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Autore: Gallaghersaresurvivors_    01/12/2014    5 recensioni
Summary: Ian e Mickey si trascinano verso casa dopo la rissa all'Alibi e fanno i conti con le conseguenze della guerra che hanno appena vinto.
Ambientata subito dopo il 4x11.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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So collect your scars and wear them well 
(Colleziona le tue cicatrici e indossale bene)
Storia Originale: tinyinkstainedbird
http://archiveofourown.org/works/1599668
Questa è una delle mie fanfiction preferite, spero di averle reso la giustizia che merita.
 
Summary: Ian e Mickey si trascinano verso casa dopo la rissa all'Alibi e fanno i conti con le conseguenze della guerra che hanno appena vinto.
 
Ambientata subito dopo il 4x11.
 
È mezzanotte passata quando i due si trascinano oltre la porta come due soldati feriti che tornano a casa da una guerra vinta a malapena.
Mickey lascia una scia di sangue sulla ringhiera mentre avanza a fatica su per le scale.
Ian lo guarda e sussurra: "Reggiti a me" nonostante anche lui sia distrutto.
Ma Mickey gli passa un braccio attorno alla vita e Ian pensa che forse i giorni di lotta siano veramente finiti.
Ian non riesce nemmeno ad immaginare come andranno le cose senza la loro guerra, ma decide che arrivare in cima alle scale è già abbastanza, per ora.
"Che diavolo vi è successo?"
Ian alza lo sguardo per vedere Carl in piedi sulla soglia della camera di Fiona, mentre li osserva con le labbra appena incurvate.
"Ne parliamo domattina." sussurra Ian a fatica "Ti manca Fiona?"
"Huh?"
"Stai dormendo nella sua stanza."
"Oh" Carl sfoggia un sorriso a 32 denti "La mia ragazza dorme da noi."
Mickey alza le sopracciglia e lancia ad Ian uno sguardo di traverso.
Ian punta un dito contro suo fratello: "Domattina parleremo anche di questo"
Carl ride prima di rientrare nella camera di Fiona, lasciando Ian e Mickey di nuovo soli in corridoio.
"Letto o doccia?" chiede Ian.
La reazione istintiva di Mickey è di mandarlo a fanculo, perché può prendersi cura di se stesso, ma si rende conto di non essere più obbligato a rispondere così.
Quello che vuole è una cazzo di doccia, così grugnisce la sua risposta e lascia che Ian lo guidi verso il bagno e che chiuda la porta dietro di loro.
"Posso farlo da solo, non sono ritardato." risponde bruscamente Mickey, non appena Ian cerca di aiutarlo col suo giubbotto.
Le vecchie abitudini sono dure a morire...
Si ferma, fa un respiro profondo e cerca di ricordarsi chi è, chi è Ian, dove sono e come hanno fatto per arrivarci.
"Vieni qui, prima che ti rompa un'altra dannata costola." bisbiglia e aiuta Ian a sfilarsi il cappotto senza dover alzare troppo le braccia.
Mani sulle braccia di Ian, Mickey fa un altro respiro profondo e Ian fa un passo avanti unendo le loro fronti insieme "Vogliamo parlarne?"
"Nope."
"Sei stato fantastico."
"Che cazzo ho appena detto?"
Ian preme un bacio tra i suoi capelli bagnati di sangue: "Sei così fottutamente coraggioso."
Mickey chiude gli occhi, perché sono passate solo un paio d'ore da quando Ian l'ha chiamato codardo.
Crede a qualsiasi parola esca dalla bocca di questo ragazzo, lo ama così tanto e sta iniziando a credere anche alle belle cose che escono dalla sua bocca, ma delle cose buone non sa che cazzo farsene, così scatta: "Sta' zitto e toglimi questi vestiti di dosso."
Ian sorride; Mickey ha i suoi modi per dire grazie; ti amo, mi fido di te; e Ian è l'unico che si sia mai fermato ad ascoltarlo.
Non dice nulla per rispondere al modo in cui Mickey trema mentre Ian gli sbottona la camicia e gli toglie la cintura, ma se rispondesse, direbbe semplicemente ti amo anch'io.
 
