Anime & Manga > Creepypasta
Segui la storia  |       
Autore: Arancino Spietato    30/11/2014    9 recensioni
[Creepypasta]
[Creepypasta][Creepypasta][Creepypasta][Creepypasta][Creepypasta][Creepypasta][Creepypasta][Creepypasta][Creepypasta][Creepypasta]
Vi siete mai chiesti come sia la vita di Slenderman, Jeff the killer e di tutti gli altri proxy? E se l'entrata di altri due semplici proxy desse un po' di “movimento” in più?
Ecco le Creepypasta che parteciperanno:
Jeff the killer
Slenderman
Laughing Jack
Eyeless Jack
Sally
Ticci Toby
Clockwork
Masky
Hoodie
Homicidal Liu
Ben Drowned
Smile dog
Jane the killer
Mouthless Oliver (mia)
Smiling Alex (mia)
Scarlett the envious (mia)
Religious killer (mia)
The Black rabbit (mia)
Nina the killer
Zalgo
E altri...
Leggete e se volete lasciate una recensione ;)
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Giorno 7

La casa – Parte 1



Oliver aprì con decisione le immense ante di quell'enorme reggia, ed esse, a differenza di quanto il moro pensasse, non produssero un gran cigolio. Qualcuno doveva aver aperto le porte recentemente...
Appena entrò si sollevò un gran polverone, e non si stupì molto di quello che vide: l'agorà era enorme, simile a quella di una scuola, grande circa 200 metri quadri. A destra dell'entrata rettangolare un palo in legno, anche se danneggiato e ammuffito, reggeva una parte del piano superiore, che sporgeva come un balcone con una ringhiera anch'essa in legno quasi completamente distrutta dal tempo. Inoltre c'era una scala curva che portava al piano superiore, inagibile data la parte inferiore distrutta, su quel balconcino che poi continuava coperto dai muri orizzontalmente. La stessa cosa per l'altro lato.
C'era un orribile odore di chiuso là dentro e tutta quella polvere lo fece starnutire.
Per quanto riguarda l'arredamento non era messa molto meglio: era arredata da grandi librerie in legno impolverate e ammuffite. Alcune erano vuote, altre avevano solo qualche libro ammuffito e altre ne avevano a decine, alcuni ridotti in polvere. Attaccati ai muri c'erano dei quadri di cui ormai rimaneva solo la cornice dorata, la tela doveva essere stata logorata dalla muffa.
In alto, al centro della sala e attaccato al soffitto c'era un grande e bellissimo lampadario a candele decorato con cristalli stile Ottocento. Le candele bianche erano consumate e tutta la struttura era impolverata e coperta di ragnatele.
Il grande tappeto ovale verde acqua sotto i piedi di Oliver era impolverato e anch'esso usurato, e le travi del pavimento, come quelle dei muri, erano ammuffite e decadenti.
Le uniche cose che non sembravano aver subito i danni del tempo erano un classico orologio a pendolo a numeri romani, ovviamente fermo, e un pianoforte a coda di un nero lucente, che era posizionato sulla parte destra dell'agorà, a circa dieci metri di distanza dalla scala.
Insieme ad esso c'era un abbinato e piccolo sgabello nero con la seduta orizzontale rossa e pomposa, il classico sgabello per il pianoforte.
I pianoforti hanno sempre affascinato Oliver, nonostante non avesse la minima idea di come si suonassero.
Non riusciva a staccare lo sguardo da quel piano, ma si convinse di dover andare a cercare Alex e di non avere tempo per quello.
Al centro tra i due pali c'era una porta, e accanto alla scala di destra e a quella di sinistra ce n'erano due, in tutto tre.
Si guardò un'ultima volta intorno e decise di salire le scale a sinistra, dato che erano le uniche agibili.
La ringhiera in legno era quasi assente, e a ogni suo passo i gradini scricchiolavano pericolosamente.
Guardava nervosamente a destra e a sinistra con lo sguardo, sentendosi osservato.
Riuscì ad arrivare sano e salvo al secondo piano, sul balconcino.
A destra e a sinistra c'erano lunghi corridoi, quella casa era enorme.
Scelse di andare a destra e si incamminò in quel lugubre corridoio, decorato da candelabri attaccati alle pareti, spenti e impolverati, delle finestre che mostravano il cielo notturno, bagnate dall'incessante pioggia, e qualche specchio rotto di tanto in tanto. Non riuscì a non farsi venire la pelle d'oca e a non tremare, c'era un freddo cane là dentro.
Non riusciva a vedere molto anche se c'erano le finestre, dopotutto era notte, e ogni tanto calpestava pezzi di vetro rotto.
Camminava lentamente, con calma e prudenza.
Ancora una volta guardava per tutti gli angoli, cercando di trovare quella trottola fuggitiva, e nel frattempo rimuginava sull'episodio accaduto un'ora prima.
Alex aveva tentato di ucciderlo, ma lui era partito lo stesso per andarlo a cercare. Perché? Perché teneva tanto ad un ragazzino schizofrenico iperattivo che si era fatto amico da una settimana che ha per giunta cercato di ucciderlo? Forse non era completamente colpa sua, forse era solo un povero malato di mente che seguiva le vocine nella sua testa, forse non era crudele. E Oliver in situazioni normali lo avrebbe semplicemente mandato a quel paese. Ma perché lo stava cercando così insistentemente?
Che fosse stata la prima persona dopo anni a cui il demone si fosse davvero affezionato?
… Bah.
Un cigolio improvviso lo riportò alla realtà.
Si fermò e rimase a guardare con attenzione la porta alla sua sinistra a qualche metro di distanza che cominciava ad aprirsi.
Il suo cuore cominciò a battere velocemente, in preda all'ansia.
Cercava di non avere timore, ma quel fatto lo stava decisamente inquietando.
Quando la porta fu completamente spalancata, una figura ne uscì lentamente, guardandosi intorno.
Il cuore di Oliver cominciò a galoppargli nel petto quando riconobbe gli occhi di quella figura, che scintillavano nel buio come quelli di un gatto.
«Alex...!»

