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“Va tutto bene” dice Ian. “Sul serio. Stiamo bene.”
"Così non sembra, cazzo!" sbotta Lip "Siete di nuovo nei guai?"
"Non più."
Lip continua a fissare Ian per qualche secondo. "Quando torno a casa mi dici a chi devo spaccare il culo, intesi?"
Ian sorride a Mickey, prima di tornare a concentrarsi su suo fratello maggiore. "Non sarà necessario." risponde Ian, sorridendo appena. "Ti racconteremo a colazione."
Il modo in cui Ian calza su colazione lascia intendere a Lip che non si aspettano che torni, stanotte.
Non si fida ancora del tutto di Mickey Milkovich e non escluderebbe che sia stato proprio lui a ridurre Ian così, ma si fida di suo fratello e la faccia massacrata di Mickey lo fa sentire un po' meglio.
Chiede a Ian di chiamarlo per qualsiasi cosa per poi spingere Amanda fuori dalla stanza senza tante cerimonie, lanciando loro un'ultimo sguardo preoccupato, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Lasciano per un secondo che la stanza vuota rimanga silenziosa.
Mickey scuote energicamente la testa. "Merda."
"Mickey, no."
Si morde il labbro e impreca di nuovo alla vista del sangue. Si pulisce la bocca sul dorso della mano e la fissa, sconvolto.
"Qualsiasi cosa tu stia pensando, smettila." gli sussurra Ian dolcemente. "Non pensare neanche per un secondo di aver fatto la cosa sbagliata, okay?"
"Non lo penso."
"Bene, perché il modo in cui hai sorriso stasera... Cazzo. Non ti ho mai visto così felice prima."
"Non abituartici." borbotta Mickey.
"No?" Ian sorride, provocandolo e gli avvolge la vita con le braccia, mani che gli accarezzano i fianchi.
"Provaci e ti stacco la lingua." lo minaccia Mickey, senza riuscire a trattenersi dal ridere e sembrando molto contrariato da ciò.
"Ah sì?" lo prende in giro Ian, con il mento appoggiato sulla sua spalla, gli occhi diabolici.
Mickey alza una mano per avvertirlo, ma Ian si lancia all'attacco.
Non è un fatto risaputo, ma Mickey Milkovich soffre il solletico quanto una cazzo di ragazzina, sotto il suo braccio destro. È stata Mandy a raccontarlo ad Ian, e Mickey per poco non l'ha uccisa per averlo fatto.
Eppure aveva ragione: basta sfiorarlo in quel punto e ti spacca il naso. Ma non senza aver ridacchiato un po' prima ed è per questo che Ian lo fa.
Ian gli fa solletico; Mickey ride; entrambi trasaliscono e si stringono le costole tra le braccia, ridendo e insultandosi a vicenda.
“Stupido idiota" ride Mickey, mentre Ian si rotola e geme di dolore. "Te lo sei fottutamente meritato."
Ian non fa altro che ridere, fiero di sé.
Mickey si gira per vedere meglio Ian, sdraiato dietro di lui sul letto. "Posso ancora prenderti a calci in culo, sai?"
"Ne dubito, ma se lo facessi, sarebbe considerata violenza domestica." risponde Ian "Sai, col fatto che siamo una coppia."
"Fanculo" sbotta Mickey, arrabbiato con se stesso perché tutto ciò che esce dalla bocca di questo ragazzo lo fa sorridere come una scolaretta e entrambi lo sanno. "Non posso credere di aver fatto comung out per il tuo culo."
"Neanch'io." ride Ian. "Certo è che l'hai fatto."
Gli sorride dal basso. Non vuole dare motivi a Mickey per pentirsi di ciò che ha fatto quella sera, così lo tira per l'asciugamano e lo fa sdraiare.
"Stanco?"
"Sì." sussurra Mickey, sdraiandosi sul letto piccolo letto. Getta l'asciugamano sul pavimento e Ian fa lo stesso con il suo. "Domani non voglio fare niente."
"Niente di niente?"
"Niente."
