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Autore: Ino chan    29/11/2014    4 recensioni
A tre anni Dean Winchester è così scatenato che Mary non può fare a meno di chiedersi se per caso quel goccio di birra bevuto prima di sapere di essere incinta non gli abbia fatto male in qualche modo. Da quando ha iniziato a camminare ha rotto due vasi, rischiato di buttarsi addosso la televisione del salotto e scalato il mobile della cucina per prendere i biscotti nel barattolo. John ovviamente se la ride, anche lui da piccolo era una vera peste e sapere che suo figlio gli somigli in qualche modo, gonfia il suo orgoglio di padre a dismisura.
[Castiel/Dean] [Decima Stagione]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Mary Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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A tre anni Dean Winchester è così scatenato che Mary non può fare a meno di chiedersi se per caso quel goccio di birra bevuto prima di sapere di essere incinta non gli abbia fatto male in qualche modo.  Da quando ha iniziato a camminare ha rotto due vasi, rischiato di buttarsi addosso la televisione del salotto e scalato  il mobile della cucina per prendere i biscotti nel barattolo. John ovviamente se la ride, anche lui da piccolo era una vera peste e sapere che suo figlio gli somiglia in qualche modo, gonfia il suo orgoglio di padre a dismisura.
Mary borbotta mentre esce in giardino, dondolando per via dell’ingombro del pancione. È naturale che a John faccia piacere avere una sua copia in piccolo in casa, non c’è mai! È   lei quella che  si sta impegnando  a farsi crescere gli occhi dietro la nuca per evitare che il loro primogenito si uccida in qualche modo.
Dean fa correre lungo lo zoccolo della portafinestra la sua macchinina, Mary ricorda bene quando John è tornato a casa tenendola nascosta nella giacca. Dean lo ha abbracciato forte e per tutta la sera, John l’ha avuto acciambellato sul petto con quella macchinina stretta fra le manine.
E’ come quella di papà, le ha detto una volta di Dean, e Mary non ha potuto fare a meno di ridere. Le avevano detto che i maschietti sono innamorati della mamma, ma a quanto pare, Dean è un eccezione.
Mary lascia cadere nella cesta il lenzuolo appena ritirato dal filo e porta le mani al pancione con un sospiro indolenzito. Samuel (o Samantha) è particolarmente nervoso questa mattina e Mary ha ormai perso il conto dei calci che l’hanno fatta piegare in due dal dolore. A sette mesi è così grossa che i vicini di casa le chiedono in continuazione se per caso non aspetti due gemelli e lei ogni volta deve bofonchiare che no è solo uno, ma parecchio robusto.
-Sei certo che non hai un amichetto lì con te, vero Sammy?- Giusto l’altro giorno ha visto un programma alla televisione dove una donna si è ritrovata tre bambini fra le braccia invece di uno e nonostante la penombra, Mary ha visto chiaramente lo sguardo preoccupato che John ha lanciato alla sua panciona. Due bambini in più sarebbero la fine della loro sicurezza economica però a lei, lei piacerebbe davvero tanto l’idea.
-Ti piacerebbe avere una sorellina Dean?-
Dean è sparito. Come al solito un momento prima era accanto a lei e un momento dopo puff, volatilizzato.  Mary si guarda attorno. Il prato che abbraccia la loro abitazione non è altro che un fazzoletto di terra e per quanto discolo, Dean non si è mai avventurato fino alla strada -Dean?- chiama allontanandosi dalla fila di lenzuola stese al sole.
Dean sta scendendo lungo il vialetto al seguito della macchinina che deve essergli sfuggita di mano, Mary sta per richiamarlo quando lo stridore di un auto in lontananza la spinge ad alzare gli occhi. Accade tutto così velocemente che il suo istinto di madre prende il sopravvento sul suo corpo  intorpidito dalla gravidanza -DEAN!- urla mentre quell’auto appena apparsa nella via sbanda pericolosamente a destra e poi riprende la sua folle corsa.
Mary si lancia giù per il prato perdendo le ciabatte, le braccia tese verso la piccola schiena di Dean che sul bordo del marciapiede raccoglie la sua macchinina. L’auto  è salita sul marciapiede, punta dritta su Dean che si volta sorpreso  senza capire quello che sta accadendo e Mary inciampa proprio in quel momento finendo malamente prima sulle ginocchia e poi sul pancione.
Grida cieca per il dolore , le mani affondate nell’erba e il bambino che si muove furiosamente dentro di lei. Quando torna a vederci qualcosa, quell’auto è sparita e di Dean è rimasta solo la sua macchinina -DEAN! DEAN!- si tira su , sulle ginocchia, si guarda attorno e qualche metro più in là rispetto a dove si trovava suo figlio, un uomo si solleva lentamente.
Mary sa solo che indossa una giacca color sabbia, perché il resto della sua attenzione è totalmente catturata da Dean che piange terrorizzato fra le sue braccia.

