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Autore: Darkness_Angel    26/11/2014    6 recensioni
Attenzione! Sequel di "Una Generazione Mortale".
Sono passati cinque anni dalla tragedia che ha scosso la famiglia Jackson.
Il mondo ha continuato il suo corso anche se adesso è in caduta libera e sembra che il fato non voglia dare tregua a questa famiglia e ai semidei.
Una nuova minaccia si è imposta sul mondo minando la libertà e la sicurezza di tutti coloro che non sono mortali, e le cose sembrano non poter cambiare se non in peggio.
Ma la speranza è l'ultima a morire.
Vecchi nemici, nuovi alleati, ritorni e scomparse per cercare di riportare il mondo in equilibrio e vincere una guerra che sembra persa in partenza, senza dimenticarsi la cosa più importante:
Sopravvivere.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Generazioni '
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Salve a tutti!
Finalmente ecco a voi il Sequel di Una generazione Mortale :D
Poche cose e poi  vi lascio alla lettura ;)
Il raiting si è un po' abbassato perché questo sequel sarà sulla linea dei dispotici e quindi ci sarà qualche scena di violenza in più rispetto all'altro racconto; ma non preoccupatevi, non esagererò. Ci saranno degli Spoiler sul Sangue dell'Olimpo durante il racconto ma vi avvertirò :)
La storia si svolge cinque anni dopo la morte di Aibileen, quindi molto prima dell'Epilogo :)
Detto questo direi che è tutto, Buona Lettura :D

I

 
Il rumore di un sasso che rotolava sul terreno, colpendo un suo simile, ruppe il silenzio della notte.
- Per gli Dei Lilia! Vuoi fare silenzio?! –
- Mi è scappato dalle mani! –
- E allora fai più attenzione –
Lilia Jackson incrociò le braccia al petto facendo roteare gli occhi esasperata dal fratello; il sasso le era semplicemente sfuggito dalle mani mentre lo faceva saltare in aria, l’attesa la stava facendo impazzire, doveva trovare un modo per far passare il tempo e lanciare un sassolino in aria, per poi riprenderlo, le era sembrato il modo migliore per farlo.
- Non si vede ancora nessuno? – chiese sottovoce, dopo qualche secondo, guardando la sagoma scura del fratello che fissava la fine del bosco davanti a loro.
- No – sospirò Lucas girandosi verso la sorella
– Ormai dovrebbero essere arrivate… - gli ricordò preoccupata mentre Lucas si andava a sedere di fianco a lei sul terreno secco.
Il fratello le sorrise e le prese una mano stringendogliela – Arriveranno, non è più come i primi tempi, non ci facciamo più prendere alla sprovvista – le disse per rassicurarla.
- Si, ma anche i pacificatori si sono fatti più furbi –
Lucas sospirò – Non chiamarli pacificatori, non siamo in Hunger Games – l’ammonì.
- Pacificatori è molto più carino di Purificatori – gli ricordò seria – e anche se non siamo in Hunger Games la nostra situazione è peggio della loro – aggiunse sentendo la rabbia infiammarle il petto.
- Lo so’ Lili, lo so’…  – sospirò Lucas alzando lo sguardo verso la luna piena – mi chiedo quando finirà tutto questo… - le disse gesticolando con le mani in un gesto che indicava tutto il mondo.
- E’ quello che ci chiediamo tutti Lucas… il problema è che nessuno sa’ dare una risposta -.
 
Le loro vite avevano iniziato a peggiorare tre anni prima, per poi collassare completamente un anno dopo; Lilia se lo ricordava fin troppo bene.
Le cose non erano cambiate di botto; non vi era stato nessun colpo di stato e neanche un attacco che potesse far presagire qualcosa di terribile.
Tutto era cambiato così gradualmente e lentamente che si erano accorti dei cambiamenti quando ormai erano avvenuti e quando non si poteva più far nulla per fermarli; si erano semplicemente abituati al cambiamento, senza farsi troppe domande.
Il presidente Simon Eastings aveva vinto le elezioni, e si era stabilito alla Casa Bianca, un anno dopo la morte di Aibileen.
