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Autore: _A dreamer_    23/11/2014    0 recensioni
“Sai, si dice che gli amori migliori sono quelli che, prima di aggiustarti la vita, te la incasinano...”
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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So che è un capitolo a dir poco infinito, ma dovevo farmi perdonare.
Se trovate errori grammaticali, di forma, di sintassi o di qualsiasi altro genere vi prego di sorvolare, non ho tempo di rileggerlo tutto insieme.
Scusatemi anche se non mi dilungherò oltre, ma dovrei studiare fisica ed invece sono qui a pubblicare, cercate di capirmi.
#sempreconvoi, ammesso che ci sia ancora qualcuno che mi segue,

Angy xx


Finally!



[Niall's pov]

Percorro di nuovo le scale e raggiungo Anne al piano di sotto che apparentemente è impegnata ad armeggiare in cucina.
«Preparo la colazione anche per voi?» chiede quando si accorge della mia presenza.
«No, tranquilla, andiamo via subito. Ma grazie lo stesso.» Le sorrido e lei ricambia per poi versare il latte nelle tazze.
Di colpo si ferma, lo sguardo fisso dinanzi a lei. «Emh, senti... Potrei farti una domanda?»
«Certo, dimmi pure» la esorto incuriosito.
«Beh, ecco... Riguarda Liam...»
«Intendi quel ragazzo che negli ultimi giorni non ha fatto altro che parlare di te?» chiedo divertito. «Sono tutt'orecchi.»
Spalanca gli occhi e si volta di scatto verso di me, arrossendo fino alle punte delle orecchie. Cerca di dire qualcosa mentre continua a boccheggiare e io non posso fare a meno di scoppiare a ridere, ma subito dopo veniamo interrotti dal campanello.
«P-potresti andare ad aprire tu per favore?»
«Sicuro!»
Vado ad aprire la porta quasi con le lacrime agli occhi e quando Jason entra, dopo avermi battuto il pugno e salutato, si unisce a me chiedendoci cosa sia successo.
«Oh, nulla. Parlavamo solo della nuova fiamma di Anne.»
«Horan, smettila subito o la fiamma la uso per darti fuoco» mi minaccia puntandomi contro una padella, forse più rossa di prima.
«Sempre molto aggressiva» commenta Jason facendomi ridere nuovamente.
«Potreste fare meno rumore per favore?» chiede Angy mentre scende le scale, reggendosi la testa con una mano.
«Buongiorno bella addormentata!» esclama il biondo afferrando una tazza che gli passa Anne.
«Jas, zitto. Mi scoppia la testa.»
«Ah, giusto. Tieni» le dico recuperando la pillola che mi ha dato Anne dalla tasca, per poi passargliela.
«Oh, un motivo in più per amarti» afferma mentre va a versarsi dell'acqua in un bicchiere.
«Ogni volta che ti lascio un minuto da sola ti cacci sempre nei guai, come devo fare con te?» le chiede Jason.
«Non esagerare, non sempre. E poi per fortuna ieri sera non ho fatto nessuna pazzia.»
«Ah no? Con Brian hai dato spettacolo.»
«Che cosa?» chiede quasi strozzandosi con l'acqua. «Ma se l'hai mandato via tu!»
«Evidentemente poi è tornato all'attacco, visto che ti sei messa ad urlargli contro insulti di ogni tipo. Ho dovuto portarti via di peso.»
«Dici sul serio? Oh mio dio, questo non lo ricordavo» replica mentre si passa una mano sulla faccia.
«Emh... Scusate, ma chi è Brian?» chiedo incuriosito.
Jason mi guarda come se avesse detto qualcosa di troppo e se ne fosse appena pentito, Anne mi ignora guardando Angy mentre quest'ultima si rivolge a me.
«È il mio ex ragazzo» afferma con nonchalance.
Dentro di me si accende subito un campanello di allarme quando ricollego ciò che ha appena detto con le parole di Jason, ed evidentemente sul mio viso deve leggersi chiaramente la confusione, tanto che anche la sua espressione cambia.
«Cosa voleva da te?»
«Una seconda possibilità, quel brutto idiota. Mr. So Tutto Io ha detto che sarebbe stato un peccato vedermi seduta da sola a feste come quella da li in avanti, gli avrei spiattellato in faccia la verità, avrei voluto dirgli di te, ma è rinomato per la sua incapacità nel tenere la bocca chiusa, quindi ho dovuto trattenermi. Pensavo che sarebbe finita lì, invece a quanto pare non è stato così...»
«Quel pezzo di idiota, se mi capita tra le mani gli faccio passare la voglia di fare il presuntuoso» commenta Anne tra sé.
«La prima volta sono intervenuto io e l'ho mandato via, ma poi sono andato a ballare e l'ho persa di vista» mi spiega Jason. «Quel coglione non ha perso tempo, ma ha trovato pane per i suoi denti. Quando ti ho portato via era letteralmente terrorizzato» aggiunge rivolto ad Angy, per poi scoppiare a ridere subito dopo.
«Lasciamo perdere, spero che ormai l'abbia capito che non voglio avere più niente a che fare con lui, altrimenti non mi servirà bere per riempirlo di insulti.»
