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Autore: danyazzurra    27/11/2014    15 recensioni
Lily non sa più chi è...Lily non sa più niente della sua vita precedente... Lily crede di essere una semplice Babbana con una vita normalissima... ma scoprirà che non è così semplice, anzi, niente è semplice nella sua vita e con la sua riscoperta arriverà anche una vecchia minaccia a bussare alla sua porta e a quella di chi le vuole bene!! è una Lily / Scorpius che mi è balzata in testa...spero che leggerete e recensirete !!
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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I passi riecheggiarono nel corridoio e Lily si tolse le scarpe per cercare di fare meno rumore.
Il cuore le martellava così forte nel petto che aveva paura facesse eco nel corridoio vuoto.
Si guardò intorno. Sicuramente sarebbe stata presa per pazza se avesse incrociato qualcuno, ma la possibilità di incontrare qualcuno alle tre del mattino in quel reparto del San Mungo era praticamente nulla.
Appoggiò le scarpe ad un lato del corridoio con mano tremante per la fretta e la rabbia che l’assalivano; le avrebbe lanciate se non avesse avuto paura di attirare la sua attenzione più di quello che già sapeva di aver fatto.
Strinse una mano attorno al camice da tirocinante che indossava, doveva imporsi di smettere di tremare.
Adesso, dopo dieci anni, era finalmente arrivata la resa dei conti.
Dopo dieci anni nei quali non si era mai data pace e aveva indagato in ogni modo e con ogni mezzo.
Aveva studiato Medimagia, con grande impegno, pensando a quanto lo doveva alla sua famiglia, e adesso, era diventata una Tirocinante – una delle migliori-  che lavorava direttamente al San Mungo.
Aveva sacrificato se stessa, la sua vita e anche…
Non era il momento di pensare a Scorpius o la lucidità le sarebbe venuta meno e non poteva permetterselo.
Quando vide la stanza e la flebile luce che la illuminava prese un respiro, il cuore minacciava di uscirle dal petto e non era sicura che sarebbe riuscita a parlare dato che sentiva un nodo che la soffocava.
Cercò di attingere ai ricordi. A tutto ciò che le dava la carica. Il volto dei suoi genitori, sorridente mentre scherzavano con lei, lo stesso volto che qualche minuto dopo era cereo e privo di vita.
Prima che potesse fermarli i ricordi la invasero come un fiume in piena.
 
Si rivide ragazzina mentre entrava in casa e il suo volto era contratto in un broncio.
Quando si lasciò cadere sul divano afflitta, il suo papà la raggiunse e le mise una mano sulla spalla.
“ Il prossimo anno, Lily” le disse soltanto e lei annuì ancora un po’ scoraggiata.
Erano appena tornati da accompagnare i suoi fratelli all’ espresso e per il secondo anno di fila, lei era tornata sola.
Entrambi avevano preso il treno, entrambi l’ avevano lasciata sola.
“ Odio essere la più piccola” affermò lei in tono lamentoso e suo padre sorrise, avvolgendola con un abbraccio.
“ La mia piccola principessa odia essere la cucciolina di casa? “ chiese baciandole la testa.
Un sorriso spuntò sul volto di Lily si sentiva così al sicuro tra le braccia di suo padre.
Ginny li raggiunse e si sedette accanto a lei dall’ altro lato.
“ Dai retta a me, crescere non è così bello come sembra” le disse “ si smette di giocare e  scherzare, si pensa sempre al lavoro e alla casa…”
“ Ma possiamo andare ad Hogwarts” la interruppe Lily e Ginny sorrise “ bè, anche questo è vero” assentì.
“ Non sei contenta di poter passare ancora un anno con il tuo papà?” la rimproverò scherzoso Harry e Lily sorrise malandrina “ solo se mi prometti che da grande mi sposerai” affermò Lily con una linguaccia.
Ginny scosse la testa “ non sarai un po’ grande per pensare ancora di poter sposare il tuo papà?” la prese in giro e Lily scosse determinata la testa “ non si è mai troppo grandi per sognare” affermò con voce romantica.