In quel periodo la famiglia Jackson aveva cercato di rincominciare a vivere, cercando di bilanciare il dolore per la perdita, al sollievo di aver visto la minore della famiglia vivere tranquilla nel regno dei morti.
Lilia e Lucas avevano ripreso la scuola; per i primi mesi era stato un supplizio ricevere le condoglianze da qualsiasi ragazzo, o professore, incontrassero nei corridoi.
Tutti pensavano di conoscere Aibileen, sostenevano di essere suoi amici, quando invece non l’avevano mai calcolata.
Questi erano stati i loro problemi principali per quasi un anno: andare a scuola, riprendere a fare sport e continuare ad uscire con i loro vecchi amici, ma poi erano iniziati i fatti strani.
Il primo era stato l’emanazione di una legge che obbligava tutti i cittadini americani a denunciare qualsiasi arma avessero in casa, non solo armi da fuoco, ma anche archi, spade, pugnali e tutto ciò che potesse essere usato come arma.
Annabeth aveva esitato prima di compilare il documento arrivato per posta, ma alla fine si era detta che  non c’era niente di sospetto e allora aveva stilato una lista delle armi che tenevano in casa ( due spade, una era Anaklusmos, due pugnali e un arco ).
Dopo di che era passato qualche altro mese di calma prima che iniziassero gli interrogatori, come li avrebbero chiamati in seguito.
Fu emanata un’altra legge in cui ogni famiglia doveva spedire direttamente al Presidente una lista, il più dettagliata possibile, del proprio albero genealogico.
Quello aveva iniziato a far spazientire un po’ la gente e a far crescere il sospetto che il Presidente stesse progettando qualcosa; il problema fu che nessuno sapeva di cosa accusarlo.
Perché il nuovo capo del governo voleva sapere le loro origini?
Il campo Mezzosangue e, in comunicazione attraverso messaggio Iride, il campo Giove, si erano messi subito d’accordo su come agire.
Se non spedivano il documento avrebbero destato troppi sospetti e lo stesso sarebbe accaduto se avessero spedito troppi documenti con scritto “ Ignoto” al posto del nome del genitore divino; così, alla fine, avevano deciso uno o più nomi mortali con cui indicare una divinità, cercando di evitare che ci fossero gemelli con padri, o madri, diversi.
Così Percy si era ritrovato figlio di Sally Jackson e Peter Norren, mentre Annabeth di Frederick Chase e Alexandra Anway; due nomi completamente inventati ma che speravano sarebbero passati inosservati in mezzo a milioni di altri nomi.
Dopo quel documento era passato un altro mese di tranquillità.
Proprio quando le persone si stavano tranquillizzando e stavano facendo cadere i sospetti, all’improvviso, degli ispettori governativi aveva iniziato a girare per scuole e uffici facendo domande a gruppi di persone, che all’inizio erano sembrate scelte a caso, ma che alla fine si erano rivelate tutt’altro che casuali.
Lilia e suo fratello furono interrogati a scuola, i loro genitori in ufficio; gli ispettori riuscirono persino ad intercettare Hazel, Piper e molti semidei che vivevano a Nuova Roma sorprendendoli quando lasciavano i confini sicuri della città.
Nel giro di qualche mese la maggior parte dei semidei era stata interrogata, anche più volte, e quando Malcom era stato arrestato con l’accusa di essere un pericolo per la nazione dopo una sua scoperta scientifica, Annabeth  aveva capito che tutte quelle non erano coincidenze e che i semidei erano in pericolo.
In qualche modo i mortali erano venuti a conoscenza delle loro esistenze e adesso ritenevano che fossero un pericolo per le loro vite.
Molti semidei avevano iniziato a trasferirsi a Nuova Roma o al Campo Mezzosangue, ma Malcom era stato solo il primo semidio ad essere prelevato dalle forze governative.
Vi erano state riunioni su riunioni tra i due Campi per decidere come agire; i figli di Ares spalleggiati da quelli di Marte ( a parte Frank ), avevano proposto di attaccare in massa la Casa Bianca e spodestare il nuovo presidente per metterne al potere uno che fosse a favore dell’esistenza dei semidei, anzi, magari mettere proprio un semidio al governo così da risolvere ogni problema.
Ma soverchiare il governo non sembrò un idea molto convincente, così fu scartata e si optò per una via diplomatica.