Dopo un po' smetto di prestare attenzione alle loro parole, troppo immerso nei miei pensieri. Angy ha preso alquanto alla leggera il fatto che il suo ex-ragazzo ci abbia provato di nuovo con lei, io invece non posso fare a meno di essere preoccupato, anzi, a dire il vero è proprio fastidio quello che provo. Insomma, io non conosco questo tipo, non so se devo temerlo oppure no, so solo che è stato con quella che adesso è la MIA ragazza e che non sono affatto disposto a restituirgliela, che lui lo voglia o no. 
Certo che la vita è proprio strana, adesso che finalmente Harry si è fatto da parte ecco che arriva qualcun'altro a intralciarci. Devo assolutamente scoprire qualcosa in più su questo Brian.
«Allora? Restate a farci compagnia o scappate via subito?» È la voce di Jason a riportarmi alla realtà.
Angy mi guarda alla ricerca della risposta, così mi affretto a prendere parola.
«Scusate, ma abbiamo altri progetti.» Li congedo con un sorriso, invitando la castana a seguirmi.
«Bene, allora ci sentiamo dopo» dice Anne salutando l'amica con un bacio sulla guancia.
«Fate i bravi» ci raccomanda Jason sorridendo.
«Certo» lo rassicuro, mentre Angy gli da un pugnetto su una spalla.
«Anne, salutami Liam!» esclama prima di correre fuori, causando un sospiro esasperato da parte della bionda.
«Uhhh!» commenta Jas, mentre io comincio a ridere di nuovo.
Dopo averli salutati entrambi mi chiudo la porta alle spalle e raggiungo Angy in strada, in seguito saliamo in macchina.
«Sto veramente morendo di fame.» 
«Anch'io, infatti la prima tappa è la colazione» la informo mentre metto in moto.
«Ti adoro» mi dice facendo spuntare immediatamente un sorriso sulle mie labbra.
«Ma quindi... Questo Brian?» chiedo, cambiando nettamente discorso.
«Cosa? È il mio ex-ragazzo, te l'ho già detto.»
«Recente?»
«Ah, ma allora sei geloso» mi sfotte sorridendo compiaciuta.
«Forse sì. O forse sono solo curioso, chi può dirlo.»
Mi ignora. «Siamo stati insieme fino al dicembre scorso, comunque.»
«Ed è finita perchè?»
«Perchè è uno stronzo ed un immaturo» spiega, distaccata.
«L'hai lasciato tu?» le chiedo all'apice della curiosità.
«Sì, è il minimo che avrei potuto fare.»
«Che intendi dire?»
«Mi ha tradita, la notte di Capodanno, mentre si presumeva che fosse a festeggiare con me. Ha dato una festa a casa sua ed è andato a letto con la capo cheerleader della mia scuola in una stanza al piano superiore, io andando a cercarlo li ho visti» afferma con completa indifferenza, senza alcun tipo di espressione disegnata sul viso.
Che grandissimo pezzo di merda, mi viene voglia di riempirlo di botte ancor prima di riuscire a immaginarlo.
«In compenso Jason gli tirò un pugno dritto in faccia, e se allora ero troppo sconvolta per dare peso alla cosa, ora non posso fare a meno di pensare che se lo è proprio meritato.»
È inutile, stimo troppo quel ragazzo.
Nonostante sia contento che Jas gli abbia dato una lezione la rabbia è ancora in possesso del mio corpo, tanto che quando impugno il volante ci metto talmente tanta forza che le nocche delle mani mi diventano bianche. È inconcepibile fare una cosa simile alla ragazza che ami - ammesso che sia veramente così -, soprattutto se si tratta di Angy che è davvero l'ultima persona al mondo a meritarselo. Adesso capisco perchè ha avuto difficoltà fin da subito a lasciarsi andare con me e ora che so che la colpa è anche di quel coglione sono certo che nemmeno se avesse avuto un incidente d'auto sarei stato più soddisfatto di quanto lo sarei se fossi stato io stesso ad occuparmi di lui.
La mano di Angy si appoggia sul mio braccio teso e in un attimo sento tutta la tensione defluire dal mio corpo.
«Non merita nemmeno di essere il soggetto delle nostre conversazioni. Lascia stare, non rovinarti la giornata per lui.»
Ha ragione, ma dovrò comunque tenere gli occhi ben aperti.
«Lo sai che io ti amo più di me stesso, vero?» 
Sorride, arrossendo leggermente. «Lo so. Tu sei il primo ragazzo con cui sento che anche per me è lo stesso.»
Come risposta mi è più che sufficiente per dimenticare quell'idiota e mettere in moto, dopodichè le do un bacio e con un ampio sorriso mi immetto in strada.


[Zayn's pov]

Nonostante le fan siano già andate via da un pezzo mi copro comunque alla perfezione quando scendo dall'auto per raggiungere l'ingresso del Royal Hotel. Hanno sgomberato il parcheggio solo dopo aver avuto la certezza che io fossi uscito, ieri, visto che ero l'ultimo ad essere rimasto, ma la notizia che sono tornato qui non ci impiegherebbe molto a diffondersi ed onestamente non mi va di rimanere bloccato proprio ora.