Quando finalmente i vestiti insanguinati di Mickey sono sul pavimento, Ian apre l'acqua e infila la mano sotto il getto, in attesa che si dia una mossa a scaldarsi.
Mentre aspetta si sbottona la camicia, trasalendo per il dolore alle costole, ma non curandosene, perché questo è dolore che non fa male. 
Ian è seduto sull'orlo della vasca, Mickey se ne sta in piedi davanti allo specchio e continua a sputare nel lavandino---sta migliorando, più saliva e meno sangue.
Alza lo sguardo per esaminare il danno fatto dalle nocche di suo padre, ma si ferma davanti al suo riflesso.
Questa è la prima volta che vede se stesso dopo aver annunciato al mondo chi cazzo è in realtà.
Gli brillano gli occhi, cazzo!
I denti sono rosa a causa di tutto quel sangue e il suo viso è stato massacrato, ma per la prima volta in vita sua Mickey non odia ciò che vede davanti a sè.
In piedi, nudo davanti al suo stesso riflesso, Mickey non si sente disgustato; non ha paura, è Mickey Milkovich, cazzo, e li con lui c'è un ragazzo che lo ama, che sta facendo scorrere acqua calda per togliere sangue e sporco dal suo viso.
Un ragazzo per cui sarebbe disposto a uccidere.
Un ragazzo per cui sarebbe disposto a morire.
Un ragazzo disposto a sua volta a uccidere e morire per lui.
 
"Pronto?" chiede Ian con voce gentile, come se avesse paura di interrompere.
Mickey si volta verso di lui.
Sicuramente non è la prima volta che si vedono nudi, ma è diversa in molti modi.
Ha sempre significato qualcosa, fanculo a tutto ciò che Mickey ha sempre negato, ma questa volta è diverso perché sono entrambi liberi.
Sono liberi di vivere essendo esattamente se stessi.
Mickey non è fottutamente pronto per tutto quello che sta succedendo dentro la sua testa, così interrompe il contatto visivo e entra nella doccia.
Ian non ha più bisogno del permesso per seguirlo, ma Mickey si irrigidisce comunque.
Non ha mai fatto una doccia con qualcun altro, uomo o donna, ma non ha nemmeno mai capito dove stesse il gusto nel farlo.
Te ne stai lì in piedi a congelarti il culo, mentre l'altra persona si gode tutta l'acqua, il cazzo abbandonato tra le gambe finché aspetti il tuo fottutissimo turno.
Per rendere la cosa anche meno sexy, sulla mensola della doccia dei Gallagher c'è una fila di shampoo Johnson&Johnson e di rasoi rosa, giusto per ricordar loro che ci sono milioni di bambini che gironzolano in questa casa.
Senza contare tutto il sangue che scivola giù nella doccia.
 
Ma poi Ian lo prende dolcemente per la vita , spingendolo sotto il getto d'acqua calda.
Le sue mani si mettono al lavoro, lavandogli il sangue via dal viso, fermandosi di tanto in tanto per baciare i tagli e i lividi che vi trova sotto.
D'un tratto, Mickey non vorrebbe essere in nessun altro posto al mondo.
 
Ian non dice una parola mentre lava i capelli di Mickey, anche se si fermano e sorridono quando Ian vi trova un vetro ancora intatto.
Non ha bisogno dell'aiuto di Mickey per lavare il suo corpo malmenato, perché Ian ha il suo modo per dire grazie, ti amo, hai già fatto abbastanza.
Mickey lo guarda estasiato, mentre Ian si sciacqua lo shampoo dai capelli rossi.
Senza pensarci due volte Mickey traccia delicatamente il profilo dei lividi violacei che coprono le costole di Ian.
Non ha ancora imparato a dare baci silenziosi, baci rassicuranti, baci che si danno con calma e che non danno la sensazione che il mondo stia per finire, ma è solo questione di tempo perché, se le sue mani possono imparare ad essere gentili, allora Ian può insegnargli qualsiasi cosa.
 
E all'improvviso è Ian che lo sta baciando, i loro corpi nudi e labbra spezzate premute insieme, la pelle bagnata e scivolosa.
Le loro teste, le loro bocche, pugni e ossa gemono di dolore e entrambi dovrebbero essere all'Ospedale, invece sono qui, a baciarsi nella doccia, dolcemente e con calma, finché l'acqua non diventa così fredda da lasciarli tremanti e senza fiato.
Ne hanno passate tante stasera, ma sta scivolando via tutto.
È Ian a spezzare il loro bacio per spegnere l'acqua; a staccarsi dal loro intreccio, nonostante Mickey continui a stringerlo incurante dei brividi che gli scuotono tutto il corpo.
 
Mickey è così dolce...e distrutto stasera, che non impedisce nemmeno ad Ian di aiutarlo ad asciugarsi.
Si rinfilano i boxers e Ian lo guida lungo il corridoio tenendolo per mano.
È silenzioso e vigile, e tutto suo, e Ian si chiede se sarà sempre così d'ora in avanti o se è solo per stasera.
 