Un figlio di Atena, una figlia di Dike, un figlio di Apollo, un figlio di Ermes e, per sicurezza, due figlie di Afrodite ( avere dalla propria parte la voce ammaliatrice era sempre un gran vantaggio ) sarebbero andati a parlare con il presidente.
Annabeth si era subito proposta per andare, avrebbe fatto di tutto per saperli al sicuro e lontano da pericoli che non potevano affrontare,  ma Percy si era subito detto in disaccordo e aveva incominciato a litigare con lei sotto gli occhi esasperati dei capo cabina e dei funzionari di Nuova Roma.
Alla fine Annabeth non aveva voluto sentire ragioni e non aveva ceduto ne alle minacce ne alle suppliche del marito, si era unita al gruppo di semidei, metà Greci e metà Romani, tutti rigorosamente adulti sopra i trentacinque anni, che sarebbero partiti tre giorni dopo per Washington.
Piper aveva tentato di proporsi come rappresentante per Afrodite, ma tutti si erano opposti; i gemelli Grace avevano poco più di due anni e nessuno aveva voluto separarli dalla loro madre più del necessario.
Così, la fatidica mattina, Drew spalleggiata da Anne ( una figlia di Venere ), Will Solace, Elise ( figlia di Dike) e Anthony ( figlio di Mercurio) si ritrovarono sotto il pino di Talia aspettando che arrivasse Annabeth per poi partire.
Peccato che Percy, con l’aiuto di un figlio di Ipno, fosse riuscito ad aggiungere al cibo della moglie la sera prima una dose di sonnifero, stordendola.
Così, al posto della semidea, si era presentato al punto d’incontro suo fratello Jonathan.
Il piano era semplice, il gruppo doveva farsi ricevere dal presidente come un’ambasciata pacifica di semidei che voleva rassicurare il capo del governo che non erano pericolosi; ne per la nazione ne per i mortali in generale.
Se l’avessero convinto, allora gli avrebbero chiesto di liberare Malcom e gli altri semidei catturati che, fortunatamente, per ora erano solo incarcerati.
Ma nessuno poteva aspettarsi quello che accadde veramente.
La delegazione doveva ritornare lo stesso pomeriggio o al massimo il giorno dopo, ma passarono molti giorni prima che qualcuno ritornasse.
Will Solace era riapparso dopo una settimana ai margini del campo, ferito e in fin di vita.
Lo avevano avvistato un paio di ninfe mentre arrancava sulla collina mezzosangue; le creature erano andate subito a chiamare i suoi fratelli che erano riusciti a prenderlo in tempo e salvargli la vita per un soffio.
Prima di perdere conoscenza davanti a Chirone, però, il semidio era riuscito a sussurrare solo poche parole: - Era una trappola. –
Will si era ripreso solo qualche giorno seguente, dopo giorni di dolore e sofferenza dovuti alle numerose ferite che aveva riportato.
Quando si era svegliato, anche se ancora debole, aveva chiamato Chirone per raccontargli cos’era successo.
Quel giorno una quindicina di semidei si erano assiepati nell’infermeria per ascoltare il destino che era toccato ad amici e fratelli, mentre i loro figli ( quella indetta era una riunione per soli adulti) si erano accalcati alle finestre e alla porta per sentire i discorsi dei grandi che, in realtà, non avrebbero dovuto udire; naturalmente Lilia e Lucas erano in prima fila.
Era passato un minuto buono prima che il figlio di Apollo avesse trovato il coraggio per incominciare a parlare:
– Era una trappola – aveva detto – Siamo stati ricevuti dal presidente, ma quello non era un mortale e con lui c’erano dei nostri vecchi amici. – aveva continuato con voce carica di rabbia – Le sue guardie del corpo erano Lestrigoni e i suoi vice erano Gea, Crono e un tizio vestito completamente di rosso che non ho mai visto ma che, sicuramente, non era un mortale -.
Tutti i presenti nella stanza erano rimasti scioccati, Crono e Gea erano stati sconfitti molti anni prima e definitivamente, com’era possibile che fossero ritornati?
