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Autore: lumieredujour    01/12/2014    2 recensioni
Aspettando che si scateni l'apocalisse per colpa di City of Heavenly Fire, un'idea mi è saltata in mente per onorare una delle mie OTP preferite: la Malec! (Sperando che niente succeda ad entrambi, bambini miei!)
Magnus aveva capito due cose: la prima era che si era innamorato del cacciatore; la seconda era che questa volta avrebbe dovuto combattere per averlo.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane, William Herondale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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*NdA in questa parte della storia, che si colloca appena dopo Città di Vetro, Max non è morto*



Seconda chiamata

 
Alec iniziò a disfare la valigia molto lentamente, ancora scosso da ciò che in poco tempo era successo. Clary era stata la chiave, la rottura del fragile equilibrio che era stata la loro vita fino a quel momento e, incredibilmente, gliene era grato.

Senza di lei, come sarebbe riuscito a fare ciò che da anni non aveva avuto il coraggio nemmeno di pensare? Certo, le aveva portato rancore per tutto ciò che era successo, ma aveva capito che non era colpa sua se il suo parabatai non l’amava e, anzi, aveva scoperto di non amare Jace, non in quel senso.

Non era Jace colui che lo strappava al sonno, che lo lasciava sveglio perché semplicemente non nelle sue braccia. Non era Jace colui che lo portava ad un passo dalla pazzia e che faceva ribollire in maniera così ambigua il suo sangue nelle vene. Alec sospirò mesto, consapevole di quanto fosse assoluto e profondo ciò che provava per Magnus.

Dopo tutto ciò che era accaduto ad Alicante, dopo il bacio scambiatosi e la presentazione ufficiale ai suoi genitori, Alec non aveva avuto il coraggio di chiamare Magnus, eppure lo stregone non l’aveva abbandonato nemmeno un secondo.

La sua voce lo destava nei momenti più disparati, le sue mani sembravano accarezzare i capelli scuri del ragazzo sempre più spesso, perfino la sua assenza l’aveva stremato perché, anche se non era materialmente con lui, la sua presenza era lì, vigile come un ombra. E il cacciatore di ombre era diventato ironicamente la preda.

Ecco perché Alec stava sistemando i suoi vestiti con una lentezza snervante, perché aveva bisogno di sentirsi solo per un po’, perché tornare a casa significava andare avanti, quando tutto quello che voleva fare era fermare il tempo nell’esatto momento in cui le sue labbra avevano trovato quelle di Magnus nel bel mezzo di Idris.

Chiuse le ante lentamente e stendendosi sul letto, si trovò a fissare il soffitto candido della propria camera. Era ad un passo dalla felicità, e allora perché si sentiva così debole? Era questo l’amore? Debolezza?

Dopo poco tempo, il telefono suonò.

-Pronto?- disse Alec, continuando a fissare il soffitto.

-Ora che siamo tornati a casa cerchi di evitarmi? Non farmi fare la parte del fidanzato geloso- disse la voce calda di Magnus e il ragazzo, suo malgrado, sentii un brivido scendere lentamente lungo la sua schiena, quasi come se lo stregone fosse proprio dietro di lui a sussurrargli nell’orecchio.

Il ragazzo arrossì al solo pensiero e, alzandosi di scatto, sorrise divertito. Quando era Magnus a chiamare, quando era lui a cercare le sue attenzioni, Alec si sentiva più padrone di se stesso. Riusciva quasi a controllarsi, a superare quel blocco caldo di emozioni che ogni volta rischiavano di sommergerlo.

-Dimmi che sei libero perché ho appena finito di disfare la valigia- “e già mi manchi” fu quello che non aggiunse, lasciandolo trasparire nel silenzio che caratterizzava le chiamate con lo stregone.

-Per te sono sempre libero. Anzi, se dovessi scegliere tra vederti o andare a salvare il mondo- una breve pausa, mentre la risata di Magnus squillò vivace nelle orecchie dello Shadowhunter –beh, che dire, sarei davvero molto molto egoista-

Il continuo gioco di battute, le allusioni a quanto si volessero bene, era questo che rassicurava Alec. Loro due non si prendevano sempre sul serio, anzi la buttavano molto spesso sul ridere, perché la felicità sta anche nel viversi giorno per giorno, cercando di pianificare il meno possibile.

-Incontriamoci alla nostra panchina- rispose semplicemente, prima di chiudergli senza molte cerimonie il telefono in faccia e avviarsi a grande falcate verso il loro punto d’incontro.

Era strano come molte volte alcuni posti o emozioni sembrassero appartenere solo a loro, come se questi ultimi non facessero parte di un mondo che esisteva al di la della loro relazione, ma fossero stati creati solo perché dovevano significare qualcosa di più, perché dovevano essere qualcosa di più. Perché loro due erano qualcosa di più e ormai nessuno poteva negarlo.

Alec sorrise ad una bambina all’entrata del Parco, cercando di trattenersi dal saltellare, mentre una leggera brezza accarezzò la sua nuca. Distrattamente passò una mano tra i capelli, cercando con lo sguardo la ormai familiare figura del suo fidanzato.

Ogni tanto il cacciatore si rinchiudeva in bagno e, piantandosi davanti allo specchio, iniziava a ripetere cose come “Sono fidanzato” e “Il mio fidanzato di nome Magnus” e puntualmente un sorriso radioso spuntava sulle sue labbra, illuminandogli gli occhi d’emozione.

In quel momento però, i suoi occhi furono catturati da un uomo mollemente seduto sulla panchina con su un pantalone di pelle e una giubba quasi militare.

