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Autore: Destyno    28/11/2014    2 recensioni
Ciao!
Era da tempo che volevo scrivere qualcosa su Kid Icarus (in realtà avevo già scritto qualcosa, cancellato subito dopo perché mi vergognavo) e adesso ne ho l’opportunità.
Avanti, chi di voi non si è mai chiesto “Ma Pit come è nato? E perché mai Palutena gli vuole così tanto bene?” Ebbene, io sono la risposta alle vostre domande XD
!Attenzione! La fic in questione contiene qualche personaggio di mia invenzione, come la madre e il padre di Pit, e un paio di Dei che mi sono inventato di sana pianta. Tutti gli altri personaggi, ovviamente, sono di proprietà della Nintendo.
P.S.: dedicata a Laughing Nick the Killer. Perché mi va, ecco u.u
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«Lady Palutena…» disse un giovane vestito di bianco, rivolto ad una donna dai lunghi capelli verdi, abbigliata come un’antica Dea greca e col capo chinato, seduta nella sala d’attesa.
«Sì?» sussurrò la donna, alzando lo sguardo cerchiato dalle occhiaie di chi da giorni non può dormire perché afflitto da qualcosa.
«La Signora… lei…» tentò il giovane, imbarazzato.
«È morta?» lo interruppe Palutena.
Il giovane medico spostò il peso da un piede all’altro, nervoso.
«No, Milady. Ma… non c’è… non c’è più nulla che possiamo fare.»
La Dea della Luce abbassò il capo.
«Po… posso vederla?» balbettò, chinando il capo e nascondendo alla vista del guaritore la lacrime che avevano iniziato a sgorgare copiose dagli occhi color smeraldo.
Lo sguardo del giovane si addolcì un poco.
«Ma certo. Mi segua, Milady.»
 
 
Palutena strinse forte la mano della donna sdraiata sul letto.
Stava per morire, lei, la sua migliore amica.
La donna che era stata accanto a lei per tutta la durata della sua vita immortale, respirava piano, e il suo cuore si stava fermando.
Lei, Aera, la Dea del Vento, se ne sarebbe andata a breve.
E non c’era nessun trucco che potesse tentare.
 
Le magiche acque della Fonte le erano state interdette.
 
Thanatos era stato irremovibile.
 
Ma Aera aveva lasciato nel mondo la prova del suo passaggio.
Un bambino.
 
 
 
 
Un piccolo bambino che sarebbe rimasto orfano ancor prima di poter aprire gli occhi.
«Palutena…» sussurrò la debole voce di Aera.
La Dea trasalì.
«Non sforzarti! Mi inventerò qualcosa. Chiederò a Dynthos di forgiare un anello con le Pietre della Vita, oppure…»
Venne interrotta da una debole risatina da parte di Aera.
«Non mi prendere in giro, Palutena…» sussurrò, volgendo lo sguardo verso il piccolo bambino dai capelli castani spettinati e due piccoli ali candide sulla schiena, che dormiva beato nel lettino accanto a lei.
Palutena seguì il suo sguardo, per poi riportarlo sulla Dea del Vento.
«Puoi dirmi… chi è suo padre?»
«… quando era vivo… si chiamava Zephyrus *.»
Palutena annuì.
In molti avevano bramato la Dea del Vento, poiché tra le Dee, lei era considerata una delle più belle, con i suoi occhi color zaffiro e i lunghi capelli bianchi, che sotto i raggi della Luna parevano risplendere.
In molti, anche Dei potenti come Apollo, Marte e Nettuno, avevano chiesto la sua mano.
Ma lei aveva sempre rifiutato, con dolcezza ma lasciando sempre intendere che la sua decisione era irrevocabile.
E quando la Dea dai capelli verdi gli chiedeva il motivo, lei rideva sempre e si metteva a guardare il cielo, rispondendo sempre con la stessa frase:
“«Ho ancora tutta l’eternità davanti, Palutena. Non ho voglia di gettare via la mia libertà così presto.»”
Ma era stato quel piccolo angelo, che le aveva rubato il cuore.
Non era bello come Apollo, anzi, aveva una brutta cicatrice che gli attraversava il volto, che cercava sempre di nascondere.
Non era forte fisicamente come Marte, visto che nelle battaglie si tirava sempre un po’ in disparte, cercando di stordire i nemici, più che ucciderli.
Non era potente e ricco come Nettuno, che aveva un palazzo sotto il mare pieno d’oro e ricchezze.
Ma aveva buon cuore, era umile e perdutamente innamorato della Dea.
 
 
«Palutena… sento che la mia ora è quasi giunta.»
La Dea della Luce non la interruppe.
Sapeva che stava per fare un discorso importante, e lei non voleva interromperla.
«Voglio che cresca tu il mio bambino.»
«Cosa? Ma… io…»
«Ti prego, Palutena. Fallo per me.»
«Io… va bene. Come si chiama?»
Aera volse nuovamente lo sguardo verso il piccolo angelo, che si stava succhiando il pollice con gli occhi chiusi.
«… Pit.»

* in latino è il nome del vento Zefiro.

 
   
 
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