"Dobbiamo comprare un nuovo cazzo di shampoo." borbotta Mickey "Solo perché ho fatto coming out non significa che voglio andare in giro puzzando di questi maledettissimi fiori di ciliegio."
"Sono fiori di loto." risponde Ian sorridendo.
"Beh, sono fottutamente gay."
 
Ian ride entrando nella sua stanza, ma si ferma di colpo alla vista di Lip che si tira su i jeans in tutta calma, mentre una ragazza, nuda, si pulisce gli angoli della bocca davanti a lui.
 
"Porca puttana!" esclama Lip alzandosi dal letto, una sigaretta ancora spenta che gli dondola dalle labbra "Che cazzo è successo?"
 
"Cristo, cos'è? Un'orgia?" La ragazza si infila in fretta la prima maglietta che trova "Potete smettere di far conversazione mentre sono mezza nuda?"
 
"Credimi" sbotta Lip spazientito "Non gliene potrebbe fregare di meno."
 
È vero; a loro non interessa. 
Si siedono entrambi sul letto, Mickey si accende una sigaretta, tira a Lip l'accendino.
Ian nasconde la testa tra le mani, i gomiti sulle ginocchia, esausto.
 
"Senti, devo soltanto portare Amanda a casa" dice Lip a suo fratello, occhi vigili e preoccupati "Poi tornerò subito qui, okay?"

“Va tutto bene” dice Ian. “Sul serio. Stiamo bene.”

"Così non sembra, cazzo!" sbotta Lip "Siete di nuovo nei guai?"

"Non più."

Lip continua a fissare Ian per qualche secondo. "Quando torno a casa mi dici a chi devo spaccare il culo, intesi?"

Ian sorride a Mickey, prima di tornare a concentrarsi su suo fratello maggiore.                                          "Non sarà necessario." risponde Ian, sorridendo appena. "Ti racconteremo a colazione."

Il modo in cui Ian calza su colazione lascia intendere a Lip che non si aspettano che torni, stanotte.

Non si fida ancora del tutto di Mickey Milkovich e non escluderebbe che sia stato proprio lui a ridurre Ian così, ma si fida di suo fratello e la faccia massacrata di Mickey lo fa sentire un po' meglio. 

Chiede a Ian di chiamarlo per qualsiasi cosa per poi spingere Amanda fuori dalla stanza senza tante cerimonie, lanciando loro un'ultimo sguardo preoccupato, prima di chiudersi la porta alle spalle.

Lasciano per un secondo che la stanza vuota rimanga silenziosa.

Mickey scuote energicamente la testa. "Merda."

"Mickey, no."

Si morde il labbro e impreca di nuovo alla vista del sangue.                           Si pulisce la bocca sul dorso della mano e la fissa, sconvolto.

"Qualsiasi cosa tu stia pensando, smettila." gli sussurra Ian dolcemente. "Non pensare neanche per un secondo di aver fatto la cosa sbagliata, okay?"

"Non lo penso."

"Bene, perché il modo in cui hai sorriso stasera... Cazzo.   Non ti ho mai visto così felice prima."

"Non abituartici." borbotta Mickey.

"No?" Ian sorride, provocandolo e gli avvolge la vita con le braccia, mani che gli accarezzano i fianchi.

"Provaci e ti stacco la lingua." lo minaccia Mickey, senza riuscire a trattenersi dal ridere e sembrando molto contrariato da ciò.

"Ah sì?" lo prende in giro Ian, con il mento appoggiato sulla sua spalla, gli occhi diabolici.

Mickey alza una mano per avvertirlo, ma Ian si lancia all'attacco. 

Non è un fatto risaputo, ma Mickey Milkovich soffre il solletico quanto una cazzo di ragazzina, sotto il suo braccio destro.  È stata Mandy a raccontarlo ad Ian, e Mickey per poco non l'ha uccisa per averlo fatto.

Eppure aveva ragione: basta sfiorarlo in quel punto e ti spacca il naso. Ma non senza aver ridacchiato un po' prima ed è per questo che Ian lo fa.

Ian gli fa solletico; Mickey ride; entrambi trasaliscono e si stringono le costole tra le braccia, ridendo e insultandosi a vicenda. 

“Stupido idiota" ride Mickey, mentre Ian si rotola e geme di dolore. "Te lo sei fottutamente meritato."

Ian non fa altro che ridere, fiero di sé.