«Buongiorno, signor Malik» mi saluta il facchino.
«Buongiorno, Jeoff» replico leggendo il suo nome sul cartellino che ha spillato alla giacca.
Mi sorride e, dopo aver ricambiato, attraverso finalmente la grande porta scorrevole per poi dirigermi verso la reception. Nel frattempo invio un messaggio a Angy, chiedendole se sta bene: non l'avevo mai vista così sconvolta prima della litigata con suo padre di ieri sera ed in un certo senso mi sento un po' in colpa, anche se fondamentalmente non dovrei averne alcun motivo.
Mentre osservo distrattamente lo schermo mi sembra di sentire una voce familiare poco distante da me e non ci metto molto a fondare i miei sospetti quando vedo la fan di qualche giorno fa, Alice, parlare con Lucia, la signora dietro il bancone. Dopo averla salutata cordialmente si volta e lo stupore nei suoi occhi è tangibile quando incrocia il mio sguardo.
«Oh, Zayn. Che sorpresa!»
«Ciao, Alice.» Le sorrido.
«Che coincidenza! Ma che ci fai ancora qui? Non ho più visto le fan fuori, credevo che foste andati via.»
«In effetti sono qui in incognito» spiego sorridendo a Lucia, che ricambia calorosamente. «Credo di aver dimenticato il mio iPod nella suite e sono passato a controllare.»
«Vado subito a vedere» si offre la donna, afferrando da dietro di sé le chiavi della nostra ex stanza.
«Grazie mille, mi sembra di averlo lasciato nel cassetto del mio comodino.»
Annuisce e, dopo aver posizionato sul bancone un cartellino con su scritto "torno subito", si allontana.
Quando mi concentro di nuovo sulla ragazza di fronte a me noto che solleva velocemente lo sguardo da terra, leggermente in imbarazzo. Sorrido istintivamente.
«E tu, stavi andando via?»
«Sì, a casa è tutto apposto adesso, quindi non c'è più motivo per cui io rimanga qui.»
«Capisco, so quanto è straziante dover vivere in un hotel.»
Si lascia sfuggire una risata, dopodichè torna improvvisamente seria. 
«Senti Zayn, posso chiederti un favore?»
«Ma certo, tutto per le nostre fan.»
«Non voglio farti perdere tempo, ma mentirei a te e a me stessa se negassi di avere una voglia assurda di sfruttare quest'occasione per fare una foto con te, dato che mi sembra ancora assurdo che tu sia qui davanti ai miei occhi.» 
Questa volta sono io a ridere. «Non c'è problema.»
«Il problema è che il mio cellulare è in assistenza, per cui mi chiedevo se potessi scattarla con il tuo e poi magari inviarmela per e-mail.»
Senza farmelo ripetere due volte annuisco e nel guardare il telefono scopro che Angy mi ha già risposto, con un selfie di lei che ride mentre Niall la abbraccia da dietro facendo una faccia buffa. Mi ritrovo a sorridere anch'io, intenerito dalla loro dolcezza, e dopo aver interpretato la foto come una risposta positiva alla mia domanda chiudo Whatsapp e apro la fotocamera.
«Forza, vieni qui.» La invito ad avvicinarsi e lei si affianca a me, esitante. «Dai, non mordo mica!» esclamo divertito, appoggiandole poi un braccio sulle spalle.
Quando il suo sorriso si unisce al mio scatto la foto e devo ammettere che il risultato è abbastanza soddisfacente, quindi, dopo essere stati entrambi d'accordo nel ritenerla buona, apro la casella e-mail del mio iPhone e seleziono il tasto di composizione per permetterle così di inserire il suo indirizzo e inviarsela. Ci mette un attimo, dopodichè - come d'altronde l'ultima volta che l'ho incontrata - sembra ricordarsi di dover fare qualcosa di estremamente importante ed urgente all'ultimo momento e senza che io possa rendermene davvero conto comincia ad avviarsi verso l'uscita.
«Ti ringrazio tantissimo Zayn, non hai idea di quanto tu mi abbia resa felice.»
«D-di niente» replico, confuso dal suo strano modo di comportarsi. Di solito sono io a dovermi allontanare dalle fan, non il contrario.
«Scusami, ma adesso devo andare. Mi stanno aspettando. È stato un piacere rivederti.»
«Anche per me» affermo sincero.
Mi sorride per l'ultima volta e un attimo dopo è già sparita fuori dall'edificio.
«Una fan, eh?» mi chiede Lucia, tornata non so da quanto, mentre mi stende il mio iPod.
Lo afferro. «Già, non finiscono mai di stupirmi. Sarà meglio che mi muova ad uscire da qui, grazie infinite per il disturbo.»
«Di nulla. Alla prossima.»
«Certamente.»


[Angy's pov]

«Porca miseria Niall, è enorme! E io che credevo che la mia fosse grande!» 
Rimango decisamente interdetta quando varco la soglia della porta che ha appena aperto e la prima cosa a saltarmi all'occhio, oltre ad - ovviamente - la grandezza, è l'arredamento moderno, composto da colori prevalentemente chiari accostati alla perfezione a del mobilio più scuro, della sua casa.
