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Autore: Assasymphonie    05/12/2014    1 recensioni
Aveva sentito la sabbia sotto i piedi, tra i vestiti, e lo sguardo era spaziato lungo quel deserto immenso, quel placido ed enorme fiume che lo attraversava al pari di una ferita.
[ KuroFay ]
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Sakura, Syaoran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo del capitolo: Sistro.
Personaggi: Kurogane / Fay D. Flourite / Sakura / Shaoran
Rating: Giallo.
Note dell'autore: One-shot / Introspettiva / Erotica / Romantica
Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.


.Sistro.

Quel mondo era diverso da tutti gli altri; non nel senso comune -è ovvio che siano tutti diversi, diamine!-, ma c'era qualcosa nell'aria che fece capire immediatamente a Kurogane che lì agivano forze al di là della loro comprensione.
Aveva sentito la sabbia sotto i piedi, tra i vestiti, e lo sguardo era spaziato lungo quel deserto immenso, quel placido ed enorme fiume che lo attraversava al pari di una ferita; piccoli canneti attorno alla riva, sprazzi di verde con vasti campi coltivati e, in lontananza, il profilo giallastro di una città. Poi tutto era accaduto troppo in fretta per i suoi gusti: capire per quale motivo fossero finiti dentro quella città, precisamente dentro ad un palazzo -reale, probabilmente, ma Kurogane non è mai stato pratico di roba come questa- con addosso null'altro che un gonnellino bianco, trapezoidale, di lino leggero e bracciali ai polsi era davvero arduo.
Sakura si era immediatamente trovata bene con la giovane principessa di quel mondo. Non avrebbe mai finito di stupirlo la facilità con cui la ragazza faceva amicizia con le persone di rilievo in ogni posto essi finissero, e in un attimo erano diventati tutti e quattro ospiti d'onore e trattati come tali. Aveva dovuto addirittura scacciare tre giovani donne, presentatesi come sue serve personali, che lo volevano lavare e vestire!
« Oi, ragazzino, ti ci stai impiccando con quel coso? »
La voce risultò giusto un po' ruvida, ma era comprensibile. Ognuno di loro stava in una camera separata, con Sakura accanto alla principessa nel vasto harem femminile -l'unica cosa che comprendeva di quel mondo, a ben guardare-, ed in quel momento Kurogane rimaneva in piedi contro al muro della stanza di Shaoran, le enormi braccia decorate di bracciali d'oro ai polsi ed un sottile cerchio del medesimo metallo all'avambraccio destro, ad osservare il più piccolo e i suoi tentativi di indossare il gonnellino. Va bene, sarebbe dovuto essere un pelo più indulgente nei suoi confronti, ma non era possibile che non riuscisse ad annodare la parte ai fianchi per tenere tutto su!
« K-Kurogane-san, non è facile, insomma-- non ho mai messo una gonna in vita mia! » La voce di Shaoran era molto, molto vicina al panico. Erano stati invitati dalla principessa stessa ad assistere ad una danza sacra, con musica e il banchetto, e di sicuro nessuno di loro avrebbe voluto sfigurare. Non l'avrebbero mai ammesso eppure ci tenevano sempre a non essere etichettati come stranieri incapaci di presentarsi in occasioni formali.
Persino Kurogane, che si staccò dal muro per avvicinarsi a Shaoran per dargli una mano, aveva un minimo senso del dovere in tal senso. « Non è una gonna, punto primo. Punto secondo non è così difficile, devi solo incrociare e fare un nodo leggero da nascondere sotto il tessuto. »
Le mani grandi e callose scivolarono piano sul lino, incrociandolo al di sopra dell'ombelico del ragazzo e nascondendo i lembi rimasti sotto il pezzo principale di tessuto. Fu un'operazione facile rispetto agli obi complicati che Tomoyo-hime amava così tanto farsi mettere da lui giusto per vederlo impazzire e sbraitare peggio di un bollitore di riso. « Fatto, ora muov- » « Shaoran-kun, Kurogane-san! »
Dal vano d'entrata della stanza fece capolino Sakura, con un involto in lino spesso contro il petto. Era incantevole, dovette ammetterlo persino il rude guerriero con tanto di leggero rossore sulle orecchie: la tunica lunga fino ai piedi nella parte posteriore delle gambe e più corta, fino a metà coscia, sul davanti metteva in evidenza le sottili gambe chiare, ornate dai nastri di fragilissimi sandaletti oro. Il lino saliva a coprirle il busto giovane con un delicato monospalla, le braccia cariche di piccoli bracciali d'oro e lapislazzuli così come il collo, ornato di una magnifica collana intessuta di pietre oro e blu. I capelli erano lasciati sciolti e solo un minuscolo diadema li ornava, regalandole al viso una luce particolare, angelica e quasi divina.
