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Autore: Alisa Sato    28/11/2014    2 recensioni
Kurumu Kurono, la succuba più ambita della Youkai Gakuen, come tutti sanno ha una cotta per l'umano Tsukune Aono, ma qualcosa durante le vacanze succede, portando la ragazza a ritrovare qualcosa che ha perduto.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Tsukune sarà mio, non lo lascerò a nessuno di loro, l'ho promesso alla mamma!” Bisbigliò mentre camminava lungo il cortile della scuola. 
Non poteva lasciarlo nella mani di Moka, o tanto meno in quelle della stalker, Mizore; gli avrebbero fatto del male e, se fosse stato così, non le avrebbe mai perdonate.
Il suo istinto da Succuba non tardò ad arrivare, quando lo vide passeggiare da solo davanti a lei. Gli si avvicinò, saltandogli addosso, mettendogli sul viso, il suo seno sviluppato. “Tsu– ku– ne!” Sorrise divertita, quando vide completamente rosso il viso del ragazzo, agitato da quell'attacco alle spalle improvviso. “Mi sei mancato!”
“K-Kurumu! Non farmi prendere certi colpi!” Lei si tolse di poco, ma non lasciò il suo braccio, tenendoselo stretto a lei.
“Ma dove sei stato per tutto questo tempo? Lo sai che mi hai fatto preoccupare?” Sfoggiò il suo fascino da mangiatrice di uomini e lui rimase incantato per qualche attimo, poi si mostrò sereno e calmo. Cosa gli succede? Pensò confusa lei.
“Scusami tanto, sono dovuto mancare per motivi di famiglia. Sai, mia cugina Kyoko ha voluto per forza che venissi nel mondo degli umani..” Fece una pausa troppo lunga e Kurumu intuì che c'era qualcosa che non quadrava.
“Tsukune?”
“Sì?”
“È accaduto qualcosa di brutto quando sei stato lontano?” Lui sembrò cadere dalle nubi e la guardò sorpreso.
“Non che io sappia, anzi.. tutto l'opposto.” Arrossì leggermente e distolse lo sguardo, quando gli cadde l'occhio sul suo seno.
“In che senso?”
“Io..” In lontananza, si sentì la voce di Moka, che arrivava verso la loro direzione.
“Tsukune!”
“Moka-san!” La ragazza dai capelli rosa si avvicinò a loro e poi li salutò; Kurumu vide qualcosa che non era nuovo ai suoi occhi, ma l'atmosfera intorno a loro era diversa dalle altre volte che si parlavano, quasi come se avessero approfondito il loro rapporto.
“Come stai, Tsukune?”
“Io bene, tu stai bene?” Moka arrossì di poco e annuì con la testa. “Meno male, pensavo che fosse andato tutto storto.”
“No, anzi.. È stato bello.”
“Ehm.” Kurumu si schiarì la voce e li guardò, ancora più sospettosa di prima. “Mi volete dire cosa succede tra voi due? State flirtando in un modo nauseante; io saprei fare di meglio.” Entrambi si guardarono in silenzio e poi distolsero lo sguardo, imbarazzati. “Ma mi volete dire che sta accadendo? Per caso vi hanno mangiato la lingua?”
“Non è così, Kurumu-chan.”
“Sì, ha ragione Moka-san.”
“E allora potreste dirmi che vi prende?” Si zittirono e poi Tsukune si staccò da lei, allontanandosi da loro due.
“Tsukune?”
“Io vado da Gin, devo chiedergli una cosa. Ci vediamo più tardi al club.” Detto questo sparì dalla loro vista e rimasero solo la vampira e la succuba. 
Kurumu squadrò l'amica, nel tentativo di riuscire a leggere qualcosa che non era stata detta; Moka la guardò e distolse lo sguardo.
“Moka, mi vuoi spiegare cosa è successo? Vi vedo così strani, soprattutto Tsukune.”
