Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Ale_Milka    26/11/2014    0 recensioni
È lei che mi guida, è lei che mi aiuta.
Lei, la nostra madre che splende
Nel cielo e ci sorride
La luna.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Un sospiro insegno di gratitudine.

Finalmente è giunto il momento, sta notte sarà la notte giusta. La madre donatrice fornirà il i giusti dettagli e io potrò portare a termite la missione e andarmene da questa sudicia città dove mi è quasi impossibile respirare aria pulita, avrò un carico in più ma non mi importa.
Mi guardo intorno schifato, tutte quelle persone che corrono e che parlano stando attaccati a degli stupidi aggeggi. Sembrano in ritardo, in ritardo per cosa?
Ovviamente in ritardo per andare a lavorare, stupidi schiavi di banconote.
Sbuffo e guardo l'ora sporgendomi al tavolo di fianco al mio dove un anziano sta tranquillamente bevendo quella strana sostanza chiamata caffè, il suo orologio segna le 16 e io mi ritrovo a stringere i denti.
Manca ancora tanto, ben 3 ore all'apparsa della luna piena, non riesco a nascondere l'ansia. È sempre una cosa nuova per me, anche se sono stato istruito bene fin da piccolo.
Mi alzo dal tavolo lasciando una mancia abbondante, almeno la cameriera con i capelli ridicoli potrà aggiustarsi meglio, sarà la quarta persona con capelli ridicoli che avrò visto da quando sono arrivato qui. Mi avvio lentamente verso le scale della metropolitana, quei veicoli sono davvero comodi. Quando non ti derubano ovviamente.
***
Sarà la decima volta che mi ritrovo a fare questa strada, forse perché non ho nient'altro da fare e la mia ricerca sta giungendo a termine.
Scalcio una pietra e alzo lo sguardo quando noto i cancelli e l'enorme insegna dello zoo di Central Park, vado alle casse per pagare il biglietto e mi precipito dentro. Stessa ripetizione, compro un pacchetto di quegli strani chicchi ingrossati chiamati pop-corn, vado verso la gabbia dei lupi e mi siedo su una panchina li difronte.
I lupi di quello zoo sono ingenui e infantili, ma non è colpa loro. Sono stati strappati via dalla loro vera natura, messi nelle recinzioni e nutriti con del cibo scadente. Dalle poche conversazioni che ho avuto con loro ho capito che gli umani vanno li per "ammirarli", ho riso molto. Non vorrei mai essere al loro posto, in gabbia.
Guardo il lupo più giovane di cui, non ricordo il nome, giocare amorevolmente con la propria compagna. 
Ho un senso di nostalgia, il mio branco mi manca. Ma io sono qui per questo, per loro e per ingrandire il mio potere, è questo che vuole la grande madre e io non sono nessuno per impedirlo. Fin ora non ho incontrato quello che sarà il nuovo membro del branco, mi sfugge sempre ed è in continuo movimento. Non posso fare a meno di ripensare a quando ho iniziato a costruire il mio branco, è stata sempre la luna a guidarmi e ancora oggi mi guida.
Qualcosa o meglio qualcuno interrompe i miei pensieri, è quella stupida ragazzina che mi segue da giorni. Si avvicina fino a fermarsi difronte a me
-posso sedermi?- la guardo dal basso al all'alto, ridicola. Con quei capelli altrettanto ridicoli essendo falsi e quel viso sporco di colori che non dovrebbero essere usati sul proprio corpo, le sorrido fingendomi amichevole. Voglio divertirmi
-certo, siediti pure- mi sposto di poco alla mia destra lasciandole spazio, noto che indossa un vestitino nero, troppo corto. Credo sia di una taglia più piccola, ancora più ridicola e poi con qui così alti ai piedi.
-piacere sono Abigale- mi porge la mano sorridendo, ha i denti sporchi di rosso forse avrebbe dovuto fare più attenzione con quella poltiglia depositata sulle sue labbra. Pena.
Allungo la mano stringendola, senza proferire parola. La guardo negli occhi e non vedo nulla, insipidi e insignificanti. Si accendono quando inizia a scrutarmi, leggo desiderio di passione, voglia di eccitazione. Gli umani sono tutti uguali, cercano solo quello che loro chiamano "sesso". Noi a contrario loro abbiamo più sentimenti, ma perché non accontentarla? 
Allungo una mano e le sfioro una gamba, lei sembra capire e dopo di che ci alziamo diretto non so dove. 
***
Guardo il soffitto sopra di me restando in silenzio e pensando al peccato appena commesso, a come meno di mezzora fa stessi tradendo la mia "compagna". Compagna ma chi vogliamo prendere in giro, sono il solo che lo pensa e non va bene.
Mi alzo facendo cadere le coperte a terra, guardo la ragazza che ormai dorme beatamente, felice lei dunque. Vado verso il bagno e mi chiudo dentro, pronto per farmi una doccia calda così da togliermi quel inutile odore lasciato dall'umana che mi sono scopato. 
Guardo il mio volto allo specchio e ciò che vedo non mi piace, viso pallido forse per la mancanza di nutrizione adeguata, occhiaie che rovinano l'apparenza dei miei occhi verdi. Per non parlare dei miei capelli rossastri tutti in disordine, ma che dico...sono sempre stati così, mi piace tenerli in disordine. In questo luogo oppresso mi fanno sentire libero, il mio corpo sta cambiando per la mancanza di allenamento fisico.
Qualcosa attira la mia attenzione, una macchia rossastra sul bordo giace sul mio collo, la rabbia e il disgusto mi pervade. Ha osato marchiarmi quella lurida, distrattamente mi infilo nella cabina doccia per lavarmi il più velocemente possibile.

