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Autore: Regen    23/11/2014    2 recensioni
Dopo avere scritto su Saint-Just e su Desmoulins, non ho potuto fare a meno di scrivere anche su Robespierre. Il racconto è ambientato nell'ultima notte di Desmoulins in prigione prima di morire. Robespierre va a fargli visita nel tentativo di salvargli la vita.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore
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Questo luogo sa di morte, eppure continuo a camminare lungo il corridoio scarsamente illuminato della prigione cercando di non badarci. Le guardie mi hanno fatto passare senza chiedermi alcunché - e come potrebbero oppormisi? Anche se non sta scritto da nessuna parte, per tutti i Francesi sono io il capo della Repubblica. Soprattutto adesso, che la fazione di Danton è stata annientata. O meglio, che lo sarà domani nel senso meno metaforico del termine.

 

 

-Dite al cittadino Robespierre che non ho nessuna intenzione di vederlo-

-Si tratta di un ordine, cittadino Desmoulins-

Hai ragione a non volermi vedere, Camille. É stata la mia firma su un pezzo di carta a condannarti a morte. Ma forse non è ancora troppo tardi per rimediare. Due gendarmi ti scortano in una piccola stanza ancora più buia, facendomi cenno di seguirli.

-Merci, citoyens- 

-Quanto sei ipocrita, Robespierre-  commenti a braccia conserte appena i due guardiani sono usciti, lasciandoci soli. É in assoluto la prima volta da quasi vent’anni che mi chiami usando il mio cognome. Va bene, Camille, insultami pure, picchiami anche, se questo può farti sentire meglio. Ma poi ascoltami. Lascia che, per una volta, sia io a salvare te.

-Che cosa vuoi ancora? Sei qui per tormentarmi persino durante la mia ultima notte in questo mondo?-

-Sono qui per farti ricredere. Non è ancora troppo tardi: se neghi ora il tuo appoggio a Danton, io sarò in grado di salvarti in extremis dalla ghigliottina. Il Tribunale Rivoluzionario mi darà ascolto-

Scoppi a ridere, in una risata fredda e sarcastica.

-Certo che ne sarai in grado. Tu sei ormai in grado di fare qualunque cosa in questo Paese, purtroppo. Povera Francia-

Ignoro i tuoi commenti e continuo la mia opera di persuasione. Resterò qui fino all’alba, se necessario. Non ti abbandonerò al tuo destino, Camille.

-La sentenza di morte è stata emanata principalmente per via del tradimento di Danton e dei suoi amici. Il tuo nome è stato aggiunto forzatamente alla lista-

-Sì, lo so. Ce lo ha aggiunto quello là. Ma anche se non lo avesse fatto, io sarei salito volontario al patibolo insieme a Danton, perché lui non ha mai tradito la Repubblica. La sua politica moderata è quello che serve alla Francia in questo momento. Il traditore sei tu, Robespierre. Stai bruciando la libertà dal suo interno, quella libertà che avevamo tanto faticosamente costruito insieme-

Non è vero, se siamo arrivati in alto dove siamo ora è solo grazie alla politica del Terrore. Sappiamo entrambi che è stato Antoine a condannarti a morte, aspettava solo questa scusa per poterlo fare. Ed io non aspettavo altro che questo per poterti dimostrare che non ho mai tradito la nostra amicizia. Sai bene che non sono mai stato bravo a dimostrare i miei sentimenti a parole, ma lascia almeno che te li dimostri con i fatti.

-Ti prego di ascoltarmi, Camille. Tu pensi che io ti abbia tradito, lo so. Ma non è così-

-Davvero? E allora come ti spieghi il fatto che io sia in questa lurida prigione adesso? Non è forse perché non hai voluto opporti a Saint-Just?-

Non posso evitarlo. Ci ho provato, ma non ci riesco. Non è più solo di politica che stiamo parlando, ormai.

-La tua gelosia è ridicola. Stai per morire e mi rimproveri di averti preferito Antoine-

-Se tu mi avessi ascoltato, se tu avessi dato ascolto ai miei consigli di usare cautela nelle scelte politiche, invece che accontentare un ragazzino fanatico, a quest’ora non saremmo qui a discuterne-

Ma è davvero così, poi? Sei tu ad essere geloso? Perché il ricordo di te e Lucile il giorno del vostro matrimonio continua a perseguitarmi persino adesso? Siamo sempre stati amici, Camille. Sono stato io a farti da testimone, e ho davvero augurato ad entrambi tutta la felicità possibile, con sincerità. Ma quel pensiero che non mi sono mai risolto a comprendere mi infastidisce. Vuoi la verità? Quale verità, poi? Leggo nei tuoi occhi questa muta richiesta che non formulerai mai. Ad ogni modo, per quel poco che vale, questa stanza buia non tradirà mai il segreto delle mie parole e delle mie paure.

-Sei stato tu il primo ad allontanarti dalla nostra amicizia. Da quando hai conosciuto Lucile sei cambiato, ti sei ammorbidito troppo, senza contare che è stata lei ad incoraggiarti ad appoggiare Danton. Quindi la colpa primaria della tua condanna è di tua moglie, non mia-

I tuoi occhi si dilatano. Nella fioca luce dell’unica candela la tua espressione è spettrale, quasi febbrile.