Il corpo smilzo del clown giaceva a terra, sul freddo marmo nero delle mattonelle della piccola stanza.
La ragazzina accanto a lui lo scuoteva, cercando di farlo svegliare, ma sembrava tutto inutile.
La bimba sembrava disperata, ci aveva quasi perso le speranze e non capiva perché quello spettro monocromatico non volesse sentir ragione di svegliarsi.
Si sedette a gambe incrociate, mentre con il braccio si asciugava le lacrime e tirava su con il naso che aveva cominciato a colare.
Non riusciva a muoversi bene con i polsi e le caviglie ammanettati, infatti perdeva spesso l'equilibrio.
«Jack, ti prego...» implorava Sally.
E ora? Quale sarebbe stata la prossima mossa del tizio dell'altoparlante?
Guardava il corpo dormiente di Jack con sguardo triste, ma poi strabuzzò gli occhi sentendo una voce a lei familiare provenire dalla stanza accanto.
«Sally!»
La ragazza guardò il muro, mentre un sorriso le sorgeva in volto.
«Sally sei tu?» continuò la voce.
«L-Liu!» rispose speranzosa Sally.
«C'è Jack con te? State bene?» chiese Liu.
«Io sì ma... Jack è ancora svenuto. Voi state bene?»
«Sì tranquilla, tu pensa a Jack»
Liu finì la conversazione, quando gli venne in mente una cosa: l'effetto della canna di Jane doveva essere finito, era passato un giorno... E adesso?
Il moro divenne tutto rosso e pregò tutti gli dei perché Jane non si ricordasse quell'episodio imbarazzante. Ma che diavolo gli era venuto in mente?! Come aveva potuto approfittare di lei? Sì, era strafatta, ma adesso Jane come l'avrebbe presa? Si sarebbe arrabbiata? L'avrebbe perdonato? Si sarebbe scusata lei? Tutti questi pensieri assillavano la mente del diciottenne.
«Liu tutto a posto?» gli chiese Jane.
«Mh? Oh sì sì sì sì sì! Tranquilla...» le rispose il maggiore, agitato.
Forse avrebbe dovuto parlarne, se l'avesse scoperto da sola probabilmente questo l'avrebbe solo fatta arrabbiare di più.
“Dai Liu, non è il momento adatto per pensare cose del genere, dobbiamo uscire da qui!” pensò Liu.
In quel preciso istante la porta di ferro si aprì con violenza, colpita dall'esterno da un calcio, e sbattendo contro la parete producendo un rumore assordante.
Entrarono degli uomini con una tuta nera, che li alzarono e, nonostante i due si dimenassero e scalciassero, li portarono via.
La stessa cosa successe anche a Sally, mentre Jack venne lasciato, ancora svenuto, nella stanza.
«No! Lasciatemi andare! Lasciatemi! Jack! Jack! Svegliati! Jack!» gridava Sally, mentre la portavano via insieme a Liu e Jane...

