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Autore: Phantom_Miria    30/10/2008    11 recensioni
Nella scuola che Rabi frequenta al suo ultimo anno, sono arrivati due nuovi ragazzi, tanto belli quanto misteriosi. La curiosità è un aspetto del carattere di Rabi che non può essere frenato, e sarà questa, insieme a un altro sentimento molto più profondo, a trascinarlo in un mondo di ombre e sangue. Avviso: La storia è segnata come "Spoiler", ma essendo un'AU, in realtà vengono solo spoilerati i nomi di tali personaggi spoiler, non ci sono chiari (forse non ci saranno proprio) accenni a fatti spoiler, ma se non volete correre rischi, se siete maledettamente intuitivi, allora è meglio che non leggiate. Rating Arancione per spargimenti di sangue, per lo più. POTREBBE salire a rosso, ma ci sono pochissime probabilità.
Genere: Romantico, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi | Coppie: Rabi/Allen
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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The Two Princes' Club

Ciaaao *O*

Questa è la mia prima fic in assoluto, quindi…quindi che? Quindi niente, se facesse schifo sarebbe il caso di non postarla neanche. MA!! Dopo aver fatto un mese di meditazione profonda nei cunicoli delle Montagne Nebbiose del Nepal, sono arrivata alla conclusione che voglio davvero provare a scrivere una fic, e so di non essere esattamente un mito *si patpatta*,  ma vorrei migliorare nello stile &all, quindi sono ben accette eleganti e raffinate recensioni nelle quali il contenuto sia di quello spiacevole critico-costruttivo che ammazza l’autostima però serve >_> Comunque, emocorners a parte, riguardo alla fic volevo dire tante cose, me le ero anche segnate su un file word! Ma ovviamente non mi ricordo più che file word era e, avendolo chiamato qualcosa come “iosaojng”, tra i tanti file che hanno un nome molto simile, non avevo voglia di controllare ò_ò

Prima di tutto, questa fic, come avete visto negli avvisi iniziali, è AU. Non ce ne sono di AU Laven qui, o molto poche, e farmi tre mesi di vacanza leggendo quasi solo codeste storie, beh, è un fattore che ha esercitato la sua influenza (che sia positiva o negativa, ancora non lo so, ma vabbè, dettagli  >_> )

Vi dico solo che è stata la prima volta nella mia vita che ho desiderato di essere una fan dello yullen T_T

MA sono una convinta sostenitrice del LavenNecessarilyCanon, quindi ho dovuto togliere ad Allen quella parte un po’ alla Yuuki che io adoro così tanto ç__ç

Già brancolate nel buio e nella confusione? Bene, quello era vagamente il mio scopo, e comunque vi spiegherò meglio nei prossimi capitoli.

E non scervellatevi troppo nel tentare di capire la trama, perché non sono sicura di saperla neanche io.

Disclaimer: Non possiedo una beneamata mazza di dgm. T_T Maccheccaz--!! *Mugen!* Argh!

 

O0o0o0o0o0o0o0o0o0O

 

Faceva male.

 

Non si aspettava facesse così male.

 

Stranamente, però, lo trovava un dolore eccitante.

 

Del caldo liquido rosso gli scendeva lungo l’incavo del collo, fino ad arrivare alla clavicola, sporcando la maglia nera.

 

Sentiva il suo stesso sangue venire risucchiato dalla bocca che lo mordeva. La sua pelle era ormai diventata gelida nel punto in cui le labbra dell’altro erano poggiate. Stava iniziando a vedere lampi neri davanti ai suoi occhi e questo, di sicuro, non era un buon segno; lui l’aveva avvisato del pericolo, del fatto che non sarebbe riuscito a fermarsi finché non gli fosse rimasto più sangue.

 

Portò lentamente una mano alla testa del ragazzo dietro di lui, che non riusciva a vedere con l’occhio sinistro. Si era persino messo sul suo lato destro: si chiese se l’avesse fatto consciamente o meno.

 

Tirò leggermente la mano verso l’alto, sempre tenendo le ciocche di capelli dal colore incandescente, per allontanare il ragazzo da sé. Non riusciva a capire: compiere quel gesto gli dava fastidio, come se il suo corpo desiderasse continuare quell’inumano trattamento. Gemette, quando l’altro, non intenzionato a mollare la presa con cui i suoi denti si serravano nella sua carne, morse più a fondo, facendo scappare dalla sua gola assetata nuovi rivoli di sangue.

 

Si stava eccitando ancora di più. Dio, cosa non andava in lui?! Stava per svenire dal dolore e forse morire per dissanguamento, e riusciva solo a pensare… Si, tanto per essere chiari, a come togliersi il ragazzo di dosso e fare sesso con lui fino a morire dalla stanchezza.

 

Ah, che cosa divertente, aveva pensato proprio la parola ‘morire’… beh, se la situazione non cambiava drasticamente, era sicuro che non mancasse molto per lui.

 

Facendo un enorme sforzo per scacciare dalla testa quei pensieri decisamente poco casti e inconvenienti, al momento, tirò nuovamente, con più forza, i capelli intrecciati alle sue dita, e pronunciò una sola parola, con voce tanto bassa e debole che stupì lui stesso, prima di scivolare nell’oscurità che lo avvolgeva.

 

Allen…

 

1.

The Two PrincesClubs

 

