Da quanto stavi lì? Mi chiesi, ormai dovevano essere ore. Ero lì di fronte all’oceano, con i piedi nella sabbia a guardare il sole tramontare. Mi sentivo confuso, erano giorni che pensavo solo a lei ( e quando dico solo intendo solo con la “s” maiuscola).
Da quando avevo lasciato il Campo, più o meno una settimana fa, era da allora che mi sentivo strano, lo stomaco chiuso e sotto sopra, parlavo poco ma quando ci riuscivo non facevo altro che pronunciare il suo nome e come se questo non bastasse continuavo a guardare le foto che mi aveva spedito nelle estati precedenti … In poche parole ormai ero cotto a puntino. Ma una parte di me continuava a rifiutarsi di crederci e questa parte di me mi aveva spinto fino alle sponde dell’oceano per chiedere consiglio a mio padre (Poseidone), quindi erano ore che lo chiamavo,  ma lui non arrivava. Sentì dei passi dietro di me, il che è  strano ero sulla sabbia, mi voltai sperando di vedere Poseidone nei suoi pantaloncini color kiwi, ma mi trovai davanti un professore di inglese.
-Ciao Paul – lo salutai, non troppo contento di vederlo, volevo un dio  e mi danno un prof.
- Ciao Percy, tutto bene? –  dritto al punto he?
- Si, si tutto bene- risposi non troppo convinto – Ho capisco – rispose lui con un sorriso, - Cosa capisci – gli chiesi io irritato – Bhè Percy, non mangi, parli poco, ogni volta che senti una ragazza parlare ti giri;  sono stato ragazzo anche sai? E posso dire senza ombra di dubbio che tu sei innamorato!!- La parte di me che si opponeva ora era ufficialmente KO.
Paul mi guardò serio – Lei lo sa’?-,-Si … No … Forse- balbettai – No- risposi sconfitto.
Lo vuoi un consiglio, Percy?- mi chiese- Si- risposi incuriosito
Diglielo, cosa aspetti?- , - Non lo so’, solo che … - Mi fermai di botto, mi resi conto del perché non riuscivo a continuare. – Hai paura che non ricambi- finì la frase Paul, aveva dannatamente ragione, io avevo paura, io che avevo ucciso centinaia di mostri, io che mi ero immerso nello Stige, io che avevo combattuto Crono, non riuscivo a dire due, e dico due, parole!!!
Diglielo, se non te ne pentirai- disse con una punta di amarezza nella voce – altri menti sarà troppo tardi … - lo disse con un filo di voce.
 
Eravamo sul pontile con i piedi a penzoloni,io e lei: Annabeth, ormai era sera, la luna splendeva in cielo, e le costellazioni, allora guardai la costellazione della Cacciatrice e pregai la nostra amica Zoe di aiutarmi (anche se lai non sarebbe stata d’accordo, effetti collaterali di essere una Cacciatrice di Artemide).
Annabeth senti volevo dirti che … - Oh ma insomma, come faccio a non riuscire a dire due parole?!
Lei mi guardò con i suoi due occhi grigi come una tempesta, a quel punto mi sciolsi e avrei dovuto sventolare bandiera bianca, mi ero completamento arreso a lei.
Si?-  disse lei, con una voce più soave di quella di un usignolo, - Volevo dirti che … -,avevo la gola secca.
Annabeth mi guardò e disse – Anche io-
Sono risorto! Mi mise le braccia intorno al collo e io misi le mani sui suoi fianchi, riuscivo a sentire il suo calore oltre la maglietta, e sentì una scossa  ma non era una scossa come quella che mi aveva dato Thalia, era una scossa dolce, che mi infuse coraggio e gioia per tutto il corpo. Poi ci baciammo, e tutto in cominciò a girare, tranne lei, tutto tranne lei, chiusi gli occhi, e mi impressi nella memoria quelle  emozioni e quella sera: dovevano restare con me per sempre.
Mi sbilanciai verso il mare e mi ci buttati stringendo forte Annabeth, creai una bolla d’aria attorno a noi, lei mi guardò divertita, e mi disse – Non dovrei essere io a non renderti le cose facile?-