“Vedi, Kurumu-chan, il fatto è che noi due …” Si fermò e si guardò intorno, Kurumu fece la stessa cosa e percepì la presenza di Mizore. “È meglio parlarne un'altra volta, magari in privato.”
“Come vuoi.”
“Ci vediamo al club.” E anche Moka se ne andò, lasciandola lì con la presenza della ragazza delle nevi. Kurumu si avvicinò a lei e le prese il colletto della maglia.
“Ma si può sapere perché, ogni volta che io cerco di fare qualcosa, ci devi essere per forza tu in mezzo?” L'altra la fissò mentre masticava svogliatamente una delle solite lecca-lecca che aveva con sé, senza emettere una sola parola. “E perché non mi rispondi?”
“Dovevo seguirti..”
“Che vuol dire?” Lasciò la presa e la osservò stranita. Non capiva il senso di quella frase. Che intendeva con quel dovevo seguirti?
“Ho ricevuto una lettere da parte di Yukari, dice che ci vuole vedere entrambe, per una questione personale. Non ho ben capito il perché, quindi ti stavo pedinando da un po', anche se avrei preferito che fosse stato Tsukune.”
“Va bene, lasciamo perdere. Dove si trova quella nana?”
“In questo momento è nell'aula del club, mi ha detto che sia Tsukune che Moka non ci sono ora.” Kurumu sospirò esasperata e s'incamminò, insieme a Mizore, verso l'entrata dell'edificio della scuola.
I corridoi erano quasi del tutto deserti, tranne per quei pochi ragazzi che stavano bighellonando con alcuni loro amici, Kurumu li conosceva; erano alcuni maschi del corso di fotografia del secondo anno, che le avevano chiesto di posare per loro qualche volta. Ritornò con la memoria al presente, quando vide la piccola maga, loro amica, fiondarsi su di lei, sprofondando il viso nel suo petto.
“Kurumu!”
“Y-Yukari?!” Mizore rimase impassibile, ma entrambe avevano una brutta sensazione; che si verificò veritiera, quando videro seduta, su uno dei banchi, una loro vecchia conoscenza: Ruby.
“Vedo che siete venute.” Accavallò le gambe e incrociò le braccia al petto, guardando dalla loro parte dopo aver distolto lo sguardo dalla finestra.
“Ruby? Cosa ci fai qui? E perché Yukari sta piangendo?” Kurumu abbassò lo sguardo e accarezzò la testa della ragazza, che la stringeva con forza a sé, disperatamente.
“C'è una cosa che devo dirvi. Riguarda Tsukune e Moka.” Le due ragazze drizzarono le orecchie, rimanendo in ascolto e senza parlare. “Sapete che loro hanno passato le vacanze natalizie fuori dall'istituto, no?” Loro annuirono. “Ebbene, ho mandato in quello stesso periodo un corvo per controllare il mondo degli umani e anche Tsukune in caso da avvisarvi se gli fosse successo qualcosa, sapendo che voi ci tenete molto a lui e anche io. Ritornando a noi, un giorno ho scoperto che Moka era andata a fargli una visita e …” Riprese fiato e distolse le sguardo da loro, rivolgendolo al pavimento. “Loro due … hanno avuto modo di legarsi insieme, approfondendo quello che già tutti noi sappiamo fin troppo bene; solo che … come posso dirvelo?” Si grattò il mento e fu Yukari a prendere parola alzando il viso dal petto di Kurumu con occhi lucidi e lacrime che scendevano sul suo viso.
“Li abbiamo persi per sempre. Tsukune e Moka … l'hanno fatto.” Mizore sgranò gli occhi, sorpresa quanto Kurumu; quest'ultima la prese diversamente. Il suo volto s'incupì e sfoggiò un sorriso debole alla piccola Yukari, mentre le accarezzava la testa.
“Allora è andata così. Ora mi è tutto chiaro.” Sussurrò appena e si staccò dolcemente dalla giovane maga, girandosi dall'altra parte, dando le spalle alle altre. “Io … credo che salterò le lezioni oggi. Non mi sento affatto bene.”
