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Autore: Wild imagination    29/11/2014    18 recensioni
Prendete un liceo qualsiasi a Lima, Ohio. Magari il McKinley.
Adesso trasformatelo in un istituto per ragazzi con... capacità particolari.
Considerate una scuola privata gemellata (perchè no, magari la Dalton) i cui studenti sono cordialmente invitati a trascorrere un anno insieme al nostro Glee Club, che è un po' diverso dal solito.
Aggiungete delle sfide per rendere il tutto più emozionante, una convivenza forzata, e un Kurt che proprio non sopporta Blaine, ricambiato.
Un anno scolastico non vi sarà mai sembrato così interessante.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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This is the end...
Please, it is just the beginning.


Tutti amano l'ultimo giorno di scuola.
Studenti, bidelli, professori, vicini di casa che sentono suonare la tua sveglia alle sei del mattino.
Tutti lo attendono con brama crescente, sbarrando con spesse "X" le giornate che si sono ormai concluse. 
Ti sembra già di sentire lo squillo acuto della campanella che rimbomba per un istante contro le pareti, prima di essere coperto da schiamazzi e ruggiti. 
Saluti i compagni di classe che non rivedrai (grazie a Dio) per settimane e settimane, e ti ritrovi a pensare che, alla fine, qualche giorno di quell'anno scolastico è degno di essere ricordato. 
Anche Kurt amava l'ultimo giorno di scuola. Ma non quell'anno. 
Lanciava occhiate torve alle traballanti sbarre che continuavano ad avvicinarsi inesorabilmente a quel fatidico giorno di luglio. 
-10
Affondò le mani fra i ricci di Blaine e continuò a baciarlo, strizzando le palpebre talmente forte da vedere decine e decine di lucine bianche danzargli davanti
Non pensarci non pensarci non pensarci.
-7

"Come sarebbe a dire che 'non ne avete ancora parlato'?" sbottò Rachel, fermando il braccio a mezz'aria fra la propria testa e la mensola. La bibliotecaria rivolse loro un'occhiata torva che venne altrettanto prontamente ignorata. 
Kurt si morse il labbro inferiore, e l'aiutò a rimettere il tomo al suo posto, mentre un paio di occhi castani lo scrutavano insoddisfatti dal basso. 
"Significa quello che ho detto, Rachel" bofonchiò, passando il dito indice sul legno polveroso. 
"Ma manca solo una settimana alla fine della scuola!" protestò lei, riuscendo a sussurrare e a farsi comunque sentire fino alla sezione 'II Guerra Mondiale' dall'altra parte della sala.
"Lo so" mugugnò Kurt, affondando il mento nel petto.
"E lui abita a due ore da qui."
"Lo so"
"E..."
"Lo so, Rachel, lo so!" Il ragazzo si pentì di essere esploso in quel modo non appena una dozzina di occhi allucinati si puntarono sulla sua figura, e si spalmò la mano destra sul viso. "Ho solo bisogno di pensare a cosa dirgli."
Rachel non sembrava molto convinta, ma si morse le labbra e annuì. 
-6
"Guarda questo disgraziato!" esclamò Jeff, sinceramente oltraggiato. "Noi ci stiamo letteralmente squagliando, e lui si diverte come una calcolatrice ad energia solare!"
Blaine sollevò pigramente una palpebra per guardare il viso sudato dell'altro con aria eloquente. "Potere del fuoco, Jeff. Hai presente? Caldo buono." sollevò entrambi i pollici per enfatizzare il concetto, e l'amico gli fece la linguaccia. 
Blaine sorrise, e si risistemò sull'erba dura con le mani incrociate dietro la nuca. Il calore della luce del sole sembrava penetrargli nella ossa e scivolargli sotto pelle, confortante come l'acqua profumata in cui ti immergi dopo una giornata passata sotto la pioggia. Si stiracchiò come un felino assonnato, e sentì le giunture scricchiolare piacevolmente una dopo l'altra. 
Sarebbe stato perfetto, se solo...
"Guardate chi c'è!" esclamò Nick ad un certo punto. "La nostra Elsa personale."
Blaine scattò a sedere come una molla, tentando di ignorare le occhiatine fastidiosamente consapevoli degli altri due. 
Kurt stava passeggiando dall'altra parte del lago, troppo lontano perché potesse accorgersi di loro senza guardare direttamente in quella direzione. Calciava piccoli ciottoli ad ogni passo, troppo occupato a studiare la loro caduta verso il fondo sabbioso per prestare realmente attenzione a Rachel, che gesticolava animatamente e cinguettava a pochi metri da lui. 
Non la stava ascoltando, Blaine ne era sicuro. Aveva quella piccola ruga poco sotto al sopracciglio sinistro che gli si formava ogni volta che pensava a qualcosa molto intensamente. Il riccio era convinto che, se si fosse concentrato, sarebbe riuscito a cogliere il macinio della sua bella testolina anche da laggiù.
Kurt sospirò, abbassando impercettibilmente le spalle, e Blaine sospirò di riflesso. Timore, nostalgia, e lancinante dolcezza sfuggirono dalle sue labbra insieme al fiato. 
"Ahia" commentò Nick, scoccandogli un'occhiata in tralice.
"Qui butta male" rincarò la dose Jeff.
"Cosa?" 
"Non ne avete ancora parlato, vero?"
Blaine incassò la testa nelle spalle, e si mise a cincischiare con un filo d'erba vicino alle proprie scarpe. "No." Pausa. "Non ne abbiamo ancora parlato."

