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Autore: Shadowings_Proteam    25/11/2014    0 recensioni
Un addio, o forse un arrivederci. Un treno in partenza. Un cucciolo. E un'esplosione.
Rico non crede a ciò che gli sta accadendo, perché proprio quel treno? Perché proprio adesso? Era solo una coindicenza? Lui c'entrava qualcosa? Tante domande che si intrecciano insieme alla trama di altri personaggi in un intrigo di invenzioni innovative ed interessi politici ambientati in un mondo steampunk.
Genere: Avventura, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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<< Ma sei scemo? >> La sua voce stridula era comunque piena di severità, quando il bambino dovette rimproverare il suo socio seduto sulla panchina al luogo designato per l'incontro.

<< Perché? >> Rispose l'uomo, più stupito che offeso. Abbandonò la sua posizione comoda inarcando la schiena in avanti per appoggiare i gomiti sulle gambe sentendo tirare il suo completo di seta nera. Si tolse anche i Rayban come se farlo gli avrebbe fatto sentire meglio la risposta.

<< Ma come cazzo sei vestito? Ti sembrano abiti adatti al globe in cui ci troviamo? Ma non vedi che vestiti si usano qui?! Dannazione Jack, tu e i tuoi completi firmati di New York >>

L'uomo accolse la critica senza sapere come rispondere, si limitò ad osservare il proprio abbigliamento come fingendo di non essersene accorto. Slacciò un polsino della camicia e tirò indietro la manica, rivelando un braccialetto color platino che riportava anche una plancia, simile a un piccolo orologio. La scritta d'oro "PT" pareva brillare alla luce della Luna quando l'uomo premette il grande e unico bottone centrale che iniziò a zampillare di una fioca luce blu che andò a cospargere i vestiti dell'uomo come una nebbia.

<< Così va meglio? >> disse l'uomo che ora aveva dei vestiti più consoni: gli occhiali da sole erano scomparsi, così come il completo comprendente giacca, cravatta e pantaloni di seta pregiata nera; al suo posto, una marrone giacca di raso faceva pendant con un paio di pesanti pantaloni altrettanto scuri.

<< Un po' meglio direi, si… >> Lo osservò per qualche secondo, poi tornò al principale argomento della conversazione. << Non é arrivato, vero? >>

Il socio si limitò a scrollare la testa. << Io l'avevo detto! Un vecchio studente, che idea del cazzo.. Proprio un'idea del cazzo! >>

Si prese un'altra pausa. A Jace piacevano le pause, lo aiutavano a riflettere e a contare fino a dieci prima di fare del male a qualcuno.

<< OK, ascolta... Ci penseremo domani. Piuttosto, dove sono io? >>

L'uomo mosse la testa, evidentemente ancora offeso o forse imbarazzato dal grossolano errore, indicando la piccola siepe dietro di lui.

Il bambino si mosse subito in quella direzione e spostando i rami vide il corpo di un uomo, rannicchiato a terra, legato mani e piedi, imbavagliato e con un vistoso bernoccolo in fronte.

<< Ma che cazzo! Che diavolo mi hai fatto?! >>

L'uomo si alzò dalla panchina e mise le mani avanti per placare la situazione << Ehi, ascolta, non é colpa mia, ne hai scelto uno troppo rumoroso! >>

Il bambino non rispose e ringraziò il cielo che quella giornata sarebbe finita presto: non vedeva l'ora di tornare a casa e farsi una bella doccia bollente. Slegò l'uomo e si fece aiutare dal socio per posizionarlo sulla panchina, dopodiché azionò il marchingegno del collega.

La vista iniziò ad annebbiarsi e un fremito gli percorse la schiena. Dopo la solita sensazione di nausea, fastidiosa ma inevitabile, perse conoscenza. Quando aprì gli occhi, era seduto sulla panchina ad osservare il bambino svenuto ai suoi piedi, con un doloroso bernoccolo in fronte.
   
 
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