Quando sentì la campanella avvertire gli studenti della fine della lezione, Rabi si posizionò meglio sull’occhio destro la benda nera comprata tre mesi prima e raccolse da terra lo zaino, poggiandolo sul banco e iniziando a infilarci dentro, a forza, l’enorme libro di Storia. Non badò particolarmente all’inespressiva voce del professor Bookman mentre ricordava ai ragazzi, che già irrequieti si fiondavano verso la porta, di studiare per il test del giorno seguente. Ovviamente nessuno lo sentì. E lui non diede segno di irritazione alla mancata attenzione. Il professor Bookman era uno di quegli insegnanti a cui non importava che gli studenti fossero bravi o meno, che ascoltassero le sue spiegazioni o no, che intervenissero; non li rimproverava né pretendeva la loro concentrazione. Per lui contavano solo i voti dei test. Non gli interessava assolutamente sapere se la persona si era impegnata e si era sforzata di dare il suo meglio. “Tutto dipende dal test” era il suo motto. Lavi aveva sempre pensato che fosse una tecnica di insegnamento particolarmente triste. Era vero che i professori dovevano mantenere un certo distacco dai loro allievi, ma non fino a questo punto. E non era solo questione della classe. Più volte l’uomo si era dimostrato impassibile davanti ai problemi dell’Istituto; ad ogni accesa discussione tra professori, o professori e studenti, lui stava sempre zitto, osservava e ascoltava con attenzione, come se stesse guardando un film da imparare a memoria, ma non faceva mai niente per la comunità scolastica. Era ormai da tempo che giravano, per il vecchio, soprannomi come ‘Senza Cuore’, ‘Faccia Smorta’, ‘L’Antico’, ‘Panda’. Cioè, l’ultimo non c’entrava niente col fatto che risultasse totalmente impassibile ai problemi del mondo; era un soprannome dovuto al suo aspetto: basso, calvo se non per una ciocca di ondulati capelli grigi al centro della testa e con occhi scuri e contornati da due cerchi neri. Piuttosto che trucco, sembrava che qualcuno lo avesse preso a pugni da mattino a sera. Nel complesso, quindi, il vecchio sembrava più un monaco del Tibet che un insegnante di storia, dato anche il suo abbigliamento. Indossava spesso, infatti, una veste bianca e nera che, chissà perché, metteva sempre una certa soggezione agli studenti. Questo ovviamente solo in classe, al suo cospetto: una volta fuori dall’aula tutti si impegnavano strenuamente a screditare il professore, parlando del suo irritante modo di fare e prendendolo in giro per quella bizzarra usanza della matita nera intorno agli occhi. Nessuno però aveva mai osato mettere in discussione la sua conoscenza: di sicuro Bookman era uno degli uomini più colti del mondo; aveva scritto molti libri di storia, che avevano avuto grande successo, e il suo sapere si estendeva anche nei campi più improbabili. E il ragazzo l’aveva constatato proprio durante quell’estate problematica. Era inoltre conosciuto per avere un’ottima memoria fotografica, che gli permetteva di leggere un testo una sola volta per ricordarselo perfettamente.

 

E lo stesso valeva per suo nipote. Proprio così, Rabi Bookman era imparentato con il ‘vecchio Panda’ ed era persino nella sua classe di storia. Di solito una disposizione del genere la si evitava nelle scuole, ma sapendo dell’assoluta imparzialità del professore, il preside aveva pensato che per una volta si poteva fare un’eccezione.

 

Anche Rabi aveva una memoria fotografica straordinaria, si diceva persino migliore di quella del nonno, e ovviamente questo rappresentava un vantaggio incredibile dal punto di vista scolastico: grazie alle sue capacità, si era mantenuto al primo posto nella classifica della scuola per  entrambi gli anni precedenti. Ora che il nuovo anno era cominciato, però, il suo titolo di ‘miglior studente’ sembrava essere minacciato da un nuovo arrivato, che al momento era alla pari con lui nella classifica. D’altronde Rabi aveva temuto che le cose potessero cambiare, ma era sempre stato convinto di poter contare sulle sue doti e la sue mente: per due anni era stato il ‘beniamino’ dei professori, il più corteggiato dalle ragazze e, in pratica, il più popolare della scuola. Ma dall’inizio dell’anno scolastico un fattore che Rabi non aveva calcolato stava mettendo a rischio tutto ciò per cui il ragazzo aveva lavorato. Due insignificanti nuovi arrivati.

 

Si portò una delle due bretelle sulla spalla mentre con la mano libera si arruffò i già disordinati capelli rossi, per scacciare dalla mente quei pensieri fastidiosi, e uscì anche lui dall’aula, tentando piuttosto inutilmente di non farsi trascinare dalla folla che si era scatenata nei corridoi alla fine della lezione. Dopo essersi aperto una breccia tra un gruppo di ragazzini del primo anno, arrivò al suo armadietto, lo aprì e iniziò a togliere alcuni dei libri più pesanti della cartella che non avrebbe dovuto usare a casa per il giorno dopo.

 

OiRabi.” Chiamò una voce femminile alle sue spalle. Si voltò e vide la ragazza, ora davanti a lui, che aveva parlato arrossire lievemente. Era una studentessa del secondo anno, decisamente carina, con neri e lunghi capelli raccolti in due codini e grandi occhi castano scuri. Rabi sorrise: per quanto riguardava l’estetica, se l’era scelta decisamente bene.

 

“Ciao, Lee” le disse, e si chinò un poco per raggiungere le sue labbra. Dopo un breve bacio, che aveva fatto arrossire la ragazza ancora di più, Rabi continuò: “Allora, cos’è che dovevamo andare a vedere oggi?”

 

E-ecco… Era proprio di questo che volevo parlarti...” balbettò a mezza voce. Rabi le lanciò uno sguardo di disappunto.

 

“Non dirmi che ne hai un altro…” disse con un tono di voce che era un misto tra il ferito e l’arrabbiato.

 

“… Vedi, il fatto è che oggi lui ha lezione e ci siamo tutte date appuntamento fuori dalla palestra… Non che a me interessi davvero, lo sai! Però è una cosa così, che fa piacere farla ogni tanto con le amiche…” la voce della ragazza era diventata praticamente inudibile.

 

“Rimandare ogni volta un appuntamento con il tuo ragazzo per andare a spiare un branco di uomini che si sbracciano con delle stupide spade di legno e che sudano come maiali, non lo chiamerei esattamente ‘un semplice passatempo con le amiche’, Lenalee.” Rabi stava iniziando ad irritarsi. Non gli piaceva affatto la piega che stava prendendo questa relazione. Aveva avuto svariate ragazze prima di lei ed era abbastanza certo che un comportamento del genere non fosse normale. Se aveva lui, c’era davvero bisogno di andare a guardare un ragazzo, per quanto fosse bello, praticare kendo nella palestra scolastica? Okay, lo ammetteva anche lui che quel tizio era sexy, fosse stato dell’altra sponda c’avrebbe fatto un pensierino, ma sicuramente non se era già impegnato!

 

“Non vado a vedere un branco di uomini che sudano!” la voce di Lenalee aveva assunto una sfumatura di indignazione “Vado a vedere sol-“ si fermò nel mezzo della frase, probabilmente rendendosi conto che ciò che stava per dire non era particolarmente corretto nei confronti del ragazzo di fronte a lei.

 

“Vai a vedere solo lui? Oh, beh, questo sì che mi rincuora.” Rabi si lasciò scappare un sorriso sarcastico “Già è innaturale che tu sia iscritta a un club del genere, avendo me. Ci manca solo che indossi anche la s—“ Non poté finire la frase quando adocchiò un riflesso di luce proveniente dalla maglia della divisa di Lenalee. Sul suo volto si formò un’espressione di puro disgusto.

 

“Che. Cos’è. Quella. Roba.” Scandendo ogni singola parola, Rabi puntò un dito verso l’oggetto del suo sconcerto. A questo punto la faccia di Lenalee avrebbe fatto invidia a un pomodoro.