Dean sembra aver capito che quello sconosciuto gli ha salvato la vita, perché dopo essersi ripreso dallo spavento,  ha iniziato a portargli tutti i suoi giocattoli preferiti, descrivendoglieli a suo modo e lasciandoglieli sulle ginocchia.
Mary non è sorpresa,  Dean è un bambino molto socievole, ma vista la particolare circostanza, non può non avvertire una certa fitta di tenerezza a guardare il suo bambino e il suo angelo custode -Non so come ringraziarti.-sussurra e l’uomo alza gli occhi da Dean e scrolla la testa pacato.
-Mio marito dovrebbe essere qui a minuti per il pranzo, vorrei presentartelo. -
-Va bene.-
Mary sorride, quell’uomo le piace e non è solo perché ha salvato la vita a suo figlio. È per via di quella sensazione di benessere sottopelle che respira da quando è entrato nella loro casa e si è seduto sulla poltrona di John davanti alla televisione.
-Come ti chiami?-
-Cas…- Mary osserva perplessa lo smarrimento negli occhi dell’uomo e la sua espressione impacciata mentre distoglie lo sguardo da lei per tornare a Dean che strattonandogli i pantaloni sta cercando di fargli capire che vuole essere preso e messo a sedere sulle sue ginocchia  -Jimmy.-
-Jimmy penso che tu abbia un nuovo amico.-
Jimmy annuisce mentre raccoglie Dean da terra e lo accontenta, accomodandoselo in grembo - Ne sono molto contento.-

Mary non ha mai visto John abbracciare qualcuno, ma quando lei finisce di raccontargli quello che è accaduto e cosa Jimmy ha fatto per loro, John  ha  spalancato le braccia e stretto il salvatore di loro figlio goffo come un orso.
-Io dovrei andare.-
-Andare? No, aspetta!-
Mary invita Jimmy a pranzo, anzi  pretende che si sieda a tavola con loro  mentre John  si riveste per  uscire per comprare qualcosa di degno per festeggiare lo scampato pericolo. Jimmy ci prova a declinare l’invito, borbottando di impegni improrogabili, ma  Dean si aggrappa ai pantaloni  con un -GNO!- urlato. Mary guarda le labbra dell’uomo tremare leggermente mentre incontra gli occhi verdi di Dean e avverte una sorta di tristezza in quell’incrocio d’occhi.

-Torna a trovarci.-
Jimmy annuisce mentre si avvia alla porta. Ha passato tutto il pranzo e il dopo con Dean addosso e ora il bambino lo fissa dispiaciuto da dietro il pollice che infila in bocca per consolarsi ogni volta che qualcosa lo rattrista -Dean saluta Jimmy.-
Dean apre e chiude un pugnetto, poi si illumina. Corre in salotto e torna  con la sua macchinina fra le mani L’allunga a Jimmy che lo osserva sorpreso.
-Cosa devo farci?-
Mary ride e anche John mentre Dean spinge fra le mani del suo nuovo amico il suo giocattolo preferito.
-E’ tua.-

 


Quando Castiel torna a capirci qualcosa è steso sul pavimento del suo piccolo appartamento e ha la bocca e il naso pieni di sangue. E’ stato un vero sciocco a tornare indietro nel tempo solo per vedere Dean per un momento. Ha sprecato così tanta grazia che è un miracolo che sia ancora vivo, eppure non è pentito di averlo fatto.  Si sposta di lato e quella macchina giocattolo sembra brillare contro il linoleum impolverato.
Dean ha sempre avuto un debole per le auto a quanto pare.
Castiel se la porta al petto e attende di morire o di riprendersi. Tornare nel passato non è servito a nulla, non c’è nulla di diverso nel Dean seduto sulle sue ginocchia e in quello che ha stretto fra le braccia e trascinato via dall’inferno.
La sua anima è ancora come quella di quel bambino, bianca d’amore. Lo ha solo dimenticato.
 