-5
Kurt aveva sempre pensato che l'espressione 'ignorare l'elefante rosa nella stanza' fosse geniale.
Rendeva perfettamente l'idea di qualcosa di immenso, vistoso, rumoroso e decisamente non trascurabile che caracollava in mezzo ai letti, sciabolando la lunga proboscide ad ogni passo.
Si rannicchiò ancor di più contro il petto di Blaine, caldo e confortante dietro la sua schiena. Poteva sentire il suo cuore battere fin troppo velocemente contro la propria spina dorsale, e il suo respiro scivolargli tremolante nei polmoni. Neanche lui riusciva a prendere sonno.
Fece scivolare il palmo sinistro sul materasso, fino ad incontrare la mano dell'altro che gli cingeva la vita. Intrecciò insieme le loro dita, e Blaine rilasciò il fantasma di un sospiro contro la pelle della sua nuca. 
Kurt si morse le labbra e strizzò le palpebre. "Dobbiamo parlare" esalarono insieme. 
Il castano si rigirò nell'abbraccio finché il suo viso non fu a pochi centimetri da due immense pozze di incertezza illuminate da un fascio di luce lunare. Abbandonò il capo sulla spalla dell'altro, strofinando la punta del naso sulla pelle tesa del suo collo, e questi gli avvolse un braccio attorno al busto per avvicinare i loro corpi. 
"Mancano solo cinque giorni" proruppe Hummel, sussurrando come se non volesse disturbare il silenzio della notte. 
"Lo so" rispose Blaine, giocherellando con la stoffa della sua maglietta. 
"Noi- tu-" Kurt inspirò bruscamente. "Vuoi rimanere il mio ragazzo oppure preferisci...?"
Le dita dell'altro rimasero sospese poco sopra la pelle scoperta dei suoi fianchi, e la sua voce uscì come se avesse qualcosa di tagliente incastrato in gola. "Tu vuoi che noi..."
"No, no!" esclamò d'impeto il castano, scattando a sedere sul materasso e rischiando di far cozzare le loro teste. "Fosse per me rimarremmo insieme per altri ottanta, novant'anni" Arrossì violentemente. "Ma magari tu non vuoi stare con un ragazzo che vive a due ore da te."
Blaine lo fissò con le sopracciglia leggermente aggrottate e le labbra arricciate in un sorrisetto incredulo. "Io non voglio stare con un ragazzo" affermò, scandendo ogni parola. "Io voglio stare con te." 
Kurt trattenne rumorosamente il fiato, e sentì il proprio stomaco contrarsi.
L'altro distolse lo sguardo pensieroso e concentrato dal suo viso, e iniziò a giocherellare con le sue dita puntellate sul materasso. "Non posso dirti che non avremo problemi e che sarà tutto come prima, perché è ovvio che non lo sarà... Ma io ti amo, sei come... L'ossigeno della mia fiamma, e sono sicuro che ne varrà la pena. Ci metterei la mano sul fuoco." Le sue labbra si arricciarono in un sorriso sghembo. "Tu che ne dici?"
Kurt non rispose, ma liberò la mano dalla sua presa e la poggiò a coppa sul suo viso, gentilmente. Strofinò il pollice sulla sua mascella, e vide i suoi occhi chiudersi lentamente, come se stesse sospirando, e le sue ciglia scure accarezzare gli zigomi arrossati. Le loro bocche si sfiorarono con una dolcezza tale da fargli quasi male.  