 

V-vedi Rabi… Oggi le davano gratis, e non sono riuscita a resistere, così ne ho presa una e…” portò velocemente una mano all’altezza del cuore, per coprire una piccola spilla blu che scintillava alla luce che entrava dalle finestre del corridoio. Ma ormai Rabi l’aveva vista così tante volte, addosso a tante altre ragazze, che l’immagine stampata su essa era dipinta nella sua testa perfettamente. Ogni tanto rimpiangeva di avere una tale memoria fotografica. Sul piccolo cerchio di ferro blu vi era stampata la foto di un giovane dall’aria scontrosa, con gli occhi a mandorla e nero pece, le sopracciglia leggermente aggrottate e la fronte coperta da una spessa frangia di capelli neri. Il fatto che avesse i capelli, lunghi e raccolti in una coda alta, così scuri, faceva sembrare la sua pelle ancora più pallida e trasparente. Un paio di pesanti occhiaie contornavano il bordo inferiore degli occhi, stranamente conferendo al viso un aspetto ancor più affascinante. Se non avesse saputo chi era, avrebbe scommesso che fosse una femmina.

 

Rabi stava impazzendo. Come poteva Lenalee sbavare così per uno che non conosceva minimamente il significato di parole come ‘battuta’ o ‘sorriso’ ?? Ricordava bene la prima volta che aveva cercato di parlargli, all’inizio dell’anno scolastico, poco dopo il suo arrivo. Aveva fatto una simpatica e innocentissima battuta sui suoi capelli e pochi secondi dopo era miracolosamente riuscito ad evitare il fendente di una katana lunga e affilata che, però, non gli aveva risparmiato qualche ciuffo di capelli rossi. Dopo quell’incidente, avvenuto in mensa, il preside dell’istituto aveva proibito al ragazzo dai capelli neri di portare nuovamente la spada a scuola. Ma dopo essersi iscritto al club di Kendo e aver dimostrato la sua bravura, gli era stato concesso come premio di poter tenere con sé la spada di legno che usava per gli allenamenti. Rabi aveva sempre pensato che non fosse molto logico premiare qualcuno così pericoloso in questo modo, ma era noto a tutti che il preside Lee non era esattamente un tipo normale.

 

“Ma non si suppone che tu sia la mia ragazza, Lee?! Come diavolo puoi andare in giro con la spilla del Club delle Fangirls Svitate?!”  Rabi sapeva perfettamente che insultare le amiche di Lenalee poteva essere pericoloso. La ragazza era così dolce e gentile solitamente, ma dopo la prima volta in cui Rabi aveva avuto da ridire sul comportamento da oche di alcune sue compagne di classe, il giovane aveva, a suo discapito, scoperto che Lenalee sapeva tirare dei calci niente male. Faceva ginnastica artistica da quando aveva 4 anni, in fondo, non c’era tanto da stupirsi che quelle lunghe e toniche gambe riuscissero a raggiungere facilmente il suo collo dando luogo a un impatto notevole. Da allora era sempre stato molto attento nel discutere con lei. Ma al momento, sinceramente, non gli importava molto, riteneva di avere tutti i diritti di essere irritato. A quanto pare anche Lenalee lo pensava, dato che non gli arrivò nessun calcio in faccia.

 

“Non sono assolutamente Svitate, Rabi! È un Club come gli altri, e il suo nome è Club dei Principi! E il fatto che io lo frequenti non significa che ami alla follia quel ragazzo: è come avere una passione per qualche attore famoso e bello! Non c’è niente di male in un po’ di fangirlismo!” gridò Lenalee, poi, improvvisamente, la sua espressione passò da una scioccata a un’altra leggermente triste. “Senti, non ci metterò tanto oggi, voglio solo passare del tempo con Rou Fa e le altre… Quando avrò finito, se vuoi, possiamo andare un po’ ai parchi, ti va?” sorrise.

 

Rabi fu tentato di credere che lo stesse dicendo più per compassione che per vero interesse nei suoi confronti, ma impedì a se stesso di formulare un tale pensiero. Non aveva più molta forza per discutere, contando anche che, dopo che entrambi avevano alzato la voce, molte teste curiose si erano girate verso di loro per scoprire cosa stava succedendo. Se avessero dovuto continuare quella spiacevole conversazione, l’avrebbero fatto in un luogo più appartato; i parchi, nel caso, sarebbero andati bene. La sua fronte si aggrottò ancor di più, ma disse semplicemente, con un tono rassegnato.

 

“E quando saresti libera?” In fondo gli piaceva passare il tempo con Lenalee, gli piaceva farla ridere e gli piaceva vederla sorridere con quel sorriso luminoso che pareva rischiarare le sere passate insieme in giro per la città.

 

Lenalee rispose con aria più serena: “Alle 17.00 me ne andrò, prometto.”

 

Rabi tentò di sorridere insieme a lei e poggiò una mano sulla testa della ragazza, arruffandole i capelli. All’”Ehi!” di protesta, ghignò e la tirò via, lasciandola ricadere lungo i fianchi. Sinceramente, non capiva perché continuare in questo modo. Era palese che Lenalee non provava più la stessa attrazione di mesi prima per lui, ma… magari… se avesse continuato a starle vicino, facendole capire che non era disposto a lasciarla andare…

 

---                    Un Anno Prima

 

“STRIIIIIKE!!!” gridò eccitato Rabi quando vide una ragazza mora, dal corpo snello e gli occhi grandi da cerbiatto passare nel corridoio, poco lontano da lui.

 

C-chi..cosa..? Rabi stai be- …Oh, no.” mormorò il ragazzo biondo in piedi di fianco al rosso, alle prese con la serratura del suo armadietto perennemente rotto l’attimo prima di venire distratto dagli urletti isterici di vittoria.

 

“È..è…una BOMBA!!” la voce di Rabi si stava facendo a ogni parola più acuta, di lì a poco nessuno avrebbe potuto biasimare il suo amico per aver tentato di strappargli le corde vocali “Baka-Bak, guardala! È fantastica! E da come sorride e come cammina, si capisce che non solo è bellissima, ma anche gentile e divertente!” i suoi occhi smeraldo non si staccavano dalla figura che stava ormai per svoltare l’angolo.

 

“Ah, ora capisci i caratteri delle persone solo guardando il modo il cui ancheggiano?” commentò acido Bak. Rabi però si accorse della punta di irritazione nel suo parlare.

 

Ehi… Non è lei… la ragazza di cui mi hai parlato, vero…? La misteriosa stupenda ragazza a cui facevi fotografie di nascosto e per cui sbavavi dalla mattina alla sera?” chiese esitante il rosso.