Impossibile non notare quanto Shaoran fosse arrossito, dalle tempie fino al petto.
« Non dovresti essere qui. » La redarguì il ninja con tono severo, perché conosceva abbastanza bene le regole dei quartieri femminil e, beh, Sakura non avrebbe dovuto girare così impunita e vestita in quel dannato modo. Tuttavia la principessina sorrise timida e furba -no, stava crescendo troppo, no!- e poggiò l'involto sul letto, aprendolo lentamente. « La principessa mi ha chiesto di portarvi questi. Non si fidava delle ancelle, per cui... » Il tono era apologetico in modo tutto particolare, tanto che Kurogane si avvicinò per sollevare uno dei due oggetti. Era un pettorale in oro battuto e pietre rosse, forse corallo, a formare un disegno geometrico e spigoloso, regolare. L'altro era molto simile ma più piccolo, formato da oro e pietre verderame.
« Sono pettorali? »
La voce di Shaoran era sinceramente sorpresa mentre sollevava il secondo oggetto, poggiandoselo sul petto magro. Sakura annuì vivacemente e Kurogane, senza colpo ferire, cominciò ad armeggiare con la chiusura. Evidentemente il suo era stato fatto apposta, perché copriva alla perfezione il petto ambrato fino a metà muscolo, lasciando scoperti i capezzoli scuri e il resto del torace. Accarezzava la linea del collo senza  chiuderlo eccessivamente, con il contrappeso che gli cadeva leggermente in mezzo alle ampie scapole.
Il colore delle gemme era talmente simile a quello dei suoi occhi che Sakura battè le mani, ripiegando poi la stoffa su sé stessa. « Ti sta benissimo, Kurogane-san! Ora devo proprio andare, appena siete pronti la principessa vi aspetta nel giardino e- » « Oi, aspetta un attimo ragazzina. Il mago dove diamine è finito? »
Nessuno oltre Kurogane stesso avrebbe potuto leggere la preoccupazione in quel tono brusco e affrettato, tanto che Sakura gli sorrise dolcemente, fermandosi sulla soglia. « Oh, Fay-san è già sceso da molto tempo! Vi aspetta giù! » E sparì, praticamente non rispondendo alla domanda del guerriero, il quale assottigliò le labbra ancora di più e prese Shaoran per una spalla. « Tempo esaurito, vieni. » E qualsiasi opinione contraria sarebbe stata immediatamente messa a tacere.

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Dovette rimanere immobile qualche secondo per abituarsi a quella vista. Il giardino di quel palazzo era, semplicemente, un tripudio di vita. Alberi alti come le palme volevano quasi toccare il cielo, e i più bassi sicomori davano ombra ad un tappeto di erba verde. Piccoli cespugli di fiori coloravano quell'immensità monocolore e nel piccolo stagno galleggiavano rosee ninfee, appena turbate dal movimento di piccoli pesci sotto il pelo dell'acqua. Attorno ad essa svettavano i bianchissimi gigli d'acqua e piccole canne, quasi riproducendo il medesimo ecosistema che viveva al di fuori di quelle mura.
Ghirlande di fiori erano state appese ovunque e l'erba era disseminata di stuoie, piccole sedie in legno profumato e baldacchini coperti di cuscini in lino, seta e chissà quale altra stoffa particolare. L'oro era ovunque: al collo delle donne dagli abiti di fogge complicate -molte con i seni scoperti, Kurogane si costrinse fisicamente a non guardare-, alle braccia di uomini che istintivamente si girarono verso i due, rimanendo sorpresi da quanto Kurogane fosse simile a loro nella pelle bronzea e nei capelli neri eppure così diverso, pieno di cicatrici e di muscoli duri come il marmo.
Realizzare che il lieve sfarfallio  alla sua sinistra non era altri che il richiamo di non una, ma due principesse fu lento, ma finalmente riuscì a girarsi quanto bastava per incrociarne gli occhi. Era giovane, la principessa di quel regno, con il corpo color caramello appena coperto da un velo di lino; la pelle veniva messa in risalto dall'oro e gli occhi, grandi e scuri sotto la parrucca nera, erano messi in risalto dal trucco nero attorno alla forma dell'occhio stesso. Le labbra tinte di rosso si aprirono in un sorriso di benvenuto, invitando entrambi ad avvicinarsi.
Come non sbagliarsi, Mokona era seduta accanto a lei su un cuscino. Stupida polpetta, persino il maledetto cuscino!