Mickey si gira per vedere meglio Ian, sdraiato dietro di lui sul letto. "Posso ancora prenderti a calci in culo, sai?"

"Ne dubito, ma se lo facessi, sarebbe considerata violenza domestica." risponde Ian "Sai, col fatto che siamo una coppia."

"Fanculo" sbotta Mickey, arrabbiato con se stesso perché tutto ciò che esce dalla bocca di questo ragazzo lo fa sorridere come una scolaretta e entrambi lo sanno.            "Non posso credere di aver fatto comung out per il tuo culo."

"Neanch'io." ride Ian. "Certo è che l'hai fatto."

Gli sorride dal basso. Non vuole dare motivi a Mickey per pentirsi di ciò che ha fatto quella sera, così lo tira per l'asciugamano e lo fa sdraiare.

"Stanco?"

"Sì." sussurra Mickey, sdraiandosi sul letto piccolo letto. Getta l'asciugamano sul pavimento e Ian fa lo stesso con il suo. "Domani non voglio fare niente."

"Niente di niente?"

"Niente."

Ian sorride, stringendo le braccia attorno a Mickey da dietro. "Mi sembra di ricordare che hai urlato cose molto specifiche che ami fare, contro una macchina della polizia, se non sbaglio." dice, premendo la parte bassa del suo corpo contro Mickey, come se non fosse abbastanza chiaro a cosa si stia riferendo. "Ma se preferisci non fare niente..."

Mickey ride, imbarazzato. "Okay, non voglio fare nulla che implichi lasciare questo letto, che ne pensi?"

"Sembra un buon piano." anche Ian ride. 

Dopo qualche secondo il respiro di Mickey si fa più profondo e inizia a scivolare in un profondo dormiveglia, ma Ian si rende conto di non voler restare solo, ora, così chiede: "Com'è stato?"

Mickey sussulta, scosso dal suo quasi-sonno. "Com'è stato che?"

"Dire tutte quelle cose a tuo padre."

Ci mette così tanto a rispondere che Ian ha paura che si sia addormentato di nuovo, ma poi si schiarisce la voce e risponde. "Liberatorio. Come avevi detto tu."

"Bene." Ian lo stringe con più forza. "È tutto ciò che volevo per te.

"Grazie."  Mickey si aggrappa con entrambe le mani al braccio che gli stringe il petto, come se si stesse tenendo a un salvagente per paura di affogare. "Solo...grazie."

"Per cosa?"

"Per non esserti dato per vinto con me."

"Qualcuno deve pur farlo."

"Già..non secondo il modo in cui sono stato cresciuto." Mickey ride amaramente.

"Lo so" risponde Ian con voce triste. "Qui non abbiamo mai avuto molto, ma non ci è mai mancata la famiglia. Sono stato fortunato."

Mickey non risponde, così Ian tenta di nuovo. Vuole che Mickey capisca che tutti gli altri si sbagliavano; che Ian sta facendo la cosa giusta, che a tutti dovrebbe importare di lui. "Tuo padre marcirà in galera, Mick."

"Per una rissa?" sbotta Mickey "Sarà fuori in sei mesi."

"Non importa. Non ti si avvicinerà mai più. Okay?" fa scivolare una caviglia tra quelle di Mickey e lo attira a sé.   "Dico sul serio; se io e Lip dobbiamo ucciderlo, lo faremo."

"Okay, duretto." Mickey alza gli occhi al cielo. Sano e salvo non è esattamente il suo motto. "Buona fortuna, allora."

Ian sa di non voler davvero sapere la risposta, ma fa lo stesso la sua domanda. "Quando ha iniziato a picchiarti tuo padre?"

Mickey ride per tutta risposta. A Ian non piace quel suono, perché sofferente e spezzato. "Neanche lo so, cazzo. So di aver messo il primo gesso prima di compiere un anno, però."

"Cristo."

"È così che funziona a casa mia, non ho bisogno della tua compassione."

"Non è compassione questa." sussurra Ian. "Sono solo felice che tu sia qui."

Mickey lascia andare il braccio di Ian, colto di sorpresa, perché nessuno gli ha mai detto qualcosa del genere prima. È sempre stato un intoccabile, un altro pezzo di merda targato Milkovich a contaminare le strade.            Quando Kash gli ha sparato, al negozio, la gente ha iniziato a dire che quell'uomo meritava una cazzo di medaglia. L'intero Southside sta solo aspettando che egli venga ucciso o finisca in galera come il resto della sua famiglia. 

Lui non rende le persone felici.

Lui è una merda.

Lui è un Milkovich.