 

“Beh, effettivamente sì, è lei” confessò Bak. “Lenalee Lee, sedici anni, ottima studentessa, sorella dell’attuale preside e frequentatrice del Club di Ginnastica Artistica.” Assunse poi un’aria più dignitosa, come per sfidare l’amico a prendersi gioco di lui, e si voltò di nuovo verso il suo nemico di ferro che era a quanto pare deciso a non aprirsi, a qualsiasi costo. “Ma ora non è più affar mio. Mi stupisce davvero, comunque, che tu ti  sia accorto di lei dopo quasi due mesi dall’inizio dell’anno. Probabilmente stai perdendo il tuo fiuto micidiale. Ma non preoccuparti, la vecchiaia arriva per tutti.”

 

“Ehi, non l’ho mai vista semplicemente perché solitamente le prime stanno al primo piano, no? E immagino che le—. No, aspetta un attimo, in che senso non è più affar tuo?? Mi hai asfissiato per ben due mesi con i tuoi racconti poetici sulla sua bellezza e sul suo essere divina, e ora, all’improvviso, non ti interessa più? Voglio dire, se davvero ci tieni a lei, io pos—

 

“Non è più affar mio semplicemente perché due giorni fa Fou mi si è dichiarata.” lo interruppe Bak bruscamente. Rabi notò il rapido crescere del rossore sulle guance del ragazzo, mentre questo ora piantava lo sguardo dritto al pavimento di marmo del corridoio. Gli ci vollero esattamente otto secondi per realizzare appieno ciò che l’amico aveva appena detto. Fu allora che, sbarrando gli occhi, lasciò la mandibola cadere verso il basso per lo stupore.

 

Co-…aspet-..COSA??” La faccia di Bak aveva assunto una nuova tonalità di rosso, più intensa e il povero ragazzo, preoccupato che orecchie indiscrete potessero sentire, fece segno a Rabi di abbassare la voce, portando agitato un dito alla bocca. Il rosso allora riprese: “Fou si è dichiarata?? E non mi dici niente, Baka-Bak?” sussurrò indignato “E come diavolo è potuto accadere che la Regina della Violenza abbia fatto una cosa tanto da… da… ragazza normale?!”

 

Bak era ancora intento a fissare il pavimento, per cercare di nascondere il suo arrossimento “Beh, ecco… Eravamo a casa mia a vedere Alien, hai presente, quella sera in cui tu non potevi venire perché avevi un appuntamento con la tua vicina di casa... Praticamente, quando è finito il film, abbiamo parlato e riso un po’… alla fine della conversazione ha borbottato “Mi piaci, scemo”, e quando io non le ho risposto perché ero troppo sconvolto per parlare, lei mi ha tirato un pugno.” Bak scosse le spalle, come ad indicarlo come un dato di fatto. Se possibile, la mandibola di Rabi si abbassò ancora di più. Dopo almeno un minuto di imbarazzato silenzio tra i due, il rosso scoppiò a ridere.

 

Bak alzò finalmente lo sguardo da terra, scocciato “Ehi, quel pugno è stato doloroso, non ridere dei mali altrui!”

 

Rabi sembrava non poter fermare il suo attacco di risate, ma, con un immenso sforzo, riuscì a ridurlo a un ghigno divertito e, appoggiando una mano sulla spalla dell’altro, commentò: “No, è che siete troppo perfetti insieme… In realtà ho sempre pensato che tu le piacessi, ma data questa tua mania per la Ragazza Misteriosa, non riuscivo a prevedere come sarebbe potuta finire.” Ora Rabi sorrise sinceramente, guardando Bak negli occhi e dandogli un colpetto sulla spalla su cui appoggiava la mano “Quindi ora state insieme? Avrai detto di sì, spero! Fou è una ragazza un po’ irruenta, ha bisogno di qualcuno fiacco come te che la tenga a bada” il ghigno ritornò a estendersi sulle sue labbra. 

 

Bak gli lanciò un’occhiataccia “Ehi, non scambiarmi per il preside! … Comunque sì, le ho detto che se voleva potevamo stare insieme. Lei mi ha risposto con uno sbuffo e se n’è andata via. Quindi presuppongo che al momento noi stiamo insieme. Suppongo. Non si può mai essere sicuri al cento per cento con Fou.”

 

Rabi ridacchiò e riportò la mano ai suoi fianchi: “Ti devo dar ragione… E Lenalee? Come hai fatto a dimenticarla così velocemente?”

 

Bak scrollò le spalle: “Immagino fosse solo un sentimento passeggero, dovuto più che altro a un’attrazione fisica… Fou è sempre stata una mia amica e, quando si è dichiarata, credo di aver realizzato solo allora cosa significasse davvero lei per me.”

 

Rabi lo guardò, incerto su cosa dire: “Ehm, perfetto! Quindi… non ti dispiace troppo se ci provo con Lenalee, vero?

 

 Bak ritornò all’armadietto, pronto a provare un’ultima volta. “No, non particolarmente.”

 

Il sorriso di Rabi si fece più largo, quando, spostando leggermente Bak da un lato, serrò le dita della mano destra a pugno e colpì con forza l’armadietto del biondo all’altezza della serratura. Questo, dopo aver emesso un sonoro ‘click’ insieme al rumore di ferraglia, si aprì.

 

Bak fissò sbalordito prima l’armadietto, poi il pugno di Rabi, poi Rabi, e di nuovo l’armadietto. “Farlo prima ovviamente no, eh?”

 

Il rosso si voltò verso la folla di gente che inondava il lungo corridoio dalle pareti bianche, cercando rapidamente tracce della ragazza mora, senza trovarne.

 

“Vuoi che ti presti la macchina fotografica?” lo canzonò Bak mentre toglieva alcuni libri dallo zaino.

 

Rabi lo fissò spalancando gli occhi color smeraldo, fingendo un’espressione scioccata: “Io?! Una macchina fotografica?! Non ho bisogno di quelle cianfrusaglie.” Sfoderò il suo miglior sorriso da pervertito “l’ho già memorizzata tutta, ancheggiamento per ancheggiamento.”

 

Bak sospirò: “Quando parli così, Rabi, mi sembri un tale maniaco sessuale che mi chiedo perché io ti frequenti ancora.”

 

L’altro ragazzo sorrise soddisfatto, come se considerasse l’affermazione un ottimo complimento, ma non rispose. Ritornò invece a guardare senza particolare interesse le persone che passavano per il terzo piano. ‘Bene’ pensò, ‘quest’anno scolastico sta iniziando a diventare più eccitante...’