-Tu, amore mio, sei bipolare- lo salutò con un sorriso sulle labbra Magnus, prima di lasciargli un fugace bacio alla base del collo.
Il cacciatore non disse niente, cercando di godersi Magnus nella sua interezza; perché, quando lo stregone si lanciava in uno dei suoi incredibili aneddoti o quando gli parlava dei suoi pensieri più profondi, Alec capiva davvero cosa amasse di lui. Non il suo aspetto, né il suo incredibile fascino, ma il suo essere al tempo stesso semplice e complicato, una contraddizione nata solo per farlo impazzire. Senza filtri, senza mezze misure, semplicemente vivace, imprevedibile e il profondo Magnus che l’aveva stregato. Ed era un qualcosa di cui non si sarebbe mai stancato.

-Stavo pensando che forse dovremmo cenare all’aperto stasera- buttò lì lo stregone, offrendogli uno sguardo tranquillo e appoggiando il braccio sullo schienale della panchina, avvolgendogli le spalle.

-Non inizia a fare un po’ troppo freddo per mangiare fuori?- si lamentò Alec, strofinando un po’ le mani per riscaldarle leggermente.

-Dio, sei davvero una vecchia signorina piena di acciacchi- disse ironicamente esasperato Magnus, lanciando le mani al cielo e facendole casualmente cadere su quelle del ragazzo – e poi, il freddo è una scusa per stare anche un po’ più vicini-

Alec aprì la bocca per rispondere, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu prendere fiato prima che le labbra di Magnus lo raggiungessero. Alec, nei suoi anni da adolescente, aveva già baciato altre persone- ragazzi e ragazze-, ma nessun ricordo poteva mai battere ciò che lo stregone gli faceva provare.

Era come cercare di rallentare mentre si corre lungo una discesa; l’unica cosa che riusciva a fare era prendere il ritmo con le labbra di lui, con il suo respiro e cercare di non rabbrividire ad ogni tocco.

Una scossa elettrica che non finiva mai, che lo lasciava come sempre stupito; ma la cosa che lo stupiva davvero era la propria reazione, quel cercare le mani di Magnus e accarezzare la sua nuca e giocare con i capelli ispidi, essere parte attiva di quel rapporto a due.

Si staccarono dopo poco, cercando di recuperare quanto più ossigeno possibile fissandosi intensamente, prima di scoppiare a ridere.

-Hai davvero così freddo?- gli chiese incuriosito lo stregone, fissando le foglie che meste cadevano dai grandi alberi di Central Park.

-Diciamo che l’autunno non è la mia stagione preferita- disse molto diplomaticamente Alec – però non fa ancora così freddo. E poi, l’hai detto anche tu, è un motivo in più per stare vicini-

Magnus si voltò a guardarlo assorto in chissà quale pensiero e, dopo qualche attimo di silenzio disse:

-Ho un’idea-

Alec s’irrigidì leggermente, al tempo stesso incuriosito e terrorizzato. Cosa poteva essere? Perché lo sguardo felino di Magnus era diventato improvvisamente vitreo?

-Cosa?- disse cauto il ragazzo, cercando di non far trasparire le proprie emozioni.

-Visto che a te non piace l’autunnoo e io non ho abbastanza potere da bloccare il ritmo regolare delle stagioni, stavo pensando che forse potremmo optare per un viaggio- disse semplicemente, tornando alla realtà e sorridendo.

-Un viaggio? Ma siamo appena tornati- fu la prima cosa che gli era venuta in mente.

Partire e lasciare tutto e tutti alle spalle? Era sempre stato il ragazzo affidabile, quello su cui tutti contavano e lui era diventato duro come il marmo per cercare di sopportare tutte quelle responsabilità. Ed ora, fresca come una folata di vento, una proposta di fuga da parte dell’unico uomo che sentiva d’amare con tutto se stesso, con un’intensità che a volte lo lasciava senza fiato.

-Sì, beh, pensavo che ti sarebbe piaciuto visitare un po’ il mondo. Quando venisti a casa mia, mi raccontasti di quello che volevi fare e vedere quindi ho pensato che potremmo magari vivere assieme qualche tuo sogno- disse con un tono quasi imbarazzato Magnus, passandosi una mano sul retro della nuca e sorridendo al suolo.

Alec non rispose, buttò semplicemente le sue braccia attorno al collo dello stregone e gli sussurrò nell’orecchio:

-Okay, ci sto. E, comunque, io con te l’ho sto già vivendo un sogno-

Lo stregone ricambiò la stretta, prima di scoppiare a ridere nel vedere la faccia di Alec passare dalla gioia più pura alla confusione.

-Che c’è ora, mio piccolo bipolare?-

Il cacciatore mise a fuoco la figura di Magnus, prima di sbuffare e incrociare le braccia.

-Potevi dirmelo prima che volevi partire-

-E perché mai?- lo stegone alzò interrogativo un sopracciglio

-Ho già disfatto la valigia e per di più ho impiegato moltissimo ed inutilissimo tempo-

Magnus iniziò a ridere e non si fermò più, fino a che non si trovarono entrambi a ridere come due sciocchi con le lacrime agli occhi, sentendosi anche un po’ pazzi.

Ma d’altronde, cos’è l’amore se non un po’ di pazzia condivisa?
 







*notedellasdolcinata*: Salve, c'è nessuno? Scusate per l'indecente (e anche molto offensivo) ritardo, ma tra blocco e scuola e mille impegni sono riuscita a finire la storia solo oggi! Prima di tutto, tiriamo un sospiro di sollievo per come è andata a finire con The mortal Instrument e poi, non so se avete notato, ma Jace in CoHF ha ROTTO IL TELEFONO DI ALEC. Come farà ora il nostro cacciatore a sentirsi con il suo amato?
Il tutto al prossimo capitolo.
Un bacio fortissimo a voi che recensite, preferite o comunque buttate un occhio ogni tanto. Vi voglio davvero molto bene
Em

 
  
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