- Non ne ho idea, so’ solo che abbiamo avuto appena il tempo di realizzare ciò che stava succedendo e poi siamo stati attaccati dalle guardie Lestrigoni – a quel punto aveva fatto una pausa e stretto i pugni con forza – Non so’ cosa sia successo agli altri… io sono stato l’unico che è riuscito a scappare, o meglio, che hanno lasciato scappare – si corresse mentre le nocche gli sbiancavano per colpa della forza con cui stringeva i pugni.
La notizia aveva sconvolto tutti, non sapevano cosa dire, Annabeth  insieme a Piper si erano dovute sedere perché avevano sentito le gambe cedere.
Lilia si ricordava che sul volto di Logan, il figlio di Will, non era apparsa nessuna emozione di fronte alla rabbia e al dolore del padre, ma aveva stretto con tanta forza lo stipite di legno della finestra che, alla fine, lo aveva rotto.
A quel rumore i genitori si erano girati all’allarmati, come se Crono o Gea li stessero spiando dalla finestra.
I ragazzi non avevano fatto in tempo a nascondersi che li avevano visti e, qualche minuto dopo, Clarisse aveva aperto la porta fissandoli tutti con un sorriso tutt’altro che rassicurante dicendogli che i più grandi dovevano entrare, mentre i piccoli potevano andare a giocare ( quando si era rivolta ai piccoli aveva addolcito il tono di voce e persino sorriso dolcemente).
Tutti avevano seguito gli ordini della figlia di Ares; i piccoli si erano dileguati mentre invece “i grandi” erano entrati nell’Infermeria dove avevano ricevuto una bella sgridata per aver origliato e dove, dopo, erano stati messi al corrente di tutti i fatti.
Il giorno dopo, come se il presidente avesse saputo che Will era ritornato e che aveva riferito tutto, il capo del governo si rivelò per quello che era in realtà; un mago esperto in diversi tipi di magia di nome Setne, il cui obbiettivo era quello di impadronirsi del mondo e di spodestare tutti gli Dei esistenti per divere lui l’unico Dio e sovrano.
Contro ogni aspettativa i mortali non si ribellarono, ormai Setne gli aveva inculcato così bene in testa che il nemico erano i semidei e non lui, che nessuno provò a dargli contro.
Com’era già successo, semidei Greci e Romani si riunirono creando un unico esercito per sconfiggere Setne e le sue forze; a parte i più piccoli sotto i quattordici anni, tutti i semidei furono arruolati e preparati a combattere.
Ma non arrivarono neanche a Washinton che le forze di Setne, capitanate da Gea e da Crono, li sconfissero miseramente e li costrinsero a nascondendosi negli unici due posti sicuri su tutta la terra, al Campo o a Nuova Roma.
Lilia e la sua famiglia avevano deciso di trasferirsi al Campo Mezzosangue, erano tornati a casa per fare le valigie, ma poi non erano partiti perché, la grande affluenza di semidei ai due rifugi aveva attirato l’attenzione di qualsiasi mostro presente in America, rischiando di rivelare al nemico la posizione dei luoghi sicuri.
Avevano vissuto due settimane cariche di angoscia nella loro casa a Manhattan; le forze dell’ordine governativo cercavano semidei in ogni città, che venivano puntualmente trovati per colpa di un tradimento da parte di mortali o per colpa dell’infallibile fiuto di un segugio infernale o di un Echidna.
Alla fine erano dovuti scappare perché, un amico di Lucas, aveva rivelato ai soldati le grandi capacità come nuotatrice di Lilia e l’intelligenza sviluppata dell’amico; i Jackson avevano mancato la cattura per un soffio e da quel giorno avevano vissuto al Campo.
 
Dopo i semidei era toccato agli Dei essere spodestati.
Setne, con l’aiuto di Gea e Crono, aveva scoperto tutti i punti deboli degli Dei e le loro abilità; i giganti erano tornati e sta volta se l’erano presa direttamente con gli Dei di cui erano la nemesi mentre i Titani fedeli a Crono, attaccavano l’Olimpo senza aver nessuno intralcio.
Gli Dei aveva resistono più di anno ma poi erano caduti anche loro, indeboliti anche dalla magia sconosciuta di Setne che in qualche modo fiaccava i loro poteri.