 

---

 

Un’idea gli balenò improvvisa nella mente. Un’idea assurda, probabilmente Lenalee non sarebbe stata d’accordo, ma al momento non gliene importava più di tanto.

 

“Vengo con te.” disse. Lo disse velocemente, senza stare a pensarci tanto, e lo sconcerto si poteva facilmente leggere sul volto della mora.

 

…Cosa, scusa?” no, non era solo sconcerto, c’era anche dell’irritazione.

 

“Ho detto che vengo con te. Sai, ho sempre pensato che ogni individuo della coppia, affinché questa funzioni a dovere, debba interessarsi agli hobby dell’altro, in modo che si crei più intimità tra di loro e si rafforzi l’intesa. Quindi, vengo con te. È ora che veda e segua da vicino ciò che ti piace, per poterti soddisfare meglio, no?” Rabi stava sorridendo,uno scintillio ambiguo nel suo unico occhio visibile.

 

I-io non penso che sia davvero necessario… voglio dire, non devi sforzarti di seguirmi in tutto e per tutto e di amare tutto quello che amo io, mi va bene anche così, davvero!” Lenalee sembrava piuttosto disperata.

 

Suuu, Lee-chaan, non preoccuparti, non è un peso per me! È come passare del tempo con te, solo in modo più originale!”

 

In pochi secondi successero una serie di rapidi movimenti che Lenalee non colse distintamente, ancora sotto shock per la proposta avanzata dal diciottenne. Sentì le sue labbra unirsi nuovamente a quelle dell’altro e un colpo metallico provenire da dietro di lui; il suo polso venne afferrato di scatto e trascinato da una forte mano lungo il corridoio affollato dagli studenti.

 

“Mi-mi sa che non hai chiuso il tuo armadietto, Rabi!!” ansimò, tentando disperatamente di evitare tutti i corpi che le si paravano davanti mentre il ragazzo la conduceva verso una certa aula del  quinto piano.

 

“Chi se ne importa, ritornerò dopo a chiuderlo! Chi vorrebbe mai rubare un libro di scuola? È da mentecatti!” le rispose Rabi.

 

Pochi minuti dopo arrivarono, entrambi un po’ ansimanti, davanti a una porta bianca, con appeso un poster. Esso raffigurava lo stesso ragazzo della spilla attaccata alla maglia di Lenalee, ma Rabi non riusciva a capire se era la stessa foto o un’altra, dato che il soggetto sembrava non avere una spiccata mimica facciale. Era ancora lì, con lo stesso sguardo irritato, la stessa frangia nella stessa posizione, le stesse sopracciglia aggrottate e gli stessi occhi neri e cerchiati da occhiaie. Ah no, l’ombra del naso era in un’angolatura diversa rispetto a quella dell’immagine sulla spilla. ‘Ma dai, sembra un cadavere vivente! Come possono esserci tante sue fans? Non conta solo la bellezza, si tratta anche di esaminarne il carattere, e lui è un pezzo di ‘ il suo pensiero venne bruscamente interrotto da una gomitata nello stomaco.

 

Ahio!” imprecò verso Lenalee.

 

“Allora, vogliamo entrare o vuoi stare ancora in contemplazione del poster?” fu la sua acida risposta “Sei voluto venire tu qui al Club, ora o entri e affronti le altre o puoi cogliere la tua ultima possibilità di andartene e aspettare le 17.00”

 

Rabi lanciò un’occhiataccia prima a Lenalee, poi di nuovo al poster, cercando di trasmettere telepaticamente al moro, dovunque egli fosse, tutta la sua rabbia. Era grato che la stanza scelta per ospitare il Club fosse una del quinto piano, che non veniva usato quasi mai. Di solito il piano dei Club era il quarto, quindi questo rappresentava un’eccezione. Rabi sospettava fortemente che il motivo di ciò fosse il pericolo che il diretto interessato di tutta la faccenda, se avesse scoperto che esisteva un comitato del genere, probabilmente avrebbe fatto fuori il preside per averne permesso la fondazione. Il che non avrebbe giovato molto al rosso, dato che il preside era il fratello della sua ragazza. Si stampò quindi un sorriso ebete sulle labbra e si rivolse alla ragazza.

 

“Ovviamente no, Lee, sono qui per te. Entriamo pure” detto ciò, appoggiò la mano sulla maniglia color oro e la girò. Quando sentì la serratura scattare, la spinse verso l’interno, facendosi da parte per far passare prima Lenalee.

 

O0o0o0o0o0o0o0o0o0O

 

Rabi non era mai stato in quella stanza. Se uno non fosse stato sicuro al cento per cento di essere entrato nell’edificio scolastico, aver salito cinque rampe di scale e aver percorso un lungo corridoio per arrivarci, avrebbe potuto benissimo pensare di essere finito in un qualche palazzo reale. Il rosso sentì il braccio di Lenalee sfiorarlo mentre ella avanzava sorridendo verso il numeroso gruppo di ragazze, sedute al centro del pavimento su enormi e soffici cuscini blu notte, che parlavano tra di loro facendosi girare tra le mani dei fogli scritti. Sembravano decisamente immerse nella loro privata conversazione, tanto che alcune esclamarono dallo stupore quando Lenalee si aggiunse a loro, continuando a sorridere e salutando ognuna con un breve bacio sulla guancia. Dato che nessuna di loro fece una piega sul fatto che Rabi fosse lì, in piedi, davanti alla porta, con uno sguardo a dir poco scettico, il diciottenne concluse che quasi sicuramente non l’avevano visto. Sbuffando, si guardò attorno ancora una volta: le pareti della piccola stanza bianca erano ricoperte da poster e foto ritraenti tutte lo stesso identico soggetto. ‘Ecco, credo di aver appena trovato il mio Inferno privato… altro che frustate e minacce di morte: se qualcuno volesse davvero distruggermi psicologicamente, non deve fare altro che chiudermi a chiave qui per tre giorni interi senza lasciarmi possibilità di fuga’ pensò. Notò che, come anche nelle immagini sulla spilla e sulla porta d’ingresso, il moro non guardava mai dritto, e ciò suggeriva che le foto fossero state scattate a sua insaputa e poi lavorate con un programma come Photoshop per cambiare lo sfondo e magari rifinirne dei particolari.  Rabi rabbrividì: ogni tanto le ragazze potevano fare davvero paura…  Lungo ogni parete, inoltre, vi erano dei bassi mobili color oro che supportavano, sullo scaffale superiore, quantità infinite di grosse candele dalla cera blu, nera o rosa antico, e  parecchi lumini semi-consumati, mentre su quello inferiore, numerosi libri infilati l’uno accanto all’altro in ordine cromatico. Infine, nell’unico punto del muro in cui non era appeso nulla, si apriva una larga finestra che dava sul cortile interno dell’edificio.

