Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: sophie97    23/11/2014    6 recensioni
“Si vive solo due volte: una volta quando si nasce e una volta quando si guarda la morte in faccia.” (Ian Fleming).
Una verità rimasta celata per troppo tempo; un’amicizia forse perduta per sempre; un gioco mortale che non lascia scampo.
Seguito di “Vittima Innocente”, è consigliabile ma non necessario aver seguito la prima parte.
Buona lettura!
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Ben Jager, Hartmut Freund, Kim Kruger, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Otto giorni dopo, 12 settembre, ore 12.17.

Il tempo.
Era impressionante il tempo.
Prima sembrava scorrere ad una velocità supersonica e un momento dopo le lancette parevano quasi fermarsi.
Ben guardò annoiato l’orologio che portava al polso ed entrò nell’ufficio richiudendosi la porta alle spalle e posando il pacchetto che aveva tra le mani sulla scrivania, davanti al suo collega che però non alzò nemmeno lo sguardo.
«Novità?» fece il più giovane sedendosi davanti al computer.
Semir scosse il capo, guardandolo finalmente negli occhi ma senza proferire parola.
Ben alzò le spalle «In compenso io ho portato il pranzo.» esclamò estraendo dal pacchetto due panini incartati singolarmente.
Semir abbozzò un sorriso afferrando uno dei due panini per poi però posarlo nuovamente sulla scrivania.
«Semir...» cominciò il più giovane con un lieve sospiro «Dovresti mangiare qualcosa, sai?».
«Ben, non iniziare per favore.» fu il semplice commento del turco, che tornò a scorrere con lo sguardo i numerosi fogli che aveva tra le mani.
«Dico davvero, mangia qualcosa, non puoi andare avanti così.».
«Non ho fame.».
«Semir, dammi retta...».
«Ben, dacci un taglio.».
Ben si ammutolì, tornando a fissare lo schermo del computer e afferrando il proprio panino, mentre nella stanza si creava un silenzio innaturale che in quegli ultimi giorni si era verificato fin troppo spesso. Per quanto il più giovane provasse a parlare con l’amico oppure a convincerlo a fare altrettanto, Semir non sembrava voler sentir ragioni di alcun tipo.
Si era totalmente chiuso in se stesso, non voleva farsi aiutare ma il suo silenzio era in realtà molto più forte di una banale richiesta di aiuto.
Quella strana situazione di quiete venne tuttavia presto interrotta da Susanne, che fece capolino dalla porta dopo aver bussato leggermente sul vetro.
«Ragazzi, la Kruger vi vuole nel suo ufficio.» comunicò la bionda segretaria con un breve sorriso.
I poliziotti si alzarono all’istante e a Ben balzò il cuore in gola: sapeva benissimo quale sarebbe stato il discorso del commissario, era stato rimandato per troppo tempo. E già immaginava la reazione del suo collega.
I due ispettori entrarono nell’ufficio del commissario e rifiutarono l’invito della donna a sedersi, preferendo invece rimanere in piedi, appoggiati a braccia conserte alla parete.
«Dunque» esordì Kim sedendosi alla propria scrivania «Signori, vi ho chiamato per parlarvi del caso Gehlen... del caso di Aida, insomma. Le indagini sono di competenza dell’LKA, ma questo già voi lo sapete. Tuttavia noi abbiamo continuato ad occuparcene fino ad oggi...».
La Kruger fece una breve pausa e scrutò attentamente i suoi ispettori.
Semir pareva concentrato, mentre Ben non faceva altro che spiare il collega alla sua sinistra con la coda dell’occhio.
«Ma adesso sono passati diciassette giorni dalla scomparsa della bambina e ancora non abbiamo nemmeno un indizio che ci possa ricondurre in qualche modo a lei. L’LKA continuerà ovviamente ad occuparsi del caso, ma noi dobbiamo riprendere ad occuparci degli ambiti di nostra competenza.».
«Scusi?!» fece Semir staccandosi appena dalla parete.
«Gerkhan, io capisco il suo coinvolgimento personale, ma il nostro commissariato deve tornare ad occuparsi di altri casi che abbiano come oggetto di riferimento le autostrade, il capo della polizia mi ha già ripreso per l’andamento di questi ultimi giorni.».
«Io me ne frego del capo della polizia, in gioco c’è la vita di mia figlia!» ribatté Semir, mentre Ben si prendeva la testa tra le mani, pregando tra sé e sé che quella riunione si concludesse in fretta e senza causare ulteriori danni.
«Gerkhan, sono passate più di due settimane e Gehlen non si è ancora fatto vivo.».
«E questo cosa vorrebbe dire? Quel bastardo non ha nessuna fretta di farsi vivo, non vuole chiedere un riscatto, vuole solo vendicarsi di me.».
«Sì, ma cerchi di capire che io...».
«Lei cosa, commissario? Io non smetto di cercarla, passasse anche un mese, un anno, non smetterò mai di cercarla!».
«Gerkhan, abbiamo perquisito tutti i luoghi possibili e...».
«Non so se è chiaro capo, io non mi fermo!» gridò Semir, ormai rosso in volto.
Seguì un attimo di silenzio, poi Kim respirò profondamente per riprendersi da quel rapido scambio di battute e tentare di far ragionare il suo sottoposto «Intanto lei deve calmarsi. Vada a casa per favore, stacchi per un attimo il cervello dalle indagini, perché nello stato in cui si trova ora, qualsiasi sforzo sarebbe comunque inutile.».
«Il capo ha ragione, Semir.» intervenne Ben per la prima volta, con voce tranquilla «Vai a casa, non puoi lavorare ventiquattro ore su ventiquattro senza mangiare né dormire, è solo controproducente.».
«Anche tu?!» riprese il turco ora rivolto verso l’amico «Allora non capisci. Voi non capite! Io troverò mia figlia dovessi arrivare da solo in capo al mondo. E potete stare certi che non appena avrò davanti quel bastardo di Gehlen non lo risparmierò come ho fatto con il suo amico Hoffman, ma anzi rimpiangerà di non essere morto quando gli avevo sparato otto anni fa.».
Quindi Semir aprì la porta e, sbattendola alle sue spalle, uscì dall’ufficio.