“ Bè, devo dire che ha proprio ragione” concordò Harry e si sporse verso la moglie dandole un bacio a fior di labbra.
Lily sorrise per niente infastidita dal loro gesto di amore, adorava che il suo papà e la sua mamma si amassero così tanto.
Erano il suo ideale di coppia.
“ Cosa ridi, furbetta?” la stuzzicò sua madre pizzicandole il naso e Lily guardò suo padre con una luce negli occhi “ anche io voglio sposare un uomo che mi amerà anche quando sarò vecchia”.
Ginny spalancò la bocca nell’ esatto momento in cui Harry scoppiò a ridere.
“ Vecchia?” domandò Ginny cercando di sembrare offesa “ sai che adesso questa vecchietta non preparerà il pranzo né a te né a quel vecchietto di tuo padre che ride tanto?” la minacciò.
Harry smise di colpo di ridere “ scherzi vero?” chiese scambiandosi uno sguardo con Lily e Ginny rise “ bè…sì” ammise e tutti scoppiarono a ridere.
Lily si strinse ai suoi genitori. Era così bello il loro amore.
Poi ad un tratto un rumore forte. Una porta che si rompeva.
I suoi genitori che si alzavano e le facevano un muro proteggendola.
“ Come avete rotto le barriere?” chiese suo padre, ma Lily udì solo una risata in risposta.
Si sporse da dietro sua madre per vedere, ma sua madre la spinse di nuovo dietro di lei prima che potesse scorgere qualcosa “ scappa, Lily” la voce di sua madre era bassissima “ scappa! Subito!” l’ agitazione nella sua voce la fece iniziare a tremare gelandola sul posto.
Quando si sporse di nuovo vide degli uomini.
Erano tanti uomini, erano vestiti di nero da capo a piedi, un cappuccio gli copriva i capelli e avevano una maschera argentata sul volto.
“ Cosa volete?” la voce di suo padre “ il vostro capo è morto da anni, ormai”.
Lily non capiva niente di quello che lui stava dicendo. Chi era il loro capo?
Guardò verso le scale. Forse poteva chiamare aiuto.
Se fosse arrivata alla camera dei suoi poteva utilizzare la polvere volante per chiamare suo zio Ron.
Si voltò e corse via, veloce e senza guardarsi indietro. Proprio come le aveva detto la sua mamma.
Sentiva le voci sovrastarsi l’ un l’ altra e per quanto fosse di spalle vedeva i bagliori degli incantesimi.
Poi un “ no” un urlo pieno di dolore e di paura ed un uomo che l’ afferrò per i capelli attirandola a sé.
“ Lasciala. Non uccidiamo i bambini” era la voce di una donna “ stava andando a chiamare aiuto” protestò lui e mentre la tratteneva Lily vide che aveva un tatuaggio che usciva dalla tunica.
Un tatuaggio con un teschio ed un serpente.
Tremò. Quel tatuaggio sembrava vivo, sembrava che si muovesse.
Si concentrò sull’ immagine.Le sembrava di averlo già visto, ma adesso aveva la mente piena di panico e di terrore e anche solo ricordare chi era le risultava troppo difficile.
“ Non uccidiamo i bambini” protestò ancora quella voce di donna e l’ uomo la lanciò contro la parete.
Lily si accasciò su se stessa per un secondo.
La testa le faceva male e gli occhi le dolevano, non sapeva se per la botta o per il piangere.
“ Ti senti bene?” la donna si chinò davanti a lei e Lily la guardò, seppur avesse anche lei quella maschera e il cappuccio, dei capelli biondi le uscivano da sotto di essi.
Poi lo sguardo le andò verso il divano e sgranò gli occhi, la sua testa che faceva segno di diniego.
La sua mamma e il suo papà erano stesi a terra e non si muovevano.
“ Mamma…papà” non riusciva che a ripetere quei nomi e a tenere gli occhi fissi su di loro.
“ Non ti preoccupare” diceva la voce di quella donna “ non ti faremo…”
Non la lasciò finire, con un urlo pieno di rabbia si alzò in piedi e la spinse a terra quasi travolgendola.