***

"Non andartene" mormorò Kurt senza alcuna convinzione. Le sue dita tremanti strinsero possessivamente il colletto del blazer, avvicinando ulteriormente i loro toraci.
Blaine esalò contro le sue labbra un sospiro a metà fra un gemito e un lamento, e avvolse la sua vita con le mani, strofinando dolcemente il pollice lungo la linea flessuosa della sua spina dorsale.  "Sai che devo farlo" sussurrò in risposta, dolce ma deciso, affondando il naso nella morbida curva della sua mandibola. Inspirò profondamente e socchiuse le palpebre. "Lo so" ammise Kurt con un piccolo broncio.
Blaine accarezzò le sue labbra piegate all'ingiù. "E sai anche che ci rivedremo quest'estate."
"Ci rivedremo sicuramente quest'estate, tesoro" ribatté l'altro, inarcando un sopracciglio. 
Il Warbler sorrise con un velo di tristezza, e si allontanò dall'abbraccio. "E' meglio se vado, adesso."
Kurt annuì senza dire niente, tormentandosi il labbro inferiore con i denti. Seguì con apprensione i movimenti lenti dell'altro, che recuperò da sotto il letto la valigia blu scuro. Questi abbassò la maniglia, e le sue dita strinsero spasmodicamente il freddo ottone; spalancò la porta. "Ciao, Kurt" sussurrò da sopra la propria spalla.
"Ciao, Blaine" 
L'uscio venne richiuso con un piccolo tonfo.
Kurt fissò con sguardo vacuo la superficie di legno. Rimase immobile per qualche istante, poi sbottò. "Al diavolo."
Riaprì la porta con un poderoso slancio e si precipitò fuori, facendo sobbalzare visibilmente il ragazzo moro che era ormai arrivato a metà corridoio. "Kurt? Ho dimenticato qual--"
"Sì"
Il castano lo afferrò per la cravatta e lo tirò verso di sé con un violento strattone. Le loro labbra si trovarono immediatamente, come avevano sempre fatto.


Alcuni mesi dopo...
"Mi sento una delle Pink Ladies" bofonchiò Kurt, chiudendo la portiera dell'auto di Santana con eccessiva veemenza. 
La ragazza accarezzò con aria amorevole la carrozzeria della Toyota rosso ciliegia, e sospirò. "Questa piccolina è l'unica cosa che mi ha dato il coraggio di tornare a scuola, quest'anno."
"Come ti capisco" esalò Rachel accanto a lei, squadrando con apprensione le ormai familiari pareti in mattone che si ergevano di fronte a loro. 
"Andiamo, ragazze!" un tornado a forma di Mercedes Jones li assaltò alle spalle, costringendoli in uno scomodo abbraccio di gruppo. "Questo è l'ultimo anno, e la governeremo noi la scuola!"
"Come volevasi dimostrare" commentò Kurt, incrociando le braccia al petto. La sua espressione imbronciata non fece altro che accentuarsi quando lanciò una veloce occhiata allo schermo del cellulare: niente da fare, l'ultimo messaggio di Blaine continuava ad essere un primo piano di una sorridente Niff di fronte al dolorosamente meraviglioso castello della Dalton Academy. 
"Andiamo Kurt, non fare il guastafeste!" Puck spuntò letteralmente dal nulla, appena in tempo per mollargli una pacca fracassa-scapole sulla schiena. "Lo sappiamo tutti che quest'estate ti sei divertito anche troppo a casa del Pettirosso." al tutto allegò un occhiolino pieno di sottintesi e una gomitata fra le costole.
Gli zigomi del manipolatore variarono di cinquanta tonalità di rosso prima che potesse iniziare a bofonchiare frasi sconclusionate e indignate.
"Casa?" ripeté Rachel perplessa, sbattendo le palpebre. "Siamo stati dallo stesso Blaine Anderson? Ha una villa di due piani negli Hamptons!"
Santana rincarò la dose rimirandosi le unghie perfettamente laccate. "Ha praticamente i soldi che gli escono da quel deliz--"
"Va bene, va bene!" esclamò Finn, con voce acuta e stravolta. "Abbiamo capito l'antifona."
"Quello che tentavamo di dire" s'intromise Rachel con tono ragionevole, "è che non devi preoccuparti troppo, vedrai che con noi intorno non sentirai così tanto la sua mancanza."
Un coro di consensi e ed incoraggiamenti si levò dagli altri ragazzi, e Kurt sorrise stentatamente.
"Ehi, ma quello è il signor Schue!" Puck iniziò ad agitare le braccia come un mulino a vento. "Mr. Schue!"
Il professore alzò immediatamente lo sguardo ansioso dalla folla brulicante di tredicenni che lo seguiva saltellando.
Fece appena in tempo a salutarli con un cenno della testa, prima di correre a recuperare un paio di nuovi studenti che si stavano perdendo in mezzo alla calca. 
Il Glee Club seguì con sguardo empatico l'inseguimento dei due fuggitivi.
"Mi ricordano tanto me quando avevo la loro età" sospirò Puck con nostalgia quando uno dei due sferrò un calcio allo stinco del pover'uomo.

