo. Alzò lo sguardo per trovarsi di fronte l’uomo che troppo spesso faceva capolino nei suoi pensieri.

** * **

Percy si avvicinò al cubicolo dell’Auror Wallace, determinato, ma con il cuore che batteva fortissimo.

La vide alzare lo sguardo e quando i loro occhi si incontrarono non poté trattenersi dall’accennare un timido sorriso.

Audrey ricambiò e tutto il suo viso s’illuminò: certo alcuni uomini non l’avrebbero trovata particolarmente attraente, ma quando la guardava il Procuratore Weasley coglieva i piccoli particolari, i tratti che facevano di lei una persona speciale e non poteva che rimanerne affascinato: si sentiva come un fine collezionista d’arte, capace di vedere un capolavoro laddove un altro avrebbe visto solo una tela.

Sarebbe bastato a chiunque vedere Audrey in quel momento, con il sorriso che le rischiarava il volto per capire quanto la donna potesse essere infinitamente bella, se si sapeva come guardarla.

“Abbiamo vinto.” Proclamò seriamente. Senza l’aiuto dell’esperta di messaggi cifrati convincere il Wizengamot della bontà della sua tesi accusatoria sarebbe stato infinitamente più complesso e, per un individualista, un ambizioso come lui, trovarsi ad apprezzare il lavoro di squadra e a rimpiangere che non vi fosse più la necessità di lavorare con qualcuno era un’esperienza inedita ed unica. Era più che normale che volesse renderla partecipe del loro successo e tributarle il ringraziamento dovuto, ma c’era dell’altro.

Sorridendo ancora di più, Audrey si alzò in piedi forse per congratularsi.

Percy non lo seppe mai: prima che il nervosismo e l’agitazione potessero avere la meglio su di lui, fece quello che aveva desiderato per settimane, si avvicinò a lei, prendendola appena tra le braccia, pronto a scostarsi e scusarsi al primo accenno di contrarietà da parte di Audrey e chinandosi su di lei, lasciò che le sue labbra incontrassero quelle della giovane Auror.

Fu un bacio lieve, timido, poco più dello sfiorarsi delle loro bocche. Uno capace di rapirlo ed inebriarlo dalla punta dei capelli alla punta dei piedi.

Sentì Audrey trattenere il respiro per un secondo, prima di rilassarsi nel bacio, le sue labbra morbide e dolci e così velatamente sensuali perfino a quel tocco apparentemente innocente.

Prima che il momento potesse avere la meglio su di lui, costringendolo a un comportamento completamente inadatto a quel luogo di lavoro – lui ed Audrey erano persone assennate e non c’era alcun motivo per essere ulteriormente indiscreti – si scostò da lei.

La osservò riaprire quei suoi meravigliosi occhi azzurri e guardarlo un po’ frastornata e si sentì in obbligo di spiegare quel gesto spontaneo. Meglio essere chiari. Non era mai stato granché a capire persone e sentimenti e non voleva fare supposizioni sbagliate.

“Mi auguro di non averti offeso, ma erano settimane che volevo farlo.”

** * **

Stava guardando Percy come un pesce lesso ne era assolutamente certa, ma non riusciva a parlare per la sorpresa.

La gradita, bellissima sorpresa.

Cosa le aveva domandato?

Ah sì. Non era offesa. No, affatto, ma si sarebbe tremendamente offesa se non avessero riprovato, reiterato, replicato. Repetita iuvant. Doveva smetterla con i sinonimi.

Si accorse che stava scuotendo la testa. Comunicazione non verbale. Meglio di niente.

Oddio, lui le stava sorridendo. Perché era così bello quando sorrideva? Lo faceva apposta. Sapeva che i suoi neuroni finivano in un brodo di giuggiole quando le sorrideva così.

Si morse nervosamente le labbra, trattenendo a stento un sospiro.

“Devo andare. A dopo?” Mormorò Percy.

Assolutamente sì. Sì, sì, per favore.

“A dopo.” Rispose timidamente.

Erano due funzionari del Ministero che trattavano importantissimi casi giudiziari. Sembravano due adolescenti stupidi storditi dal primo bacio e Audrey Wallace non era mai stata tanto contenta di sentirsi deliziosamente stupidamente infatuata.

Seguì Percy con lo sguardo finché sparì dietro la porta del Dipartimento degli Auror, si lasciò il tempo di un altro sospiro e, poi, tornò ad essere Audrey Wallace, Auror esperta di crittografia, messaggi cifrati e lingue straniere del Ministero, tenace, meticolosa, ostinata e, nella giusta situazione, persino letale.

 

 

   
 
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