Voleva ucciderli e andare dai suoi genitori.
Non le importava di essere una bambina di dieci anni. Non le importava di non avere ancora la sua bacchetta.
Non le importava di niente, tranne che dei suoi genitori.
Potevano essere morti.
Poteva essere feriti.
Non riusciva a vedere più niente, le lacrime le offuscavano la vista, ma la donna che in quel momento era sotto di lei la vedeva bene.
Era come se avesse la scritta obbiettivo sulla maschera.
La picchiava, sembrava indemoniata, la rabbia che le scorreva a fiumi nelle vene e che le dava una forza che non credeva di avere permettendole di sottomettere una donna adulta.
Con la forza della rabbia afferrò la maschera e gliela tolse.
I suoi occhi incrociarono quelli azzurri della donna per un solo secondo prima che un dolore incredibile la colpisse alla schiena e lei rotolasse via da sopra quella donna.
Poi fu questione di un attimo.
Un secondo prima l’ uomo la sovrastava, i suoi occhi divertiti trapelavano dalla maschera, un secondo dopo un fascio di luce partiva dalla sua bacchetta e un dolore al petto, un dolore che non aveva mai provato le fece perdere i sensi.
 
Strinse più forte la bacchetta. L’ avrebbe pagata e l’ avrebbe costretta anche a dirle chi era lui.
Entrò dentro e il respiro le si mozzò nel petto. Era davvero lei.
I suoi capelli biondi, quegli occhi azzurri, solo il volto non era del tutto uguale perché lei nascondeva la parte sinistra, quella che era sfigurata.
“ Sapevo che mi avevi scoperta”.
La sua voce, al contrario del suo ruolo, era così dolce che a Lily vennero i brividi.
“ La mia piccola stella, sei sempre stata la più caparbia e la più decisa a stanarci…” le sorrise dolcemente, quasi in modo materno “ forse è per colpa nostra” sembrava stesse davvero supponendo e Lily avrebbe voluto urlarle contro.
La mia piccola stella. La sua mamma la chiamava così, solo lei e quella donna lo sapeva benissimo. L’ aveva vista così tante volte insieme a sua madre.
Ecco perché era davvero colpa sua se era stata così decisa a stanarli. Certo che era colpa sua.
Lei aveva assistito all’ assassinio dei suoi genitori, lei li aveva visti morire, lei era rimasta ferita in quell’ attacco.
Avrebbe voluto dirle tutte queste cose.
Aveva sognato questo momento per tutta la vita, ma la verità era che non avrebbe mai pensato che fosse lei e adesso che se la trovava davanti, le veniva in mente solo una parola: “ perché?” le chiese in un sussurro roco e la donna si alzò dalla sedia.
“ Vedi, Lily, non posso pretendere che tu capisca…”
“ Io capisco benissimo…tu sei un’ assassina” disse rabbiosa, sentì le lacrime salirle agli occhi e strinse i pugni.
“ Dovrei ucciderti” asserì e la donna sorrise, un luccichio nei suoi occhi azzurri “ fallo” disse alzando le mani in gesto di resa.
“ Uccidimi adesso, sono qua davanti a te”.
Lily alzò la bacchetta e gliela puntò contro e ripensò a quel maledetto momento.
Se lo meritava.
Meritava di morire lentamente e soffrendo proprio come era successo a loro, ma lei era…
“ Non posso” disse sentendosi una stupida e si appoggiò al muro dietro di lei, piegandosi su se stessa, si sarebbe anche presa il volto tra le mani, ma aveva troppa paura di quello che lei poteva fare.
La donna sorrise, sapeva come si sarebbe comportata e quello era la cosa che faceva più male a Lily.
Lei la conosceva. La conosceva bene, in quasi tutte le sfaccettature.
Lily si raddrizzò e alzò la testa, la rabbia e la determinazione nel suo sguardo.
Lei non sarebbe mai riuscita ad ucciderla.
Dalla sua uscita da Hogwarts era stata la sua mentore. Da quando si era buttata a capofitto nell’ avventura di divenire un Guaritore, lei l’ aveva affiancata.