“Kurumu..?”
“Scusatemi.” Cominciò a correre con rabbia all'esterno, senza badare alle urla delle altre che la chiamavano. Spiccò il volo non appena fu fuori; oltrepassò il bosco, ormai spoglio dall'inverno, che si faceva sempre più freddo, con il cielo di un colore grigio chiaro; e la palude dove per sbaglio andò a sbattere con le ali in un salice, facendola precipitare.
Le lacrime non tardarono ad arrivare e le solcarono lungo il viso arrossato e lo nascose tra le mani. Non voleva credere a quello che aveva appena sentito, non poteva essere vero; non era possibile.
Eppure l'aveva intuito guardando quei timidi gesti e quei sguardi che si rivolgevano quando erano davanti a lei. Non voleva crederci, ma purtroppo la verità era come uno pugno dritto allo stomaco, come una stilettata al cuore, e lei non poteva sopportarlo.
Sentì dei passi dietro di lei e si girò nella speranza che fosse Tsukune e che tutto quello che aveva detto Ruby fosse solo una menzogna, ma non fu così. Un ragazzo, grande e grosso, si avvicinò a lei con occhi famelici e con niente di buono nella mente; lei cercò di scappare, ma aveva il piede incastrato nella radice del salice, con cui era andata a sbattere: era in trappola.
“Ma tu guarda … Cosa ci fa qui, tutta sola, una ragazza bella come te?” Si avvicinò ancora a lei e si mise seduto sui talloni, con le braccia appoggiate alle ginocchia. “Cosa ti è successo? Ti sei persa per caso? Oppure il ragazzo ti ha lasciata?” Quelle parole la ferirono ancora di più e distolse lo sguardo da quello davanti a lei. Sentì la sua mano sfiorargli il viso e poi prenderglielo con forza tra le mani. “Non devi più piangere; adesso ci penserò io a farti dimenticare di lui, fidati, è meglio per entrambi.” Si sporse e le prese il braccio con la mano, spingendola verso di sé; lei si dimenò con tutte le sue forze, cercò anche più volte di graffiarlo con le unghie in modo da levarselo di sopra, ma lui non demordeva e le diede uno schiaffo per calmarla.
“Tsukune …” Rimase inerme. quando lui le toccò il seno con violenza, leccandole in collo con la lingua biforcuta, capì allora che era uno di quei lucertoloni che avevano attaccato Yukari; lacrime calde e amare le scesero, mentre lui continuava imperterrito, del tutto indifferente alla sua reazione.
Sentì la sua mano scendere sotto la gonna e, con le braccia, cercò di spingerlo via, ma lui la bloccò a terra, facendo peso sulle ali, che le fecero male, e le tappò la bocca, rivolgendole uno sguardo minaccioso.
“Ti conviene stare buona, altrimenti rischi di brutto, ci siamo capiti?” Kurumu non poté fare altro che annuire; lui fece un sorriso sbieco e iniziò a toccarla lì, lei soffocò un gemito e si morse l'interno delle guance. Voleva sprofondare sottoterra. Lei, che era una succuba, si faceva sottomettere senza il suo volere; sua madre l'avrebbe ripudiata per tale gesto, è tutto per un ragazzo come Tsukune.
Cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Pensò mentre sentiva che lui si muoveva sopra di lei, pronto a farle passare le peggio cose. Fu così che, quando vide che lui si abbassò la cerniera dei pantaloni, gridò a pieni polmoni, beccandosi però un altro schiaffo. “Ti avevo avvertita! Maledetta put..” Lo vide congelare e cadere a terra, con gli occhi vitrei e un espressione di incredulità e rabbia in viso. Kurumu si guardò intorno e vide la figura esile di Mizore, che si avvicinava con affanno, precipitandosi verso di lei.
“Kurumu!” Si mise seduta sulle ginocchia, ghiacciò la radice dov'era incastrato il piede e, con un colpo, la ruppe; le cinse le braccia intorno alle sue spalle, dandole un abbraccio.