Ride. «Ogni tanto Liam si accampa da me per qualche giorno, ma in effetti per il resto del tempo è desolante vivere qui da soli. Così tanto spazio e nessuno con cui condividerlo» afferma ammiccando leggermente verso di me.
«Cosa sarebbe questa, una proposta di convivenza?» chiedo, ridendo.
Si avvicina di poco, ma quanto basta per incatenarmi al suo sguardo, stranamente serio.
«Forse.»
Esito un attimo di troppo prima di rispondere, alquanto scombussolata dai suoi occhi penetranti, e lui accorgendosene si fa spuntare un sorriso impertinente sul volto.
«Non credi che ti stancheresti subito di me se mi trovassi a gironzolare anche in casa tua?»
Inarca impercettibilmente un sopracciglio prima di rispondermi. «Se tu venissi a stare da me ciò comporterebbe vederti appena sveglio, a colazione, prima di andare al lavoro, al mio ritorno, a cena e di notte. Quindi no, penso proprio che la cosa mi farebbe alquanto piacere.»
Arrossisco automaticamente alla sua riflessione e «Credo che dovrei conoscere meglio questo posto se vuoi che ci passi così tanto tempo», affermo scostandomi una fastidiosa ciocca di capelli dal viso, assecondandolo. 
Sorride. «Sicuramente. Vieni, ti faccio fare un giro turistico.»
Mi prende per mano, pieno d'entusiasmo, e in pochi minuti riesce a farmi vedere il salotto, la cucina, il giardino compreso di griglia per il barbecue e persino il bagno, ma ciò che più mi colpisce è la stanza in cui siamo appena entrati.
«No» mi lascio sfuggire, incredula.
«Sì.»
«Niall, ma è...»
«Meravigliosa?» mi interrompe. «Modestamente ne vado molto fiero.»
«Hai-hai il tuo studio di registrazione personale, con alcune delle chitarre più belle che io abbia mai visto, e mi chiedi se è meravigliosa? È la stanza perfetta, cazzo.»
Si lascia andare ad una sonora risata, mentre io nel frattempo osservo la sua collezione imbarazzante di premi perfettamente sistemati su uno scaffale lungo un'intera parete, talmente tanti che contarli sarebbe un suicidio; dopodichè raggiungo la fila di chitarre appoggiate al muro e noto una classica che spicca in mezzo alle altre.
«Questa è la tua preferita, vero?» gli chiedo sfiorando a malapena le corde, quasi tentata di prenderla e suonarla.
«È esatto, quella è la mia bambina. È la chitarra con cui ho imparato a suonare.»
«È tenuta perfettamente» commento sorpresa dalla sua affermazione.
«Ci tengo parecchio. E io tratto sempre con i guanti bianchi ciò a cui sono legato.»
Sorrido istintivamente. «Mi fa piacere saperlo» affermo tornando a concentrarmi su di lui.
Sorride a sua volta. «Bene, adesso sono rimaste solo le camere da vedere.»
Annuisco e, dopo essere usciti dalla stanza, ci dirigiamo al piano di sopra percorrendo una lunga rampa di scale in legno.
«Questa è la prima stanza degli ospiti» mi spiega mentre camminiamo lungo il corridoio. «Quella in fondo è la seconda, invece nella porta affianco c'è un bagno.»
«Quindi immagino che questa sia la tua camera» ipotizzo indicando l'ultima porta rimasta.
«Sì, ma è un po' un casino lì dentro. Non ho ancora avuto il tempo di sistemare tutta la mia roba» afferma grattandosi la nuca, quasi imbarazzato.
«Sono qui anche per questo, no?» chiedo per poi fare irruzione nella stanza. «Ahh, viva il disordine!» esclamo divertita quando vedo maglie, pantaloni e scarpe sparsi ovunque: sul letto, per terra, sulla sedia, sotto alla sedia e sulla scrivania. 
Con la coda dell'occhio lo vedo arrossire leggermente, così lo rassicuro. «Tranquillo, la mia è anche peggio. Dovevi vederla la sera che sono uscita con te per la prima volta, sembrava che fossero scoppiate la terza e la quarta guerra mondiale contemporaneamente lì dentro.»
Quando lo sento ridere di nuovo e capisco che non si sente più a disagio mi soffermo per un attimo su tutto il resto della stanza e, a parte tre o quattro poster di alcuni gruppi musicali e un quadro con dentro una maglia autografata da qualche calciatore dell'Irlanda, constato che è una semplicissima camera da letto con le pareti dipinte di un verde tenue, che non da fastidio agli occhi. Inoltre noto una foto incorniciata su un comodino vicino ad un lato dell'enorme letto matrimoniale che troneggia al centro della stanza, così mi avvicino per osservarla meglio e sorrido quando vedo che si tratta di una fotografia di un suo compleanno, presumibilmente di qualche anno prima, dove lui è impegnato a ridere difronte ad un'enorme torta alla panna mentre un signore vestito elegante e una graziosa signora bionda con indosso un abito rosso sorridono accanto a lui.
«Sono i tuoi genitori?» chiedo, curiosa.