A lei aveva confidato i suoi dubbi sulle indagini che stata seguendo. Se a questo sommavi il fatto che la conosceva da sempre, che l’ aveva vista crescere…
Sì, lei non sarebbe decisamente riuscita ad ucciderla, invece, quasi sicuramente la donna lo avrebbe fatto, ma quanto è vero che era una Grifondoro, avrebbe affrontato la morte a testa alta.
“ I miei genitori mi hanno insegnato che essere dalla parte del bene non giustifica uccidere” affermò e la donna rise “ sei sempre stata la più simile a tuo padre…ma queste sue idee gli sono costate la vita” asserì e Lily strinse più forte i pugni: ormai sentiva le unghie conficcarsi a fondo nella sua pelle.
“ Per questo l’ hai ucciso?” le chiese con la voce che tremava.
“ Grand’ uomo tuo padre…una grande persona, uno dei pochi che sapeva far funzionare la…”
“ SMETTILA!” gridò Lily e si portò le mani alla testa comprimendola, si sentiva come se tutto quello che aveva scoperto stesse premendo per uscire. Non poteva sentire neanche nominare il suo adorato papà da quella maledetta donna.
“ Solo…devi smetterla…non devi parlare di lui” l’ ammonì e la donna per tutta risposta sorrise.
“ Sai che non smetterò di fare quello che faccio” la informò e Lily la guardò con rabbia “ non posso ucciderti, ma posso farti arrestare” le disse e prima che la donna potesse reagire Lily emise il suo Patronus e lo inviò al Ministero.
Sapeva che avrebbero riconosciuto la sua lupa e che chiunque lo avesse intercettato avrebbe informato Scorpius o i suoi fratelli.
“ Maledetta” inveì la donna lanciandole un incantesimo.
Lily alzò uno scudo e la guardò “ mi uccideresti davvero?” le chiese e dalla sua voce trapelava tutta la sua delusione.
“ Ti ho salvata una volta” le disse e la testa di Lily volò di nuovo a quel maledetto giorno, ma si riscosse immediatamente.
“ Perché non uccidevi i bambini” disse mesta. Non perché sapeva chi era, non perché l’ amava come una parente, solo perché era piccola.
La donna sospirò “ allora era così…adesso la situazione è cambiata” affermò “ ti ho vista crescere. Andare ad Hogwarts, ho visto il tuo coraggio mentre cercavi di sopravvivere alla morte dei tuoi genitori…”
“ DIMMI PERCHE’ LI HAI UCCISI” la interruppe e non era una domanda, era un’ imposizione.
Aveva sofferto così tanto per la morte dei suoi genitori, era stata portata via alla sua vita, aveva dovuto andare a vivere in un’ altra casa e, nonostante Teddy e Victoire l’ avessero voluti con loro e li avessero amati alla follia, per Lily era cambiato tutto.
A questo punto non le importava più di niente: morire o sopravvivere, era lo stesso. Lei voleva solo sapere perché li aveva uccisi. Voleva la conferma di ciò che aveva intuito dalle sue parole.
E poi se l’ avesse trattenuta ancora un po’ sarebbero arrivati gli Auror.
“Non è piaciuto neanche a me” le confessò seria e Lily strinse gli occhi.
Stava per dirle che era stata costretta? E pretendeva anche di essere creduta?
“ Tuo padre mi stava con il fiato sul collo” le rispose e Lily inspirò bruscamente “ ho provato a depistarlo, a fargli capire che era in errore, ma lui non smetteva di sospettare di me” i suoi occhi lampeggiarono di rabbia “ era incredibilmente testardo”.
Suo padre aveva capito. Aveva compreso, proprio come lei, aveva raccolto tutti gli indizi e aveva tirato le somme.
“ Non avevi paura che lo avesse detto a qualcuno?” ma la donna scosse la testa “ dopo la morte di Ron?” le chiese, poi sorrise “ impossibile. Non avrebbe confidato i suoi sospetti a nessuno, almeno fino a quando non fossero divenute certezze”.
