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Autore: jjk    29/11/2014    0 recensioni
Perdersi tra le strade di New York e tra le scelte della propria vita.
A quella ragazzina era successo tutto insieme e non sapeva più come tornare indietro.
Non sapeva perché stesse correndo né da cosa o chi stesse scappando,né tanto meno come ritrovare la strada di casa,se stessa e la pace interiore di cui aveva bisogno.
E non aveva nessuno che la potesse capire e aiutare.
O meglio, non ancora.......
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando entrò nel suo appartamento lo trovò stranamente vuoto.
Non ebbe nemmeno bisogno di controllare in tutte le stanze per vedere se c’era qualcuno in casa perché neanche la notte riusciva ad esserci quel silenzio con le due coinquiline.
Lei lo sapeva bene, si era svegliata così tante volte nel cuore della notte, spesso con uno strano senso di angoscia sicuramente dovuto ai suoi assurdi sogni che era riuscito a calmare solo concentrandosi sul suono dl respiro delle amiche.
Chissà perché erano uscite senza dirle nulla.
Odiava sentirsi esclusa e in quel periodo, per un motivo o per l’altro sembrava che tutto il mondo volesse farla sentire indesiderata.
Controllò ovunque sperando di trovare un biglietto in cui le due ragazze le spiegavano dove fossero andate, ma la ricerca fu vana.
Provò a chiamarle al telefono ma sembravano non voler rispondere.
Si gettò sconsolata sul divano.
Come poteva una giornata che era stata così bella fino a quel momento farla andare a dormire con quel senso di abbandono sullo stomaco?
Poco male, si sarebbe dedicata a una delle tante serie tv che adorava ma che aveva lasciato indietro per poter passare più tempo possibile con le sue amiche e sembravano non voler ricambiare le sue “premure”.
La serata era però destinata a prendere una piega decisamente diversa perché appena lei si sedette qualcuno suonò il campanello.
Convinta he fosse Pepe o Gaia(se no tutte e due insieme)aprì senza nemmeno guardare dallo spioncino.
Non era però nessuna delle due ragazze a guardarla con un sorrido luminoso dalla soglia dell’abitazione, era il ragazzo conosciuto al college, Josh.
-Ehi, come va? Passavo da queste parti e pensavo di fermarmi a prendere qualcosa in un ristorante…cioè non è proprio un ristorante più una specie di chioschetto con posti a seder. Comunque dicevo, pensavo di andare lì ed ero già per strada quando poi ho pensato che tu non ci sei mai stata e dato che è un posto che davvero merita mi chiedevo se….insomma, se ti andava di venire con me. Ti farei vedere New York come sono certo che tu non l’abbia mai vista. Insomma mi hai detto di non aver amici newyorkesi quindi…..-
-Veramente ora ho degli amici di qui-lo corresse lei.
-Ah, capisco. Allora non fa nulla-il ragazzo sembrava essersi veramente demoralizzato.
-Non intendevo dire che non voglio venire con te, anzi. Volevo solo farti sapere che finalmente anche io sono riuscita a fare amicizia. È una bella cosa-
-Si, certo……Aspetta, mi stai dicendo che esci con me stasera quindi?-era così bello il suo sorriso che Giulia avrebbe voluto poter essere in gradi di fare in modo che sorridesse sempre.
-Si, aspetta un attimo che prendo una felpa-
-è estate!-
-Sarà caldo per te bel newyorkese, ma ti ricordo che in questa stagione in Italia fa moolto più caldo, specialmente la sera-
-Come vuoi……Un momento. Sbaglio o mi hai chiamato bel newyorkese?-
-Non è forse ciò che sei?-
-Pensi che io sia bello?-
-Josh, non puoi stupirti ogni volta che una ragazza ti fa un complimento. Come pensi di fare colpo su qualcuna se non riesci a credere di poterlo fare?-
-Credo dovresti darmi più consigli su come rimorchiare-
-Lo farò, prometto, ma per il momento preferirei andare a mangiare. Tu che dici?-
-Al vostro servizio Madame-rispose il ragazzo porgendole il braccio.