«Sì» conferma per poi avvicinarsi e prenderla in mano. «L'ho fatta stampare perché, nonostante da quando si sono lasciati sono state rare le volte in cui sono riusciti a stare nella stessa stanza senza bisticciare, in quel momento sembravamo felici tutti e tre di essere dove eravamo. Ricordo che a scattarcela fu Greg, quell'idiota fece una battuta del tipo “Papà, pensa a guardare l'obbiettivo, non mamma” e lui rosso di vergogna rivolse lo sguardo su un punto a caso mentre io e lei ridevamo.»
Vedendolo sorridere così ampiamente al solo ricordo non posso fare a meno di farmi contagiare, ma in fondo in fondo ammetto di essere anche un po' invidiosa della sua famiglia, che nonostante i disguidi tra di loro e gli impegni lavorativi di Niall sono riusciti comunque a essere tutti li per lui il giorno del suo compleanno. «Ti somigliano davvero molto. E sembrano davvero delle brave persone.»
«Lo sono. Ma presto lo vedrai con i tuoi occhi» afferma rimettendo la foto al suo posto, mantenendo la stessa espressione serena.
«Sempre se tutta questa storia andrà a finire bene» aggiungo, sconsolata ma allo stesso tempo felice di quanto gli venga naturale fare progetti a lungo termine che comprendano anche me.
«Certo che andrà bene, non c'è nulla che non si possa risolvere» replica afferrandomi il viso con le mani, per poi darmi un rassicurante bacio sulla fronte.
«Sei la mia ancora» gli confesso appoggiando la testa sull'incavo della sua spalla.
«Quindi» mi dice abbracciandomi, «se io cado lo fai anche tu» conclude lasciandosi cadere sul letto, facendomi scoppiare inevitabilmente a ridere nonostante il mio corpo sia completamente schiacciato contro il suo.
«A quanto pare sì» è l'unica cosa che riesco a dire prima che lui catturi le mie labbra con le sue. 
Sorrido nel bacio, come del resto anche lui, ma rendendomi conto all'improvviso della posizione in cui ci troviamo cerco di appoggiarmi sui gomiti per non far troppo peso sul suo corpo, cosa che lui mi impedisce tenendomi stretta a sé. Mi arrendo ai suoi voleri portando le mani tra i suoi capelli morbidi, decidendo che non mi dispiace affatto sentirmi così in contatto con lui, e poi, del resto, non c'è alcuna malizia in quello che stiamo facendo: è un bacio giocoso, dolce, lento e rilassante, uno di quelli che ti portano il morale a mille, uno di quelli che ti fanno assaporare a pieno le sensazioni che l'altra persona ti fa provare, come ad esempio il battito accelerato del mio cuore, in perfetta sincronia con il suo.
Sorridiamo entrambi quando ci dividiamo, soddisfatti di esserci ritagliati il nostro piccolo spazio per le coccole, dopodichè «Tu i pantaloni ed io le maglie?» chiedo provocando un suo cenno di approvazione.
«Perfetto» affermo sollevandomi dal suo corpo, pronta per mettermi al lavoro.

In meno di mezz'ora tutte le sue magliette sono piegate sul letto insieme ai pantaloni, mentre  le scarpe sono state riunite e disposte in una fila ordinata sul pavimento.
«Ottimo lavoro, adesso possiamo rimettere tutto nel guardaroba.»
Annuisco e dopo aver afferrato una pila di maglie mi indica una porta alle nostre spalle che apro senza esitazione. «Porca troia!» esclamo una volta all'interno. Non ho mai visto così tante scarpe e così tanti cappelli in vita mia, o perlomeno mai nella stessa stanza. «Porca troia» ripeto. «Niall, hai più scarpe tu che io, Ellen e Anne messe insieme!» affermo sbalordita.
«Peccato che siano quasi tutte scarpe da tennis, e che la metà mi sono state regalate dagli sponsor» replica alquanto divertito dalla mia reazione.
«È comunque una fornitura industriale» gli dico mentre sposto l'attenzione sulla collezione altrettanto immensa di cappelli. Pensare che un tempo quello che ho in testa ne faceva parte mi ricorda il giorno che me lo ha regalato e con un sorriso stampato in faccia me lo calco meglio sulla fronte.
«Forza, appoggia tutto dove trovi posto e andiamo a mangiare qualcosa, è ora di pranzo ed io sto morendo di fame.»
«Buona idea!» esclamo sorridendo, sistemando poi i suoi vestiti nell'enorme armadio.
Quando raggiungiamo la porta d'ingresso, pronti ad uscire, ci accorgiamo che ha cominciato a pioviccicare, così Niall si offre di andare a prendermi una sua felpa da mettere sopra alla mia canotta estiva. Mentre lo aspetto sento il telefono vibrarmi nella tasca e non mi serve controllare per immaginare chi sia, ma se lo ignoro ancora peggiorerei solo la situazione, per cui meglio rispondere. Non appena accetto la chiamata non mi da nemmeno il tempo di pronunciare una singola sillaba che inizia subito ad urlare.
«Sono tuo padre, dannazione. Non puoi liquidarmi con un post-it ed un messaggio di tre parole, torna a casa e affrontiamo la questione civilmente.»
