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Autore: The_winter_honey    24/11/2014    1 recensioni
"Io appartenevo alla città degli angeli, alle strade affollate, al suono della musica che si spande in ogni
dove con l'aria frizzante della sera...facevo parte di quegli spiriti liberi cresciuti per dominare e senza
la minima voglia di sottostare ai desideri altrui, in mezzo a sbagli ed errori che erano solo nostri.
Forse quando Sara mi aveva abbandonata l'aveva fatto per riparare ad un errore e allora era destino, no?
Se io stessa ero uno sbaglio non dovevo giustificarmi da sola per gli sbagli che avevo fatto e per quelli
che avrei fatto..in fondo da cosa nasce cosa. "
Questa è Jade, obbligata a cambiare città dopo un tragico evento, tormentata da un passato che non
conosce e non vuole conoscere...ma in tutto questo male che la circonda forse riuscirà a trovare uno
spiraglio di luce sotto forma di ombra... Perchè solo tra le tenebre la luce può risplendere.
E Jade potrebbe imparare che a volte da un errore può nascere qualcosa di buono.
Magari.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Izzy Stradlin, Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 52



-Non dovresti parlarci?
-Perchè proprio io?
-Tu le hai suggerito l'idea!
-Sì, ma io l'ho fatto per scherzo, non avrei mai pensato che lo facesse davvero...
-Certo, ma ti ricordo che se avessi tenuto la bocca chiusa non sarebbe successo nulla!
-Eddai Bella, non aggredirlo così, chi avrebbe mai pensato che qualcuno gli desse retta Non capita mai! 
-Ma vaffanculo! 
-Lo sai che è la verità...
-Vaffanculo pure te, spilungone monco! AHIO! Ma che cazzo...?
-Ne vuoi ancora dallo spilungone monco???
-Smettetela ragazzi! Se no vi sbatto fuori!
Cercai di affondare ancora di più la testa nel cuscino del divano in pelle leggermente logoro sui braccioli,
ma ciò non attutì le chiacchiere provenienti dalla cucina. 
Dannazione, e io che cercavo di dormire in santa pace, prima del mio turno al locale! Come sempre non ci
riuscivo, e non era solo per la scomodità del mio "letto temporaneo", ma anche per quel dannato chiacchiericcio.
Sbuffai, sentendo il rumore di sedie strisciate per terra e di qualcuno che entrava nella stanza. 
Schiusi gli occhi, sollevando a malapena di lato il viso per osservare la luce soffusa proveniente dalla finestra,
dove fine si infrangevano miriadi di gocce di pioggia, producendo un suono dolce e cantilenante, con una sua
melodia.
I miei occhi si persero nella nebbiolina che avvolgeva l'intero palazzo all'esterno di quella superficie trasparente e
ghiacciata al tatto.
La nebbia era qualcosa di denso, ma allo stesso tempo inesistente, lieve, ma alo sguardo diveniva pesante e
fastidiosa, eppure senza avere una propria consistenza, una propria virtù naturale, era solo aria condensata,
umidità, che ti si intrufolava nelle ossa e ti faceva rabbrividire. Ti entrava negli occhi e ti rendeva ceca. Ti
mangiava i sensi, lasciandoti inerme e spaesata. Era tutto, ma non era niente. 
Feci pressione sulle mani e mi stiracchiai come fanno i gatti dopo un lungo sonno. quando in realtà avevo a mala
pena chiuso occhio. 
Sentivo tutta la schiena intirizzita, per il fatto delle ore trascorse a dormire su quel divano al posto di un letto
comodo, sebbene Bella aveva cercato più di una volta di lasciarmi il suo. Già mi ospitava gratis, non volevo
anche fregarle la sua stanza piena di oggetti rubati che raccontavano ognuno singoli episodi della sua vita, nei
quali c'era sempre la presenza di Slash o Duff o di entrambi.
Era incredibile da quanto fossero amici, e come non avessero mai avuto discussioni vere e proprie. 
Io di amici così non ne avevo mai avuti. o almeno negli ultimi tempi no. 
Improvvisamente il senso di solitudine mi percorse la schiena come la carezza di una mano gelata, lì, in
quell'appartamento pieno di ricordi e di vita, con alle orecchie le voci dei ragazzi che battibeccavano sul da farsi,
su cosa mi avrebbero potuto dire per convincermi a tornare a casa.
A casa.
Quanto avrei voluto tornarci davvero, a casa, a Los Angeles...
Mi passai una mano sugli occhi ancora assonnati e poi sbattei le palpebre, mettendo a fuoco una sagoma ferma
sulla soglia della stanza.
Chi altro avrebbe potuto essere se non lui? Chi altro sarebbe mai stato capace di fare un rumore così lieve con
quegli stivali da cowboy, se non una persona abituata a stare nell'ombra? 