 

“Ehi! Ma quello è Rabi!”

 

“Cosa?!”

 

Dio, quant’è bello…  Perché ha una benda sull’occhio? Esiste anche un Club per lui?”

 

“Cosa ci fa qui?!”

 

“Molte ragazze ci avevano pensato, ma poi si è messo con Lenny, ed è severamente proibito aprire un Club su una persona fidanzata. E comunque i Principi non possono essere comparati a nessuno.”

 

“Come mi hai appena chiamato??”

 

Lenalee, lo hai portato tu??”

 

Rabi stava ancora osservando l’ex-aula-ora-santuario con sguardo perso nello sconcerto più profondo, perciò non notò subito le svariate paia di occhi che si piantarono su di lui. Poi sentì una voce che lo invitava a sedersi, e lì si ridestò. Sbatté le palpebre un paio di volte in modo alquanto stupido, fissando il gruppo, poi si avvicinò e si lasciò cadere accanto a Lenalee nello spazio del cuscino di lei rimasto libero.

 

Era sempre stato convinto che ci fossero molte fans del moro, ma non credeva fossero così tante. In fondo ce n’era un altro di Principe nella scuola e, a quanto ne sapeva lui, era quello che aveva riscosso più successo. Ma subito dopo fece caso ad alcune facce che era assolutamente sicuro facessero parte dell’altro club, e si chiese se quindi questa non era per caso una riunione straordinaria a cui tutte le ragazze che dimostravano di essere abbastanza pazze erano invitate.

 

“ Buongiorno ragazze, come va la vostra seduta di oggi?” disse sorridendo e spostando i suoi occhi sulle espressioni scettiche di ogni membro presente. Non la stavano prendendo particolarmente bene, a parte due o tre, che lo guardavano con un’aria sognante degna di quella della protagonista di un manga shojo. Una delle studentesse sedute più vicino a lui, voltò di scatto la testa verso Lenalee, il suo sguardo irradiava ira. ‘Che reazione esagerata’ pensò tra sé e sé Rabi.

 

“Lena, cosa ti è saltato in mente di portare il tuo ragazzo qui?! Avrei potuto capire se avessi portato un maschio in generale, sai bene che lo yaoi io lo approvo e lo sostengo totalmente, ma lui no!” sibilò tra i denti.

 

Il rosso realizzò subito che quella doveva essere la capobranco. E sia per questo, sia per come si stava rivolgendo a Lenalee, che era arrossita per la vergogna all’accusa, Rabi iniziava già ad odiarla. Non che sul suo viso mostrasse traccia di quel sentimento, era piuttosto bravo a fingere e una volta stampatosi il suo tipico falso ghigno sulle labbra, niente riusciva a cancellarlo.

 

La ragazza in questione era  alta, snella e formosa, corti capelli ondulati, folte sopracciglia castano chiaro e occhi dello stesso colore. Rabi, per sua sfortuna, era costretto a vederla spesso, per i corridoi, durante più di una lezione al giorno, e aveva notato che manteneva sempre un comportamento autoritario e altero. Era una studentessa del suo stesso anno, e si atteggiava, con tutti gli altri ragazzi più giovani di lei come se fosse loro assolutamente superiore. Nonostante si proclamasse fedele amica di quelle altre che stavano di solito sedute con lei sui morbidi cuscini blu, il rosso sapeva perfettamente che, sotto quell’apparenza di gentile giovane sempre disposta ad ascoltare e pronta a guidare le compagne verso la scoperta dell’amore, si nascondeva un carattere molto più freddo e calcolatore. Pensandoci bene, chi poteva essere il leader di una tale squadra di pazze innamorate, se non Bridget Fay?

 

“Oh, ma non è stata colpa sua.” Intervenne allora Rabi, sempre sorridendo  “Sono voluto venire io, anzi, l’ho costretta a farmi venire. Per un giorno, credo di poter resistere alla visione di un allenamento di Kendo.”

 

L’espressione di Bridget si fece ancora più scettica: “I ragazzi non possono venire qui, a meno che non siano omosessuali, perché in quel caso –“

 

“Avete parlato di una regola del genere da qualche parte?” la interruppe Rabi, squadrandola malevolo con il suo occhio verde smeraldo.

 

“No, ma solo perché non ritenevo ci fosse bisogno di un –“

 

“In tal caso, credo che resterò.” Rabi sfoggiò un sorriso a trentadue denti alla stupefatta leader, che sembrava essere rimasta senza parole, scioccata dal fatto che qualcuno avesse osato interromperla ben due volte nel giro di pochi secondi. Rabi si sforzò di non ridacchiare, divertito dalla sua reazione.

 

Si voltò quindi verso due ragazze che conosceva come amiche abbastanza strette di Lenalee: portavano entrambe grandi occhiali da vista rotondi, una aveva i capelli scuri raccolti in folte trecce che scendevano rigide dietro le spalle minute, l’altra li aveva invece lisci, di un castano molto chiaro, e li teneva sciolti lungo la schiena. Entrambe continuavano a fissarlo, senza un minimo di ritegno, come se stesse ballando la samba davanti a loro. Rabi pensò che erano inquietanti, da un certo punto di vista. Ma erano amiche di Lenalee, ed era risaputo che le amicizie di Lenalee fossero un po’ strane. Bastava guardare Bridget.

 

 “Scusate la mia domanda, Moore e Rou Fa, ma voi non eravate del Club del Principino?” Rabi chiese interessato, anche se non riuscì a mascherare del tutto la sfumatura di sarcasmo con cui pronunciò l’ultima parola della frase.

 

Le due ragazze, colte totalmente alla sprovvista, arrossirono violentemente e piegarono in avanti la testa per nascondere il viso, incapaci di rispondere adeguatamente. Rabi si chiese preoccupato se le due stessero bene: era normale reagire così a una semplice domanda? Oppure si vergognavano della risposta che avrebbero dovuto dare? Però era davvero curioso di conoscere le loro motivazioni. Era assolutamente certo di ricordare bene: Lenalee gli aveva parlato molto di Rou Fa, raccontandogli delle sue origini cinesi e dell’amore sconfinato che nutriva per il Principino. Di Hesse Moore sapeva meno, ma non perché non si ricordasse, questo era impossibile che accadesse, quanto per il fatto che neanche Lenalee era molto informata: la ragazza si era trasferita nella scuola solo quell’anno, come i Principi, e le due non avevano ancora avuto modo di stringere una grande amicizia. Ma la mora aveva detto che era una ragazza timida e gentile e che, come Rou Fa, era rimasta ammaliata dal fascino e dalla gentilezza del Principino. Quindi non si spiegava perché fossero lì, Rou Fa non aveva mai mostrato un particolare interesse per il bel ragazzo dai lunghi capelli neri e con essa anche Moore. Sperando che le due ragazze si riprendessero dall’immotivato imbarazzo, Rabi aspettò un attimo, il silenzio opprimente della stanza che gravava sull’intero gruppo, le altre presenti che continuavano a spostare velocemente lo sguardo dal rosso, alle due ragazze interpellate e a Bridget.

