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Autore: fewde    25/11/2014    0 recensioni
«Le unghie crescono, e lo sappiamo tutti. Ma nessuno sa il perché. La verità è che nascosti nelle unghie ci sono dei minuscoli ominidi, che scrivono storie, che corrispondo alle unghie. Quindi d'ora in poi, pensiamoci bene prima di tagliarcele! Stiamo distruggendo delle storie fantastiche».
Genere: Demenziale, Parodia, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ho trovato un diario in soffitta, che anche se tutto impolverato, era ancora in ottime condizioni. Sulla prima pagina sta scritto “Diario di Ermenegilda”. Se non sbaglio una volta mamma mi aveva detto di una nonna della nonna di sua nonna con questo nome, quindi presumo appartenesse a lei.
Sfogliandolo ho letto che al tempo di nonna, erano  maggiori le conoscenze riguardo agli ominidi delle unghie. In un capitolo scrive di come fosse possibile addirittura venire a conoscenza delle storia delle proprie unghie.  Non sto qui a raccontarvelo nei dettagli, ma consisteva nel bere uno strano intruglio con dentro anche la propria unghia (che schifo!) prima di andare a dormire. La notte ci si sarebbe sognati la storia dell’unghia ingerita. E il diario di nonna è pieno delle sue storie, che annotava con accuratezze ogni settimana.
 
Storia dell’ominide del pondolo sinistro.
 
Buio. Non vedo niente. Sento solo dei rumori lontani. Cerco la mia scatola dei fiammiferi, la ho sempre con me. Ne accendo uno e cerco di vedere intorno a me. Una parete alle mie spalle si innalza senza spigoli e sotto di me il terreno  è viscido. Mi alzo ancora intontito: non riesco a toccare e neanche a vedere un soffitto. Provo a muovermi ma niente, è tutto buio e tutto uguale, in tutte le direzioni; e la fioca luce del fiammifero non mi permette di vedere neanche i miei piedi. Dopo un tempo che sembra infinito, raggiungo la parete opposta a quella su cui mi ero ritrovato appoggiato. Uguale a prima, viscida anche questa. Storco il naso e noto che neanche l’odore è il massimo, che faccio quasi fatica a respirare, che l’aria è poca. Cerco di mantenere la calma: da qualche parte deve esserci un’uscita.
Mi convinco che il nero alla mia sinistra sia meno nero di quello alla mia destra e mi muovo in quella direzione. Dopo circa dieci minuti che cammino, vedo improvvisamente una leggerissima luce proprio nella direzione dove sto andando e sento dei rumori, più forti di quelli di prima, ma altrettanto indefiniti. Riesco a capire di essere all’interno di un tunnel gigante, e sono lontano anni luce da quella che sembrerebbe l’uscita.
Non mi perdo d’animo e continuo ad andare avanti. Ad un certo punto, quella che sembrava la fine del tunnel si allarga, lasciando entrare molta più luce, ma è un attimo, poi è tornata come prima. Inizialmente penso di aver avuto un allucinazione, ma poi succede di nuovo, e ancora e ancora. E ogni volta l’apertura mi sembra più grande. Come se non bastasse, sotto di me inizio a sentire delle vibrazioni: sono molto leggere, ma non mi piacciono.
Impaurito ormai, continuo ad avanzare, spinto dalla voglia di essere fuori di lì il prima possibile, e senza neanche pormi il problema di cosa ci sia dopo. Però più mi avvicino e più il terreno sotto di me ha degli strani sobbalzi. Ad un certo punto, luce.
Smette quell’alternanza snervante che durava da una decina di minuti. La fine del tunnel mi sembra la membrana di un tamburo con un buco casuale al centro dal quale entra la luce. Per un attimo provo un totale stato di tranquillità, ma dura poco, pochissimo. Noto in lontananza qualcosa, o qualcuno, che viene verso di me. Inizia ad occupare tutto il tunnel, sembra un esercito di astronavi. Mi accuccio a terra impaurito, stanno arrivando. Cerco di alzare lo sguardo e vedo sfrecciare sopra, alla mia destra, alla mia sinistra, insomma ovunque intorno a me, quelle che paiono delle astronavicelle con una lunghissima… coda?! Non sembra che questi mezzi abbiano un motore, ma sembra che la “coda” sia animata e contraendosi e dilatandosi velocemente, ne permetta il movimento. Cerco di guardare meglio le centinaia di unità: dentro ad ognuna di esse c’è qualcuno. Mi sforzo, ma vanno troppo veloce; poi una mi passa talmente vicino che riesco a capire: dentro a ognuna di queste navicelle c’è un neonato.
Che Leeuwenhoek avesse ragione? Devo capirlo. Mi preparo e mi lancio, afferrando la prima coda che mi passa sopra la testa. Riesco nell’aggancio: ora non mi resta che aspettare di arrivare. Mi sto allontanando dalla luce, dal mondo, ma devo sapere, la scienza è la mia vita. Tento di muovermi insieme alla coda, per dargli più spinta, e vedo che funziona, iniziamo a superare le altre navicelle. Sempre più veloci recuperiamo posizioni, ma dobbiamo arrivare primi, non ci sono altre possibilità.
Il tunnel si allarga, capisco che manca poco, e infatti poco dopo lo vedo, ed è il mio animalculo a conquistarlo, e io non posso far altro che rimanere lì fuori, ad ammirare lo spettacolo della fecondazione.


Angolo dell'autore. Eccoci qua con il secondo, pazzo capitolo di questa storia. Non ho molto da dire, se non che voglio ringraziare (?) il mio prof di scienze per aver parlato a scuola dell'animalculismo e per avermi fatto venire l'ispirazione ahah. Spero la storia vi sia piaciuta, ciau!
p.s.: forse modificherò leggermente l'introduzione del primo capitolo, ma nel caso ve lo farò sapere quando pubblicherò il terzo!
  
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