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Autore: nagrafantasy    26/11/2014    3 recensioni
Quanto può essere grande il dolore di un uomo?
Cosa succede, quando qualcosa si incrina nell’andare del tempo?
Ragnar non lo sapeva spiegare.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quanto può essere grande il dolore di un uomo?
Cosa succede, quando qualcosa si incrina nell’andare del tempo?
Ragnar non lo sapeva spiegare.
Accovacciato sulla riva del freddo Mare del Nord, incurante della brezza gelida che spirava alle pendici delle alte montagne, stava osservando l’acqua scura.
L’acqua che lo aveva portato via dalla sua famiglia.
Il vento che aveva condotto le ceneri di Gyda lontano da lui, verso gli dèi.
Sì, era certo che fosse andata da loro.
Gli dèi arrideranno sempre alle donne coraggiose e Gyda era destinata a divenire forte come l’acciaio e dolce come solo una buona madre sa essere.
Ragnar avvertiva una fitta all’altezza del cuore, mentre le guance pian piano si riscaldavano con le grandi lacrime salate che scorrevano come fiumi fuori dalle palpebre.
Afferrò una manciata di sabbia e la lasciò svolazzare verso la schiuma bianca candida.
Candida come l’anima di Gyda.
In quel momento di lutto gli erano crollati tutti i propositi per il futuro, così come le responsabilità. Tornò indietro, a quando Gyda era una bambina vivace, che rincorreva il vento.
Rivide il suo sguardo, il suo sorriso gioioso e i suoi lunghi e bellissimi capelli lungo la schiena.
Una stretta gli attanagliò la gola.
La malattia non aveva risparmiato nemmeno la piccola Gyda.
Non bastavano le guerriglie tra clan, né i viaggi tortuosi verso l’ovest, verso una terra più fertile ove coltivare e scoprire nuove culture.
Non bastava aver lottato così tanto per giungere ad una situazione migliore... gli dèi se l’erano portata via. Perché così era il destino.
Perché non si può mai avere tutto, ogni cosa ha un prezzo.
E il prezzo Ragnar l’aveva pagato caro.
Molto caro.
Non riuscì a trattenere un singhiozzo.
Gyda, Gyda... era ormai pronta per diventare come sua madre.
Era pronta per il mondo.
Ragnar avrebbe voluto vedere la sua forza e la sua vita susseguirsi in un unico successo verso la felicità. Avrebbe amato i suoi figli come aveva amato lei. Avrebbe sempre avuto spazio nella sua casa per la piccola Gyda.
Ma nulla era più concreto.
Ora la casa di Gyda era nel Valhalla.


“Gyda, I have come to say goodbye to you, properly.
I’ve been thinking about you, about when you were small.
You were so lively you could run as swiftly as the wind.
You were like a quick-silver.
But then, before I knew it, you stopped running here and there and everywhere, and you became still.
At 12 years old you had the stillness and the calm of a fine woman.
What children you would have produced!
What joy that would have brought to all of us!
Dear child, Gyda, you are not gone because you are always in my heart.
They say that a man must love his sons more, but a man can be jealous of his sons and his daughter can always be the light in his life.
I know very well that you are with the Gods. But I will wait here, a while, and if you wanna come and talk to me, then come and talk.
And I will gently stroke your long and beautiful hair once again... with my peasant hands.”
  
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