Kurt squadrò con un sorrisetto stranito ciò che gli era appena stato consegnato; il numero 216 faceva bella mostra di sé sulla targhetta di legno. "Almeno non dovrò cercare la stanza per le prime due settimane" commentò, facendo tintinnare il metallo delle chiavi. Rachel si sporse oltre la sua spalla per guardare. "Beh" ridacchiò, "è una bella coincidenza."
Il ragazzo strinse la mano a pugno, e il bordo seghettato si impresse nella carne morbida del palmo. Sospirò pesantemente e chiuse un attimo le palpebre. "Già... Io inizio a sistemarmi in camera, fammi uno squillo quando sei pronta per fare un giro."
Senza attendere davvero una risposta affermativa, fece scivolare il mazzo di chiavi nella tasca dei jeans, e afferrò le maniglie delle due enormi valigie che giacevano accanto ai suoi polpacci. Le sollevò con uno sforzo non indifferente, e si concentrò per essere sicuro di non sbilanciarsi non appena avesse messo piede sul primo gradino della scalinata. Strinse la lingua fra i denti per lo sforzo, e iniziò a trascinarsi con difficoltà verso il primo piano. Imprecò mentalmente (e non solo) contro le orde barbariche che gli galoppavano accanto, e nonostante le dita intorpidite e i bicipiti doloranti, era quasi arrivato alla fine della scalata, quando una voce catturò la sua attenzione. 
"Mmmh, le scuole pubbliche sono peggio di quanto ricordassi."
Kurt si girò di scatto, e per poco non rischiò di sbilanciarsi in avanti e rotolare poco elegantemente giù per le scale. Gli angoli delle valigie sbatterono dolorosamente contro i suoi stinchi, ma al momento era troppo occupato a boccheggiare per preoccuparsene. Il ragazzo a pochi metri da lui inclinò la testa su una spalla, e lo squadrò con occhi emozionati e divertiti. "Sai per caso dov'è la camera 216?" chiese, sventolando un mazzo di chiavi e facendole tintinnare deliziosamente. 
"Tu- Cosa-" Kurt deglutì, la gola improvvisamente secca ed improvvisamente occupata da un muscolo pulsante e iperattivo. Fece scorrere lo sguardo allucinato su tutta la figura di Blaine, fasciata in un paio di pantaloni rossi estremamente aderenti ed una polo nera che decisamente non facevano parte della sua uniforme. Vide le sue lunghe ciglia sciabolare innocentemente, e riuscì a ricollegare un'unica, minuscola sinapsi.
Lasciò cadere le valigie con un tonfo secco che attirò l'attenzione di mezza sala, e un attimo dopo aveva stretto le braccia attorno al torace di Blaine, stritolandolo in una morsa mortale. Affondò il viso nella curva morbida del suo collo, ed inspirò profondamente. "Non posso crederci" soffiò.
"Non potevo sopportare di stare lontano dalla persona che amo" sussurrò quello in risposta, accarezzandogli l'orecchio col fiato caldo. 
Kurt sorrise contro la sua pelle, e fu invaso da un'euforia e un'agitazione tali che si sarebbe messo a saltare se ciò non si fosse rivelato poco dignitoso. "Ma come farai con le lezioni? Probabilmente alla Dalton seguivi dei corsi diversi." Vomitò tutto d'un fiato, le sopracciglia aggrottate per l'improvvisa preoccupazione. "E Jeff e Nick? Mancherai loro un sacco! E quando cavolo ti sei iscritto? Ma soprattutto, si può sapere come hai fatto a-"