 

Fu a quel punto che Bridget si svegliò dalla trance in cui era piombata: “Rou Fa, Moore Hesse e svariate altre studentesse ora presenti, sono qui per partecipare a questo evento speciale su mio invito, dato che oggi il loro Principe non è venuto a scuola e quindi non frequenterà il Club di Cucina. Dato che trovavo ingiusto farle rimanere nella loro aula a guardare le foto in loro possesso e a discutere del Principe…” Okay, stava scherzando, vero? Dio, Rabi non era sicuro di poter trattenere lo scroscio di risate che minacciava di interrompere una terza, fatidica volta, la decisa capogruppo. Il rosso trovava ridicolo il suo modo di parlare tanto pomposo di una cosa assolutamente assurda come quella. Ma sapeva che non se si fosse lasciato andare, questa volta il calcio in faccia da Lenalee non sarebbe riuscito ad evitarlo “…nel giorno in cui di solito vanno ad ammirarlo nell’Aula di Cucina…”, ‘a spiarlo, intende dire’, pensò Rabi, ‘Cristo, queste ragazze non si rendono neanche conto di quello che realmente fanno!!’ “…ho proposto loro di fare una visita d’eccezione al nostro Club, per andare a visitare il Nostro Principe nel suo ambiente naturale…”, ‘ma stanno parlando di un essere umano o di un animale in via d’estinzione?!’  “…il luogo che probabilmente è stato fondato con la scuola tempo addietro, solo per Lui, per il suo arrivo tra noi.” ‘Fate largo al Messia! Se non fossi sicuro al cento per cento di non essere pazzo…’ Pausa d’effetto. Assolutamente non necessaria, secondo Rabi. La poeticità del discorso si era eclissata circa dopo le prime tre parole “… La palestra per l’allenamento di Kendo!”

 

Un profondo silenzio, nato dal rispetto e dall’ammirazione per le fervide parole appena pronunciate dalla leader, calò al centro della stanza bianca e oro. Si sentì, vagamente, solo un grugnito soffocato. Anzi, per essere precisi lo sentì solo Lenalee, la più vicina al punto da cui era provenuto. La ragazza lanciò un’occhiata carica di sdegno verso Rabi, che, rimanendo silenzioso, le fece gli occhi da cerbiatto, come per chiedere per quale arcano motivo gli era stato concesso uno sguardo del genere. Ma il rosso non si era lasciato sfuggire quell’attimo in cui Lenalee aveva assunto un’espressione leggermente imbarazzata ed era arrossita. Ne dedusse che persino secondo lei l’elogio al presunto Dio della Bellezza era forse stato un po’ esagerato. Il ragazzo ne era profondamente grato.

 

Il resto del gruppo, Rabi rifletté, si poteva facilmente dividere in due blocchi: da una parte coloro la cui reazione era simile a quella avuta da Lenalee, e che, lui supponeva, erano per la maggior parte le frequentatrici dell’altro Club. Dall’altra parte quelle che, invece, ostentavano un’espressione di pura estasi e commozione, mentre guardavano il vuoto con occhi luccicanti, la mente persa in chissà quali pensieri poco casti.

 

Allora Bridget, dopo aver lanciato un’occhiata al suo orologio da polso, trasse un lungo sospiro, appoggiò entrambe le mani sul cuscino di velluto blu e si issò sulle gambe: “È ora, ragazze. Andiamo.”

 

A queste sole parole, quasi simultaneamente tutte le presenti si alzarono di scatto e marciarono agitate verso la porta bianca, precedute dalla loro leader, che a differenza di loro, sembrava calma e composta.

 

Rabi non si era quasi accorto che anche Lenalee si era unita alla scia di studentesse, perciò velocemente si alzò anche lui e la raggiunse, circondandole il bacino con il suo braccio destro, mentre portava la mano dell’altra braccio verso la fronte, per sistemarsi meglio la bandana.

 

“Quindi, oraaa… Stiamo andando in palestra, no?” Rabi chiese a bassa voce. Lenalee annuì.

 

“Beh, diamine… wow, non credevo che avrei mai… fatto una cosa del genere, ecco” continuò ridacchiando. Lenalee alzò lo sguardo verso di lui, decisa, senza dire niente, ma sfidandolo a dire qualcosa contro di lei.

 

Oi oi, non sto mica dicendo che tutto questo è talmente surreale che mi sembra di trovarmi in un incubo dove ci sono pazze che spiano ragazzi dai tratti inquietantemente femminili “ altro falso sorriso. Rabi ci stava davvero prendendo la mano “Piuttosto… solo per curiosità, sono più numerose le fans del piccolo o del grande?”

 

Lenalee, facendo, fortunatamente per lui, finta di non aver sentito la prima frase, assunse un’aria pensierosa: “Credo siano di più quelle del Principino, ma di poco, dato che in generale alle ragazze piacciono i ragazzi più grandi, e lui è del terzo anno… Se anche il Principino fosse diciottenne, allora non saprei, magari in quel caso lo stacco sarebbe maggiore. In fondo lo sanno tutti che lui è molto gentile e premuroso verso tutti, mentre il Principe ha un atteggiamento… come dire, più aggressivo.”

 

“E tu, minacciare di morte per tagliuzzamento anche gli essere inanimati lo consideri solo ‘più aggressivo’?” commentò Rabi sarcastico “E, per favore, potresti smetterla di chiamarli Principe e Principino? È demoralizzante.”  Rabi gemette e mise il broncio “Tu non mi chiami mai principino.”

 

A questo punto Lenalee ghignò (un tipo di sorriso che sulla faccia della ragazza non era poi così frequente) e allungò una mano verso una guancia di Rabi “Beh, mio Principe, posso sempre iniziare” Rabi ridacchiò di nuovo, trattenendo un sospiro di sollievo per essere riuscito a cambiare il discorso sulla situazione attuale prima di rischiare ancor di più di ricevere un calcio indesiderato in qualche particolare parte del corpo.