«Dai Jeff non fare il pigro proprio ora! Siamo quasi arrivati è il settimo giorno!» lo incitò Clock mentre camminava energica per il sentiero.
«E che succede? Arriva Samara?» rispose sarcastico Jeff.
«Ma muoviti vah!» disse scherzosamente Clock, spingendolo da dietro.
«Non mi spingere!»
«Se non ti faccio muovere io non ci arriviamo manco per dopodomani»
«Sì che ci arriviamo... Mancheranno sì e no... Venti chilometri...»
«E allora muoviti, che ci arriviamo di pomeriggio»
«Ma perché non possiamo dormire?! Ho sonno cazzo, riprendiamo di mattina» si lamentò Jeff.
«Ma non ci arriviamo!»
«Sì invece!... Ehi Clock»
«Mh?»
«Lo vedi quell'albero? Quel pino alto, là sotto...» chiese Jeff indicando un albero a circa trecento metri di distanza.
«Sì...?»
«Facciamo una gara. Se arrivo a toccare l'albero per primo dormiamo e ricominciamo a camminare di mattina, se arrivi tu continuiamo a camminare»
«Mh... Pensi di batter-»
«Troppo lenta!» disse Jeff, cominciando a correre inaspettatamente, senza nemmeno far finire la mora di parlare.
«Non vale!»
I due iniziarono a correre come se non ci fosse un domani, e anche se di poco, vinse Jeff.
«Ah ah! Ho vinto io, come sempre»
«Hai barato!»
«Il fatto è che non sai perdere» le disse Jeff facendole la linguaccia.
«Tu nemmeno»
«Sì ma tu-»
Un fruscio di cespugli, alla loro destra, proprio accanto, interruppe Jeff, facendoli scattare sull'attenti.
Si allontanarono un po', intimoriti dall'improvviso movimento.
«C-cos'è?» chiese Clock tra il timore e la curiosità.
«Sarà un animaletto, non fare la femminuccia»
Si dovette ricredere quando, dal cespuglio, uscì una piccola zampetta ricoperta da poca pelliccia marroncina, poi uscì l'altra, e poi una testolina rotonda, anch'essa ricoperta da pelliccia, con due orecchie rotonde, un musetto e due occhietti neri dall'aria curiosa. Sembrava avere circa uno-due mesi.
«Clock, andiamoce-»
«Ooooow che carino! È un cucciolo di grizzly!»
«Appunto! Se la madre ci trova vicino ad un suo cucciolo ci sbrana vivi!»
Ma Clock sembrò non ascoltarlo, anzi si inginocchiò e cominciò a parlare con il cucciolo.
«Ciao! Io sono Clock! Dov'è la tua mamma?»
Per risposta a quel comportamento Jeff si spiaccicò una mano in faccia.
«Clock! Andiamocene!»
«Un attimo! È troppo bello!» rispose Clock guardando il piccolo grizzly davanti a sé con occhi luccicanti.
«Se arriva la madre siamo fottuti! Lo vuoi capire sì o no?!»
«Me ne sbatto»
«Cosa?!» disse esasperato ed incredulo Jeff davanti alla reazione della mora.
«Dai Jeff un minuto!»
Intanto l'orsetto stava cominciando ad agitarsi, e indietreggiò.
«Vedi Jeff lo stai spaventando!»
«Ma se sei tu quella che parla a voce alta!»
Il cucciolo, non sapendo che fare, si girò e tornò da dove era venuto.
«Mh? Ehi aspetta torna qui!» disse Clocky rivolta all'orso, accorgendosi della sua fuga.