A guardarlo mi veniva in mente di nuovo la nebbia, perchè lui ci somigliava, mi dava la sensazione di essere
ovunque, ma in nessun posto particolare per davvero.
La pelle pallida rivestita dal classico chiodo sopra a una camicia viola scura sbottonata quasi per metà, come se
fuori non piovesse a dirotto già da due settimane e non fosse ormai arrivato il freddo novembre con la sua
pioggia fine e il fiato che ti si condensava ad ogni respiro. I suoi occhi erano persi a guardare fuori, come i miei
pochi attimi prima...ed era assurdo perchè in quel momento mi sembrarono come se il suo sguardo fosse sbiadito
come la nebbia all'esterno, come se si stesse condensando dentro di lui, come se fosse la sua stessa sostanza. Sentii un brivido lungo la schiena e distolsi lo sguardo, con la mente confusa sia dalla mancanza di sonno che da
ciò che mi pareva di aver visto...
La sua figura leggera si posò di fianco a me su quel divano, con un leggero scricchiolio del cuoio sotto il suo
peso inesistente. 
Non ci eravamo rivolti più la parola dal giorno in cui mi aveva baciata.
E ora mi stavo domandando cosa mi avrebbe detto, senza sapere bene come comportarmi.
Anzi no, sapevo già che dirgli, per mettere in chiaro un punto fondamentale.
-Senti se vuoi provare a convincermi a tornare da quella puoi anche non sprecare fiato e tornartene di là, ok? 
Lo sentii sbuffare e notai che sul suo viso dai tratti fini era comparso un mezzo sorriso divertito, mentre mi
porgeva una birra.
L'accettai di buon grado avendo una sete terribile, e ormai tranquilla. IO ciò che dovevo dire l'avevo detto, mi
pareva ovvio.
-Cos'è che mi volevi dire, prima che scappassi?
Quella domanda mi lasciò in stallo per qualche secondo, sbattendo le palpebre per mettere a posto i caselli che
componevano quella domanda, come se fosse un rebus e non un quesito di facile interpretazione. 
-Niente.- risposi fredda, senza la minima intenzione di rispondergli.
-Scommetto che è lo stesso motivo per cui ti sei impadronita del divano di Bella per queste due settimane...-
mormorò tra i denti, mentre si accendeva una sigaretta e ne prendeva una profonda boccata di fumo, per poi
rilasciarlo e guardarlo disperdersi nell'aria.
Non risposi, limitandomi a bere un sorso dalla bottiglia che mi aveva portato. La birra frizzò lievemente sulla
punta della mia lingua e poi scese con il suo solito retrogusto famigliare giù per la mia gola. I capelli mi
scivolarono in modo disordinato sul viso, selvaggi e indomiti da quanto non li pettinavo, ci avevo quasi del tutto
rinunciato in quei due giorni di privazione di sonno e serate al locale. Senza le esibizioni dei ragazzi mancava
qualcosa a quel posto, anche se ogni sera puntualmente li ritrovavo lì a divertirsi. Steven era sempre il primo ad
avvicinarsi con Slash, che stranamente era diventato molto protettivo nei miei confronti. Non me n'ero quasi
accorta, ma ci eravamo avvicinati molto in quei giorni. Axl si limitava a fissarmi dal suo solito tavolo, circondato
da ragazze sempre diverse, come a provare che non aveva ancora rinunciato a me. I suoi occhi ogni volta mi
dicevano:"Prima o poi tu sarai come una di queste. Sta a vedere.".
Izzy invece era la solita ombra e sembrava quasi sparito, fino a quel momento.
-Qualsiasi sia il motivo, non limitarti a scappare, a volte i propri problemi si risolvono più facilmente se
affrontati e chiariti. Non lasciare niente di irrisolto, ti ferisci solo.- mi consigliò, osservando ancora fuori dalla
finestra e sbuffando ancora una sottile linea di fumo dalle labbra sottili ma invitanti.
-E tu non hai lasciato niente di irrisolto, per caso, nelle ultime due settimane?- sbuffai, lanciandogli
un'occhiataccia e facendo per alzarmi, ma me lo trovai di fronte, che mi fissava in silenzio, come al solito, ma i
suoi occhi erano ancora più intensi del solito. 
-Ti chiedo scusa per come ti ho trattata, per non averti spiegato chiaramente e per non averti seguita, ma non per
averti baciata...- la sua voce bassa mi accarezzò le orecchie, come un segreto che con difficoltà mi avesse voluto
rivelare, poi si voltò e guardai le sue spalle allontanarsi e scomparire in cucina senza aggiungere altro. 
Corrugai la fronte, senza sapere bene che fare...e senza capire.
Mi passai una mano tra i capelli annodati, posando la birra sl tavolino davanti al divano e decisi di andarmi a
fare una doccia per cercare di chiarirmi le idee. 
E poi l'orologio segnava che fra poco avrei dovuto iniziare il turno.








