Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Gio_Snower    27/11/2014    2 recensioni
Una lettera ad uno sconosciuto perché è Jean Kirschtein a raccontarci cosa gli succede, a parlare al lettore del suoi incontro, di certi giorni della sua vita, alcuni con particolarità, altri solo accennati, tratteggiati in quello che sembra essere solo uno sfogo, un racconto.
Ma perché? Cos'è questo suo racconto? Un racconto di felicità o di tristezza?
Bé, caro lettore, per scoprirlo non ti rimane che leggere queste righe...
Se vi aspettate una storia densa di particolari non leggete questa OS.
Una JeanMarco senza tante pretese, scritta in una mezz'oretta alle dieci di sera sotto le coperte in una notte invernale. Se volete, lasciate una recensione.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Altri, Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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My Fucking Boyfriend

 

Lo vedete quel ragazzo seduto in fondo? Sì, quello con occhiali spessi e neri, che probabilmente sono stati rubati a vostra nonna.
La prima parola che si forma nella vostra mente è probabilmente: LOSER.
Eppure, a guardarlo bene, non sembra il solito sfigato, no? È alto, muscoloso. E il suo viso è tondo e dai lineamenti carini, è riempito di adorabili lentiggini. Un amore, no?
Se la vostra risposta all'ultima domanda è "sì", scappate. Perché? Perché si dà il caso che quel bel pezzo di manzo, dall'apparenza di un geek totale, sia mio. Quindi, voi e le vostre belle chiappe, smammate, altrimenti potreste aver bisogno di un incontro con un chirurgo plastico e forse anche con un dottore. Vi state domandando il perché del dottore?
È perché io mordo. E forte.
Se la vostra risposta è "sì, ma è tuo" avrete in premio un bel "Brava/o, almeno hai un cazzo di cervello quasi funzionante. Vuoi un applauso? Non me ne fotte un cazzo."
Se siete ancora qui, a leggere queste mie parole, dovete sapere che ci sono giorni in cui mi chiedo come tutto questo sia potuto succedere. Io e lui.
Insomma io sono un fottuto maschio. Un MACHO. Un figo, uno gnocco. Uno dell'élite. 
E lui pure. Ah, intendo un maschio, non un macho. Qui, l'unico e il solo figo, sono io, per intenderci. 
Ci siamo conosciuti per il tutoring, una merda totale se volete saperlo. Il prof mi ha beccato in bagno mentre stavo per fumare la prima e unica canna di tutta la mia vita. E no, alla fine non sono nemmeno riuscito a fumarla. Stronzo.
E tutto incazzato mi urla contro, finché un qualcosa non lo fulmina ed io sono già lì a pensare "Oh merda", perché lo so, sono fottuto. E cosa vi dicevo? M’incastra. Nel doposcuola.
"Farai da tutor", dice. 
Eh? Siete stupiti che non sia io l'asino? Ma voi siete malati. Io ho voti alti, altrimenti come potrei far parte della squadra di football?
Non sono quel cretino di Jaeger. Se volete l'asino atletico gay, andate da lui. Sono sicuro che si aprirà lui stesso il culo per voi e vi farà un bel servizietto. Se siete interessati, vi scriverò il numero di fianco. → ;) Eren-quanto-sono-gay-Jaeger 041 409 XX 99 5X
Ritornando a noi. Sì, quella merda mi dice : "Farai da tutor" e se ne va, lasciandomi solo nel corridoio a scacciare bestemmie e parolacce, coinvolgendo così tanti Santi e la Madonna che probabilmente il Signore, quando arriverò, mi punirà per il mio linguaggio.
Bé, chissenefrega. Uno quando deve dire qualcosa, lo dice. E per me le bestemmie e le parolacce sono come l'aria, sono come il fuoco che mi alimenta. Se non le dico, esplodo, vado in tilt, KO... Ci siamo capiti, no?
Al pomeriggio incontro Conny, lo stupido stronzo che mi ha venduto la canna, che mi chiede se era buona con un sorriso ebete e occhi da pesce lesso. Gli sorrido e lui capisce, così scappa. Lo inseguo e lo placco. 
BUM.
Conny a terra, io che gli sto sopra e che gli gratto la testa così tanto che al sole luccica di rosso. Non sangue, per sua fortuna.
Si lamenta, mi minaccia. Dice che gliela pagherò. 
E io rispondo di sì, che gli pagherò la tomba, perché se mi vende altra merda è lì che finirà. 
Lui sta zitto. 
Questo è Conny Springer, uno stupido che bazzica al confine fra élite e popolari, anche se è un somaro di prima categoria. Forse è per questo che è così IN, forse perché il suo essere imbecille lo rende il clown perfetto. 