-Poi dicono che la cavalleria è morta-
Risero insieme camminando sotto la luce dei lampioni.
Sembrava di essere in un film di cui Giulia non faticava a sentirne la colonna sonora nella sua testa, ma fece finta di nulla.
Di solito la gente era spaventate dalle sue stranezze, cose come quella, che lei considerava perfettamente normali non di rado facevano scappare gli altri e lei non voleva che Josh la evitasse.
In fondo le piaceva.
-Hai mai visto “singing in the rain?”-esordì lui, senza un’apparente motivo.
-no, perché?-
-Pensavo solo che c’è un momento in cui il protagonista, dopo una serata passata a cercare una soluzione ad un pressante problema con il suo miglior amico e la donna che ama, riaccompagna quest’ultima a casa. Mi sembra di essere in quella scena in qualche modo. Solo che non è l’alba e non ti sto riaccompagnando a casa-
Lei sorrise, Josh sembrava essere sulla sua stessa lunghezza d’onda in fondo.
-Ma non dovrei stare qui a parlarti di vecchi film, sicuramente esistono argomenti più interessanti. Che ne dici ad esempio di parlarmi un po’ di te?-
-Solo se lo farai anche tu-
-affare fatto, a te l’onore di iniziare-
 
-……Non ci credo! Quindi l’hai rubato?!-
Il ragazzo annuì.
-E non ti ha visto nessuno?-
-Non un’anima, so come diventare invisibile quando voglio-
-Ricordamelo quando deciderò di organizzare qualche furto, sia mai che potessi tornarmi utile-
-Sono sempre ai suoi ordini madama-
Josh mimò un inchino ed entrambi risero di gusto.
-Credo sia giunto il momento di salutarci dolce donzella. Siamo giunti alla sua abitazione. Non posso quindi che augurarle la buona notte e sperare di poterla rincontrare al più presto-
Giulia lo guardò imbarazzata e quando lui fece per andarsene lo fermò prendendolo per un braccio.
-Aspetta, ho un’altra idea. Perché non Sali? Insomma tu mi hai offerto la cena, mi sembra il minimo ripagarti almeno con un caffè-
-Apprezzo molto la tua offerta ma non vorrei disturbare, insomma è tardi, magari le tue coinquiline stanno già andando a dormire e…..-
-Non ti preoccupare di loro. Non disturbi di certo, dai, Sali-
-Ok, v bene, ma solo perché mi stai quasi supplicando-le sorrise lui seguendola all’interno dell’edificio.
La ragazza corse su per le scale mentre l’amico faticava a starle dietro.
Aprì la porta e si stupì non poco nel vedere l’appartamento ancora completamente deserto.
Dove diavolo erano finite quelle due?!
-Ehi, ma qui non c’è nessuno!-
-Mi hanno detto che non ti sfugge nulla-rispose Giulia ridendo.
-Pensavo le due ragazze che abitano con te fossero a casa. In fondo è tardi oramai-
-Hai un’idea di tardi un po’ particolare, specialmente per essere americano. Voi non siete forse quelli che tornano a casa il mattino seguente?-
-Questo è uno stupido cliché e lo sai-
-Vero, ma sono solo le 23 Josh, non è tardi.
-Come vuoi. Comunque poche chiacchere. Sono stato convinto a venire qui dalla speranza di una tazza di vero caffè italiano, non vorrai mica dirmi che mi hai ingannato?-
-sono stata scoperta, adesso sarò costretta a darti ciò per cui sei venuto, che disdetta!-esclamò la padrona di casa accasciandosi sul divano mentre l’altro scoppiava in una fragorosa risata.
-Dovresti fare l’attrice sai? Hai talento-
-Me lo dicono tutti-rispose contagiata dall’ilarità del ragazzo mentre andava in cucina.
Josh la seguì senza far rumore e la guardò preparare la Moka appoggiato al mobile dietro di lei.
-Insegnami-sussurrò poi
-Cosa?-si girò lei di scatto presa alla sprovvista.
