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Autore: mamie    23/11/2014    8 recensioni
[Taketori monogatari]
L'uscita al cinema del film diretto da Isao Takahata (che non sono riuscita a vedere purtroppo!) mi ha ispirato una piccola fic dedicata a questa antichissima fiaba giapponese. Il finale della storia di Kaguya, la principessa splendente, visto però attraverso i pensieri dell'Imperatore. Nella fiaba non si fa cenno ad una conoscenza diretta fra i due, ma mi piace pensare, in modo un po' romantico, che invece abbiano passato qualche tempo insieme...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Fiori di ciliegio'
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La principessa splendente

̶  Non voglio.
Kaguya allontana con la mano la ciotola che il messaggero le porge con deferenza.
̶  Mia signora…  ̶  cerca di protestare quest’ultimo…
̶  No – ripete lei.
Il messaggero è costernato.
̶  Ma dovete berlo… dovete, o non vi si permetterà di tornare.
La principessa si volge un attimo a guardare la vallata inondata dalla luce morbida della luna piena. Chiude gli occhi. Il suo sorriso prende una piega amara. Quello non è il suo mondo…
 
Mio signore, quando riceverete questa lettera io non mi ricorderò più di voi. Sarò tornata fra la mia gente e avrò bevuto il succo dell’oblio, che cancellerà in me ogni ricordo di ciò che è avvenuto in questo tempo.
Non posso vivere sulla Terra, ma neppure voi, che siete potente fra gli Uomini, potete vivere nel regno della Luna.
Vi lascio un dono, per quei momenti che abbiamo passato insieme a contemplare l bellezza della notte: è una goccia dell’elisir dell’immortalità, che solo gli abitanti della Luna possiedono. Vivete e ricordate  anche per me.
 
L’imperatore stropiccia nel pugno la fine carta di riso vergata in esili caratteri eleganti e guarda tristemente la boccetta di porcellana bianca e azzurra che contiene una goccia di immortalità.
Non è quello ciò che desidera. Ciò che desidera è avere la principessa Kaguya al proprio fianco, contemplare con lei la bellezza dei fiori di ciliegio in primavera o il fuoco delle foglie d’acero in autunno. Ciò che desidera è amarla per l’eternità, e non passare l’eternità a rimpiangerla.
Alza il viso a contemplare la grande montagna che incombe su di loro, potente e circonfusa di nuvole nella luce rosata dell’alba. Ciò che appartiene agli dei, agli dei deve ritornare…
 
***
 
I portatori sbuffano e sudano su per la salita impervia, finché è impossibile far fare al palanchino un altro passo senza che questo si rovesci. L’imperatore scende senza dire nulla contemplando la cima ormai vicina, col fiato che forma piccole nuvole davanti alla sua bocca. L’aria è molto fredda, sebbene un sole splendente renda ogni pietra e ogni ciuffo d’erba lucidi e brillanti. Un servitore si affretta a posargli sulle spalle una morbida pelliccia di martora, ma lui la scosta. Vuole la sua armatura, perché è da guerriero che salirà su quel monte e da guerriero attenderà il proprio destino. I suoi uomini si affrettano. Draghi dorati risplendono nel sole, mandano lampi tali da sembrare vivi.
La salita è faticosa. La neve brilla, ora, come un manto magico, come brillava l’abito di piume della principessa splendente quando l’ha vista di lontano volare oltre le nuvole. Là, in alto, il mondo quasi sparisce, la valle con il cupo verde della foresta e gli specchi limpidi dei laghi sembra immensamente lontana, nient’altro che il giocattolo di un dio capriccioso. Là, sotto quel cielo immenso, anche l’imperatore è soltanto un uomo.
 
***
 
L’imperatore guarda con un’amara soddisfazione l’essenza profumata che brucia con una fiamma bluastra. Sembra alimentarsi da sola, dato che è impossibile che qualsiasi goccia di normale olio bruci così a lungo. Dopo un attimo di esitazione getta nel fuoco anche la lettera. La guarda accartocciarsi lentamente, mentre gli eleganti caratteri neri scintillano un attimo prima di svanire.
Dietro di lui è tutto un sussurro di dignitari scandalizzati e servitori meravigliati, ma quando si volta tutti tacciono di colpo chinando prontamente il capo. Improvvisamente, un airone bianco viene a fare un breve cerchio su di loro. Nessun altro lo vede, perché tutti sono intenti a fissare con grande ardore la punta delle proprie calzature.
L’imperatore sorride. A quell’altezza non vivono gli aironi.
 
***
 
La montagna dorme, grande e immobile, serena nella sua cima innevata. Soltanto alcuni giorni, se il cielo è particolarmente limpido, si vede un filo esile di fumo provenire dalla cima.
È l’elisir dell’immortalità, dicono, che brucia ancora.
 
 
Che cosa
è immutabile
in questo mondo?
Sempre la stessa è solo l’immagine
splendente della luna.



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NdA. Per questa breve storia mi sono ispirata a quella che è considerata la più antica fiaba giapponese: La storia di un tagliatore di bambù ovvero La principessa splendente. La fiaba narra di una bambina piccolissima trovata da un taglialegna dentro un bambù. Portata a casa e cresciuta come figlia, diventa talmente bella che vengono principi anche da lontano a chiederla in moglie. Alla fine la chiede anche l’imperatore, ma lei rifiuta tutti e, una notte di luna piena, gli abitanti della Luna la vengono a prendere spiegando che il breve periodo che ha passato sulla terra era una punizione. Di quale crimine? La storia non lo dice… forse un crimine d’amore? La principessa lascia una lettera ai propri genitori adottivi e un'altra lettera all'imperatore, insieme ad una boccetta che contiene una goccia di elisir dell’immortalità. Poi indossa un meraviglioso mantello di piume bianche che le fa dimenticare tutto quello che ha passato sulla terra e torna sulla Luna. L’imperatore fa bruciare l’elisir e la lettera sul monte Fuji. Questo è il motivo per cui dal monte Fuji ogni tanto si vede uscire un filo di fumo, è l'elisir dell'immortalità che brucia ancora.
Gli ultimi versi sono un'antica poesia giapponese.
  
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