Furono catturati e privati delle loro insigne, tutto quello che li rappresentava gli veniva strappato via, in modo da renderli deboli non solo fisicamente ma anche mentalmente.
Il piano di Setne non finiva lì però, aveva deciso che tutto ciò a cui li aveva sottoposti non bastava, allora aveva deciso che gli Dei avrebbero sfilato sino alla loro prigione incatenati uno dietro l’altro con pesanti ceppi di metallo rinforzati da un incantesimo che inibiva ogni loro potere.
Nonostante tutto quello che gli avevano fatto passare in quegli anni, i semidei non rimasero a guardare mentre i loro genitori venivano umiliati e condannati.
Un gruppo di semidei, coalizzato con le cacciatrici e le amazzoni, era riuscito ad intercettare i soldati di Setne  e ad interrompere il deprimente spettacolo prima che gli Dei arrivassero alle prigioni create apposta per loro.
Nonostante qualche perdita, gli Dei furono liberati ma Setne non prese bene quella sconfitta e giurò di vendicarsi su tutti loro quando meno se lo sarebbero aspettato.
Il problema successivo da risolvere fu dove nascondere gli Dei; l’Olimpo era assediato e non c’era modo di riprenderlo, e così, alla fine, gli Dei erano andati a vivere nell’unico posto in cui erano ben accetti e dove sarebbero stati al sicuro: al Campo Mezzosangue.
Da quel giorno, per semidei e Dei, era iniziata la loro nuova vita, quella di fuggitivi.
Erano al sicuro solo al Campo, non potevano neanche pensare di andare a Nuova Roma senza rischiare la cattura; gli unici che uscivano dai confini sicuri del Campo e riuscivano (quasi sempre) a ritornare erano Artemide e Apollo.
Tutti i semidei vivevano nel panico, non si sapeva come reagire ad una situazione del genere e gli Dei non gli aiutavano: continuavano a commiserarsi per aver perso i loro poteri ( purtroppo le loro armi erano ancora in mano a Setne) e se un semidio provava ad avvicinarli loro lo incolpavano di quella situazione e il malcapitato rischiava la pelle.
Le prime a riprendersi erano state Artemide ed Atena che avevano cercato di risollevare lo spirito, prima dei semidei, poi dei loro simili, consigliandoli su come reagire alla minaccia.
E così, col tempo, tutti si erano abituati anche a quel nuovo stile di vita; a vivere braccati e nascosti. Infondo è insita nella natura umana la capacità di modificare le proprie abitudini per sopravvivere.
Se si doveva fare un viaggio, o anche solo andare in cerca di rifornimenti, si doveva fare attraverso il viaggio ombra o accompagnati da un figlio di Ecate in modo che la foschia potesse camuffarli.
Ecate era l’unica Dea che non viveva al Campo, il suo palazzo si trovava in una specie di luogo tra gli Inferi e il mondo mortale e Setne non era ancora riuscito a distruggere le sue difese;  neanche Clizio ci era riuscito e di conseguenza la Dea continuava a resistere rimanendo nascosta nel suo palazzo.
Quella, per la famiglia Jackson, era stata una bella notizia; voleva dire che anche Aibileen era al sicuro e che la sua anima non rischiava di venir spazzata nel nulla come invece era successo ad altre che non avevano trovato rifugio in tempo nel palazzo della Dea della magia.
Quando Setne aveva consolidato il suo potere, e si era messo comodo al comando del mondo nel suo nuovo palazzo, una via di mezzo tra l’Olimpo e la Casa Bianca, si era assicurato di non avere altri problemi tra i piedi, e così come colpo finale aveva rimandato Crono nel Tartaro e fatto riassopire Gea grazie ad un potente incantesimo, dopo che li aveva ingannati e usati per i suoi scopi.
Al contrario, il tizio vestito di rosso visto da Will sembrava sparito; durante il loro patetico tentativo d’attacco all’esercito di Setne si erano presentati solo Crono e Gea insieme ad una marea di mostri, ma di persone “rosse” non ve ne era stata nemmeno l’ombra.
Dal giorno in cui il nuovo regime si era stabilizzato non era cambiato più cambiato nulla; Setne governava, Ecate resisteva e i semidei si nascondevano uscendo raramente dai confini protetti e prendendo tutte le precauzioni possibili per non farsi scoprire dai Purificatori.