Il suo sproloquio si infranse sulle labbra dell'altro, calde e invitanti, che si posarono sulle sue senza tante cerimonie. Chiuse istintivamente gli occhi, e gli parve di vedere le proprie sinapsi che scoppiavano una dopo l'altra con tante piccole scintille. Si separarono dopo qualche istante, e il castano fu costretto a sbattere ripetutamente le palpebre per ritrovare la concentrazione. Si schiarì la gola. "Pensavo di essere io quello che..." fece dei buffi e spasmodici gesti con le mani. "ti interrompeva così."
"Beh" ribatté Blaine con un sorrisetto furbo. Iniziò a giocherellare con il colletto della sua giacca, e Kurt non si perse un singolo movimento di quelle dita affusolate. "Ho pensato che non fosse il caso di perdere tempo prezioso che potremmo passare nella nostra camera." I suoi occhi scintillarono di malizia quando fece oscillare la chiave che stringeva fra il pollice e l'indice. 
Kurt deglutì rumorosamente. "Giusto... Allora io--" senza nemmeno preoccuparsi di finire di bofonchiare quella frase sconclusionata, indicò con un vago gesto del pollice il corridoio alle proprie spalle. Girò i tacchi e superò con un balzo gli ultimi scalini che lo separavano dal primo piano, con la testa leggera, lo stomaco in subbuglio, e l'impressione di star fluttuando a mezz'aria. 
"Ehi, Romeo" una voce divertita lo richiamò. "Non pensi di esserti dimenticato qualcosa?"
Blaine lo raggiunse dopo un istante con un sorrisetto consapevole dipinto sulle labbra, le sue mani forti che stringevano le maniglie delle valigie.
"Giusto" si maledì Kurt, arrossendo immediatamente. Scosse la testa come se potesse far colare dalle orecchie quel senso di ebbrezza che lo aveva invaso, e fece per liberarlo da quel peso.
"Oh, no" lo fermò immediatamente il riccio, assumendo un'aria quasi offesa. "Queste le porto io." Senza aggiungere altro, si avviò baldanzosamente verso il corridoio sulla destra, e pochi attimi dopo era scomparso dietro l'angolo.
Kurt rimase qualche istante a fissare il muro con un sorrisetto inebetito, poi si riscosse. "Blaine!" chiamò.
I ricci curiosi e scompigliati del suo ragazzo fecero capolino. "Sì?"
"Ti amo" 
Blaine sorrise dolcemente, e le sue iridi divamparono di calore. E familiarità. E casa. "Ti amo anch'io."







-Note dell'autrice-
Posso farcela, posso farcela.
*Prende un respiro profondo*
Salve a tutti, e buon sabato! :D
Ci siamo davvero, al fatidico ultimo capitolo. E siamo anche agli ultimi ringraziamenti. Preparatevi, perché sarà davvero una luuunga lista; voglio ringraziare:
1) tutte le meravigliose, splendide persone che ogni settimana hanno trovato il tempo di leggere questa storia;
Tutte le seguite/preferite/ricordate,  tutte le recensioni;
2)  mia sorella Rob (aka Ambros), che ha letto questa fanfiction fin dagli albori, e che ha riletto ogni capitolo almeno dodici volte. Love you, sis.
3) Fra, Je, Mary, Paola, Elena, che sono delle persone fantastiche, e che sono felice di aver "incontrato";
4) ad A, T, M, I e M. Senza di voi, ragazzi, non avrei avuto il coraggio di scrivere trentuno capitoli. (Quindi prendetevela  con loro). Vi devo tutto.
Che dire, spero di tornare presto con qualche altra storia. E mentre aspettiamo... *clicca su completa*
  
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