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La pioggia aveva disseminato le strade di pozzanghere che parevano quasi laghi dalla loro ampiezza. 
Se dal cielo non fosse caduta pioggia ma birra sarebbe stato davvero stupendo, ma non era così. 
I discorsi che si erano tenuti prima in casa di Bells mi rimbombavano nella testa, ma non sapevo bene che 
fare di tutto quello che si era detto e poi la scomparsa seppure temporanea di Izzy mi aveva fatto diventare
nervoso. Era chiaro come il sole (o la pioggia, più adatta in quei giorni) che tra lui e Jade fosse successo
qualcosa, ma io non ne sapevo nulla e lei non me ne aveva parlato.
Forse non era nulla di importante, insomma era Izzy, e Izzy...cazzo quando ci si metteva poteva essere un vero diavolo!
Mi grattai la testa, preoccupato più di prima. 
Mi infilai in un angolino dove la pioggia non arrivava e vicino all'ingresso dell'edificio, accendendomi una
sigaretta. Almeno la nicotina con i suoi poteri magici riusciva a rilassarmi, sebbene non quanto avrebbero fatto
belle canne, ma preferivo essere abbastanza lucido in quel momento, poi più tardi me le sarei fatte con comodo. 
-Hey, ma che ci fai ancora qui?
Jade mi osservava con aria accigliata da sotto l'ombrello rosso che le aveva prestato Bella, con i capelli raccolti,
la gonna corta che la faceva rabbrividire e il chiodo come unica protezione oltre all'ombrello contro la pioggia.
-Ti aspettavo.- assurdo quanto quella frase non fosse da me, come se io avessi mai dovuto aspettare qualcuna in
quelle condizioni, ma in quel momento era fottutamente vero.
-Dai, vieni sotto!- mi sorrise, lasciando che prendessi in mano l'ombrello per sollevarlo alla mia altezza e che
avvolgessi un braccio intorno alla sua vita, per non farla bagnare. La sentii rabbrividire a quel contatto e le 
abbassai il corpetto che si era sollevato sulla schiena, incamminandoci.
Alzò lievemente lo sguardo per osservarmi e i suoi occhi gialli si assottigliarono nei miei neri, mentre un sorriso divertito le appariva sul viso:-Sei fradicio, lo sai?
-Fradicio e sexy o solo fradicio?
La sua risata vibrò nell'aria facendomi sorridere.
Dio, non avevo mai sentito una risata come la sua. 
MI diede una leggera spinta, e lasciò che le afferrassi il braccio prima che si allontanasse.
Avrei voluto baciarla. Era così vicina che potevo sentire il suo profumo, che avrei potuto chinarmi e farlo.
-Che fai, ora? Ok, che sono fradicio e sexy, ma non ti ho dato il permesso di toccarmi, piccola!
E la lascia andare, mentre lei scoppiava di nuovo a ridere, stringendo a me per non cadere.
L'avrei baciata prima o poi, magari proprio quando rideva, perchè era la cosa più bella che avrei potuto
interrompere con una ancora più bella....



















****ANGOLO AUTRICE SCOMPARSA E RITROVATA****
Scusate la mia assenza ma sono stata davvero molto impegnata 
inoltre non sapevo come andare avanti e avevo paura che nessuno seguisse ancora la mia storia...
Insomma, sono una tipa che si fa prendere dalle paure anche quando no dovrebbe...
Perdonate eventuali errori di battitura o grammaticali...
E ditemi che ne pensate, perchè forse sono stata troppo dolciastra(?)
Per finire grazie a tutti quelli che continueranno a seguirmi, 
anche dopo la mia morte e resurrezione!
A presto e recensite, così saprò quanto piace questo capitolo...
Un grosso abbraccio J ;)






 
  
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