-Et voilà che abbiamo risolto il mistero. Senza accusare ignobilmente Lucile, guardiamo in faccia la realtà per quella che è: siamo entrambi vittime della gelosia per un malinteso. Anche io ho odiato Saint-Just per averti allontanato da me. Ma la colpa è solo nostra. Se avessimo chiarito tutto fin dal principio, adesso saremmo tutti fuori da qui, e continueremmo ad essere amici come un tempo. Tu mi ascolteresti ed io ascolterei te. Forse, insieme, riusciremmo persino a colmare la rottura tra le fazioni contrastanti della Convenzione-

-Io non ho sposato Antoine-  è il mio commento acido.

-Non dubito che se potessi lo faresti-

Hai sempre avuto la lingua tagliente, Camille. A nessun altro perdonerei un simile affronto, ma a te sono disposto a perdonare tutto. Soprattutto adesso. Mi avvicino a te di un paio di passi e ti prendo entrambe le mani. Sono fredde e sudate, stai tremando. Inaspettatamente, tu strigi le mie in una stretta spasmodica, quasi disperata. Fa male, ma io non ho intenzione di indietreggiare. Non più.

-Devi assolutamente fare quanto ti ho detto. Salvati, Camille-

-No, Maxime, non lo farò. Ho preso la mia decisione, l’unica che ritengo giusta, e non cambierò idea-

Vedo la convinzione ferrea nella tua espressione risoluta, e finalmente capisco che qualunque cosa io tenti di dire o di fare è inutile. Antoine ha ragione, sei uno sciocco, Camille. Strappo le mani dalla tua morsa senza senso e mi volto per andarmene. Forse stai pensando che io stia scappando, ma non mi importa: sei un condannato a morte, qualunque cosa tu pensi ora non ha la minima importanza. La tua voce mi richiama nell’attimo in cui sto per aprire la porta, per uscire da questa stanza soffocante e dalle sue confessioni troppo pesanti.

-Non preoccuparti, Maxime. Continua così e ci rivedremo molto presto. Però, nel frattempo, devi darmi la tua parola che non farai niente di male a Lucile, dopo che io sarò morto-

Un sorriso crudele mi si dipinge sulle labbra. Non temere, Camille, rivedrai lei molto presto: lei sarà la prossima.

 

 

Sono trascorse solo poche ore, ma mi sento addosso dieci anni di più. Sono seduto nella mia stanza a fissare il vuoto da quando sono tornato dalla Conciergerie. La porta si spalanca e l’ambiente si impregna immediatamente del tuo profumo e della tua presenza intossicante.

-Ce l’abbiamo fatta, Maxime! Danton e i suoi sono morti! Viva la Repubblica!-

Esulti perché hai vinto tu. Il mio entusiasmo è invece svanito nell’attimo in cui sono uscito da quella prigione. Ora il senso di colpa mi attanaglia il corpo, la mente e l’anima.

-Lo so, Antoine. Le grida di scontento del popolo sono echeggiate da Place de la Révolution fino a qui-

Non noti o fai finta di non notare il mio sarcasmo. É vero, il popolo amava Danton, e adesso odia me ancora di più. Camille aveva ragione, io - no, noi- lo seguiremo presto, molto presto. Tuttavia non ti dico nulla, non voglio ancora che tu ci pensi. Sono stanco, Antoine. Il peso di tutte le decisioni prese e delle battaglie sostenute grava sulle mie spalle ora come non mai. Ma non posso arrendermi proprio adesso, l’intera Francia è praticamente nelle mie mani. Tu forse intuisci i miei pensieri, perché ti chini su di me e mi prendi le mani nelle tue. Fa male pensare che, solo qualche ora fa, Camille aveva fatto lo stesso. Però no, non è lo stesso, perché la sua presa era fredda e accusatoria mentre la tua è calda, morbida, rassicurante. Mi alzo piano dalla sedia. Ti guardo negli occhi, nei tuoi begli occhi freddi e taglienti che cambiano espressione solo quando si posano su di me. A volte mi domando perché tu, che potresti avere chiunque, abbia scelto proprio me. Mi dirai mai quelle parole, Antoine? Mi dirai mai quello che pensi, quello che provi davvero? Io lo so già, ma adesso, dopo averti di fatto sacrificato il mio migliore amico, ho bisogno di sentirmelo dire da te.

-Perché?-  di tutti gli interrogativi che mi affollano la mente, solo questo riesce a prendere corpo. Ti avvicini ulteriormente a me ed è complicato decifrare l’espressione sul tuo volto perfetto.

-Maxime, dimentica Desmoulins. Lui ha tradito la Repubblica e la tua fiducia. Pensa agli altri che ti sono sempre stati vicini, che non hanno mai tradito la Francia e non hanno mai tradito te-

Possibile che, persino ora, il tuo risentimento nei confronti di Camille non si sia del tutto estinto? Un piccolo sorriso mi incurva gli angoli delle labbra. Tu non mi dirai quelle parole per paura che io ti possa allontanare. Ma quello che tu non hai capito è che io non ti permetterò mai di allontanarti. Non commetterò di nuovo lo stesso errore.

Però rimandiamo questo discorso ad un’altra volta, per favore. Il giorno della morte di Camille è soltanto suo. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA

 

 

Lucile Desmoulins fu condannata alla ghigliottina qualche giorno dopo il marito.

La storia è ambientata il 5 aprile dell’anno 1794. Alla fine di luglio dello stesso anno, anche Robespierre e Saint-Just vennero giustiziati.

Il titolo, Bruciare non è rispondere, è una citazione di Desmoulins, riferita proprio a Robespierre.

  
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