Lily scosse la testa sentendo la voglia di saltarle al collo, ma non poteva abbassare lo scudo o avrebbe rischiato davvero di morire.
Poi all’ improvviso un’ illuminazione.
“ Sei stata tu” disse in un sussurro.
Ricordava quando era morto suo zio Ron. L’ attacco a Diagon Alley, il suo ferimento, una cosa che sembrava di poco conto.
La sua guarigione quasi immediata e poi il peggioramento improvviso, dal nulla, inaspettato e dopo poche ore, la morte.
“ E’ stato bello vedere la vita abbandonare quegli occhi, inebriante vedere il terrore nel suo sguardo” disse con aria sognante e Lily scosse la testa.
La rabbia la stava invadendo sempre di più facendole tremare le mani e la bacchetta racchiusa in esse.
La donna guardò lo scudo tremare e sorrise. Bastava davvero poco.
“Ricordi, Lily? ti ricordi anche di tuo zio Charlie? Quanto ti divertivi a giocare con lui…e poi, quella stupida caduta dalla scopa. Un semplice, banale, incidente…”
“ Sei una psicopatica” disse Lily schifata, ma la donna si limitò ad annuire “ una seccatura non esservene accorti prima che morisse tutta quella gente, vero?” chiese sarcastica.
“ Quante persone hai ucciso? Per quanto hai approfittato del tuo ruolo per uccidere?” chiese e la rabbia cominciò ad arrossarle le orecchie, in quell’ assurdo modo che aveva ereditato dalla sua parte Weasley.
“ E’ semplice per un Medimago uccidere, non trovi?” le chiese “ la gente peggiora di continuo” continuò, poi si tamburellò l’ indice sulle labbra, nel suo tipico modo di pensare “ settantatré persone…” disse, poi sorrise “ bè, più o meno, magari qualcuno sarebbe morto lo stes…”
Non riuscì neanche a finire la frase che si ritrovò a terra.
Lily non ce l’ aveva fatta più.
Settantatré persone? Più o meno?
“ Pazza…brutta stronza…”
Lily stava colpendo dovunque potesse. Non aveva neanche pensato alla bacchetta, la stava colpendo alla Babbana.
Si ritrovò a provare la sensazione di un deja-vu. Era come quando era bambina, tanta rabbia, le lacrime che le offuscavano la vista e solo il suo volto messo a fuoco e circondato di luce rossa come fosse un obbiettivo.
Non poteva lasciarla andare e stava cominciando a pensare che adesso sarebbe riuscita ad ucciderla.
Un dolore sordo alla schiena la fece cadere in avanti e le rovinò addosso.
La donna ansimò e la sollevò per farla cadere da sopra di lei.
Lily era immobile, gli occhi spalancati e il corpo rigido: l’ avevano pietrificata.
Guardò dal basso l’ uomo che la sovrastava, ma con la luce puntata negli occhi non riusciva a vederne il volto.
“ Ha capito chi sono…”
“ Ma dai?” la interruppe l’ uomo con tono sarcastico “ pensavo che ti stesse picchiando per divertimento” la schernì e Lily si concentrò sulla voce.
Aveva già sentito quella voce.
“ Dobbiamo ucciderla” disse la donna e se Lily non fosse stata immobilizzata avrebbe pianto.
Non avrebbe mai pensato che lei fosse capace di uccidere, non la dolce donna che conosceva da sempre.
E poi non poteva morire, loro non avrebbero ucciso solo lei.
“ Non possiamo…” Lily udì un sospirò e s’ immaginò che la donna lo stesse guardando con delusione “ non uccido i Malfoy” sentenziò e Lily inorridì dentro di sé.
Lo sapeva. Ma come poteva saperlo?
Lo sapevano solo quattro persone: Scorpius, Alice, Teddy e…
Che fosse…? Non fece in tempo a concludere la domanda interna che sentì quella maledetta parola.
Non poté che guardare immobile il suo destino compiersi, non poté che fissare con occhi pieni di lacrime l’ ombra dell’ uomo che le stava strappando i suoi ricordi per sempre.