 
Lilia sopirò e si rigirò un altro sassolino tra le mani, quei ricordi erano ancora vividi nella sua mente; tutti i semidei feriti, tutti i mezzosangue che non c’erano più… che erano morti.
La cosa  che la turbava di più era il pensiero dei bambini piccoli che crescevano nella paura costante di essere inseguiti da mostri, e paure, che ormai erano diventati reali e che non venivano creati soltanto dalle loro testoline.
Doveva ammettere, però, che i loro genitori cercavano di farli vivere normalmente, come se fossero al Campo solo per una vacanza e non per sempre.
- Lilia ancora?! – le gridò sottovoce Lucas che era ritornato al suo posto di guardia.
- Non sono stata io! – gli rispose sempre sottovoce riemergendo dai suoi pensieri.
Ci volle solo un secondo perché capissero cosa ciò voleva dire; Lucas si abbassò dietro al cespuglio sparendo completamente e Lilia si accucciò per raggiungerlo gattonando senza fare alcun rumore.
Se quel suono non era stato provocato da nessuno dei due, voleva dire che erano stati i Purificatori a farlo; quindi, erano spacciati.
Si erano portati dietro le loro spade ma se i Purificatori li trovavano prima che avessero il tempo di coglierli di sorpresa, c’erano ben poche speranze che riuscissero a scappare.
Setne aveva modificato delle armi con la sua magia, potevi star certo che se un purificatore ti aveva nel mirino non ti rimaneva che rivolgere le tue ultime preghiere agli Dei, perché quelle armi erano infallibili.
Setne aveva persino creato una rete che, se lanciata su un Dio, lo indeboliva a tal punto da renderlo innocuo, come se fosse un semplice mortale.
Lilia guardò il fratello e mimò con le labbra – E se fossero le Cacciatrici? –
Lucas annuì, poi si portò le mani chiuse alla bocca e vi soffiò dentro emettendo il perfetto verso di un gufo, un suono naturale che non poteva essere sospetto.
Aspettarono in silenzio acquattati dietro il cespuglio stringendosi la mano e aspettando il richiamo in risposta, che però non arrivò.
Lilia chiuse gli occhi e cercò di calmare il respiro; una volta avevano rischiato di essere catturati mentre erano in missione per recuperare un gruppo di semidei Romani insieme a Jason e Frank; i Purificatori li avevano catturati sotto una rete e un semidio era morto davanti a loro, trapassato da una spada, mentre stava cercando di liberarli. Poi il figlio di Giove aveva fulminato qualche soldato mentre l’altra parte era stata resa innocua da Frank versione Orso Bruno.
Alla fine ce l’avevano fatta, ma Lilia non ci teneva a ripetere l’esperienza; le sembrava di poter sentire ancora sul viso il sangue uscito dalla gola del semidio, trapassata da parte a parte dalla lama della spada.
- Lili, crea un clone e attirali laggiù, dove possiamo vederli – le sussurrò il fratello in un orecchio indicando un punto in una radura.
Lilia annuì, doveva rimanere calma e svuotare la mente o l’acqua non le avrebbe obbedito.
Chiuse gli occhi e si concentrò facendo apparire chiara nella sua mente l’immagine che doveva assumere il liquido.
Aprì gli occhi e mosse lentamente la mano calcolando i gesti; pochi secondi dopo davanti a loro apparve una ragazza fatta completamente d’acqua che li osservava con occhi spenti.
Quella non era una naiade, era semplicemente una marionetta fatta d’acqua che seguiva gli ordini di Lilia e che si sarebbe sciolta quando il suo compito fosse finito; non era un essere vivente.
La nipote di Poseidone mosse la mano e la marionetta ebbe un guizzo negli occhi cristallini
– Attirali laggiù – le sussurrò.
La marionetta fece un leggero cenno del capo e poi corse fuori dal nascondiglio per attirare qualsiasi cosa fosse in agguato nella boscaglia.
Passò meno di un minuto e la marionetta apparve nel punto indicatole da Lilia mentre guardava con sguardo truce il suo inseguitore ora visibile anche a loro.