 

La Kruger si appoggiò allo schienale della propria sedia chiudendo per un attimo gli occhi e lasciandosi andare ad un profondo sospiro.
Quando riaprì gli occhi, si trovò davanti a quelli contrariati di Ben, che la fissavano con aria di rimprovero.
«Jager, non mi guardi così per favore. Nemmeno io so più da che parte girarmi, crede che non sia dispiaciuta per questa situazione?».
«Capo, guardi che sta facendo tutto da sola, io non le ho detto niente.».
«Sì, ma sta pensando.» replicò la donna spingendosi leggermente col busto in avanti e intrecciando le dita sulla scrivania «Non so davvero come muovermi.».
«Si aspettava una reazione diversa da parte di Semir?» domandò l’ispettore alzando appena un sopracciglio.
«No, assolutamente.» fece Kim con un altro sospiro «Anzi, credevo peggio sinceramente. Al posto suo io probabilmente non avrei nemmeno la forza di continuare a cercare.».
Ben si avviò senza ribattere verso l’uscita.
«Dove va Jager?».
«A recuperare il mio collega.».

 

Ben corse dietro all’amico e lo seguì fuori dal commissariato, fermandosi a pochi metri di distanza da lui.
«Semir, aspettami!» gridò, ma l’altro poliziotto non sembrò nemmeno sentirlo e non accennò a voltarsi.
Il più giovane scosse il capo, ricominciando a camminare velocemente per raggiungerlo.
Ma si fermò di nuovo, notando che Semir si era bloccato improvvisamente davanti a lui in mezzo al parcheggio e che non muoveva più nemmeno un muscolo.
Corrucciò la fronte e strinse gli occhi, fino a vedere ciò che sicuramente aveva notato anche il suo collega.
Quindi aprì la bocca e rimase senza fiato.

 

Ed eccomi qui con la nuova storia, seguito di “Vittima Innocente”, intitolata, se preferite, “Agonia e Disperazione 2”, come direbbe ChiaraBJ ;)
Che dire? Ringrazio in anticipo tutti coloro che leggeranno e chi vorrà lasciare un commento e vi ricordo che non è necessario, anche se consigliabile, aver letto la prima parte per capire l’andamento della trama (in caso di dubbi potete chiedere a me se non volete cimentarvi nella lettura dei trentadue capitoli del racconto precedente).
Grazie e al prossimo capitolo.
Sophie :D

  
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