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Autore: Hi Fis    30/11/2014    0 recensioni
Cronaca della fine della Seconda Guerra Elfica, così come io l'ho immaginata. Ambientata dopo gli eventi di Skyrim, con la vittoria dell'impero sui Manto della Tempesta, è legata alle mie storie precedenti sul Sangue di Drago, specialmente Le Tre Spade e Tabula Rasa, che contengono elementi necessari per comprendere a fondo questa raccolta.
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dovahkiin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Tre sono le vie per corteggiare la morte nelle locande di Skyrim: chiamare vile un Nord, dubitare che l'idromele sia una bevanda degna degli dei e insultare l'onore del Sangue di Drago o della sua famiglia.
Guida Tascabile all'Impero, quinta edizione.
 
"Le nere ali di Alduin oscurarono il cielo..." cominciò la strofa, ma una voce cavernosa e sibilante interruppe immediatamente la giovane Guardia Nera e il suo liuto:
"Per le ombre sotto le fronde, canta qualcosa d'altro Erik: quella la sappiamo tutti a memoria."
Difficile dire di no a Ombra Chiara, un Naga, e quindi un Argoniano alto quasi tre metri, con un impressionante cappuccio di pelle tra le spalle e la testa. Per quanto un piccolo gigante, Ombra Chiara ricorda più i serpenti che i coccodrilli, di cui condivide diverse similitudini, come il morso molto velenoso. Non è un caso che in quei dieci anni di guerra, Ombra Chiara sia stato  l'unico ad non aver mai imbracciato le armi in battaglia, limitandosi alla sola forza bruta: anche rimanendo seduto sul ponte della nave, era più alto di ogni altro suo commilitone. Senza la sua nera armatura addosso, le sue scaglie pallide riflettevano la luce del sole come un caleidoscopio. Era per le sue proporzioni terribili che il resto delle Guardie Nere lo aveva soprannominato "Il grosso della truppa", anche se forse il suo comandante, Do'Zahana, lo trovava piuttosto il perfetto scaldino su cui addormentarsi. La Khajiit gli si era addormentata di nuovo fra le gambe incrociate.
Con il suo lituo in mano, Erik l'Uccisore sorrise sotto la sua corta barba bionda, pizzicando le corde e dando vita ad nuova canzone, un motivetto d'osteria, con cui poteva quasi dire di essere cresciuto nel suo villaggio natio. Sulle parole, l'uomo del Nord improvvisò la melodia, cantando le strofe come se la sua vita dipendesse da quello:
 
"C'era una volta un eroe chiamato Ragnar il rosso,
che venne a Whiterun cavalcando a più non posso.
Entrò tracotante brandendo la lama,
urlando spavaldo di gloria e di fama..."
 
il resto delle guardie nere, da Beor alla barra del timone, con la lunga barba nera al vento, alla vedetta in cima sull'albero maestro, si unirono al coro: 
 
"Ma poi tutt'un tratto il suo tono scemò,
quando di Matilda lo sguardo incontròòò...
Siam stanchi di udire siffatte menzogne,
orsù diamo un limite a queste vergogne!"
E venne lo scontro e l'affondo di spada
Che infranse del rosso i sogni di brama...
E dello spaccone la sorte è segnataaa!
Di lui ci rimane una testa mozzata!"
 