Respiro profondamente cercando di tirar fuori tutta la mia pazienza e di tirare indietro tutte le imprecazioni che mi stanno passando per la testa, poi gli rispondo. «Per sentirmi dire che cosa? Credimi, ho già afferrato quanto sei contrario a questa situazione, non mi interessa riaprire l'argomento.»
«Ma a me si! E poi cosa vorresti fare, evitarmi in eterno?»
No, in realtà la mia intenzione era solo quella di far calmare un po' le acque, ma comincio a pensare di star ottenendo l'effetto opposto.
«Non credo che potremmo avere una conversazione civile, non in queste condizioni.»
Quando vedo Niall tornare con una felpa grigia in mano mi viene subito da sorridere, sorriso che sparisce immediatamente non appena sento di nuovo la voce di mio padre.
«Va bene, mi dispiace. Sono disposto a considerare l'opzione di una tua possibile relazione con quel ragazzo, però adesso torna a casa e parliamone.»
Ma chi vuol prendere in giro? Sarebbe la prima volta che cambia idea così in fretta.
Data la mia espressione, Niall deve aver capito subito con chi sto parlando e mentre si avvicina a me noto anche un pizzico di agitazione sul suo viso.
«Vuoi sapere una cosa, papà? Sono con lui adesso.»
Forse ho osato troppo, ma non mi viene in mente un modo più efficace per testare la sua improvvisa buona fede.
Niall sbarra gli occhi in contemporanea al «Che cosa?!» di mio padre, che colpisce il mio orecchio come un fulmine colpisce un traliccio di ferro: violentemente e in un istante.
«Dicevi?» gli chiedo ironica, alludendo alla sua precedente proposta di ascoltare le mie ragioni.
«Mi avevi detto che stavi da Anne, mi hai mentito...»
«No, non ti ho mentito, è venuto a prendermi stamattina.»
«E adesso ti riporterà subito qui, o altrimenti...»
«Altrimenti che cosa, papà? Lo denunci per rapimento? Sta tranquillo, torno a casa tra un po'.»
In lontananza lo sento chiedermi cosa significhi “tra un po'”, ma stufa della bellissima chiacchierata decido di riattaccare.
«Era molto arrabbiato?» mi chiede Niall con un'espressione particolarmente seria, mentre io sbuffo sonoramente.
«Direi più esasperato. Devo prepararmi psicologicamente, mi farà una ramanzina eterna.»
«Alza le braccia» replica, impassibile.
Obbedisco all'istante e con un gesto fluido mi infila l'indumento in un attimo: la sensazione improvvisa di calore e il suo profumo inebriante mi ricordano moltissimo i suoi abbracci e quando appoggia le mani sulle mie braccia, amplificando il tutto, non posso fare a meno di chiudere gli occhi per godermi a pieno il piacevole momento. Solo quando lo sento parlare mi riscuoto dal mio temporaneo stato di trance.
«Sai che cosa facciamo ora?» chiede ad un soffio dalle mie labbra.
«Andiamo a mangiare?»
«No, andiamo a parlare con lui.»
Perfetto, momento rovinato.
«Cosa? No, non ne ho alcuna voglia adesso.»
«Lo so, ma prima ci leviamo il dente e meglio è. Se tardiamo oltre sarà ancora più incazzato e di conseguenza molto più intrattabile di adesso.»
«Mi vengono i brividi solo a pensarci» ammetto, rabbrividendo all'idea.
«Appunto, andiamo» afferma per poi rubarmi un bacio veloce che mi lascia stordita.
Appoggia un braccio sulla mia spalla e, dopo aver chiuso accuratamente la porta a chiave, facciamo una corsetta fino alla sua auto, ridendo.
Il viaggio dura un po' più del solito, il che non mi dispiacerebbe se non fosse per il fatto che l'attesa mi da del tempo in più per pensare, ed in questo momento è l'ultima cosa che voglio fare.
«Non preoccuparti» sento dire da Niall, che fino ad ora era rimasto in religioso silenzio mentre io osservavo il paesaggio e mi godevo il suo profumo sulla mia pelle. «Vedrai che lo faremo ragionare» conclude, facendomi voltare verso di lui.
Sospiro. «In realtà non stavo pensando a mio padre» ammetto, sincera.
«Ah no? E a cosa, allora?»
Pensavo al mio futuro, a mia madre, a mio fratello, a Brian. A quanto sia cambiata la mia vita da quando l'ho lasciato, a quanto sia migliorata da quando ho incontrato Niall, nonostante tutti i problemi che ciò ha comportato. Pensavo al fatto che sono diventata più forte, più analitica, più riflessiva, più padrona di me stessa anche se ho conservato il mio lato pazzo, quello da diciassettenne - quasi diciottenne - innamorata della vita. Mi sono resa conto che sto diventando la ragazza che sono sempre voluta diventare, ed ora che c'è Niall al mio fianco ho quel pizzico in più di fiducia in me stessa che mi mancava per arrivare fino in fondo.
«Ti ricordi quando ti dissi che non avevo intenzione di proseguire gli studi, che mi sarei accontentata del lavoro che mio padre ha sempre voluto lasciarmi in eredità?» Annuisce. «Beh, credo di aver cambiato idea. Voglio essere io a gestire la mia vita, non voglio dipendere da qualcun'altro, soprattutto se si tratta di mio padre.»