La ragazza sentì l'affannoso respiro freddo dell'altra sulla pelle, mentre si strinse a lei automaticamente, con le lacrime agli occhi.
“Mizore!” Non la lasciò, finché non si sfogò di tutto il rancore che aveva dentro e della disperazione, ed anche della consapevolezza che tutto ciò purtroppo era la realtà.
Mizore le restò accanto, con gli occhi lucidi per lo stesso motivo della succuba e rimasero ferme lì, a consolarsi l'una con l'altra, mentre dal cielo caddero i primi fiocchi di neve dell'anno; entrambe alzarono lo sguardo al cielo e guardarono in silenzio. “Andiamocene via.”
“Cosa intendi?”
“Voglio tornarmene in camera, non voglio morire assiderata qui.”
“Ma io sto bene.” La ragazza masticò il bastoncino che aveva in bocca e sorrise. “La neve è l'unica cosa che mi fa rilassare e che mi fa ritornare con la mente a casa.” Kurumu vide il viso dell'amica rilassarsi e alcune lacrime, trattenute invano, le scesero sul viso pallido.
“Possiamo almeno prendere qualcosa al distributore?”
“Come desideri.” Fece per incamminarsi, ma vide che Kurumu non si muoveva. “Cosa c'è?”
“Andiamo per via cielo, faremo prima.” Distolse lo sguardo e allungò la mano verso la ragazza, che rimase sorpresa da quella frase.
“Va bene.” Si avvicinò a lei e le strinse la mano, Kurumu notò che era fredda e tremava; qualcosa era scattato in lei, quando vide l'altra così indifesa, era come vedere  il suo riflesso davanti ad uno specchio. Prendendo per i fianchi la ragazza, spiccò il volo per andarsene dalla palude e raggiungere la scuola.
Kurumu sentì le braccia dell'altra sul collo, mentre nascondeva il viso su di esso, respirando lentamente e facendole venire i brividi a fior di pelle. Era una strana sensazione, ma non le dispiaceva affatto, era calmante ed era come se il problema che avessero in quel momento, scomparisse all'istante.
Scesero vicino all'uscita della scuola e si fermarono sotto i portici del corridoio; Mizore era appoggiata contro una colonna, mentre Kurumu prendeva qualcosa al distributore. Girò la testa verso l'altra, scrutandola attentamente, mentre digitava il numero della sua bevanda.
“Vuoi qualcosa da bere?”
“No, grazie. Sto bene così.”
“Capisco.” Dopo aver preso la lattina calda del caffè nero, si mise alle spalle della ragazza, appoggiata anche lei contro la stessa colonna, dove stava l'altra. “Mizore …”
“Mh?”
“Volevo ringraziarti. Mi hai salvata prima.” Passò il dito sul bordo della lattina appena aperta, guardandola come incantata dal  suo stesso gesto, e bevve un sorso. “Puoi darmi della stupida se vuoi, ne hai tutto il dovere.”
“Non lo sei affatto.” Mizore aveva alzato la voce e si era girata in modo da avere sott'occhio il volto dell'amica.
“Ti capisco. Anche io sarei scappata, solo che io sono fatta così; sono fredda anche dentro.” La giovane succuba non disse nulla, pensando a come poteva risponderle, ma si trovava come senza parole e rimase in silenzio, insieme all'altra, mentre continuava a sorseggiare il suo caffè.
Mizore non sapeva cos'altro dire: era la prima volta che parlava in quel modo con un'altra persona. Così, non sapendo cosa fare, prese dalle mani la bevanda della ragazza vicino a lei e ne bevve un sorso; Kurumu rimase sorpresa da tale gesto.
“Ma che cosa stai..?”
“Bleah! 'Sta roba è veramente orribile, oltre all'essere troppo calda!” Kurumu rise nel vedere la reazione dell'altra, mentre imprecava, quest'ultima la fissò per un po' e bevve un altro sorso.
