Film > Saw - L'enigmista
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Autore: Black Deer    02/12/2014    0 recensioni
"Contro il tuo cuore c'è un congegno esplosivo. Se decidi di andartene una volta raggiunta la distanza di 20 metri da questo posto la carica salterà, distruggendo tutto ciò che è presente nella tua cassa toracica.
Oppure, puoi decidere di vivere, rimanendo qui ed aiutandomi nella mia opera... Fa la tua scelta"
Genere: Drammatico, Horror, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Kramer, Nuovo Personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Ricordavo vagamente l'uomo che avevo come compagno di stanza quel giorno all'ospedale, anche perché avevo cose ben più importanti a cui pensare.
Quando entrai nella camera bianca che odorava d'alcool, il mio vicino di letto stava dormendo silenziosamente. Il dottor Gordon mi fece accomodare e mi aiutò a sistemate la valigia, poi mi lasciò sola. Facendo il minor rumore possibile, mi avvicinai alla finestra: dava su un parco. Non era molto grande, però c'era un bel viale alberato in cui passeggiare. Mi girai per guardare nel meglio il mio compagno di stanza: aveva i capelli corti e bianchi; aveva un’espressione serena mentre riposava, forse perché ciò alleviava le sue sofferenze.
Mi avvicinati al fondo del suo letto e curiosai nella sia cartella: si chiama John e aveva il cancro.
Era passata più o meno mezz'ora, quando John si svegliò. Inizialmente guardò fuori dalla finestra, poi su girò verso di me. "Buongiorno" gli dissi con un sorriso. Con fatica cercò di mettersi a sedere, istintivamente andai ad aiutarlo. Notai immediatamente i suoi occhi: erano azzurro ghiaccio; in principio sembravano essere freddi e distaccati, ma se li si osservava meglio si notava una profonda amarezza. Con la mano tremante mi indicò la mascherina sul comodino. Gliela porsi: fece un paio di respiri profondi. "Buongiorno anche a lei, io mi chiamo John e lei ?" disse quasi sottovoce  "Io sono Lyn"

 

Svegliarsi in un posto sconosciuto, senza sapere come ci si è arrivati è la sensazione più brutta al mondo.
Non riuscivo a vedere nulla: una fascia mi copriva gli occhi. La testa mi pulsava, cercai di avvicinare la mano alla testa, sentii che erano entrambe legate sullo schienale della sedia su cui mi trovavo. Anche le caviglie erano legate. Cercai di urlare per chiedere aiuto ma avevo un’altra fascia stretta sulla bocca che mi impediva di parlare. Poi alle mie spalle sentii una porta sbattere e dei lenti passi. Sobbalzai sulla sedia: poi una mano mi sfiorò il collo e strinse: “Se farai silenzio, ti toglierò la benda…” disse qualcuno sottovoce. Era una voce maschile, calma e sicura. Feci un piccolo cenno di si con la testa. Lentamente mi slegò la fascia: ci misi un po’ a capire dove mi trovavo, le forti luci al neon mi fecero bruciare gli occhi. Era una stanza anonima: le mura avevano delle macchie di umidità sparse ovunque ed erano ingrigite dal tempo. L’aria era pesante, come se da tempo nessuno facesse circolare l’aria. Sulle pareti non c’era nulla che mi potesse aiutare a capire dove mi trovavo. Poi dei rumori metallici mi ridestarono dai miei pensieri: l’uomo che prima mi aveva parlato era proprio dietro di me. Stava in silenzio e stava armeggiando con qualcosa di metallico. Poi i suoi passi cominciarono ad avvicinarsi. Quando fu davanti a me si inginocchiò all’altezza del mio viso. Era un uomo avanti con l’età, aveva i capelli corti e bianchi, indossava una felpa nera con la fodera rossa e aveva dei profondi ed intensi occhi azzurri. Credo di aver già visto i suoi occhi prima d’ora… Ma non riuscivo a ricordare quando. “Chi fei ?” dissi agitandomi sulla sedia e sforzandomi di parlare con la fascia in bocca. Lui non rispose. Continuava a fissarmi. Silenziosamente e con sguardo incuriosito. “Ciao Lyn…” disse con tono pacato “…tu non mi conosci, ma io conosco te. Finora hai passato la tua vita in modo miserabile. Fingevi di essere la figlia perfetta, senza pensare a ciò che veramente era giusto. Soprattutto nei tuoi confronti. Hai sempre fatto tutto ciò che ti veniva detto, senza mai discutere. Senza mai ribattere. Ma dimmi, lo facevi solo perché eri senza spina dorsale o perché ti piaceva essere soggiogata ?” fece una pausa e sorrise “Ti ricordi di Eric…vero ?”.  Mi si inumidirono gli occhi, abbassai lo sguardo senza rispondere. “Ma non importa adesso perché ti darò la possibilità di riscattarti” si avvicinò e mi slacciò i primi bottoni della camicia, poi si alzò, prese un grande specchio con le rotelle e me lo posizionò davanti. Avevo un aspetto tutt'altro che sano: il volto era pallido, sudato e chiaramente sconvolto. Ma ciò che mi fece veramente spaventare fu la cicatrice che avevo sul petto, all'altezza del cuore. Era una linea sottile, rossa e lunga almeno 15cm. Attorno c'era parecchio sangue coagulato ed era finemente chiusa con 5 punti. Mi scappò un urlo: solo ora che l'avevo vista sentii che cominciava a farmi male. L’uomo sembrava quasi divertito dalla mia reazione. “Che cofa fuoi ?!?” urlai. Prese una sedia e si mise dietro di me: riuscivo a vederlo riflesso nello specchio.
"Che cosa voglio ? Contro il tuo cuore c'è un congegno esplosivo.
Se decidi di andartene posso chiamarti un'ambulanza che arriverà in 10 min, ma una volta raggiunta la distanza di 20 metri da questo posto la carica salterà, distruggendo tutto ciò che è presente nella tua cassa toracica.
Oppure, puoi decidere di vivere, rimanendo qui ed aiutandomi nella mia opera...
Fa la tua scelta"

   
 
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