“ Oblivion” e il buio l’ avvolse.
***
Vagava. Dove stava andando? Chi era?
Si sentiva così stanca. I suoi vestiti erano strappati ed era senza scarpe, ma non ne sapeva il motivo.
Ogni passo una fitta dolorosa. La testa le girava vorticosamente.
Che fosse stata aggredita? Ma allora perché non ricordava niente?
Le lacrime le riempirono gli occhi e cercò di fare mente locale. Lei era… un attimo, lei chi era?
Sentì il cuore accelerare fino a divenire un tamburo nel suo petto.
Lei chi era? Dove abitava? Oddio, non ricordava niente.
Le sembrava che la sua vita fosse come un vortice, qualcosa di confuso e che non aveva né un inizio né una fine.
Vide una luce nel buio. Non sapeva neanche che ore erano, ma doveva farsi aiutare.
Corse zoppicando verso di essa.
Era un pub. Era vuoto, forse era orario di chiusura.
Il proprietario si voltò verso di lei con la scopa ancora in mano. Un ragazzo con gli occhi verdi, i capelli neri e l’ aria gentile.
Per un attimo le ricordò qualcuno, ma la consapevolezza che non aveva la più pallida idea di chi dovesse ricordarle le fece salire di nuovo le lacrime agli occhi.
“ Santo cielo” gli sentì dire, poi sentì delle mani circondarle le braccia, si sentiva quasi esterna al suo corpo.
“ Sta bene? E’ stata aggredita? Che le è successo?” le chiese e la stava guardando con occhi pieni di compassione.
“Io…” si fermò lasciando che le lacrime le cadessero sulle guance, in qualche modo le sembrava di potersi lasciare andare con lui, forse erano quegli occhi di quel verde così intenso.
Scosse la testa più e più volte, non riusciva neanche a parlare, ormai che aveva lasciato che le lacrime scossero nel suo volto, non riusciva a smettere.
“Io non lo so…” ammise tra i singhiozzi e lui sorprendentemente annuì.
La condusse a sedersi e la guardò “ chiamo la polizia” la rassicurò e Lily annuì, anche se più cercava di ricordare e più le sembrava di annaspare in un vortice di oblio.
 
11 ANNI DOPO.
“ Bailey!” Lily alzò gli occhi al cielo e sperò con tutta se stessa che i vicini non si lamentassero per il suo urlo, dato che era sabato mattina.
Ma in fondo erano le nove, dovevano essersi alzati tutti, compreso suo figlio che invece, ancora poltriva a letto.
Stava per dirigersi in camera sua e buttarlo giù dal letto quando il campanello la fece desistere.
“ Bailey” brontolò dirigendosi verso la porta e sperando che non fosse qualche vicino infuriato.
Quando vide l’ uomo davanti a sé invece inarcò le sopracciglia rosse. Era un uomo distinto, capelli scuri e occhi nocciola, però aveva un’ aria strana, quasi come se con quei vestiti addosso si sentisse fuori posto.
“ Sì?” chiese Lily vedendo che la stava guardando imbambolato.
Non sapeva se avrebbe dovuto aver paura, ma in qualche modo quel viso non le trasmetteva paura.
Il modo in cui la stava guardando non era quello di un depravato o di un assassino, ma quello di un uomo incredulo. La stava guardando come si guarda un fantasma, se esistessero e Lily - che aveva dovuto imparare a restare ancorata alla realtà- non aveva mai creduto ai fantasmi.
“ Posso aiutarla?” ripeté sospettosa. Come mai la stava guardando come se fosse una mucca che cammina?
“ Ehm” disse l’ uomo, cercando di riscuotersi dallo stato di stordimento.
Non era possibile. Lei era scomparsa, forse morta, ma comunque sparita per undici anni.
Era andato alla cerimonia di commemorazione. Aveva pianto guardando come l’ ennesimo dolore straziasse la famiglia Potter- Weasley. E adesso ce l’ aveva davanti?
Gli aveva aperto la porta? Stava parlando con lui?
Com’ era possibile?
