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Autore: Giadavnt    28/11/2014    2 recensioni
Corro.
Non so bene dove sto andando, so solo che devo farlo.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Corro.

Non so bene dove sto andando, so solo che devo farlo.

Le strade sono vuote. Non c'è nessuno, nessuno che possa aiutarmi.

Corro.

E' notte. Non mi è mai piaciuta la notte: troppo buia, troppo misteriosa. Il mistero di ciò che si nasconde in quell'apparente stato di quiete e tranquillità aumenta la paura che già si agita dentro di me.

Corro.

Sento rimbombare nelle orecchie il fiatone e il battito del mio cuore accelerato causato di questa corsa che sembra infinita. I capelli mi colpiscono il viso come a volermi tenere cosciente anche se sento le forze diminuire ad ogni passo che faccio.

Corro.

Il mio corpo è interamente ricoperto di lividi che mi provocano fitte ad ogni movimento. Anche le gambe, le caviglie e i muscoli della pancia danno il loro contributo. La vista è sfocata e non distinguo bene i contorni di ciò che mi circonda.

Una folata di vento mi getta la polvere negli occhi e sono costretta a chiuderli per il bruciore.

Corro.

Sbatto le palpebre sperando di riuscire a vederci di nuovo bene ma le lacrime, che tanto avevo cercato di trattenere, adesso scorrono veloci sulle mie guance e raggiungono gli angoli della bocca e ne sento il sapore salato. Giro un angolo e urto col braccio il muro ma cerco di non soffermarmici tanto. Ho ferite ben più grandi di quelle corporee, quelle del cuore.

Corro.

L'oscurità è troppa! Mi ricorda così chiaramente i suoi occhi! Quel vortice nero in cui ero caduta e ne ero rimasta intrappolata. In gabbia. Incapace di muovermi e negata alla libertà. Occhi troppo bui. Anche ora le mie gambe sembrano legate, a ogni passo mi sembra di avere una palla di piombo ammanettata alle caviglie, ma il mio cervello continua a mandare messaggi ai miei arti inferiori. Il messaggio è sempre lo stesso: non fermarti!

Non corro.

Sono stanca, ho ceduto. Le forze mi hanno completamente abbandonato. Cado in ginocchio sull'asfalto freddo che mi graffia le ginocchia nude. Le mani spingono al suolo cercando di sorreggere il busto e la mia testa china verso il basso. L'affanno continua mozzandomi il respiro, il cuore a mille. Non riesco più a mettermi in piedi e continuare la mia corsa. Alzo la testa cercando di respirare quanto più ossigeno possibile e mi accorgo di stare di fronte a una vetrina. Il vetro spesso riflette la mia immagine. Sono ridotta in uno stato pietoso. I capelli lisci sono scompigliati e mi cadono sul viso, le balze del vestito riescono a coprire le gambe nonostante siano strappati e si riesce a vedere chiaramente quanto le mie spalle si alzino e si abbassino velocemente. Se non avessi il top a coprirmi sono sicura che vedrei anche il mio cuore battere così velocemente da essere prossimo a esplodere. Continuo a guardarmi in quel vetro. Sembra l'unica cosa che in questo momento riesca a fare. Ma all'improvviso si sente un rumore e la vetrina si rompe in tante piccole schegge brillanti alla luce della luna e schizzano ovunque. Una sfiora la mia guancia creando un graffio, poggiandoci la mano sento il sangue caldo che scivola sul mio palmo. Respiro a fatica. Finalmente trovo la forza per girarmi e incontro il suo viso. E' in piedi a neanche un metro da me. Sorride. Piano piano si avvicina fino ad arrivare vicino a me e abbassandosi è a pochi centimetri dal mio viso. Non riesco a non guardare in quegli occhi che ormai mi hanno stregato e sento di nuovo le lacrime scendere. Mi bacia un ultima volta ancora sorridendo, un sorriso sghembo che non promette nulla di buono. Dopo, non vedo altro che il buio. Il nero. Come i suoi occhi.  

  
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