Torno a casa e la prima persona che vedo è mia madre, che mi saluta e mi abbraccia. Mi vede sporco di erba e ridacchia.
"Ancora a giocare e a sporcarti alla tua età", dice. "Su, vai a lavarti.", mi rimprovera con bonarietà.
È sempre così fiera di me.
Se sapesse come mi sono sporcato... Non ci crederebbe.
E se l'avesse visto... Sarei morto. Morto e sepolto. E nel 20ecredicisiamodelfuturo, le mie ossa, vecchie e rovinate, sarebbero esposte in un museo riportando la scritta "Il cretino qui presente è stato ucciso dalla madre".
Proverebbero pietà per me? Chi lo sa, non m’interessa nemmeno. 
Se state ancora leggendo, sappiate che vi ammiro, perché questa storia è una merda totale, piena di divagazioni. L'unico figo sono io, ma voi non mi conoscete. 
Comunque continuo, per chi volesse sapere il tutto.
Il giorno dopo il prof di lingua francese ci guarda dal suo metro-e-una-chiavetta-usb. Ci squadra con i suoi gelidi occhi color del ghiaccio e quel volto quasi femmineo, sotto un taglio di capelli improponibile. 
Io me la filo dentro, senza se senza ma, non provo nemmeno a parlare con mister-ho-una-scopa-infilata-su-per-il-culo, anche perché se sapesse quel che scrivo su di lui, la scopa me la infilerebbe LUI su per il culo. E non ci tengo a fare l'esperienza, sembra dolorosa. 
E poi Mr. Levi Ackerman non rientra nella mia categoria. Mai stato per le persone mature, con tette o meno. Per questo non capisco minimamente Conny, quando ci parla di quelle famose porno star che avranno come minimo l'età di sua madre. 
Poi vicino mi passa lei. La ragazza dei miei sogni, Mikasa Ackerman, che sfortunatamente è la sorellastra di Jaeger. Purtroppo per me, l'ho scoperto dopo.
Il primo giorno di scuola mi è passata accanto, con i suoi lunghi e bellissimi capelli neri, così lucenti e... Il mio ideale: i capelli neri.
Forse è un vero e proprio feticismo, quello dei capelli neri. Comunque ho scoperto molto presto che la talentuosa e bellissima Mikasa è innamorata di quel cretino del suo fratellastro. L'ho scoperto tre minuti dopo, circa. 
La vita fa schifo a volte. Capite, no? La prima ragazza di cui m’innamoro è la sorellastra adottiva di Eren Jaeger, l'idiota più stupido del mondo, il più coglione, colui che odio a morte. E non solo, ne è pure innamorata. UNA. MERDA.
Forse quella è stata una delle vendette di Dio. Un monito a dire meno bestemmie, a essere una persona migliore... 
Quel giorno ho bestemmiato così tanto che perfino il vicepreside, un ex militare dai modi perfettini, è arrossito. 
Non lo facevo così checca.
Passo tre ore d'inferno, due delle quali con una certa Prof. Hanji Zoe, di scienze. Avete presente quello stereotipo dello scienziato pazzo? Il dottor Frankenstein? Il Dottor Jekyll e Mr. Hyde?
Ecco, quelli sono lei al femminile. 
Ho già accennato al fatto che è pazza? Bene. Aggiungete pure che ha una mania per la vivisezione, umana e animale, e che durante le spiegazioni ci guarda come se fossimo sotto il suo bisturi. Immaginate uno sguardo del genere? Non è gradevole, vero?
Ora benedite le vostre prof dallo sguardo di falco, sì quelle stronze senz'anima. Benedite tutti quei prof lì, tranne ovviamente quelle di matematica. Quelle non le salva nessuno, ve lo assicuro. Perfino quello seduto sullo scranno nel cielo le manderebbe all'inferno. Anzi, lui per primo probabilmente.
Finita quella tortura chiamata 'lezioni' penso di scappare, ma grazie a quel gran deficiente di Eren - che mi fa uno sgambetto - cado e vengo acciuffato dal prof.
UNA. MERDA. TOTALE.
Lì per lì stavo per bestemmiare, ma il prof mi distrae subito dandomi uno scappellotto sulla testa. Illegale. Come si permettono anche solo di sfiorarmi? Il coach Pixis ci vede e si avvicina. 
"Cosa ha fatto?", chiede al prof con sguardo severo.
"Fumato canne. In bagno." risponde lo stronzo numero uno.
"Ehi", protesto. Intanto non erano DELLE canne ma UNA canna. E secondo non ho fumato niente, mi ha beccato prima.
Sto per dirlo, ma Pixis si gira e mi tira una capocciata. Sul pieno muso. Probabilmente sentirò male al setto nasale per tre giorni, se non si è rotto. 