Esco dal bagno ancora umido, velocemente mi rivesto non cittadini degli occhi che mi fissano.
-già vai via?- alzo lo sguardo per poi riabbassarlo per fare attenzione nel infilarmi le scarpe
-si- risposta secca, non ho voglia di dilungarmi. L'umana non si merita la mia attenzione
-non so nemmeno il tuo nome- sbuffo e afferrando la giacca esco dalla stanza andando verso l'uscita
-e non lo saprai mai- esco da quella casa in cui non rimetterò mai più piede e che non ricorderò nei prossimi anni.
Di colpo il freddo dell'autunno mi investe, starnutisci di colpo quando lo smog mi passa sotto al naso, che schifo. Così mi ritrovo a vagabondare per le strade e per i vicoli puzzolenti in attesa dell'apparizione, ad un certo punto mi ritrovo difronte a un grande e vecchio edificio. Si sentono degli schiamazzi, gente che ride e urla, leggo l'enorme insegna che risiede sopra il portone 
ORFANOTROFIO COMUNALE.

Da una finestra noto una ragazzina che prega, ha il volto rivolto verso l'alto. La sento
-grazie per avermi fornito questa dimora, spero davvero di trovare una famiglia più in la. Ti ringrazio anche per avermi risparmiata e rivolgo a te le mie preghiere in segno di pace-
E fu in quel momento che accadde, la madre apparse. Bianca splendente, piena ed enorme, indicandomi la prescelta.
Rivolgendo il capo verso la luna ho lasciato uscire un respiro dalla mia bocca, questo ha provocato quel leggero fumo a contatto con il freddo. Ora sta andando verso la perla posta in alto, come segno di gratitudine.



_____________________________________________________
spazio autrice.
questa storia è stata scitta da me, l'ho pubblicata anche su watt pad e mi è stato chiesto di mettrla anche qui.
spero che il primo pezzo vi sia piaciuto e spero che tutto sia andato al meglio visto che non uso efp da molto tempo
fatemi sapere se vi piace

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Ale_Milka