Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Ornyl    28/11/2014    4 recensioni
Anno 2040: le poche risorse energetiche rimaste sono in mano ai potenti delle varie Regioni, i cosiddetti Migliori. Nella Regione Thebe il regime pare vacillare alla morte improvvisa dei governanti Oedipus e Giocasta, che hanno lasciato orfani i quattro Principi Ereditari: due maschi, Eteocle e Polinice, e due femmine, Antigone e Ismene. La loro morte pare l'occasione giusta per i ribelli per instaurare la Prima Repubblica, ma si insedia al trono Kreon, fratello della defunta regina, e per i sovversivi parono complicarsi le cose. In loro soccorso però giunge, inaspettatamente, il principe Polinice, animato da ideali di libertà e giustizia per la popolazione, ma si contrappone a lui il fratello reazionario. I due muoiono durante uno scontro e Kreon concede onori funebri solo al nipote Eteocle e ordina di abbandonare all'oblio il cadavere del traditore, pena la morte. Ma una delle due Principesse, Antigone, dopo aver letto di nascosto le riflessioni del fratello e animata dall'intenzione di garantirgli giusta sepoltura, si allea ai ribelli del gruppo di lotta clandestino "Sfinge Rossa" e decide di combattere un regime che anche lei considera opprimente. Anche il suo animo però è in lotta, diviso tra famiglia e nuovi ideali di libertà.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
« Questo giorno ti darà la vita e ti distruggerà »
Edipo re, v. 438
 

Lo sguardo si perde nel cielo giallastro e opaco dell'alba, solcato da nuvole grigiastre e sottili, nuvole di fumo.  Escono dalle vecchie centrali, quelle in periferia, lì nella Città Bassa, che ogni tanto sbuffano in silenzio come vecchi malinconici. Le vecchie centrali non funzionano da anni ormai e le loro ciminiere si ergono come magri giganti monchi di cemento e ferro, con le bocche spalancate verso quell'aria salmastra che prima avvelenavano con i loro scarichi, proprio quelli che hanno fatto ammalare il cielo; eppure ci si chiede ancora perchè ogni tanto sbuffino, soprattutto ora che non c'è più petrolio: la gente qui a Thebe se lo chiede spesso guardandole da lontano  ma rispettando contemporaneamente il loro strano sonno.
Le nuvole iniziano a muoversi spinte da un vento caldo e puzzolente, pregnante del loro fumo e dei vapori contenuti.  Il sole è una palla bianca tra una nuvola e l'altra, si fa spazio tra di esse e proietta sottili raggi malati tutt'intorno, illuminando lievemente Thebe Bassa e svegliandola dal suo torpore avvelenato. Ma Thebe Bassa dorme ancora sotto la sua coperta di smog, con le vene brulicanti di liquami e di acqua sporca, con i palazzi anneriti e le imposte delle finestre ancora sigillate. Nel 2040 le albe non fanno più così effetto, qui alla gente di Thebe: sono tutte gialle e puzzolenti, con i grilli che cantano di nascosto(qualora ci siano) e i moscerini che fanno festa intorno alle lanterne ancora accese dei cortili. Thebe Bassa vuole dormire ancora, almeno fino alle sette, quando le finestre inizieranno ad aprirsi di scatto come occhi mostruosi e le luci ad accendersi di colpo, e le strade e le vie e i cortili inizieranno a brulicare di bestemmie, urla di adulti già in ritardo e schiamazzi di bambini che non hanno assolutamente voglia di aspettare il tram e di andare nelle scuole, forse più fatiscenti delle loro case. La Città Bassa è così pigra da non volersi nemmeno guardare allo specchio, pur continuando a lamentarsi, è un luogo per gente lavativa e puzzolente, non come l'Acropoli: a quest'ora son tutti svegli ormai, nonostante il cielo sia giallo come sempre e non offra un nuovo spettacolo.
 L'Acropoli guarda la Città Bassa dall'alto con fare paternamente sprezzante, lontana com'è dai suoi problemi e dal suo tanfo: i Migliori hanno fatto chiudere le centrali e hanno trasferito le ultime risorse alle loro sedi, in modo tale che quei farabutti pulciosi della Città Bassa non possano sperperarle ancora, risolvendo tra l'altro il problema dell'inquinamento, hanno fatto pulir le fognature e gli addetti ai lavori azionano macchine che aspirino lo smog. Sì che si lavora sull'Acropoli, eccome, ma nessuno si lamenta e anzi gioisce di offrire il proprio servizio ai Migliori, che lo ricambiano con assoluta gratitudine, e la gratitudine è troppo preziosa per esser pagata!
