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Autore: c_underwater    04/12/2014    5 recensioni
[Questa storia partecipa al contest “Feelings & Characters’ Moment ~ I edizione” indetto da MaryScrivistorie sul forum di EFP.]
Minerva McGranitt aveva combattuto molte battaglie ed era sempre riuscita a cavarsela con le sue qualità. Lei sapeva di essere intelligente e questa era la sua forza più grande. Eccola alle prese con l’ultima battaglia, la più importante.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa storia partecipa al contest “Feelings & Characters’ Moment ~ I edizione” indetto da MaryScrivistorie sul forum di EFP.
Pacchetto: Minerva McGranitt, Intelligenza.

Ringrazio Mary per aver indetto un contest così carino che mi ha portato a riprendere la penna in mano dopo tanto, troppo tempo, e per avermi dato la possibilità di scrivere di un personaggio di cui mai avevo trattato. Tanti abbracci :*

 

 
Nel posto giusto al momento giusto
 
«NO!»
L’urlo fu ancora più terribile
perché non aveva mai immaginato
che la professoressa McGranitt
potesse emettere un simile suono.
 
Minerva McGranitt possedeva parecchie qualità. Le aveva acquisite con il tempo, vivendo battaglie, scontri, difficoltà, ma anche situazioni positive che le avevano mostrato le bellezze della vita. Lei sapeva di avere qualità, ed era forse questo il suo pregio più grande: Minerva McGranitt era intelligente. Per definizione, era capace di leggersi dentro. Lei aveva piena coscienza delle sue capacità, di ciò che sapeva e poteva fare, ma anche dei suoi difetti e delle sue mancanze, e perciò viveva di conseguenza: riusciva ad adattarsi a qualunque situazione le si parasse davanti, per quanto scoraggiante o apparentemente senza via d’uscita, ed era capace di reagire adeguatamente, consapevolmente. Sì, durante il suo primo giorno di scuola, il Cappello Parlante era stato titubante – Corvonero o Grifondoro? – ma Minerva McGranitt aveva compiuto una scelta; era destinata. Sapeva applicare l’intelligenza al coraggio, e per questo, proprio come la dea di cui portava il nome, era abile in guerra, era coraggiosa e fedele alla propria fazione, aveva spirito di sacrificio.
 
Ora, lì, nella sua scuola, durante la Battaglia di Hogwarts, stava combattendo come un leone. Aveva visto tanti, troppi dei suoi studenti cadere a terra. Aveva visto le mura del castello farsi a pezzi. Minerva McGranitt aveva continuato a fare la guerra, a combattere con abilità e con passione, non tirandosi indietro, bensì valutando cosa fare per il meglio di tutti, prendendo coscienza del peso che comportava il suo ruolo di Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, e consapevole del fatto che non l’avrebbe lasciata crollare. Ricordava i momenti che aveva vissuto anni addietro, quando aveva combattuto al fianco di familiari e amici, molti dei quali non più presenti; quando per la prima volta avevano creduto che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse realmente sparito dalla circolazione; quando avevano dovuto ricredersi e quando per la prima volta aveva visto il piccolo Harry Potter in fasce, con i conseguenti sforzi per proteggerlo e permettergli di arrivare sano e salvo alla maggiore età. Con chiarezza rivedeva tutti questi anni negli occhi di chi ancora non aveva mollato, nei corpi senza vita agli angoli dei corridoi, nell’aria di tempesta che aleggiava nel castello, nell’adrenalina del combattimento.
Minerva McGranitt si era presa un momento per fermarsi a guardare lo scenario. Aveva piena coscienza di dove si trovasse e di ciò che fosse necessario fare. Quando aveva udito le parole del Signore Oscuro si era avvicinata all’Ingresso, dove si stavano riunendo i sopravvissuti. Lì aveva visto il corpo di Harry tra le braccia di Hagrid, aveva sentito i Mangiamorte festeggiare e gli Hogwartiani disperarsi.
«NO!»
Sì, Minerva McGranitt era intelligente, ma mai le era sembrato di sentirsi così inutile, così a disagio con se stessa perché non sapeva cosa fare, così priva di speranza. Così stanca. Tutto ciò si era espresso in quell’urlo, in quel suono disumano. Era così sbagliato, irrazionale.
E poi aveva ripreso a combattere, perché se Harry era morto per loro allora loro dovevano morire per Harry; aveva duellato con Voldemort in persona, gli aveva tenuto testa con fermezza. E poi Harry era ricomparso, insieme a tutta la sua speranza. E la storia era andata come doveva andare: esattamente come lei aveva previsto.
  
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