 “ Mi chiamo… mi chiamo Neville Paciock e sono il preside di Hogwarts… ehm… posso entrare?”
Neville studiò l’ espressione di Lily mentre si presentava e tutto in lei lasciava capire che non l’ aveva riconosciuto.
Ma non era semplicemente una cosa possibile.
Lui l’ aveva riconosciuta subito. Era cresciuta dai tempi di Hogwarts, i suoi lineamenti si erano fatti più maturi, si era lasciata alle spalle la sua espressione innocente e spaurita, adesso, aveva davanti a sé una donna e dalla sua espressione sembrava anche determinata e sicura di sé.
“ Preside di cosa?” chiese Lily, ma ancora non gli aveva detto di entrare, non si fidava di lui.
Questo era un altro elemento da aggiungere alla teoria che Lily non avesse davvero la più pallida idea di chi fosse.
Non lo avrebbe mai lasciato sulla porta. Lily lo adorava, da sempre, da quando lei e sua figlia erano divenute migliori amiche. Il cuore gli si strinse al pensiero di Alice, chissà come avrebbe preso la notizia, aveva sofferto così tanto per la scomparsa di Lily.
“ Lei ha un bambino” disse e per quanto lo trovasse una cosa assurda cercò di parlarle come fosse un’ estranea.
Lily assottigliò gli occhi sospettosa, la sua non era una domanda, lui lo sapeva.
“ Mi può dire cosa vuole?” ripeté dura e Neville sorrise, non era esattamente cordiale.
“ Suo figlio” tirò fuori una lettera e gliela porse “ Bailey Conner ha diritto di frequentare la scuola di magia e di stregoneria di Hogwarts” dichiarò solenne.
Lily aprì le labbra e per un attimo Neville pensò che gli avrebbe creduto subito, invece poi scoppiò in una risata leggera.
“ Lei è matto, mio figlio non è un mago…” lo guardò come se davanti a sé avesse un pazzo e forse, guardandolo bene, era davvero così.
“ Sì, invece” intervenne Bailey.
Si era alzato e Lily non se ne era accorta.
Si voltò e lo vide con il viso ancora un po’ assonnato, i capelli biondi scompigliati dal sonno – cosa che era sicura non sarebbe cambiata una volta pettinato – e il pigiama del Manchester ancora addosso, solo i suoi occhi grigi erano svegli e attivi come se non si fosse appena alzato.
“ Ho sempre saputo che c’ era un motivo se succedevano alcune cose… non riuscivo a capire come, ma sapevo che nessun altro poteva fare quello che facevo io”
Lily alzò gli occhi al cielo “ Bailey, smettila di dire…”
“Non sono stupidaggini” la interruppe arrabbiato “ ti ho detto che ieri non mi sono alzato per bere l’ acqua, me la sono semplicemente ritrovata in mano…”
“ Non è possibile” si oppose Lily “ invece sì” ribatté Bailey sicuro, guardando l’ uomo che li stava osservando dalla porta.
“ Mi succede di continuo” spiegò, poi guardò la madre con un sorriso che Lily aveva sempre ipotizzato avesse preso dal padre – chiunque fosse -  e che ogni volta riusciva a conquistarla “ Ed è perché sono un Mago” asserì soddisfatto e spostò lo sguardo sull’ uomo.
“ Quella è per me?” chiese così sicuro di sé che Neville non era sicuro che fosse davvero una domanda.
Assentì lentamente, era ancora scioccato.
Quel bambino era la copia di Scorpius Malfoy. Non vi era alcun dubbio che fosse suo figlio.
Lui non aveva mai saputo che Scorpius non aveva perso solo la fidanzata quel giorno.
Si chiese se lui ne fosse al corrente e poi si disse che lo avrebbe saputo presto.
“ La lettera di ammissione” disse porgendogliela e Bailey la prese con il sorriso sempre piantato in faccia.
“ Quando lo saprà Lucas…” disse sognante, ma Neville scosse la testa “ non devi dire a nessuno che sei un Mago” gli spiegò e Bailey fece una smorfia che a Neville ricordò molto Harry.