“Non avevi detto che ti faceva schifo il ..?!” Kurumu era rimasta di sasso, quando vide le mani tiepide della ragazza prenderle il viso e appoggiarle le labbra sulle sue.
Sentiva il sapore del caffè e anche qualcosa di particolare. Fragola? Poi si ricordò che poco prima aveva il suo solito dolciume. Quando Mizore si staccò, distolse lo sguardo e lo rivolse verso l'esterno, che si copriva di neve sempre di più. “M..Mizore?”
“Scusami, io … non sapevo cos'altro fare.” Strinse la presa sulle sue spalle, facendole venire dei brividi di freddo sulla schiena, mentre rimase col fiato sospeso. “E che mi sei sembrata così indifesa.”
“Tu …” Era la prima volta che una ragazza la baciava, anzi, era la prima volta che veniva baciata. Le fu inevitabile arrossire e stringersi con le spalle contro la colonna dov'era appoggiata.
“Se ti ha dato fastidio, ti chiedo scusa, io ..!?” Mizore sbarrò gli occhi, quando vide l'amica circondarle le braccia alla nuca e spingersela verso di sé, dandole un altro bacio. Un bacio al sapor di caffè con un retrogusto di fragola, un'accoppiata strana ma che secondo lei non erano male.
La campanella suonò le sei di pomeriggio, il che voleva dire che a momenti sarebbero usciti coloro che facevano parte di un club. Le due si staccarono e si guardarono negli occhi, mentre sentivano i passi di alcuni studenti avvicinarsi a loro sempre di più.
“Vuoi venire nella mia stanza? Lì saremo indisturbate.” Mizore annuì e, dopo aver preso la mano di Kurumu, corsero verso il dormitorio e si affrettarono a raggiungere la stanza della succuba.
Appena furono dentro, chiusero la porta e Mizore guardò la stanza della ragazza: era ordinata e profumava di fiori di ciclamino, uno dei suoi fiori preferiti; s'immaginava la stanza diversamente, tipo le pareti tappezzate delle immagini di Tsukune e roba varia per tutta la stanza, invece non c'era nulla se non il minimo indispensabile.
“Ti aspettavi qualcosa di diverso?”
“Sì, lo ammetto.” Vide la ragazza avere il volto arrossato e sedersi nel letto. Si sentiva nervosa, non si era mai sentita così prima d'allora e non le dispiaceva affatto. Mizore la seguì e si mise seduta accanto a lei, involontariamente, le prese la mano tra la sua e gliela strinse.
“Mizore ..?”
“Stai bene? Quel tipo ti ha fatto del male, non è vero?” Kurumu la guardò con dispiacere ed annuì.
“Un po' si, ma sono ancora tutta intera e sono salva, grazie a te.” Mizore arrossì di poco e strinse la presa.
Era contenta, perché era riuscita a salvare la sua cara amica dalle grinfie di quel tipo. Amica, sempre se si poteva definire in quel modo. 
La succuba sentendo uno strano calore in mezzo al petto, e non solo lì, e si mise sdraiata, seguita dalla donna delle nevi che si mise sopra di lei, baciandosi nuovamente. Le mani fredde dell'altra sul corpo bollente di lei. Gli ansiti che si propagavano flebili e carichi di sentimento nella stanza. Il contrasto di ogni cosa, come lo erano loro due, che bruciava e scioglieva ogni cosa, portandole a consumare quell'amore nuovo ed elettrizzante per entrambe, dimenticando di tutti e del resto.
Kurumu pensava che lo facesse per sfogare il suo dolore, ma guardando la ragazza sopra di lei, vedeva altro, cosa che con Tsukune mai aveva provato, era questo il vero significato dell'amore?
Mizore credeva che facendo così avrebbe trovato il modo di scappare dalla realtà, ma quest'ultima era più nitida di quanto si aspettasse. Provava qualcosa per quella ragazza.

  
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