"Brutto coglione!", urla. "Lo porti via. E tu, Kirshtein, sei salvo solo perché la stagione è già iniziata."
Ringrazio il Signor Iddio dentro di me, poi insulto il coach e lo stronzo numero uno nella mia testa per essere così rompicoglioni.
Ora ci manca solo... Ed eccolo lì, che arriva saltellando come un demente, indossando la tuta da Spider-man.
"Springer!", urla lo stronzo numero uno, vedendo l'imbecille saltellante.
Conny lo vede, gli occhi a palla come quelli dei cartoni animati, e scappa.
Lo stronzo gli corre dietro, intimandomi di star lì. Ma chi li ascolta questi prof? Io no di certo.
Tutto convinto mi giro per tornarmene a casa, con fede rinnovata in Dio, che probabilmente per oggi mi ha risparmiato un altro supplizio. Avrà pensato che se non funzionava con le cattive, avrebbe poi funzionato con le buone. AH, illuso.
Ma proprio allora sbatto addosso a qualcuno.
MERDA.
CHE BOTTA.
Mi stringo la testa con una mano, più suonato di una campana. Le vedete? Sì, quelle cose luccicanti sopra la mia testa con cinque punte? Sì, sono stelle e vorticano sopra di me.
Immaginate il dolore.
"Scusa!", si sbriga a balbettare il ragazzo davanti a me, di cui vedo solo il petto ampio e muscoloso. Potrebbe essere un buon difensore, penso distrattamente. Poi alzo lo sguardo.
Volto tondo, labbra carnose, naso leggermente a patata, occhi neri come gemme, capelli neri e le lentiggini sulle guance. Poi noto, guardandogli il collo e le braccia, che le ha disseminate su tutto il corpo, e sorrido. 
Adorabili, penso in un primo momento, tanto che mi viene da sorridere come Enzo di "Ma come ti vesti", quell'insulso programma italiano sulla moda che guarda mia madre. 
E lì, signori e signore, ho capito di aver preso una grossa botta in testa. È un maschio.
Quello lì è un M-A-S-C-H-I-O. È questo che grida il mio subconscio, ma non lo ascolto.
Datemi dello stupido e vi darà ragione.
E poi... ADORABILI? 
Maddai. 
"Cazzo", mormoro, infatti. 
Lui mi guarda. 
"Cosa diavolo guardi, imbranato?", sbraito, incazzato nero e incantato da lui.
Che vergogna.
Che imbecille.
Che asino.
"Ti fa male, ho capito.", dice lui sorridendo.
Ecco, qui è l'ora dello stramboide, penso dentro di me. 
"Bella merda.", esclamo guardando la sua maglietta a scacchi, messa sopra una canottiera grigia. 
"A me piace.", risponde e il suo sorriso non vacilla, né il suo dolce tono di voce. Solo i suoi occhi s’intristiscono, appena un po'.
E lì mi si apre il mondo.
Vedo i cuori dietro di lui, delle margheritine da pace&love.
È un Santo, penserete, e vi darei ragione se non lo conoscessi come lo conosco ora. Anche lui ha i suoi bei lati umani e schifosi.
Anche lui quando ci si mette può rompere le palle. (La cosa non mi dispiace, a dirvela tutta, quando non si tratta delle MIE di palle). 
Se leggesse queste parole mi guarderebbe malissimo per poi urlare, tutto rosso in viso, il mio nome con quella sua cadenza speciale. 
Non riuscite a immaginarvelo arrabbiato, vero? È uno spettacolo bellissimo e terrificante. 
Ma lui non si arrabbia spesso, a differenza mia. Se ha la pazienza di un Santo? Questo sì. 
"Sono Marco Bodt, piacere di conoscerti.", mi dice, spinto da chissà quale perbenismo. 
"Jean Kirshtein", rispondo, stando sulle mie. Meno ciò a che fare con lui, più sono felice.
Mi scosto e sto per andarmene quando lo stronzo numero uno ricompare e mi vede.
"Merda!", esclamo mentre lui mi urla dietro di rimanere.
Provo a correre, ma Marco mi afferra per un braccio per poi arrossire, scusandosi con lo sguardo.
Per un momento resto incantato da quei suoi occhi così espressivi, e lì sono fottuto.
Anzi, mi hanno fottuto.
Sì, lui e lo stronzo numero uno, che ne approfitta per arrivare e acchiapparmi. 
'Fanculo. Di nuovo.
"Signor Bodt, è un piacere averla qui", dice lo stronzo.
"Grazie", risponde Marco e sorride, ma non è il suo vero sorriso. Non so come lo capisco, ma è così.
