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Autore: Larryx    04/12/2014    3 recensioni
Una raccolta di flashfic che narrano di vari eventi vissuti da uno schiavo di nome Geta nel corso della sua breve vita, fino a giungere a un finale tanto "felice", quanto tragico.
Genere: Angst, Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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Il mio momento è arrivato.
Diciassette anni di tormento sono stati abbastanza, è il momento di fuggire.
Mentre tutti in casa dormono, silenziosamente vado nella dispensa e avvolgo quanto più cibo riesco a racimolare in un pezzo di stoffa che poi infilo nei miei vestiti.

Prendo un lungo sorso d'acqua, ne troverò sicuramente altra per strada.
Raccolgo i miei indumenti, una maglietta sudicia e un paio di pantaloni che non mi appartengono, e corro fuori dal podere, senza far alcun rumore.
Sto cercando la mia bella.

Sorride nel sonno, è così graziosa.
Gentilmente la sveglio, mi guarda incuriosita, senza distogliere il riso dal suo volto, e mi chiede cosa sta succedendo.
Le spiego il tutto e lei, seria, annuisce.
Prepara l'occorrente per il viaggio e mi prende per mano, pronta a partire.

Usciamo all'aria aperta. Ormai è quasi l'alba, il sole sta sorgendo.
Il cielo è tinto dalle più svariate sfumature d'arancio. È tutto così romantico.

Convinti di non essere visti, corriamo verso i confini di quel terreno, in cerca della nostra libertà.
Usciamo fuori da quella nostra prigione e iniziamo a ridere, entusiasti di ciò che abbiamo raggiunto.

La libertà ha un così dolce sapore.

Non ci accorgiamo che qualcuno ci ha inseguiti, non ci rendiamo conto di ciò che sta per accadere.
Ci baciamo dolcemente sulle labbra, fino a farci trasportare dal dolce impeto del nostro amore.
Chiudiamo gli occhi per assaporare il momento al meglio e questo gesto ci è fatale.

Uno dei miei compagni di schiavitù mi afferra per le spalle e mi allontana dalla mia amata. Mi sussurra che gli dispiace, che deve ubbidire.

Non capisco cosa stia succedendo, urlo il suo nome, cerco di divincolarmi, ma lui è troppo forte.

Sento un riso familiare. Mi giro e lo vedo: il nostro padrone. Corre da lei, la fa alzare e, con fare malizioso, le lecca una guancia. I miei occhi, inorriditi, sono costretti a guardare quella scena disgustosa.

Lei gli sputa in un occhio, lui si pulisce, con fare disgustato.
Fruga nei suoi pantaloni e tira fuori un pugnale.
Lo alza il aria, esso riflette la luce del sole per poi affondare nel petto della mia bella.

Non riesco a liberarmi. Vorrei tanto farlo.

Il sangue ricopre l'erba sulla quale si è compiuto il delitto, lei giace a terra, mentre realizza ciò che è appena accaduto prima di spirare.

Urlo, piango, mi dimeno.

Mi lasciano andare e riesco ad avvicinarmi a lei, afferro la sua mano e me la porto al volto, iniziando a singhiozzare.

Lui si avvicina a me, silenzioso, e mi accoltella alle spalle. Provo un dolore lancinante. Mi accascio sul corpo morbido e puro della ragazza che ho amato nel corso della mia breve vita.

Un'ultima lacrima amara mi accarezza la guancia, un sorriso mi si dipinge sul volto.

Prima di abbandonarmi al caloroso quanto orrido abbraccio della morte, realizzo che ce l'ho fatta: ho finalmente conquistato la libertà.

Non dovrò più sottostare ai suoi ordini.

Colui che era il mio padrone abbandona i nostri corpi l'uno affianco all'altro, chiudo gli occhi e stringo più forte la presa sulla mano di Aelia, pronto a passare l'eternità al suo fianco.

Non sono più uno schiavo, ora posso morire da uomo libero.




Note: 

  1. Libertas: Libertà
  
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