Si sdraia a pancia sopra, ma Ian non toglie il suo braccio. È ancora spalmato sul suo petto come se vi appartenesse. Mickey è terrorizzato all'idea che Ian possa dire qualcosa di stupido come Ti amo e lui sarà costretto a ripeterlo e non è pronto per fare due enormi dichiarazioni in una sera sola, per quanto siano entrambe vere, così mormora: "Sei mai stato in qualche posto oltre a qui?"

"Cosa?"

"Sei mai stato fuori Chicago?"

"Sono scappato per unirmi all'esercito."

"A parte quello."

“Sono stato in Michigan per un paio d'ore.”

“Come mai?”

“Monica era fatta e credeva che Frank stesse cercando di ucciderci, così ha messo me, Lip e Fiona in macchina ed ha iniziato a guidare.  Credo di essere arrivato a Ann Arbor, prima che si rendesse conto di cosa stesse facendo." Ian ride appena "Siamo tornati a casa e Frank era svenuto in una pozza del suo stesso vomito, in cucina.  Fiona ha passato il resto della serata a pulirlo."  

"Quanti anni avevi?"

"Debbie non era nata...Quindi tre, probabilmente?"

"Ti ricordi tutta questa roba e avevi solo tre anni?"

"No, non ricordo niente. Ma Frank e Monica amavano raccontare questa storia quando si ubriacavano insieme.  Per loro era soltanto un'altra storiella divertente."

"I tuoi genitori sono fuori di testa."

“Già...”

"Dovremmo prenderci una macchina."

“Sì?" Ian sorride. "Io e te?"

"Sì, perché no?”

"Okay. E dove andremo con questa macchina?"

"Dove cazzo ci pare." risponde Mickey. "Non sono mai stato da nessuna parte. Non ne ho mai avuto motivo."

"Potremmo andare a New York." dice Ian, e questo è il motivo per cui Mickey si fida di lui; il motivo per cui lo ama: perché è sempre pronto ad ascoltarlo, non giudica mai Mickey per voler tentare di far qualcosa, nonostante sembri impossibile.             Ian è così diverso da chiunque Mickey abbia mai conosciuto.

"Faremo il giro di tutte le discoteche."

"Io non ballo."

"Sì, certo. Ti faccio ballare io."

"Puoi provarci, Gallagher."

"Mi basta farti il solletico e inizi a muoverti come una ballerina."

"Ti prendo a pugni in quelle cazzo di costole se non stai zitto."

"Mh, Mickey, non hai più bisogno di provarci con me; stiamo insieme."

Mickey sorride suo malgrado. "Vaffanculo."

Ian lo prende come un invito a baciarlo, indugiando sulle sue labbra con un mezzo sorriso.                         Quando finalmente si stacca non va molto lontano, stringendosi a Mickey così da ritrovarsi petto contro petto.  Le labbra di Ian sfiorano la fronte di Mickey mentre sussurra: "Andremo dovunque vorrai andare. Abbiamo tutto il tempo del mondo."

Mickey annuisce, socchiude gli occhi. Gli crede, si fida di lui.

"Se potessi scegliere, dove andresti?" 

"Sono sempre voluto andare ad Astoria" mormora Mickey. "...a vedere la spiaggia di The Goonies"

"...Davvero?" chiede Ian con una risata sorpresa.

"Amo quel fottutissimo film."

"Non l'ho mai visto."

"No, mi prendi per il culo!" Mickey spalanca gli occhi e lancia ad Ian un'occhiataccia. Poi li chiude di nuovo. "Le cose cambieranno."

"Domani" dice Ian. "Guarderemo I Goonies e compreremo una mappa, segneremo tutti i posti in cui vogliamo andare insieme."

"Magari possiamo anche metterci lo smalto a vicenda. Giusto perché non sembriamo abbastanza gay."

Ian sorride. Bacia Mickey alla base del naso, dolcemente. "'Notte Mickey."

Mickey rimane in silenzio per molto tempo, ascolta i battiti del cuore di Ian, il suono delle sirene fuori.        Prima di addormentarsi sussurra appena: "'Notte, Ian."

Si addormentano, visi vicini, braccia l'uno attorno all'altro, il ginocchio di Mickey tra le gambe di Ian e il suo sorriso tra i capelli di Mickey, corpi spezzati e distrutti, ma gentili.             È la prima volta che passano la notte insieme senza scopare. 

Forse è perché sono troppo stanchi, forse perché Mickey ne ha passate troppe per una notte, o forse perché hanno tutto il tempo del mondo.

 

 

 

  
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