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Autore: Lady Vibeke    30/10/2008    7 recensioni
Ho una collezione di sbagli nel cassetto
Pezze e rammendi che ho tentato di cucirmi sul cuore
Nessun colore su quei fili
Il solito nero
Ricamato nel rosso vermiglio
A motivi irregolari e spezzati
Come a voler rispettare
L’asimmetrica anatomia disarmonica dei sentimenti...
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: è la prima poesia nonsense che posto qui, un po’ per gioco, un po’ per voglia di provare qualcosa di nuovo, sebbene non sia affatto la prima che scrivo, bensì nient’altro che l’ultima di una lunghissima serie che si protrae da anni. Spero che possa essere apprezzabile, nonostante il suo più o meno ermetico significato. Preciso inoltre che quanto segue è interamente frutto della mia mano, eccezion fatta per l’ultimissima frase, che è tratta quasi letteralmente dalla canzone Planet Hell dei Nightwish, e non appartiene dunque a me. I commenti, ovviamente, sono benaccetti.

 

 

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Sento chiamare il mio nome

Qualcuno deve averlo scritto per sbaglio su un muro

Nero su bianco

Sangue su vetro

Quando si parla di me

Si sporca sempre qualcosa

Intaccandone la perfezione

Rovinandone il candore

Polvere su ricordi

 

I miei anni sono una pozza di buio

Tre volte sette

Quanta magia nel mio tempo

Quanto tragico orrore

Ho una collezione di sbagli nel cassetto

Pezze e rammendi che ho tentato di cucirmi sul cuore

Nessun colore su quei fili

Il solito nero

Ricamato nel rosso vermiglio

A motivi irregolari e spezzati

Come a voler rispettare

L’asimmetrica anatomia disarmonica dei sentimenti

 

Avverto l’eco del mio nome

Ancora

E ancora

E ancora

Non lo posso udire

Lo vedo soltanto

Vedo quel suono cupo che fa male a chi lo pronuncia

Dipinto sui loro volti come una maschera di delusione

Un velo di tenebra sul sole

Buio

Buio

Buio

 

Il mio rifugio è gomitolo di aghi

Nessuna culla nel mio nido di spine

Occhi anonimi tutt’intorno

Non so perché ancora chiamo casa

Quest’inferno gelido e vuoto

Ma qui dentro rintocca il mio nome

Come un’agonia che deve suonare ogni giorno

E ogni giorno è un nuovo requiem

Un funerale diverso

Lapidi grigie su colline verdi

Una macabra costellazione di sogni defunti

Non brilla

Non ha luce

Un museo di martiri innocenti

Su ogni pietra il mio nome

Su ogni foglia caduta

Su ogni fiore appassito

Su ogni fiamma spenta

C’è sempre un mio riflesso

 

E vorrei solo che piovesse

Per cancellare le tracce della mia debolezza

Nata per essere guerriera

Per combattere battaglie perse

Per cause sbagliate

Schierata dalla parte dei nemici in fuga

Sconfitta dai vittoriosi alleati

Vedo ancora la mia anima appesa ad una catena

Immolata a monito dei peccatori

Un brandello di nulla sfiorato dal vento

L’unica me che sia mai esistita

 

Uscirò da qui dentro

Graffi, tagli e ferite

Pagheranno la mia libertà

Niente nelle mie mani

Solo una moneta d’argento

Per la discesa al fiume

Andarsene non ha alcun prezzo

Ma qualcuno mi deve portare all’altra riva

E stringo in mano il saldo del mio pedaggio

Il mio ultimo viaggio

 

Soltanto un penny

Un penny per il mio traghettatore

   
 
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