At Home
Ciao a tutti! (Di nuovo.)
Spero tanto che questa shot vi piaccia, perchè ho passato le ultime 12 ore a rileggerla e a correggerla, prima di pubblicarla nuovamente. L'avevo accidentalmente cancellata e chiedo pubblicamente perdono a BlackRobin per aver eliminato la sua recensione assieme alla storia! Sono una frana con la tecnologia. Ringrazio in anticipo chi recensirà!
Un abbraccio,
Molly
POV Teresa
Tornare a casa è il momento più piacevole della giornata.
Gli stringo delicatamente la mano, e di tanto in tanto ne accarezzo il dorso con il pollice.
Non è necessario parlare. Ci limitiamo a goderci della presenza di entrambi.
Appoggio la testa sul morbido sedile di pelle e chiudo gli occhi, senza smettere di tenergli la mano.
Patrick parcheggia di fronte alla (nostra) villetta ed esce dalla Chevrolet. Sento la portiera alla mia destra aprirsi e avverto due braccia avvolgermi.
Ha già tentato di prendermi in braccio, ma io mi sono sempre opposta.
Questa sera lo lascio fare, ma solo perchè sono troppo debole per lamentarmi.
Mugugno qualcosa di simile a un Lascia Stare, ma lui ignora la mia debole protesta e chiude con un calcio la portiera dell'auto.
Una volta raggiunto il portico di casa, mi posa qualche secondo a terra e lascia che mi appoggi al suo petto mentre apre la porta.
Dopo avermi sollevata nuovamente, mi porta in camera e mi adagia sul letto. Si accomoda accanto a me e mi stringe teneramente.
Mi accovaccio su di lui e gli sfioro il petto con la mano. Patrick in cambio segue dei percorsi immaginari con la punta del naso tra i miei capelli.
Rimaniamo in quella posizione senza dire una parola, sfiorandoci e basta.
Sento la sua mano raggiungermi la schiena e insinuarsi lentamente sotto la camicetta bianca. Le mie dita viaggiano fino ai suoi capelli.
Attraverso i riccioli morbidi con la mano e raggiungo la fronte, che sfioro con i polpastrelli, passando poi per la tempia e arrivando al collo.
Addormentarsi non è mai stato così semplice.
Sono le cinque del mattino. Non ho mai desiderato così tanto di baciarlo. però sta dormendo.
Ho bisogno di distrarmi, o potrei cedere alla tentazione di svegliarlo. Mi libero lentamente dalla stretta di Patrick.
Sto per appoggiare i piedi sul pavimento quando una mano mi trattiene.
- Dove hai intenzione di andare? - mi interpella Jane con voce suadente.
- Pensavo di fare un viaggio nella doccia. Non volevo svegliarti. - gli rispondo sorridendo.
- Ero già sveglio. Pensavo che, essendo le cinque del mattino, potremmo allungare il viaggio nella doccia di qualche ora.
- Mica ti ho chiesto di accompagnarmi.
- Lo avresti fatto. Entro i prossimi trenta secondi.
- Non è vero.
- Invece sì.
- No.
- La tua attuale posizione e il modo in cui mi stai divorando con gli occhi, suggerisce il tuo desiderio di passare del tempo con me, impegnata in certe attività.
- Sei uno sporco maniaco.
- Vuoi che venga o no?
- No.
- So che cambierai idea.
- Invece ti sbagli.
Chiudo con una spinta secca la porta e aziono il getto della doccia. Una volta raggiunta la temperatura ideale mi ci fiondo sotto, facendo scivolare le gocce su tutto il corpo.
Afferro un flacone di bagnoschiuma e ne verso una piccola quantità sul palmo della mano.
Inizio ad insaponarmi il corpo, beandomi del profumo che si spande nei vapori della doccia.
Un cigolìo mi fa ridestare. Noto la porta aprirsi lentamente, e un individuo entrare nel bagno in punta di piedi. Si è spogliato anche lui, naturalmente.
Si infila elegantemente nella doccia, ma io non mi volto. Fisso il muro e continuo ad insaponarmi il corpo.
- Sbaglio, o avevo detto che non volevo che tu venissi?
- No, non ti sbagli. Io però volevo raggiungerti.
- Sei il benvenuto, comunque.
- Questo lo sapevo già.
Ci baciamo teneramente. Con le mie braccia che cingono il suo collo e la sua mano appoggiata sul mio zigomo. Il tempo non è un problema. Non abbiamo fretta.
Le mie mani percorrono la sua gola e raggiungono i suoi capelli. Le sue dita scendono ai miei fianchi e mi stringono a lui.
Sento il BlackBerry squillare furiosamente. Patrick non ha alcuna voglia di lasciarmi andare.
Sono riluttante a lasciare il nostro covo di coccole, ma se non rispondessi, Abbott potrebbe sospettare qualcosa.
Se il Capo diventasse più vigile e sospettoso, mi scoprirebbe subito.
Avvolgo il mio corpo gocciolante in una salvietta e corro a rispondere al cellulare.
Abbott mi invita a raggiungere il quartier generale per illustrarci un nuovo caso.
Cerco di mantenere la calma e il tono di voce piatto quando il capo mi chiede dove possa essere Jane.
- No, capo. Non so dove si trovi in questo momento. Prima o poi arriverà.
- Lisbon, cerca di rintracciare Jane e raggiungi la centrale il più velocemente possibile.
- Sì, capo. A tra poco.
- Cosa voleva Abbott?
- Abbiamo un nuovo caso. Ha detto che è importante. Non abbiamo molto tempo, considerato il fatto che devo fare finta di rintracciarti e darti un passaggio.
Si avvicina e mi bacia per qualche minuto.
Basta uno sguardo all'orologio per farmi perdere la calma.
Dopo venticinque minuti siamo fuori di casa.
- Maledizione, siamo in ritardo! - sbotto.
- Non ti preoccupare, arriveremo in un baleno! Lascia che guidi io.
- Scordatelo.
- Perché no? Sono un pilota eccellente.
Saliamo contemporaneamente in auto. Mentre cerco di giustificare il mio ritardo al telefono, Jane accende il motore.
- Capo, quando Jane ha risposto al telefono si era appena svegliato. Ho dovuto aspettare che si preparasse. Saremo in ufficio entro dieci minuti.
- Entro cinque minuti!
Lui mi risponde con un meraviglioso sorriso sghembo.
In meno di cinque minuti, come da lui previsto, arriviamo di fronte al quartier generale.
- Hai visto? Solo cinque minuti.
- Hai violato un paio di volte il codice della strada e per poco non hai investito un uomo!
- Veramente era una donna.
- Che differenza fa? Stavi comunque per investire una persona!
- Dopo averla quasi investita, ho notato nello specchietto che si è messa a fare certi gesti con le mani nei miei confronti. Ma non ne sono sicuro, stavo andando troppo veloce.
- E così non sei infallibile.
- Ho i miei limiti.
Scendiamo dalla macchina e ci incamminiamo verso una nuova, lunga, stressante giornata di lavoro.
Una giornata che, chissà, potrebbe nascondere un inaspettato lato positivo.