«Ecco andiamo ora»
«No! Dobbiamo vedere dove va! Potrebbe perdersi e non ritrovare più la sua mamma...»
«Clock, hai sonno e stai sparando cazzate, ora noi ce ne andiamo, ci riposiamo e riprenderemo a camminare, ok?»
Ma la mora non l'aveva nemmeno ascoltato e si era già intrufolata nel bosco, seguendo il cucciolo.
L'altro, sconsolato, seguì di malavoglia la sua compagna, maledicendola mentalmente.
Seguirono il cucciolo per qualche minuto, finché arrivarono a destinazione, e Clock sbarrò gli occhi per quello che vide: sull'erba era presente una carcassa di orso grizzly adulto. Il collo dell'animale era segnato da un buco, probabilmente un proiettile, e il sangue colava fresco sul suo corpo finendo sul terreno.
Non si muoveva, e attorno al corpo altri due cuccioli vegliavano sull'animale defunto, molto probabilmente la madre, con un'aria triste.
Il cucciolo raggiunse i suoi presunti fratellini e cominciò a guardare la madre.
Clock si lasciò sfuggire un “Ow” di compassione verso quei poveri piccoli orsi e mamma orso.
«La loro mamma è...» disse la mora.
«Morta, meglio per noi» continuò Jeff.
«Sei un bastardo senza cuore Jeff, fattelo dire»
«Grazie»
«E ora che facciamo?»
«Ce ne andiamo»
«Ma non possiamo lasciarli così! Sono troppo piccoli, moriranno senza la mamma»
«E che vuoi fare? Portarli con te?»
«... Perché no?»
«Sei seria?»
«No sai? Ovvio che sono seria»
«Ma sei deficiente?! Ti vuoi portare tre cuccioli d'orso dappresso?!»
«E che ci fa?»
«... Clockwork, questa è davvero l'idea più stupida che tu abbia mai avuto»
«Senti piuttosto che farmi la ramanzina, perché non mi aiuti a dare loro dei nomi?»
Una vena pulsante spuntò sul collo di Jeff, che fece un gran sospirone.
«Allora, a te... Brownie. A te Honey e tu... Bernie! Brownie Honey e Bernie, perfetto!»
«Hai bevuto?»
«Dai cucciolotti, venite da mamma Clocky» disse Clock piegandosi un po'.
«Fai sul serio? Oddio...» sbuffò Jeff.
«Aiutami a portarli invece di lamentarti» disse la mora prendendo in braccio Honey e Brownie.
Il killer guardò la ragazza camminare verso il sentiero, lasciandolo con Bernie.
«E tu che vuoi?» chiese Jeff, rivolto all'orsetto.
Quello lo guardava con i suoi teneri occhioni neri, come se stesse chiedendo di prenderlo in braccio.
«... No, non mi fare gli occhi dolci che non ci casco, è inutile!... Smettila... Smettila!... Va bene hai vinto!»
E così il sedicenne, intenerito da quegli occhioni, lo prese in braccio, e andò da Clock.
Che avesse un debole per quell'orsetto?
«Possiamo andare ora?» chiese Jeff un po' seccato.
«Finalmente ti sei deciso a prenderlo!»
«Ma solo perché mi stavi assillando, sia chiaro»
«Va bene va bene, non ti sto dicendo nulla»
«Tsk, andiamo forza»
Così i due si rimisero in cammino, con questi orsi in braccio... E senza un piano in mente.