«Quindi hai deciso di voler andare all'università?»
«Ho ancora un anno intero per rifletterci, ma sì, voglio fare quello per cui mi sono sempre sentita portata.»
«Fammi indovinare, vorresti prendere psicologia.»
«Come fai a saperlo?» chiedo, sorpresa.
Sorride. «Perchè hai saputo tirar fuori il vero me stesso e poi l'hai aiutato a capire quanto preziosa potesse essere la ragazza che aveva difronte.»

Quando arriviamo a casa mia mi sento stranamente tranquilla, come se la sola vicinanza di Niall potesse rendermi invincibile.
Infilo la chiave nella serratura, ma prima di aprire la porta mi volto per sicurezza verso il biondo. «Sei sicuro di volerlo fare?»
«Non sarei qui se fosse altrimenti. E tu?»
Annuisco con convinzione e lui, sorridente, mi stringe ulteriormente la mano incitandomi a continuare ciò che stavo facendo. Quando facciamo il nostro ingresso in soggiorno, però, con immenso disappunto ci accorgiamo che non c'è; chiudo la porta con un sospiro, immaginando che sia di sopra, ed infatti dopo aver sentito il rumore che ho causato la sua voce riecheggia dal piano superiore.
«Angy, sei tu?»
«Sì, sono a casa!»
Non ci mette molto a precipitarsi giù per le scale e non appena entriamo nella sua visuale la sua ira è tangibile, soprattutto quando vede il ragazzo affianco a me. In seguito la sua attenzione è catturata dalle nostre mani intrecciate e una volta arrivato davanti a noi ci ha già squadrati dalla testa ai piedi minimo cinque volte, in evidente stato di agitazione.
«Cosa ci fa lui qui?» mi chiede soltanto, senza perdere però il contatto visivo con Niall.
Quest'ultimo non si lascia intimorire e, anzi, gli tende una mano in segno di saluto.
«È un piacere rivederla, signor Stevens.» afferma mentre papà ricambia la stretta, anche se un po' titubante. «Sono qui perchè ritengo che siamo partiti tutti col piede sbagliato e che ci sia bisogno di alcuni chiarimenti.»
Il diretto interessato non si pronuncia, rimane impassibile, lo squadra soltanto, ma il suo carattere autoritario e da leader non ci mette molto a prevalere.
«Angy, prepara un caffè per favore. Niall, tu intanto accomodati pure sul divano.»
«Grazie lo stesso, ma io non prendo nulla.»
«Io sì però, ne ho bisogno» replica mio padre mentre si siede sulla sua poltrona, provocando un imbarazzante silenzio nella stanza.
Senza obbiettare ulteriormente mi dirigo in cucina e nei cinque minuti antecedenti al mio ritorno non ho idea di cosa si siano detti, dato che hanno parlato a voce bassa.
Quando consegno la tazzina quasi piena a mio padre lui mi ringrazia ed io guardo Niall come per dirgli che ho fatto più in fretta che ho potuto.
«Quindi adesso sta bene?» riprende papà.
«Sì, fortunatamente la fase critica è passata, sia lei che il bambino stanno bene.» 
Non ho la minima idea di cosa stiano parlando, quindi mi limito a prendere posto anch'io sul divano e a sorseggiare il mio caffè, giusto per sicurezza, nel caso avessi bisogno di mantenere dosi esagerate di calma. Sì, io sono forse l'unico essere umano al mondo a cui il caffè rilassa.
Guardo Niall con sguardo interrogativo, chiedendo spiegazioni.
«La moglie di Paul» dice, anche se continuo a non capire.
«Tornando a noi» interviene mio padre, ed io mi drizzo sull'attenti come un soldato. Il biondo, invece, sembra completamente a suo agio. «Stammi bene a sentire: io non ti conosco molto bene, però mi sembri un bravo ragazzo, abbastanza intelligente.» Niall solleva leggermente un sopracciglio, immagino infastidito dal mezzo complimento. «Quindi da tale capirai che personalmente non ho nulla contro di te, ma questa è la mia bambina e non voglio che abbia una relazione con un ragazzo che, per propria volontà o meno, non saprebbe dedicarle il tempo che merita. Voglio che trovi qualcuno che possa stare al suo fianco ogni volta che lei lo ritenga opportuno, che sia per una questione seria o anche solo per vedere un film. E devi ammettere che con te non potrebbe avere sempre questa sicurezza, a prescindere da quanto tu sia disposto ad accontentarla. Non voglio che si impelaghi in una di quelle relazioni a distanza in cui sei costretto a sentire sempre la mancanza di una persona. Io stesso ho vissuto un rapporto così, con sua madre: quando eravamo ancora sposati ero spesso qui a Londra per lavoro, ma anche quando eravamo fidanzati da giovani siamo stati penalizzati molto da questa situazione. Insomma, lei era di Milano, io di Londra, sinceramente pensavo che dopo quella vacanza studio in Italia l'avrei dimenticata.» 