- E’… è un serpente… - sussurrò Lucas con un tono di voce tra il sollevato e il sorpreso
Lilia si accigliò – No… sono due serpenti… -.
Da dietro la prima testa serpentina ne era spuntata un’altra che ondeggiava sibilando al ritmo della sua compare; le teste erano più grosse di quelle di un normale serpente, avevano delle zanne che sporgevano dalla bocca, un piccola feritoia scura, e gocciolavano bava, quasi certamente velenosa.
Probabilmente era un Idra, ma non erano Purificatori.
Lilia e Lucas si alzarono dai loro nascondigli per vedere meglio la creatura che aveva inseguito la marionetta.
Lilia si girò verso la ragazza d’acqua e le fece un cenno per congedarla; la figura fece un inchino e poi si sciolse in una pozza d’acqua che venne assorbita dal terreno.
- Allora, abbiamo trovato una Mini-Idra? – chiese Lilia girandosi verso la creatura
- Se ti dico che non ho idea di cosa sia, mi credi? – le chiese Lucas mentre guardava accigliato il mostro e Lilia faceva altrettanto.
- Si fratello… ti credo -.
Davanti a loro c’era un mostro mai visto prima; erano due serpenti, anzi, un serpente, con al posto della coda un’altra testa e delle zampe di drago che spuntavano dal centro del corpo.
Sembrava un mostro creato da un bambino piccolo che si era divertito a rompere diversi mostri giocattolo e a riattaccarli insieme alla rinfusa.
- Potrebbe essere una Chimera… - azzardò Lilia che di Chimere ne sapeva qualcosa.
- Non credo… è formato solo da rettili, è strano… - continuò Lucas mentre continuavano ad osservare la creatura con le teste piegate di lato come se guardarla da un’altra prospettiva avrebbe potuto aiutarli.
Il biserpente-drago girò entrambe le teste verso di loro e sibilò minaccioso mentre bava velenosa ( le gocce facevano fumare il terreno quando lo toccavano quindi come minimo era acida ) colava dalle quattro zanne acuminate, sembra non aver gradito i commenti di Lucas.
 - Lo uccidiamo? – chiese Lucas fissando ancora per un secondo il mostro
- No lo portiamo al museo di storia naturale – commentò sarcastica Lilia; Lucas non colse la battuta e la guardò accigliato – Certo che lo uccidiamo! – gli rispose esasperata sfoderando la spada.
E meno male che era un parente stretto di Atena!
Da quando Eris gli aveva abbandonato il cervello Lucas aveva perso un po’ della sua intelligenza; un po’ come era successo al Dr. Erik Selvig dopo esser stato controllato da Loki.
I gemelli sfoderarono insieme le spade e nello stesso momento il mostro li attaccò gettandosi in avanti e cercando di morderli con le due teste contemporaneamente.
I gemelli le schivarono, scattando lateralmente, mentre le due teste li inseguivano indecise su chi attaccare per primo.
Lilia e Lucas girarono intorno al mostro per riunirsi sul lato opposto di dov’erano prima; la creatura sembrava leggermente impacciata nei movimenti con la parte inferiore del corpo, ma le due teste serpentine si muovevano liberamente sibilando e allungandosi verso di loro mentre le gambe cercavano di avvicinarsi.
Lilia si prese un secondo per riflettere; da quando il loro periodo di latitanza era iniziato era diventata molto meno impulsiva quando combatteva.
Lanciò un occhiata al fratello, che comprese all’istante e annuì; si lanciarono di nuovo all’attacco contemporaneamente per poi separarsi all’ultimo e costringere le due teste a cambiare obbiettivo.
Lilia si lanciò contro la testa schivando un morso diretto alla sua spalla e afferrando il serpente alla base del cranio mentre con l’altra mano calava la spada sul corpo molle.
- No Lilia! Potrebbero spuntargliene due! – le gridò Lucas.
Lilia imprecò  e si scostò mollando la presa, schivando per un soffio un morso diretto alla sua mano, rotolò su un fianco rimettendosi subito in piedi e trovandosi vicino suo fratello.
- Potevi avvertirmi anche un po’ prima!! – gli gridò furiosa agitando la spada.
Lucas rimase imbambolato per una frazione di secondo, sorpreso dalla reazione della sorella – Mi è venuto in mente solo in quel momento! – le rispose con lo stesso tono, difendendosi.
