-Haruhiiii…- la voce di Tamaki si sparse per tutta l’aula del club.
La ragazza intenta a studiare, ebbe un tuffo al cuore, come ormai le capitava già da un po’ di tempo quando lui le rivolgeva la parola.
-Chiudi quei libri e vieni con me- disse, strattonandola per un braccio.
-Come? Perché?- chiese lei, allarmata.
Il biondo si girò verso Haruhi, facendo quella sua solita faccia da cagnolino bastonato: -Oggi avevo intenzione di fare quella cosa con Kyoya, ma lui ha detto di no e se n’è andato. Poi ho chiesto a Honey-senpai e Mori-senpai, ma avevano da fare. Sei rimasta solo tu!-
-E non hai pensato di chiedere a Hikaru o a Kaoru?-
-Non ho alcuna intenzione di interpellare quei gemelli pestiferi! Quindi, ti prego, vieni con me!-
-V-va bene! Ho capito. Ma cosa dobbiamo fare?-
-Lo scoprirai non appena arriveremo-.
Lo sguardo di Tamaki aveva ripreso vita. I suoi occhi color lavanda brillavano come acqua al sole. La sua presa sul braccio della brunetta si era lentamente spostata alla mano, mentre correvano giù per le scale, e in quel momento le sue dita si intrecciavano delicatamente con quelle di lei.

Haruhi osservò delusa la stanza in stile giapponese, affacciata sull’elegante e rilassante giardino.
Sul kotatsu, posto al centro della stanza, erano disposti una kyushu fumante, due tazze, due piattini, un paio di forchettine e un dolce al the verde, il tutto accompagnato da una ciotolina ricolma di miele.
-Dai, siediti!- la incitò Tamaki.
La ragazza, obbediente, si sistemò sul cuscino posato a terra, di fronte al biondo.
-Ecco… Volevi solo fare merenda?- gli chiese.
-Si. Ma volevo farla alla giapponese-
-O-ok…-. In un paio di secondi il silenzio regnò nella stanza. Solo il leggero suono del fuurin legato alle assi in legno della porta-finestra rendevano l’ambiente più “rumoroso”.
-Haruhi…- si decise Tamaki - Non so come si fa-.
La ragazza, che l’aveva capito già da un po’, non disse nulla. Prese nelle mani la kyushu e versò del the nelle tazze. Poi tagliò due fettine di dolce e le dispose nei piattini, per poi versarci sopra un po’ di miele.
Lo sguardo del ragazzo si illuminò: -Wow! Sei meglio di Kyoya!-
-E’ perché lo faccio quasi ogni giorno- spiegò lei. I due presero a mangiare in silenzio.
Haruhi, dal canto suo, lanciava di sottecchi, di tanto in tanto, delle languide occhiate al biondo, perdendosi nei suoi occhi.
-Ehi…- la chiamò lui all’improvviso.
La ragazza alzò il capo, giusto in tempo per vedere Tamaki sporgersi sul piano del kotatsu, per poi sentire le morbide labbra di lui avvolgersi alle sue in quello che sembrò un tempo infinito.
-Perché…-
-Perché mi piaci-.
Le guance imporporate di Tamaki le sembrarono lo cosa più carina e dolce del mondo e non poté fare a meno di alzarsi e andare ad abbracciarlo. -Io… non so che dire… Grazie… Non pensavo che anche tu…-.
Il biondo si scostò un po’ da lei per poi sfiorarle le labbra con un dito. Poggiò la fronte a quella di lei e la guardò negli occhi: -Mi piaci, Haruhi-.
Un secondo bacio sigillò quella dichiarazione, così dolce che alla ragazza sembrò tutto un sogno. Un bacio così dolce… Un bacio al sapore di the verde e miele.