Sorrise con nostalgia pensando al suo amico e al fatto che avesse la figlia davanti a lui, ma che da quel che sembrava anche lei non era più se stessa.
“ Ora devo andare…”
“ Ma non so niente…non mi ha spiegato niente” si lamentò Lily “ Riceverete un’ altra visita e sarà più specifica” la tranquillizzò e Lily annuì “ ancora questa storia mi sembra così assurda…mio figlio un mago?” domandò in maniera retorica.
“ Anche lei, Lily…lo è anche lei” disse prima di darle le spalle e andarsene.
Lily guardò Bailey che leggeva la lettera, la felicità traspariva dai suoi occhi, poi rifletté su come l’ aveva chiamata il mago.
Lily? Fece scorrere le dita sulla collana con il suo nome che portava al collo e che per sua fortuna aveva anche quel giorno in cui aveva incontrato Sean, altrimenti neanche lei avrebbe saputo come si chiamava.
E quindi quell’ uomo come ne era a conoscenza? Magia?
Scosse la testa sorridendo, le sembrava assurda quella storia. La magia non esisteva davvero.
Suo figlio non era un mago e lei men che mai era una strega
***
Neville svoltò l’ angolo e afferrò la bacchetta per smaterializzarsi.
Sentiva il cuore battergli forte in petto e si pose una mano sopra di esso.
Era pazzesco e adesso? Da chi doveva andare?
Con qualsiasi persona immaginasse la conversazione, aveva la sensazione che non sarebbe stato creduto.
E come avrebbero potuto credergli quando anche lui aveva ancora la sensazione di essersi immaginato tutto?
In fondo non era tutto incredibile?
Lily Potter era scomparsa, era morta per tutti, da undici anni.
Undici anni e poi?
Improvvisamente, per caso, andando in una casa Babbana a spiegare che loro figlio è un mago, cosa che viene fatta per tutti i nati Babbani e la ritrovava. Viva.
Viva, ma senza che ricordasse minimamente chi era né tantomeno di essere una strega.
All’ inizio si era chiesto come fosse possibile ed ancora non riusciva ad ipotizzare una vera motivazione, ma lei non fingeva, nessuno recita così bene.
Rifletté attentamente, non poteva sbagliare o avrebbe creato un casino peggiore di quello che sapeva sarebbe successo comunque.
Doveva procedere per gradi.
Scartò Scorpius. Non gli sembrava il caso di andare da lui e dirgli che Lily era viva e che era anche padre.
Scartò anche James. Forse Teddy e Victoire, ma non era sicuro di come avrebbero gestito la cosa.
Gli rimaneva solo suo genero.
Sospirò. Sarebbe stato uno shock per lui, ma era sempre stato il più razionale dei fratelli ed anche il più calmo.
Era l’ unico che non sarebbe partito in quarta. L’ unico che avrebbe riflettuto sulla maniera migliore di agire.
O almeno così sperava, visto che era difficile anche per lui restare lucido e credere a quello che aveva appena visto.

COMMENTO: LO SO COSA STARETE PENSANDO, COME INIZIO RICHIAMA UN PO’ “ SE TORNERAI” MA VI ASSICURO CHE NON MI STO PLAGIANDO DA SOLA ;)) NON SARA’ COME QUELLA STORIA, TANTO PER INIZIARE LILY NON E’ SCAPPATA, LILY NON RICORDA PROPRIO Più CHI E’ NE’ CHE ESISTE LA MAGIA, POI BAILEY HA 11 ANNI E QUINDI LE REAZIONI NON SARANNO CERTO COME QUELLE DI PHOENIX CHE AVEVA 3 ANNI!! PER QUANTO RIGUARDA I CATTIVI ED I MOVENTI CHE LI MUOVONO SI SCOPRIRA’ PIU’ AVANTI, COME MIO SOLITO…PIANO PIANO :P SPERO CHE MI DARETE UNA POSSIBILITA’ E MI FARETE SAPERE SE VALE LA PENA CONTINUARLA!! GRAZIE MILLE A CHI LEGGERA’!! UN BACIONE!!
   
 
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