Il moro non rispose al richiamo del maggiore, e rimase lì a fissarlo nell'oscurità, con i suoi occhi giallo limone dallo sguardo inespressivo.
Oliver era tesissimo. Non aveva la minima idea di come avrebbe potuto reagire Alex.
Solo dopo pochi secondi rispose e avanzò di qualche passo.
«Oliver...»
La luce della luna passando dalla finestra colpì il viso del minore, rivelando uno spesso velo di lacrime nei suoi occhi e l'espressione corrucciata di chi sta per scoppiare a piangere.
Il dodicenne si mise a pochi centimetri dal diciassettenne, e dopo pochi secondi cadde in ginocchio.
Alex gli abbracciò le gambe, e si mise a gridare:
«Mi dispiace! Oliver ti prego perdonami! Non volevo, non volevo ti giuro! Perdonami! Perdonami ti prego!»
Grandi lacrimoni uscivano numerosi dai suoi occhi, mentre supplicava Oliver di perdonarlo.
Quest'ultimo provò un po' di compassione per il minore. Ed era una cosa strana, di norma se fosse stato qualcun altro l'avrebbe strozzato a morte. Invece non riusciva a provare rabbia nei confronti di quella trottola.
A quel punto Oliver, con le gambe bagnate di lacrime, quasi istintivamente si inginocchiò e abbracciò il minore, accarezzandogli i capelli.
Non proferì parola, preferiva non parlare in situazioni così delicate.
Il moro ricambiò l'abbraccio affondando il viso nel torace del maggiore, continuando a piangere, questa volta per sfogo più che altro.
«Dai smetti di piangere, va tutto bene, ti perdono» gli sussurrò Oliver.
«Ma-ma... H-ho provato a-ad u-ucciderti...» rispose Alex con la voce rotta dal pianto.
«Ho detto che ti perdono, punto e basta»
Oliver si rialzò, e aiutò con la mano anche il minore ad alzarsi.
«Ora andiamocene da qui, non mi piace per niente questo posto» disse Oliver.
«Perché? È bellissimo!» ribatté Alex con un sorriso ampio.
Il mezzo demone lo guardò con gli occhi sbarrati come per dire “WTF?!”
«Che c'è?» chiese il moro con la sua ingenuità.
Come potevano piacergli quelle pareti cadenti, polverose, grigie e ammuffite, come tutto il resto della villa? Mah.
«Comunque dobbiamo andarcene lo stesso Alex, dobbiamo tornare a casa no?»
«S-sì...» rispose il diretto interessato non molto convinto della sua risposta.
Così i due scesero le scale e andarono di fronte alla porta principale, ma quello che videro li lasciò di stucco: sull'imponente portone di legno c'era una scritta in rosso acceso, che risaltava tra quei colori spenti:

“TROVA LA CHIAVE”

«Ma che cazz?! Non c'era prima!» esclamò Oliver, con gli occhi spalancati.
Alex non disse niente, si limitò a guardare il portone con stupore.
Dopo poco notarono che anche le finestre del piano terra erano sbarrate da tavole di legno inchiodate al muro.
«Ok, dobbiamo andarcene, subito» disse Oliver, evidentemente nervoso.
Si avvicinò alla porta e tentò di aprirla, ma non si spostava di un centimetro, il che fece aumentare notevolmente il nervosismo del mezzo demone.
«Merda merda merda!» ripeteva con rabbia il diciassettenne mentre tirava con tutte le sue forze un'anta della porta.
«E ora che facciamo?»
«Mmh... Le finestre del piano di sopra dovrebbero essere aperte. Se siamo fortunati troveremo delle lenzuola e un letto e scapperemo. Perciò, andiamo sopra, sigh»
Detto questo i due si diressero al piano di sopra...

Gli omoni vestiti in nero portarono i tre in un enorme stanza con una porta. Le pareti e il pavimento erano uguali a quelli delle stanze: muri bianchi, un po' sporchi, e mattonelle in marmo lisce e nere.
Li buttarono letteralmente a terra, e solo allora notarono le telecamere poste un po' dappertutto.
«Lasciateci andare! Che sta succedendo a LJ?!» gridò aggressiva Sally, rivolta agli scagnozzi.
Uno di loro le diede un ceffone così forte che la undicenne cadde di lato.
«Ehi! Non toccatela!» gridò Jane, avvicinandosi a Sally.
Gli omoni per risposta risero di gusto, malvagiamente.
Gli occhi dei tre brillavano di rabbia.
La ragazzina si rialzò, con un segno rosso sulla guancia.
«Che volete farci?!» chiese Liu.
«Dobbiamo assicurarci che non spifferiate niente» rispose uno degli scagnozzi, scrocchiandosi le nocche.
«Provaci figlio di puttana» disse il moro, alzandosi per sembrare minaccioso, nonostante gli scagnozzi fossero stati tipo trenta centimetri più alti di lui.
«Ahahahaha! Che vuoi fare stuzzicadenti?»
«Se provate a toccarci vi rompo il culo capito?!»
Ci furono pochi secondi di silenzio, dopodiché gli scagnozzi scoppiarono in una fragorosa risata, durante la quale Liu assestò un bel calcio nei gioielli ad uno di loro, il più “esile”.
«Scappate!» urlò Liu alle due, riferendosi alla porta aperta davanti a loro.
Sally e Jane ascoltarono e in meno di due secondi stavano già correndo verso la porta in metallo.
«Non lasciarle scappare! Io mi occupo di lui» disse il più muscoloso all'altro, che cominciò a rincorrere le ragazze.
«Liu!» gridò Jane, preoccupata per lui.
«Non pensare a me! Corri!»
Così fecero. Varcarono la porta aperta, ammanettate e inseguite da un energumeno che acquistava terreno sempre di più.
Appena uscite dalla porta le due si ritrovarono davanti ad una specie di labirinto.
Dopo pochi minuti di corsa riuscirono a seminare lo scagnozzo, nascondendosi in un vicolo cieco.
«E ora che facciamo?» sussurrò Sally a Jane.
«Non lo so Sally...»
«Lo so io che vi faccio...»
Le due ragazze sobbalzarono e si girarono, verso lo scagnozzo impugnante una pistola.
«Mani in alto!»
Le ragazze obbedirono, mentre il loro cuore batteva veloce nel loro petto e il respiro diventava affannoso.
«Ora vi faccio esplodere la testa puttanelle!-»
Gli occhi dello scagnozzo si spalancarono all'improvviso, mentre una mano, bianca e nera e scheletrica, uscì dal suo addome, per poi ritirarsi.
L'uomo sputò sangue e cadde a terra, deceduto, lasciando vedere la figura dietro.
Appena lo vide, gli occhi smeraldini di Sally brillarono di gioia e sorrise con gran felicità.
«... Jack!»

 

Angolo dell'arancino autrice:

Ciaoooooooooooo!
Sono tornataaa (bitches)!! B|
Allora, chiedo perdono per la lunga assenza, ma:
1) Sono stata ricoverata in ospedale per una settimana (non dico altro. Per chi fosse interessato mi contatti per messaggio privato)
2) La linea è mancata per giorni quando avevo finito il capitolo (quando si dice fortuna -.-).
Coooomunque, come avete notato dividerò questo capitolo in più parti perché accadranno un saaaaacco di cose.
Perciò... Oliver ha perdonato Alex, che pucci :3 (e ancora non avete visto niente) e Clocky si è trovato tre nuovi amichetti: Honey, Brownie e Bernie ^^
E Jack si è svegliato finalmente! Chissà ora che succederà...
Tutti: “Ehm ehm, ma te quand'è che la scrivi la Creepypasta del tuo ultimo OC? Ovvero Edward? E “Momenti di vita tra proxy”?”
Eeeehm... un giorno la farò ^^'''
No dai scherzo, cercherò di farla il prima possibile, ma ragazzi, siccome ho un timer al computer e quindi posso scrivere solo tre ore al giorno, mi viene difficile scrivere un capitolo in fretta, quindi perdonatemi per l'assenza.
Inoltre sto passando un periodo molto difficile, dove c'è anche l'ispirazione che va e viene, insomma, è un bordello.
Beeeh... Dato che voglio riempire ancora questo angolo autrice vi ringrazio delle oltre 1100 visite e 80 recensioni *^*
Mi sento un po' Favij versione EFP quando ringrazia per gli iscritti XD
Perciò... Non devo dire nient'altro... Credo.
Allora, spero di non avervi annoiato, e alla prossima ^^
Kiss kiss, la vostra Arancino ;-*

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Creepypasta / Vai alla pagina dell'autore: Arancino Spietato