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Autore: imperfectjosie    29/11/2014    2 recensioni
Le persone vivono, sperando di poterli realizzare, quei sogni così improbabili e appena visibili, poi c'è chi, come me, riesce ad afferrarne uno e a stringerlo forte al petto.
Quel sogno si chiamava Jack.
Nome piuttosto comune, vero?

| Jack/Carrie | - Update 12/12/2014; plus!Alex/Carrie.
Genere: Commedia, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: All Time Low.
Rating: Arancione.
Pairing: Jack/Carrie - Aggiornamento al 12/12, Andando avanti, la storia prenderà una piega vagamente Alex/Carrie (Alerrie? Che schifo di soprannome, aiuto.) Non è stata una cosa voluta, mi è uscita fuori e basta! Il protagonista maschile della fan fiction, rimane comunque Jack.
Note:
Premessa: E' un esperimento bello e buono!
Mai provato a scrivere long su nuovi personaggi in scena, ma ho pensato (dopo l'attento ascolto di svariate canzoni melense) di cimentarmi in una JackRomance. E già l'idea di un Jack romantico, fa abbastanza ridere. Avrei preso Alex, però il carattere del minore mi sembrava più adatto ad una "What if?".
Giusto. What if?
E se una ragazza vincesse il contest per incontrare la sua fave band? E se, incredibilmente, l'incontro non andasse proprio come previsto? 
Alex non è una ragazzina isterica, però si presta alla parte. Scusa, caro! :')
Che dire?
Io spero che vi piaccia, ho ancora molto da scrivere e tante long da terminare, so già come terminarla, ma non credo di riuscire a stare dietro a qualsiasi minchiata che la mia mente insana partorisce. Perciò, salvo apprezzamenti e incitazioni a continuarla, la lascerò in sospeso fino a nuovo ordine, dedicandomi alle due su Tom che già ho cominciato qualche mese fa.
Enjoy the read and let me now. I love you. Tits or GTFO!

 

Do whatever your heart commands.


CHAP. 1 - Lost in stereo.

Carrie

 

He's outta control,
so beautiful


Dovrei presentarmi, prima di tutto.
Mi chiamo Carrie, ho ventiquattro anni e vivo a New York. Questa è la storia di una ragazza comune, investita in pieno dal suo sogno più grande.
Le persone vivono, sperando di poterli realizzare, quei sogni così improbabili e appena visibili, poi c'è chi, come me, riesce ad afferrarne uno e a stringerlo forte al petto.
Quel sogno si chiamava Jack.
Nome piuttosto comune, vero?
Un ragazzo come tanti. Ventisei anni, alto, faccia furba e occhi maliziosi.
Ma non è comune, per niente. Anzi, è un disastro socialmente conosciuto a tutti con il cognome “Barakat”.
Sul divano, al quinto mese di gravidanza, la mente viaggia lontana, fermandosi ai primi di Luglio. Un concerto, qualche goccia d'alcool e il pass per i camerini del gruppo.

« Ed ecco la fortunata! Ragazzi, lei è Carrie. Ha vinto il pass e ve la lascio per un'ora e mezza intera. Trattatela bene! »
La voce ironica dell'uomo addetto alla security è troppo lontana. Sono ancora ferma sulla porta, più che altro bloccata. Mi stropiccio il cartellino appeso al collo con fare nervoso e riesco solo a pensare a quanto debbano sembrare stupidi i miei capelli blu.