Ian sorride, stringendo le braccia attorno a Mickey da dietro. "Mi sembra di ricordare che hai urlato cose molto specifiche che ami fare, contro una macchina della polizia, se non sbaglio." dice, premendo la parte bassa del suo corpo contro Mickey, come se non fosse abbastanza chiaro a cosa si stia riferendo. "Ma se preferisci non fare niente..."
Mickey ride, imbarazzato. "Okay, non voglio fare nulla che implichi lasciare questo letto, che ne pensi?"
"Sembra un buon piano." anche Ian ride.
Dopo qualche secondo il respiro di Mickey si fa più profondo e inizia a scivolare in un profondo dormiveglia, ma Ian si rende conto di non voler restare solo, ora, così chiede: "Com'è stato?"
Mickey sussulta, scosso dal suo quasi-sonno. "Com'è stato che?"
"Dire tutte quelle cose a tuo padre."
Ci mette così tanto a rispondere che Ian ha paura che si sia addormentato di nuovo, ma poi si schiarisce la voce e risponde. "Liberatorio. Come avevi detto tu."
"Bene." Ian lo stringe con più forza. "È tutto ciò che volevo per te.
"Grazie." Mickey si aggrappa con entrambe le mani al braccio che gli stringe il petto, come se si stesse tenendo a un salvagente per paura di affogare. "Solo...grazie."
"Per cosa?"
"Per non esserti dato per vinto con me."
"Qualcuno deve pur farlo."
"Già..non secondo il modo in cui sono stato cresciuto." Mickey ride amaramente.
"Lo so" risponde Ian con voce triste. "Qui non abbiamo mai avuto molto, ma non ci è mai mancata la famiglia. Sono stato fortunato."
Mickey non risponde, così Ian tenta di nuovo. Vuole che Mickey capisca che tutti gli altri si sbagliavano; che Ian sta facendo la cosa giusta, che a tutti dovrebbe importare di lui. "Tuo padre marcirà in galera, Mick."
"Per una rissa?" sbotta Mickey "Sarà fuori in sei mesi."
"Non importa. Non ti si avvicinerà mai più. Okay?" fa scivolare una caviglia tra quelle di Mickey e lo attira a sé. "Dico sul serio; se io e Lip dobbiamo ucciderlo, lo faremo."
"Okay, duretto." Mickey alza gli occhi al cielo. Sano e salvo non è esattamente il suo motto. "Buona fortuna, allora."
Ian sa di non voler davvero sapere la risposta, ma fa lo stesso la sua domanda. "Quando ha iniziato a picchiarti tuo padre?"
Mickey ride per tutta risposta. A Ian non piace quel suono, perché sofferente e spezzato. "Neanche lo so, cazzo. So di aver messo il primo gesso prima di compiere un anno, però."
"Cristo."
"È così che funziona a casa mia, non ho bisogno della tua compassione."
"Non è compassione questa." sussurra Ian. "Sono solo felice che tu sia qui."
Mickey lascia andare il braccio di Ian, colto di sorpresa, perché nessuno gli ha mai detto qualcosa del genere prima. È sempre stato un intoccabile, un altro pezzo di merda targato Milkovich a contaminare le strade. Quando Kash gli ha sparato, al negozio, la gente ha iniziato a dire che quell'uomo meritava una cazzo di medaglia. L'intero Southside sta solo aspettando che egli venga ucciso o finisca in galera come il resto della sua famiglia.
Lui non rende le persone felici.
Lui è una merda.
Lui è un Milkovich.
Si sdraia a pancia sopra, ma Ian non toglie il suo braccio. È ancora spalmato sul suo petto come se vi appartenesse. Mickey è terrorizzato all'idea che Ian possa dire qualcosa di stupido come Ti amo e lui sarà costretto a ripeterlo e non è pronto per fare due enormi dichiarazioni in una sera sola, per quanto siano entrambe vere, così mormora: "Sei mai stato in qualche posto oltre a qui?"
"Cosa?"
"Sei mai stato fuori Chicago?"