-Insegnami come si fa. Il caffè italiano dico-
-Lo fai sembrare come se ci volesse una scienza-
-Sono americano, ricordi? Per me già un piatto di pasta è complicato-
-Non è questione di essere americani, hai semplicemente sempre avuto qualcuno che cucinava per te-
-Devi sempre essere così dannatamente ragionevole? Insegnami e basta!-
-Come vuoi. Allora guarda. La prima cosa da fare è…..-
Ma non fece in tempo a finire che la porta dell’appartamento si spalancò e ne entrarono 2 ragazze decisamente ubriache.
-Gaia! Pepe! Si può sapere dove eravate? Ho provato a chiamarvi mille volte!-esclamò Giulia cercando di evitare che nessuna delle due crollasse per terra o distruggesse qualcosa.
-Rilassati! Ci stavamo solo divertendo. Sapessi quante cose mi ha raccontato Pepe, scommetto che le vorresti sapere anche tu!-esclamò Gaia mentre Pepe si lanciava sul divano.
-Muoio dalla voglia, ma ora credo che dobbiate andare a letto entrambe. Forse domani sarete più lucide e mi racconterete tutto meglio-
-Ma scommetto che domani scapperai senza nemmeno salutarci, come stamattina, per andare dal tuo amato Nate-
-Gaia!-
-che c’è, è la verità no? Ci trascuri per lui e dire che l’hai conosciuto da così poco! Ma  non ti preoccupare, a me va benissimo. È lui?-aggiunse poi indicando il povero ragazzo che era rimasto a guardare la scena in un angolo-No, lui è Josh, un mio amico-
-Capisco. Quindi lui è un tuo amico mentre Nate è il tuo fidanzato?-
-No, Nate anche è un mio amico. E adesso andate a dormire-
-Ma il divano è così comodo-borbottò Pepe con la faccia immersa nel cuscino.
-Il tuo letto è ancora più comodo-
-Forse hai ragione, ma non ho le forze per arrivarci-
-La risposta più ragionevole della serata. Ti do una mano io-aggiunse Giulia poggiando il braccio dell’amica e cingendole la vita con una mano.
Dopo averla depositata nella sua stanza tornò in salotto dove trovò Gaia appoggiata a Josh con uno sguardo malizioso.
-Io non ho mai visto questo Nate ma se fossi in Giulia su di te ci farei un bel pensierino- disse sparendo anche lei nella stanza adiacente.
-Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a tutto ciò. Non era mai successo prima-
-Non importa, immagino sia questa la vita quando hai dei coinquilini in fondo-
Il salotto tornò silenzioso per qualche minuto e quando Giulia finalmente riuscì ad alzare gli occhi sul suo amico notò che c’era qualcosa che non andava.
-Tutto apposto.? Mi sembri…..turbato-
-è solo che……Perché non mi hai mai detto che eri fidanzata?-
-Perché non lo sono-
-E questo Nate di cui parlava Gaia?-
La ragazza scoppiò a ridere.
-Regola numero uno: mai dare retta ad una persona ubriaca. E comunque io e Nate non siamo fidanzati. È solo un amico e rimarrà per sempre tale-
-Come fai a saperlo, non hai mica la palla di vetro-
-Per certe cose non ce n’è bisogno fidati. Io e lui non potremmo mai essere qualcosa di diverso da due buoni amici-
-Capito-borbottò lui poco convinto
-Ora devo andare. Ci vediamo presto-
Lei si alzò in punta di piedi per dargli un bacio sulla guancia.
-Me lo prometti?-
-Certo! Mi devi ancora un caffè!- rispose lui con un luminoso sorriso prima di precipitarsi fuori dalla porta.



nota:per essere stata assente così tanto questo capitolo è un ben misero modo di ripagarvi,ma se non avessi pubblicato questa schifezza probabilmente non mi sarei più rimessa su quesat storia e ci tenevo a farvi vedere i  pezzi che ho in testa e che devono ancora venire.
Vi chiedo umilmente perdono e vi pregherei di recensire anche solo per insultarmi nelle più svariate maniere.
Detto questo sappiate che vi voglio bene
  
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