Le Guardie Nere finirono la canzone con un ululato che avrebbe tenuto lontano qualsiasi pirata, ridendo e scambiando luride battute. La loro mente sapeva che la guerra era finita, ma il loro cuore aveva ancora bisogno di accettarlo. Non erano gli unici a bordo: da quando avevano preso il mare, la polena della nave era sempre stata rivolta ad est, solcando le onde e infrangendo la spuma.
Erano da diversi giorni che viaggiavano, ma erano ancora lontani dai freddi venti e dal ghiaccio del mare del nord.
Tutte le Guardie Nere non vedevano l'ora di arrivare: ci sarebbe stato tempo sulla terraferma di ricordare coloro che non ce l'avevano fatta, ma potevano aspettare ancora un poco. Le onde, il vento e il cielo erano troppo luminosi, e loro si sentivano troppo vivi per poter essere già tristi.
Solo uno dei passeggeri rimaneva in disparte da tutti loro, guardando la scia della nave che si allungava fino all'orizzonte: il suo cappuccio di lana nascondeva appena il suo unico occhio triste.
"Una pinta per i tuoi pensieri, Shasara." le disse Lyda, appoggiandosi di schiena al parapetto della nave.
"È in ritardo." disse semplicemente l'elfa.
"...Due settimane sulle onde è già ti sei stancata della nostra compagnia? È per questo che passi così tanto tempo chiusa nella tua cabina?"
"Mi preoccupo. E non mi sento a mio agio sotto il sole."
"Preoccuparsi per il mio thane è lo stesso che preoccuparsi per le montagne: dolce, in un certo qual modo, ma inutile. Sarà rimasto a consigliare Attrebus su cosa fare, e su come aiutare i veri Altmer a risollevarsi dal dominio Thalmor. E poi un giorno, senza preavviso, la sua ombra ci volerà sopra, per aspettarci a Skyrim. E quando arriveremo, si lamenterà del nostro ritardo." disse Lydia con un sorriso, osservando l'orizzonte a sua volta.
"...Sembri conoscerlo molto bene. Ovvio in fondo."
"Non come pensi, Shasara. Il mio thane disprezza coloro che vogliono essere suoi schiavi, ma onora coloro che gli sono amici: i veri compagni sono preziosi per lui. E io, e alcuni di noi, lo siamo stati. Per molti anni."
"E tuttavia ancora lo chiami ancora mio thane..."
"Perché ho giurato di condividere il suo destino Shesara, molto prima che accettasse lui stesso di essere il Sangue di Drago. I Nord hanno una sola parola." rispose Lydia: "....Anche se non è stato facile all'inizio comprendere le sue stranezze." aggiunse con un sorriso.
"Perché è un Argoniano?"
"No. Non solo. È stato più difficile accettare che nulla di ciò che fa è per caso. Il suo stesso nome, e quello di suo figlio, nascondono segrete profondità: perditi, e solo la tua coda saprà indicarti da dove sei venuto. Un proverbio della palude nera, e che spiega i loro nomi."
"... Due Code, per aver vissuto due volte. Ma Coda Spezzata?"
"Per non aver mai conosciuto la propria origine. Il mio thane è stato cresciuto da una Lamia, nella profondità della palude nera, poiché fu una di quelle creature a trovare il suo uovo alla deriva sul fiume."
"...Vi state burlando di me."
"Potete chiederglielo voi stessa. Ma anch'io ebbi una reazione simile alla vostra, quando mi venne raccontata quella storia... mmhh... sono passati così tanti anni. Fu durante la prima notte in cui divenni suo huscarlo. Ah! Ero così giovane e ignorante."
"Difficile crederlo..." disse Shasara, osservando la donna nella sua incompleta armatura grigia: Lydia lasciava che il vento le accarezzasse i capelli e le braccia.
"Eppure lo sono stata. E il mio thane lo sapeva, perché mi condusse nella piazza principale di Whiterun quella notte, sotto il grande albero sacro a Kyne, e mi disse che non si era mai spiegato a nessuno, perché non aveva mai avuto nessuno su cui contare. E mi raccontò di sé: la notte più lunga della mia vita. Una storia che ogni Guardia Nera conosce."
"...Sarebbe inopportuno chiedervi di raccontarla anche a me?"
E Lydia raccontò anche a lei la storia che aveva serbato nel cuore per tutti quegli anni: quando finì, le lune erano già alte nel cielo, ma Shesara aveva smesso di guardare a est, rivolgendo il suo sguardo finalmente verso il futuro che l'aspettava.
  
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