Alex mi guarda con un caldo sorriso. E' seduto sul divanetto e non sembra intenzionato ad alzarsi. Non importa, comunque. Va bene così, sono nel loro camerino, cosa potrei chiedere di più?
« Ciao! Entra, non ti mangiamo mica! »
Sposto lo sguardo su Zack, che vicino a Rian mi incita ad abbandonare il legno della porta. Mi mordo un labbro e, con calma, avanzo nella stanza, accettando impacciata l'invito di Alex a sedermi sul divano.
La scena è surreale, ma in testa l'unico pensiero che riesco ad elaborare è “Dov'è Jack?”
« Rian, sei una fighetta! Hai finito tutto lo shampoo e ho dovuto lavarmi i capelli con il bagnos- » si blocca.
L'asciugamano stretto in vita, uno in testa e lo sguardo vagamente stupito. Io devo sembrare proprio l'ultima delle cretine, vista la risata cristallina di Alex che riempie l'aria.
Deglutisco, saltando in piedi come se la pelle del divano bruciasse.
« N-Non guardo! N-Non sto guardando! » ripeto, coprendomi entrambi gli occhi e le guance, ormai rosse come il fuoco.
Jack sghignazza per un po' e spiando dal buco tra le dita posso vedere che mi sta indicando.
« Lei chi è? »
« Lei è la ragazza che ha vinto il concorso, Bassam. Ti sei lavato pure il cervello, insieme a quel mucchietto d'ossa che chiami “fisico”? »
Riderei alla battuta sarcastica di Zack, ma sono troppo occupata a voltarmi, inciampando sul tavolino e cadendo tra le braccia di Alex, che ancora ride come un pazzo.
« Ti sei fatta male? » domanda, sollevandomi per le spalle.
Finalmente mi decido a levare le mani dal viso e scuoto leggermente la testa blu, abbozzando un breve sorriso.
« Me ne ero dimenticato. Hai le mestruazioni per caso? »
Non riesco ancora a voltarmi, ma la sua voce arriva chiara e decisa. Stupenda.
« Vai a vestirti e piantala di dire idiozie! »
Detto questo, Rian si alza, annunciando a tutti di dover sbrigare alcune faccende private. Probabilmente parla della sua ragazza, ma non mi importa.
Poco dopo, Zack lo segue.
Nessuno sembra essersi accorto che sono qui solo per un componente del gruppo. E' un bene, ho evitato le frecciatine piccanti.
Sono ancora immersa nei miei pensieri, quando mi sento spostare di lato. E solo in quel momento mi rendo conto di essere rimasta avvinghiata ad Alex fino ad ora.
« Oddio! Scusami! » commento, tirandomi a sedere e torturandomi le mani.
« Figurati! Non mi davi fastidio... ma devo andare anche io. C'è Lisa qui fuori che mi aspetta. » risponde, regalandomi un ultimo sorriso.
Prima di uscire, tiene lo stipite della porta con una mano, spostando la testa in direzione del bagno.
« Jack, cerca di non fare stronzate. La lasciamo a te, torneremo tra un'oretta, poi mezz'ora di chiacchiere tutti insieme e stasera c'è la cena con il manager. Hai capito? »
« SÌ MAMMINA! »
La risposta infantile arriva immediatamente, scatenando uno sbuffo divertito nel maggiore, che subito dopo abbandona il camerino, chiudendosi la porta alle spalle.
Sola.
Sono da sola con Jack.
Non era previsto.
Okay, respira Carrie. Sta' calma.
Mi muovo sul divano come una povera posseduta e neppure mi accorgo di essere spiata, almeno finché la figura del chitarrista non mi si para davanti.
« Allora! Cosa vuoi fare? » chiede, piegandosi sulle ginocchia per osservarmi meglio.
Comincio a balbettare, spostandomi di lato. Sempre di più... ma lui si avvicina, divertito come non mai. E vorrei proprio picchiarlo in questo momento.
« Ti metto a disagio? »
« N-NO! No... cioè, un po'. » confesso, abbassando lo sguardo.