Il cielo è solcato dalle ombre sottili di quegli uccellacci di ferraglia degli aerobus che si innalzano dalle stradine di Thebe Bassa e arrivano alla Piazzuola d'atterraggio. Sono stranamente pieni stamane, pieni della gentaglia avvelenata e puzzolente della periferia, ma tutti sono più silenziosi del solito. Sono dieci, o forse cento, ma non mille: si muovono in fila indiana, a passo veloce ma non troppo, quasi avessero fretta di partecipare a qualcosa di importante. Sono uomini e donne malvestiti, con i maglioni grigiastri e neri e verdi che coprono le mani annerite dal fumo e dal lavoro e i coltellini svizzeri nascosti tra le dita. Il loro passo si ferma sulla Piazzuola, si danno occhiate complici e riprendono il cammino rumoreggiando come un piccolo, sporco, esercito cencioso: oltrepassano il cancello e qualche metro più avanti sono entrati nell'Acropoli da un piccolo ingresso, insozzando con le loro suole spesse e nere i marciapiedi lindi e, ancora, o forse già vuoti di Thebe Alta.
Ennesima sosta. I loro occhi stanchi e piccoli, gialli di malattia, fissano un unico punto all'orizzonte: la bandiera nera con la lambda dorata sventola lentamente sulla propria asta, in cima al Palazzo, spinta dallo stesso caldo vento che accarezza i loro volti rovinati e magri.  Si riprende la marcia, in silenzio, attenti a non svegliare il sonno di quei damerini di Thebe Alta, ancora addormentati nei loro letti di metallo e seta sui loro materassi ad acqua. Il Palazzo è ancora lontano e accelerano il passo mantenendo lo stesso ritmo, finchè il rumore delle loro pesanti suole sull'asfalto si unisce a quello dei cannoni sparati da lontano. Sono due colpi, mesti e cupi, che fendono l'aria dell'alba di Thebe Alta e fanno accendere uno schermo sulla cima di un grattacielo che pare di cristallo, di quanto è brillante e pulita la sua superficie perfettamente levigata com'è giusto che siano i grattacieli dell'Acropoli. I loro sguardo si alza verso quel punto, verso l'inno di Thebe che risuona dalle casse, lievemente disturbato dalle imposte delle finestre che si aprono e dagli sbadigli della gente svegliata da quel suono, e i loro occhi sorridono mentre il maestoso apparecchio si accende: la Grande Corte è piena della gente dell'Acropoli già accorsa nel luogo, ma in mezzo ai loro abiti sgargianti e curati vi sono anche alcuni di loro, neri e terribili come avvoltoi.
Viene inquadrata la ripida scalinata di marmo, decorata da un tappeto nero. Nero come la morte, nero come il lutto: qualcosa di deliziosamente terribile ai loro occhi. Su di esso, figure slanciate e vestite dello stesso colore, i quattro Principi Ereditari, inquadrati uno per uno: hanno il volto triste e chinato sul petto, le mani giunte in grembo e le due Principesse sembrano singhiozzare. Sono irrealmente belli nei loro abiti di lutto e nei loro aspetti così diversi che nessuno li riterrebbe mai fratelli tra loro ma solo a coppie: Eteocle e Ismene biondi come l'oro e  pallidi come la luna sotto quegli abiti neri, Polinice e  Antigone olivastri, coi lucidi capelli corvini sotto i copricapo ; poi l'inquadratura si sposta sul centro della Grande Corte: circondati da quattro guardie, stanno due sarcofagi di marmo su un tappeto rosso, sulla cui nivea superficie spicca la lambda d'oro della casata regnante. Vengono brevemente inquadrati i volti dei defunti: il volto pallido della regina, con quei grandi occhi serrati, pare bluastro, e il volto del sovrano, con la bocca contratta in un'orrenda smorfia mortale, da ambrato s'è fatto grigio.  Si odono singhiozzi misti a risa in un silenzio terribile, solenne e assordante, come forse non era mai abituata da tempo la gente di Thebe Bassa e anche dell'Acropoli stesso, con le aerocar che sfrecciano veloci sibilando tra gli alberi e i tappeti stesi sulle balconate degli attici ad asciugare.
Una figura si fa avanti scendendo a lenti passi dalla scala, poi si ferma al centro della Grande Corte e alza il capo. -Gente di Thebe!- il Gran Consigliere è interamente vestito di nero e la sua pelle bianca e i capelli argentati spiccano sull'abbigliamento-Che dolore ci ha portato la notte! E com'è terribile annunciarvi la mesta notizia! I Sovrani, Oedipus e Giocasta, sono venuti a mancare!-
La voce del Gran Consigliere rimbomba su tutta la piazza, aumentando i singhiozzi e gli scrosci di risa. La gente stringe gli occhi di mille colori, si porta una mano alla tempia incipriata già di prima mattina, oppure stringe i denti e accenna un amaro sorriso dietro i cappotti sgargianti dei più ricchi, e Thebe diventa un arcobaleno di emozioni.
-Gente di Thebe, amati sudditi, stringiamoci ai Principi Ereditari e a questi sacri feretri! Possano le loro anime sempre sorvegliarci e guidarci!-
Gli abitanti dell'Acropoli si riconoscono subito: piangono, si battono il petto, vogliono avvicinarsi ai feretri e lanciano baci ai Principi. Quegli animali di Thebe Bassa stanno invece ritti sulle loro posizioni, nemmeno i volti vengono inquadrati. Meglio così, pensa all'unisono la folla ai piedi del grattacielo: nessuno noterà che stanno imbracciando le armi per riprendere la lotta.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Ornyl