Ne sono sicuro. 
Poi lo stronzo sgancia la bomba: "Kirshtein, sarai il tutor del signor Bodt."
E Marco mi fissa, come se fossi un mentecatto, come se non credesse nella mia intelligenza. Ma che cazzo.
È vero, posso sembrare un figo e basta, ma ho pure un cervello eh. 
Non sarà un secchione come Armin Arlart, ma più o meno me la cavo.
"Ora andrete in biblioteca. Il tutoring inizierà oggi stesso.", dice lo stronzo. E ci trascina lì, senza se senza ma.
Con mia sorpresa scopro subito che Marco è una persona seria, che s’impegna e studia sodo. Non è stupido e arriva tranquillamente ai risultati, se gli viene spiegato il procedimento una o due volte. 
E allora? Perché ha bisogno del tutoring?, me lo chiedo, ma non sono tipo da chiedere. Me lo dirà, penso. Non mi frega nemmeno più di tanto, a dir la verità.
"Hai diciotto anni tu, vero?", dice. Io annuisco. 
"Io ne ho diciannove."
"Hai perso un anno", rispondo, tenendomi sul neutro. Non voglio far passi falsi e solo questo basta a farmi preoccupare.
Da quando in qua m’interessa l'opinione di una persona? Eppure di lui m’interessa, e l'ho incontrato poco fa. 
"Sì... Ho fatto un incidente", e sorride. Come se tutto andasse bene, come se fosse nulla.
"Al tuo posto non sorriderei", mi lascio scappare. Poi penso: MERDA. Ma non riesco mai a stare zitto?! E la risposta è no, non ci riesco. È semplicemente più forte di me, devo dire la stronzata, sempre.
Marco mi guarda come se fossi un fottuto alieno; peccato che io non mangi gli umani né li ammazzi.
Oh bé, non guardatemi così, li picchio un po' ma finora non ho mai ucciso nessuno. Lo giuro.
Anche perché odio far del male alla gente... Ma è la rabbia, non sono io. Non è colpa mia. È colpa loro che mi provocano, capite? No? Bah. 
Lui arrossisce ed io penso che sia una delle cazzo di cose più carine che ho visto nei miei fottuti diciotto anni di vita.
Santa Merda.
Sono fottuto. Lo vedete? Vedete come arrossisco anch’io, vicino a lui? Come divento di gelatina appena mi sorride?
F-O-T-T-U-T-O.
E per cosa? Per un solo sguardo, per un sorriso, per un po' di rosso che tinge le sue guance piene di lentiggini.
Lentiggini che mi sembrano costellazioni. 
Ci guardiamo e poi scoppiamo a ridere. 
Il tutoring procede senza intoppi. Spiego a Marco e lui segue e alla fine ci mettiamo d'accordo per il giorno dopo, che passa liscio.
Il tempo passa e Marco non racconta tutto, ma qualcosa. Si apre ed io mi apro con lui.
È la prima persona con cui mi sono aperto, la prima in diciotto anni. La cosa stupirebbe chiunque mi conosca.
Ma con il tempo, è Marco che mi conosce realmente. È l'unico che può dirlo. 
Ed io sono l'unico che può dire di conoscerlo.
Nasce l'amicizia e l'attrazione che provo per lui cresce. Approfondiamo la conoscenza e sono sempre più convinto di esserne innamorato perso.
Di essere diventato un gay.
Un Marco-ossessionato. 
Preoccupante.
Agghiacciante.
Bellissimo.
Queste tre parole si formano nella mia mente prima di fare il gesto più spericolato, spaventoso e incredibilmente intelligente della mia vita: dichiararmi a lui.
Con un modo sfigatissimo gli dico che mi piace, sono così rosso in viso che mi si può scambiare per Hellboy e balbetto come il ragazzino nerd di Rocketboy.
Una vergogna. Uno schifo.
Ma lui arrossisce e poi mi dice di sì, che gli piaccio pure io. 
E io cado dalla sedia.
Letteralmente.
Commozione celebrale. 
Mi sveglio in infermeria con il suo volto preoccupato davanti e ancora intontito lo bacio.
Lui arrossisce, poi mi sorride.
E dopo due mesi siamo qui, così. Stiamo insieme, in segreto. Non voglio ancora che Conny urli al mondo che sono gay, anche se Eren lo urla in giro da una vita, quando tutti vedono i suoi istinti omosessuali repressi. Bah, ognuno guardi sé stesso.
Io mi guardo Marco, però.
E qui termina la storia. Nulla di più, nulla di meno.
Anche perché lui mi sta guardando ed io ho proprio voglia di andare a baciarlo, tanto da farlo mugugnare di piacere. 
   
 
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