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Autore: draconisfirebolt    25/11/2014    1 recensioni
Patrick.
Pensieri, momenti e tormenti senza un preciso ordine logico e cronologico.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charlie, Patrick
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per la sfida "Tra queste note" del gruppo facebook "Sfide a colpi di storie"

PREMESSA
Songfic ispirata a "Yer Fall" degli Hey Rosetta! sul mio grande amore disperato, Patrick. Ne consiglio vivamente l'ascolto, ma non lasciatevi ingannare dalla melodia apparentemente allegra: la canzone è tutt'altro!
Buona lettura :)

In the wet grass out back
We spread the sheet
And with one last easy laugh
The night released
We breathed the dark, the shaking stars
The distant, constant cars
Breathed the sweet
Air between us
What was it like?
To be young, strong, stupid and drunk
Soft in the jagged night
My open, rosy throat
Dekeing secret knives
Now we close these petals
To the oncoming ice
And I'm not coming out, I'm not coming out, I'm not coming out, I'm not coming out.

My love, my love is dead I buried it
In the falling leaves, looking awful green, in the whipping wind
My love, my love is dead I buried it
And it's better hid, all the shit we sling into the whipping wind
My love, my love is dead I buried it
Just an honest kid, I always did everything they said
My love, my love is dead I buried it
What a senseless thing! this heart in shreds in the whipping wind!
Yer Fall ~ Hey Rosetta! 

Nonostante l'arrivo dell'autunno, l'erba sulla collinetta del campo da golf, quella della diciottesima buca, è detestabilmente verde.
Supponi che, dopotutto, debba essere così, in un campo da golf: prato verde e perfetto tutto l'anno. Quello che proprio non tolleri è il verde arrogante, inappropriato, delle foglie ancora aggrappate ai loro alberi, mentre il vento spazza via le loro sorelle, già cadute.
Tu sei una di quelle. Una foglia secca che non ha ancora toccato terra, trascinata in una caduta senza fine da un vento ben più crudele di quello che adesso ti sta graffiando forte la pelle del viso e delle mani. Vortichi nel vuoto, scendendo sempre più in basso, convinto di volta in volta di aver toccato il fondo, spinto dalla voce di Brad.
Frocio.

Ti accasci sul prato umido e freddo, lo stomaco pieno di tutto quel vino che ti sei scolato senza quasi accorgertene, così acido che ti brucia ancora in gola, il respiro pesante che sa del fumo dell'ultima sigaretta, la testa splendidamente leggera. Leggera e, grazie a Dio, vuota.
Senza la bocca di Brad che attacca la tua e la divora, nel più bello dei baci.
Senza la bocca di Brad che si contrae per il dolore ogni volta che il cuoio della cintura del padre si abbatte sulla sua schiena nuda.
Senza la bocca di Brad che ti sputa addosso quella parola.
Frocio.

Gira tutto. Fai fatica a seguire il flusso dei tuoi stessi pensieri, fai fatica a dare un nome, un ordine, un cazzo di senso a tutto quel gran casino che hai dentro. L'unica certezza è di essere sbronzo marcio.
La sorte, quando ci si mette, sa essere di un'ironia spietata. Pochi mesi prima, Brad aveva bisogno di essere ubriaco o fatto, per fare l'amore con te. Pochi mesi dopo, e sei tu ad aver bisogno di essere ubriaco o fatto, per riuscire a increspare le labbra in un sorriso malato, inespressivo e impersonale, per ripetere a chiunque – e, soprattutto, a te stesso- la formuletta ormai imparata a memoria: “Sto davvero bene. Come se fossi libero, o qualcosa del genere. Come se non fossi più costretto a fingere, adesso.” Stronzate. Non fai altro che fingere.
Fingi che il vostro amore sia morto e sepolto, che sia stato solo una patetica cottarella adolescenziale.
Fingi di non esserti reso conto del disprezzo, dell’odio, che Brad covava per quello che eravate, di come lo ritenesse sbagliato. Gay e omofobo: bel paradosso, sì. Ma tu l’hai amato comunque, caparbio, sperando che prima o dopo l’avresti convinto che non c’era niente di sbagliato nel rotolarsi insieme su questo stesso prato, nel respirare abbracciati la notte e le stelle sopra di voi. E invece lui sperava che toccare un bel paio di tette potesse piacergli quanto toccare te.
Fingi di non averlo visto quella sera, al parco, con un altro. Ci pensi e ti senti morire.
La gola si fa improvvisamente secca, la bocca piena di sabbia. E una cosa gonfia preme contro il palato, asciutta, soffocante. Impieghi secondi che sembrano anni per collegare, intontito come sei. Ah sì. È la lingua. La solita, pensi.
Gli occhi, ormai costantemente rossi e gonfi per l’alcol, l’erba e il pianto, ti si riempiono di lacrime. Non hai neanche più la voglia di provare a trattenerle, lasci che ti righino le guance, che ti appiccichino i capelli alla pelle. Ci penserà il vento ad asciugarle, lasciando delle tracce salate sul tuo viso.
Sei sempre stato bravo a fingere, a recitare una parte. Alla Mill Grove High School parlano ancora della tua interpretazione insuperabile di Frank-n-Furter nel Rocky Horror. Alla Mill Grove parlano ancora di cosa è successo a mensa quel giorno di maggio, di come un destro abbia centrato la mascella perfetta del più popolare quarterback della squadra di football. Del motivo per cui quel pugno sia partito.
Frocio.

E poi capisci, in un barlume di lucidità ti rendi conto, riesci a costatare l’ovvio.
Non sei più Patrick, adesso sei davvero Niente.

Lasci che il vento ti porti via, come una foglia in autunno.
  
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