Lilia emise un verso frustrato e poi si girò verso il mostro che si stava avvicinando goffamente ma molto più velocemente di quanto pensasse.
- E quindi? Come lo uccidiamo senza che ci morda? – chiese al fratello
- Devi trafiggergli il corpo, io sono riuscito a ferirlo prima di allontanarmi, vedi? – le disse indicando un taglio troppo superficiale su una zampa draghesca.
- Va bene, ma come fermiamo le teste? Le annodiamo? – gli chiese sarcastica
- Qualcosa del genere… - le disse Lucas preparandosi anche lui al nuovo assalto con un luccichio famelico ad illuminargli gli occhi – Quando ti chiamo, corri verso di me – le disse.
Lilia annuì e concentrò lo sguardo sul mostro di fronte a lei, le due teste adesso fissavano il cielo stellato senza badare a loro due, come se stessero fiutando l’aria…
- Ehi bisce! – gridò Lucas
Attenzione catturata, i serpenti tornarono a fissarli e a sibilare sbavando veleno.
Senza darsi nessun segnale, o farsi un cenno, i due gemelli si gettarono contro il mostro a spada sguainata, allontanandosi all’ultimo momento e facendogli tirare i colli – Lilia! -.
Lilia invertì il senso in cui stava correndo e si diresse verso il fratello inseguita dalla testa che cercava di morderle il didietro.
Lilia e Lucas si superarono e le due teste, ignare una dell’altra e concentrate solo sulle loro prede, cozzarono con un rumore secco di crani sbattuti l’uno contro l’altro.
I gemelli si misero di fianco e caricarono insieme per colpire con un affondo che avrebbe tranciato in due il mostro prima che potesse riprendersi dalla testata.
Ma le loro lame si conficcarono nel terreno secco, perché il mostro era saltato via come se fosse un allegro leprotto.
I due ragazzi lo fissarono increduli; con un balzo si era allontanato di quasi tre metri da loro, adesso stava fiutando l’aria e sembrava pronto a saltare un’altra volta percorrendo il confine del bosco.
- Forza seguiamolo – disse Lilia riprendendosi dalla sorpresa, scattando subito all’inseguimento e dimenticandosi di ragionare.
Il mostro iniziò a correre e a saltare come se stesse scappando da loro, come se non gli interessassero più e le parti si fossero invertite.
Lilia e Lucas lo inseguirono sino al limitare della foresta, dove il mostro si fermò inarcando i due corpi serpentini e assumendo una strana forma ad U.
- Ora sei nostro… - sussurrò Lucas per poi gettarsi subito contro biserpente-drago.
Lilia lo seguì con un secondo di ritardo e, forse, quella fu la sua salvezza.
Dall’ombra del bosco apparvero tre sagome scure, esattamente dietro al mostro; quella di fronte a tutte gridò qualcosa che Lilia non riuscì a capire, non era ne Inglese ne Greco, e poi un’enorme luce rischiarò la foresta seguita da un esplosione che distrusse il mostro ma sbalzò Lucas all’indietro.
Lilia si dovette coprire gli occhi per non rimanere accecata ma, quando li riaprì, trovò Lucas svenuto poco lontano, al posto del mostro soltanto un cumolo di sabbia e le tre figure si rivelarono tre ragazzine più piccole di lei.
Passò qualche secondo in cui le quattro ragazze si fissarono scrutandosi per capire chi si trovassero di fronte e poi, si chiesero all’unisono:
- E tu chi diavolo sei?! -.

Ed ecco il nuovo inizio :)
Spero che non mi odiate già da questo capitolo e che vi sia piaciuto :)
Come avete notato il racconto non è più in prima persona e vi avverto che ci saranno diversi Pov andando avanti nella storia.
Cercherò di pubblicare il prossimo capitolo tra una settimana, scuola e diversi impegni permettendo :P Ho deciso di pubblicare oggi perché è passato un anno preciso da quando ho pubblicato la mia prima Fanfiction :) Sono una sentimentalona :D
Direi che per ora è tutto, fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo come al solito le recensioni sono sempre bene accette :)
Un abbraccio,
Darkness_Angel.
  
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