 

Quando le affusolate dita di Lenalee arrivarono a toccare la benda nera posizionata sull’occhio destro del rosso, i suoi occhi si intristirono. Fu questione di un secondo prima che tornassero vivaci come prima, ma l’altro occhio verde smeraldo di Rabi non se li lasciò sfuggire. La ragazza riabbassò il braccio lungo il fianco.

 

Non aveva mai raccontato a Lenalee di come si era procurato quell’orribile ferita all’occhio, e non aveva intenzione di farlo ancora per molto. Quel che era successo tre mesi prima non era un ricordo piacevole, per nessuno dei due. Erano andati vicini, troppo vicini alla rottura, e Rabi non voleva, non poteva rischiare, raccontando tutto ora. Magari più tardi…

 

Eee, altra curiosità” Rabi interruppe il suo stesso flusso di pensieri. Non voleva rischiare di peggiorare il suo attuale stato d’animo.

 

“Quanta curiosità tutta in una giornata scolastica.” commentò Lenalee sarcastica “Lo sai, prima o poi questa tua smania di ricerca della verità, ti metterà in qualche serio guaio.” Rise. Scherzava naturalmente.

 

Ma non sapeva quanto dannatamente aveva ragione.

 

Aww, Lenaleeee, sono cresciuto in una famiglia di storici, ce l’ho nel sangue la sete di sapienza.” disse Rabi in tono lamentevole, facendo spallucce, per indicare che stava esprimendo un semplice dato di fatto.

 

“Bene, che vuoi sapere?”

 

“Sbaglio ooo… la Bridgy laggiù ce l’ha con me più di quanto ce la dovrebbero avere persone con cui avrò scambiato qualche frase o meno?”

 

Lenalee arrossì. Un attimo, arrossì?

 

“Beh, vedi… Hai sentito le ragazze, quando sei entrato nell’aula del Club, che stavano parlando di te? Quando hanno chiesto se c’era un Club anche per te? Ecco, verso la fine del tuo primo anno qui, per qualche tempo è effettivamente esistito questo Club…” Gli occhi di Rabi si spalancarono per lo stupore e lui restò a bocca aperta a fissare la diciassettenne mentre raccontava. ‘Un Club su di me..?’ si disse tra sé e sé, come per assaporare l’idea ‘…fico!! E com’è possibile che io non ne abbia mai scoperto l’esistenza? Beh, immagino per lo stesso motivo per cui neanche quel principe effeminato l’ha ancora scoperto… Ehi, aspetta, io non sono un totale idiota.

 

“E, ovviamente, il leader del gruppo era… era proprio Bridget.” Ormai avrebbero potuto dire a Rabi che un asteroide stava precipitando sulla Terra, che ET stava tentando di conquistare il mondo, a questo punto ci avrebbe potuto credere, perché che quella Bridget, in passato, si fosse presa una cotta per lui sfociava nel surreale.

 

Co-cosa?! In prima io piacevo a Fay??”riuscì a balbettare dopo qualche minuto di silenzio.

 

“Non solo al primo anno, anche all’inizio del secondo… Fino a che non ti sei messo con me.” Lenalee si stava guardando i piedi mentre parlava, spinta in avanti dal braccio di Rabi sui suoi fianchi. “Da allora ti ha preso in antipatia perché… credo che tu sia stata la sua prima seria cotta e, quando tu, a una gara di corsa di fine anno, la prendesti in braccio per portarla in infermeria dopo che si era slogata una caviglia sulla pista, lì è stato quando ha creduto che potesse esserci qualcosa…

 

Rabi smise un attimo di camminare. La corsa? Quale corsa? ‘…Ah, quella corsa…’ Il rosso cercò di riportare alla memoria il giorno in questione e, rapidamente, gli scorsero davanti agli occhi le immagini della scena: la ragazza che prima cadeva per terra mentre nel prato faceva una prova della partenza, poi si metteva seduta per tenersi con le mani la caviglia dolorante, lui che era lì vicino per fare lancio del peso ed era l’unico ad averla notata, lui che si avvicinava e gli chiedeva se stesse bene, lei che non rispondeva e continuava a guardare dritto per terra, lui che allora la prendeva in braccio per portarla dai giudici di gara per avvisare del nuovo problema.

 

Dalle sue, parti questa non era proprio una dichiarazione di amore, ma lasciamo perdere questi dettagli…

 

“Quindi la scuola è finita, e lei ha avuto alcuni mesi per pensarci sopra e decidere che aveva molte chances di conquistarti. L’anno dopo, proprio quando era sul punto di fare un passo avanti, tu hai iniziato a provarci spudoratamente con me e lei… si è sentita tradita.”

 

Non sapeva come questo potesse essere possibile, ma ora Rabi si vergognava un po’ di se stesso. Ma perché poi?! Non era colpa sua, lei non aveva fatto niente per farglielo capire, si ricordava bene che durante il primo anno, nonostante condividessero molte ore di lezioni insieme, lei non gli aveva quasi mai rivolto la parola! Non era colpa sua, dannazione, se era rimasta delusa! E ce l’aveva con lui per una cosa successa un anno prima?!

 

“E il Club che fine fece?” Rabi disse con voce strozzata. Ecco, ora non riusciva neanche a parlare decentemente! Che storia assurda.

 

“Andò avanti fino a che tu non mi chiesi di diventare la tua ragazza e io accettai” Lenalee concluse “Ovviamente Bridget non ne faceva più parte.”

 

Rabi sorrise malignamente e abbassò lo sguardo verso di lei “E tu, ne facevi parte?”

 

La mora, a sua volta, guardò il rosso negli occhi, prima di voltare la testa in avanti, senza rispondere, lasciando Rabi leggermente confuso.

 

“Non lo so… mi sento come se lo stessi tradendo… Tu no? Voglio dire, non c’è niente di male, però…

 

“Si, ti capisco, ma cosa ci possiamo fare? Lui non è venuto a scuola oggi, e le foto nuove non sono ancora arrivate… Tanto valeva che venissimo…

 

Rabi colse una piccola parte della conversazione che alcune ragazze, che camminavano davanti a loro, stavano bisbigliando. Due di queste erano Rou Fa e Hesse. A quel punto Rou Fa si voltò verso Lenalee, alzò la mano all’altezza della pancia e la mosse su e giù, segnandole di venire avanti con lei. Lenalee guardò Rabi, facendo un timido sorriso, come a chiedergli perdono, si sfilò dal braccio di lui che ancora era appoggiato al suo bacino, e andò avanti.

 

Rabi, rimanendo più indietro, si portò le mani alla nuca seguendo il flusso che si dirigeva rapidamente verso la palestra.

   
 
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