"Sono scappato per unirmi all'esercito."
"A parte quello."
“Sono stato in Michigan per un paio d'ore.”
“Come mai?”
“Monica era fatta e credeva che Frank stesse cercando di ucciderci, così ha messo me, Lip e Fiona in macchina ed ha iniziato a guidare. Credo di essere arrivato a Ann Arbor, prima che si rendesse conto di cosa stesse facendo." Ian ride appena "Siamo tornati a casa e Frank era svenuto in una pozza del suo stesso vomito, in cucina. Fiona ha passato il resto della serata a pulirlo."
"Quanti anni avevi?"
"Debbie non era nata...Quindi tre, probabilmente?"
"Ti ricordi tutta questa roba e avevi solo tre anni?"
"No, non ricordo niente. Ma Frank e Monica amavano raccontare questa storia quando si ubriacavano insieme. Per loro era soltanto un'altra storiella divertente."
"I tuoi genitori sono fuori di testa."
“Già...”
"Dovremmo prenderci una macchina."
“Sì?" Ian sorride. "Io e te?"
"Sì, perché no?”
"Okay. E dove andremo con questa macchina?"
"Dove cazzo ci pare." risponde Mickey. "Non sono mai stato da nessuna parte. Non ne ho mai avuto motivo."
"Potremmo andare a New York." dice Ian, e questo è il motivo per cui Mickey si fida di lui; il motivo per cui lo ama: perché è sempre pronto ad ascoltarlo, non giudica mai Mickey per voler tentare di far qualcosa, nonostante sembri impossibile. Ian è così diverso da chiunque Mickey abbia mai conosciuto.
"Faremo il giro di tutte le discoteche."
"Io non ballo."
"Sì, certo. Ti faccio ballare io."
"Puoi provarci, Gallagher."
"Mi basta farti il solletico e inizi a muoverti come una ballerina."
"Ti prendo a pugni in quelle cazzo di costole se non stai zitto."
"Mh, Mickey, non hai più bisogno di provarci con me; stiamo insieme."
Mickey sorride suo malgrado. "Vaffanculo."
Ian lo prende come un invito a baciarlo, indugiando sulle sue labbra con un mezzo sorriso. Quando finalmente si stacca non va molto lontano, stringendosi a Mickey così da ritrovarsi petto contro petto. Le labbra di Ian sfiorano la fronte di Mickey mentre sussurra: "Andremo dovunque vorrai andare. Abbiamo tutto il tempo del mondo."
Mickey annuisce, socchiude gli occhi. Gli crede, si fida di lui.
"Se potessi scegliere, dove andresti?"
"Sono sempre voluto andare ad Astoria" mormora Mickey. "...a vedere la spiaggia di The Goonies"
"...Davvero?" chiede Ian con una risata sorpresa.
"Amo quel fottutissimo film."
"Non l'ho mai visto."
"No, mi prendi per il culo!" Mickey spalanca gli occhi e lancia ad Ian un'occhiataccia. Poi li chiude di nuovo. "Le cose cambieranno."
"Domani" dice Ian. "Guarderemo I Goonies e compreremo una mappa, segneremo tutti i posti in cui vogliamo andare insieme."
"Magari possiamo anche metterci lo smalto a vicenda. Giusto perché non sembriamo abbastanza gay."
Ian sorride. Bacia Mickey alla base del naso, dolcemente. "'Notte Mickey."
Mickey rimane in silenzio per molto tempo, ascolta i battiti del cuore di Ian, il suono delle sirene fuori. Prima di addormentarsi sussurra appena: "'Notte, Ian."
Si addormentano, visi vicini, braccia l'uno attorno all'altro, il ginocchio di Mickey tra le gambe di Ian e il suo sorriso tra i capelli di Mickey, corpi spezzati e distrutti, ma gentili. È la prima volta che passano la notte insieme senza scopare.
Forse è perché sono troppo stanchi, forse perché Mickey ne ha passate troppe per una notte, o forse perché hanno tutto il tempo del mondo.