«Però poi ti sei trasferito per lei e vi siete sposati» mi viene spontaneo ribattere, stupita da come sia riuscito a sfoggiare alla perfezione gli elementi a suo favore in così poco tempo.
«Sì, ma tredici anni dopo è finita, per lo stesso identico motivo. E noi eravamo solo a due ore di aereo, cosa succederà quando lui sarà in America, o in Cina, o in Australia a fare concerti con i suoi amici?» chiede per poi rivolgersi di nuovo a Niall. «Da quello che so state in giro per il mondo per dieci mesi, come avresti intenzione di gestire la vostra relazione quando sarai via per quasi un anno? Chi ne soffrirebbe di più, tu che sei in viaggio o lei che deve star qui ad aspettarti?» 
Ha ragione, dopotutto. Ora come ora mi sono rifiutata di pensare a questo aspetto perchè non ce n'è stata la necessità, ma come farò quando dovrà partire sul serio? Come l'affronteremo?
Il silenzio che ci avvolge è quasi assordante, sento subito tutto il mio autocontrollo, tutta la mia determinazione sbriciolarsi in un attimo. Delle lacrime pesanti spingono per uscire, ma impongo ad ogni muscolo del mio corpo di tenerle dentro, insieme a tutta la disperazione che mi ha formato un immenso groppo in gola. Sorprendentemente, con una buona dose di forza di volontà, riesco a mantenere la calma. O forse è solo grazie alla mano di Niall che ha appena afferrato la mia, stringendomela, fregandosene della pesantezza di quelle parole e spronandomi ad essere forte. 
Papà sembra avere un tremito dopo aver visto il suo gesto.
«Innanzitutto ci tengo a precisare che non rimaniamo in posti così lontani per più di una settimana. Inoltre, anche se non significa molto, penso proprio che il prossimo anno il tour durerà un mese in meno, dato che in America ci andremo quest'estate. Principalmente i nostri concerti si concentrano qui in Europa, e visto che abbiamo da tre a sette giorni al mese di pausa non sarebbe un problema per me prendere un aereo e raggiungerla ogni volta che ne avrei la possibilità.» 
«Non lo metto in dubbio. Ma che vita sarebbe? Lo stress ti arriverebbe alle stelle, te lo assicuro, io ci sono passato prima di voi.» 
«E allora perché lei ha continuato? Perché alla fine ha deciso di trasferirsi?» chiede Niall, pungente. Questa volta è lui a restare in silenzio, colpito nel suo punto debole. Niall ne approfitta, la stretta della sua mano decisamente più determinata. «Senta, adesso mi ascolti lei. Sì, so che non sarà affatto facile, che sarà stressante e che entrambi soffriremo molto quando la nostra lontananza sarà prolungata, ma, mi prenda pure per un immaturo, un ragazzino, uno stupido o qualsiasi altra cosa desidera, io sono follemente innamorato di sua figlia. E questo, mi dispiace deluderla, non sarà né la distanza né tantomeno lei a cambiarlo. Farei il giro del mondo a piedi pur di stare anche un solo secondo con Angy e non lo dico tanto per dire, ma perché è la verità. Sì, il mio lavoro non è alla portata di tutti, richiede un sacco di impegni e molti, troppi sacrifici. Ma non mi pesa farli se è per qualcuno che amo e credo che lei, essendoci passato, possa dire che non è poi così impossibile. Non mi spaventa l'idea di non vedere sua figlia per mesi interi, perché so che poi quando tornerò da lei sarò ancora più felice di averla al mio fianco e l'amerò molto più di prima.» 
Papà è decisamente senza parole e per quanto riguarda me... Beh, nemmeno tutta la determinazione del mondo sarebbe riuscita a trattenere la mia commozione. Niall se ne accorge e, voltandosi verso di me, mi asciuga le guance con la carezza delicata del pollice della sua mano, regalandomi un meraviglioso sorriso, di quelli che ti rimangono impressi nella mente per tutta la vita. È papà a riscuotermi, quando con una sottospecie di gemito mi fa voltare verso di lui, trovandolo straordinariamente a sorridere. 
«Ti devo delle scuse, ragazzo.» 
«E perché mai?» chiede Niall, sorridendo con aria di uno che la sa lunga. 
«Ti ho giudicato decisamente troppo in fretta. Ho capito che tieni a lei - quanto tieni a lei -, te lo si legge negli occhi. Infondo non sei poi così diverso da me.» Gli viene da ridere e a me si riempie il cuore di gioia; mi sembra di essere in un sogno. «Posso darti solo un consiglio: fai in modo che sia sempre ad aspettarti al tuo ritorno, io non sono stato molto bravo in questo.» 
Il mio sorriso cresce a dismisura e riacquistata tutta la speranza e la mia spavalderia questa volta mi concedo persino di intervenire. «Come potrei mai stancarmi di aspettare uno così?» chiedo facendo arrossire vistosamente Niall, mentre mio padre annuisce.
«Lo farò» gli assicura comunque il biondo. 
«Bene. Allora cos'altro posso dire... Benvenuto in famiglia, Niall» gli dice tendendogli una mano. Non so descrivere la quantità di sollievo presente in me quando lui gliela stringe. 
«Grazie signore.» 
«Chiamami pure Max.»         



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