Scoppia a ridere, avvicinandosi con il viso fino a posizionarlo sul mio petto. Il calore mi invade. Allargo le braccia per evitare di toccarlo, non so spiegarmi il motivo. Ma è tutto ciò che l'istinto mi dice di fare, poi deglutisco, richiamando la sua attenzione.
« C-Che fai? »
« Il tuo cuore batte forte. Deduco che tu sia qui per me, giusto? » domanda, retorico. E non riesce proprio a mascherare la vena presuntuosa nel tono di voce.
Un forte odore di bagnoschiuma al muschio bianco mi invade i polmoni. Cerco di spostarmi, ma è inutile. Presto, faccio la cosa più stupida che mi poteva venire in mente.
Mi sdraio, toccando con i capelli il bracciolo del divanetto. Per la sorpresa, lui si stacca dal mio corpo, ma dura poco. Appena riesce a mettere a fuoco la posizione, mi sovrasta, coprendomi con tutta la sua altezza.
« J-Jack? »
« Non è quello che vuoi? »
A dire il vero non ci avevo di certo pensato seriamente. E' quello che molte vorrebbero, ma non per questo diventa reale.
L'idea che potesse andare a letto con le fan non mi ha neppure sfiorata.
Sono ancora immersa nei dubbi su quanto possa essere giusto o meno, quando una mano – decisamente molto più grande della mia – si posa lenta sul ventre, salendo per sollevare del tutto la maglia.
La seguo un po' con lo sguardo, ma i suoi occhi mi chiamano e presto lo guardo in faccia con attenzione.
Si sta prendendo gioco di me?
No, è da escludere.
Sorride divertito, però sembra così dannatamente serio.
Sto per aprire la bocca, poi la sua me lo impedisce.
La parte razionale va a puttane del tutto e mi ritrovo a ricambiare il bacio. Lento, più veloce. Osservo il tatuaggio sul petto spostarsi al ritmo dei suoi muscoli, è quasi ipnotico.
E poi mi perdo.
Completamente.
E' rimasto dentro di me per mezz'ora, spingendomi in alto e ansimando sulle mie labbra. Così, finché non abbiamo raggiunto l'apice insieme.
Poi, sghignazzandomi addosso per un po' e raccimolando il fiato necessario, si è alzato, rivestendosi come se nulla fosse successo.
Appena in tempo, tiro su la patta dei jeans, e Alex spalanca la porta. Sposta lo sguardo velocemente da me – ancora seduta sul divanetto – al suo migliore amico, svogliatamente appoggiato contro il piccolo armadio dall'altra parte della stanza.
Inarca un sopracciglio.
« C'è puzza di sudore! » commenta, con evidente sospetto.
Arrossisco di botto, percependo il chiaro calore di Jack scivolare via dal mio corpo. Non riesco a parlare, ho la bocca asciutta e qui dentro fa dannatamente caldo.
« E' perché non ti lavi, Lex! Non puoi incolpare il mondo intero di questo! »
Grazie.
Dopo l'uscita ironica del minore, tiro un sospiro di sollievo. Ma il viso di Alex è ancora scettico e faccio quello che mi riesce meglio: scappo via.
« Ragazzi è stato fantastico, ma io devo proprio andare! »
Mi tiro a sedere, raccogliendo la borsa e avanzando verso l'uscita.
« Di già? Ma hai ancora mezz'ora di tempo... e gli altri- »
« Vincerò un altro contest, sono brava in questo! » ribatto immediatamente, senza neppure lasciargli il tempo di finire la frase. Lo saluto con un bacio veloce sulla guancia, ignorando volutamente il suo compagno di band.
A bocca aperta, mi osserva abbandonare il camerino.
« Carrie! Ehi, ma dove vai? »
Non gli rispondo. Faccio appena in tempo a sentire l'ultimo commento che rivolge a Jack, prima di uscire definitivamente dall'Arena.
« Cosa diavolo hai combinato?! »
Posso immaginarmelo sollevare le spalle e rivolgere i palmi verso il soffitto, in un'espressione innocente che non riesce a mascherare la copiosa quantità di colpevolezza. Sorriderei alla figura che mi attraversa la mente, ma ancora non riesco a tornare con i piedi per terra.

  
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