Per Dean non è facile staccarsi da Sam e Castiel. Nonostante Crowley si stia impegnando anima e corpo per non fargli rimpiangere la sua vecchia vita, ci sono momenti in cui si rende conto di aver perso molto di più della sua umanità. Succede quando, al volante dell’Impala, non trova Sam al suo fianco.
Succede quando vede un uomo per la strada con impermeabile addosso e il cuore gli batte così forte nel petto da farlo quasi spaventare.
Per questa ragione ha deciso di farla finita una volta per tutte, di cercare le tracce del vecchio Dean e di eliminarle una per una. Fortunatamente non sono molte, e una di loro, da quello che gli ha detto Crowley ha praticamente un piede nella fossa.
Castiel è steso in mezzo alla piccola camera da letto del suo appartamento, un mucchio di abiti e sangue che lasciano Dean sorpreso. Che qualcuno sia arrivato prima di lui?
Il respiro dell’angelo è debole contro il palmo della mano e il sangue che gli incrosta il viso e il colletto della camicia è talmente tanto che Dean quasi teme che non ne abbia più una goccia in corpo. Si sorprende a scrollarlo piano per una spalla, prima che quella vocina che si è accesa nella sua testa da quando si è svegliato con Crowley accanto al letto lo informi che sta soccorrendo un angelo del Signore.

-Che diavolo sto facendo?-


Castiel ha un piccolo scatto al suono della sua voce, qualcosa rotola dalle sue braccia strette al petto e Dean si ritrova a fissare una macchinina giocattolo. Dean la osserva stupefatto, ricorda di averne avuta una simile da piccolo, ma che fine abbia fatto proprio non lo sa. Allunga una mano e le sue dita si scontrano con quelle di Castiel debolmente tese verso il giocattolo.
-Cas.-
-Dean.-
Questo sarebbe il momento adatto di sfilare la prima lama dalla tasca e di affondarla nel corpo di Castiel con tutta la forza. Di ucciderlo guardandolo in faccia e di sussurrare un addio al vecchio Dean. Quello che si preoccupava di tutti tranne che di sé stesso, quello che a forza di voler far del bene , è finito con il diventare un demone.
-Quando mi hai trovato all’inferno, cosa hai visto in me?-
E invece non ci riesce, la fame del Marchio si spegne ed è il vecchio Dean quello che appoggia la mano sulla testa di Castiel e affonda le dita fra i suoi capelli.
Castiel muove appena le labbra , tanto che Dean deve piegarsi in avanti per riuscire a capire cosa dice -Ho visto un candore lacerato, ma pur sempre splendido.-
-E ora? Riesci a vedermi?- Castiel sorride senza aprire gli occhi -Riesci a vedermi Cas?-
- Sei tu che non riesci a vederti, Dean.-

Neanche tre ore dopo, Dean è fra le cosce di Michiko, una giapponesina tutta pepe conosciuta nel pub che è solito frequentare con Crowley. La scopa con tutta la forza di cui è capace, cercando di svuotare attraverso di lei tutta l’esasperazione che sente fermentare nello stomaco da quando ha lasciato Castiel su quel pavimento e se n’è andato senza aver risolto assolutamente nulla. Le da’ tutto, ma quando si tende per baciargli le labbra, gira la testa di lato e si nega.
Quello che Dean ha in bocca è sangue misto  a cioccolato, è il sapore del bacio che ha premuto sulle labbra di Castiel mentre questo gli sorrideva beato, convinto probabilmente di stare facendo un bel sogno dove Dean era di nuovo Dean e tutto andava per il verso giusto.
-Cas sta per Cassandra?- gli chiede Michiko mentre riprende fiato accanto a lei.
Dean la guarda perplesso mentre la ragazza gli sorride - Lo hai sussurrato mentre venivi. È la tua ragazza?  Avete litigato?-
-No.- risponde Dean recuperando i boxer dal pavimento - E’ che riesce ancora a vedermi, quando non vorrei altro che sprofondare all’inferno.-

 

 

Se vi va, mi farebbe piacere sapere che ve ne pare di questa storia.

 

   
 
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