« Benvenuti. Mi dispiace aver organizzato qualcosa di così poco conto, ma mio padre è davvero impegnato ed ho potuto avere solo questo giardino. » Probabilmente Kurogane non si accorgeva degli occhi di lei, fissi sul suo petto ampio e sulla linea forte del mento; la ascoltava, ma solo a metà. Gli occhi erano occupati a scaglionare il giardino alla ricerca di una testa bionda fin troppo famigliare, di quegli occhi azzurri solo ed unicamente per saperlo al sicuro. Era inutile mentire a sé stesso.
Udì Shaoran rispondere qualcosa e non fece caso nemmeno a quello, anzi. « Perdonami principessa, sai dov'è il nostro compagno? Alto, biondo, fastidioso ed estremamente rumoroso? » Lei non rispose, semplicemente indicò uno spiazzo davanti a loro. Fu allora che lo vide.
I sistri, strumenti in argento e rame che tintinnavano ad ogni colpo di polso, davano il ritmo: al centro delle suonatrici vi erano cinque figure, vestite di lini leggerissimi e monete tintinnanti alla vita. Catene sottili di oro cadevano dai capelli, dalle spalle, cerchi ornavano le caviglie; Fay era davanti a tutti. Davano le spalle agli astanti e Kurogane fissò gli occhi, come calamite, sul mago.
Il suo bacino si muoveva al ritmo dei sistri con movimenti scattanti e fluidi al tempo stesso. A malapena era coperto dalla stoffa e da quegli affari tintinnanti, le mani ferme tra i capelli biondi in modo che la schiena ondeggiasse in modo preciso e voluto. Avrebbe riconosciuto quella schiena ovunque, eppure un brivido lo attraversò: da quando era così... così...
Il bacino di Fay tremò appena, insieme ai sonagli, e il sedere -che gli déi ci perdonino- cominciò ad ondeggiare al ritmo di quella musica trascinante a cui si erano aggiunte le percussioni. Solo allora si girò, splendendo in un sorriso così vero che Kurogane ne rimase abbagliato: l'ombelico, i muscoli del ventre, si muovevano come un'onda sinuosa e le linee del bacino si tendevano e si restringevano ad ogni onda. Il piede sinistro messo avanti non era altro che un aiuto per i movimenti scattanti dei fianchi; le braccia si abbassarono, seguendo la pelle, rimarcando i movimenti e Fay finalmente lo guardò.
Kurogane sarebbe voluto morire.
Vedeva le gambe attraverso i veli sollevati dai movimenti, gli occhi bruciavano sui glutei piccoli e dannatamente sodi. Non aveva idea che Fay potesse muoversi in quel modo; nemmeno batteva le palpebre, occupato a fissare quel corpo tremare, seguire la musica come se fosse fatto di note. Le catene che coprivano il torace sottile brillavano sotto al sole così come i suoi capelli, le monete sui fianchi che scattavano da un lato all'altro seguendo i rombi delle percussioni lì dietro.
Avrebbe voluto alzarsi, avrebbe voluto scavalcare tutti e sentire come quei fianchi si muovevano sotto le dita, sentire il tintinnio dei pendagli vicino all'orecchio, stringere il tremore dei glutei, passare le labbra sulle braccia rivolte verso l'alto.
« ... » Fu allora che scese. Fu allora che Fay, senza smettere di muovere i fianchi, lasciò il piccolo palco per avvicinarsi alla postazione della principessa, con un sorriso furbo sulle labbra. Kurogane sentiva la gola arida e la lingua gonfia, le mani tremavano e non potè impedire al mago di avvicinarsi al suo corpo fino a sentire il profumo dell'oro e degli unguenti con cui sicuramente l'idiota si era divertito, direttamente nei polmoni. Continuava a ballargli quasi addosso, sfiorandogli il bacino col proprio senza mai toccarlo, le labbra rosate schiuse in un sorriso e gli occhi fissi nei suoi; era ipnotizzante.
Dimentico di dove fosse, davanti a chi si trovasse, Kurogane abbassò le dita su quei fianchi sfiorando la pelle morbida, mordendosi le labbra nel tentativo di non spingerselo addosso. «O-oi... »
« Ti piace, Kuro-sama? Ho voluto farti una sorpresa... » Il tempo smise di scorrere. Tutti videro il lampo negli occhi rossi del guerriero, tutti videro come sollevò Fay con una mano sola caricandoselo in spalla, tra le risate di quest'ultimo. « Chiedo quartiere. » Fu la richiesta ruvida del ninja e nemmeno attese risposta dalla principessa straniera, che osservava il tutto con un'espressione mesta.
« Allora il mago diceva la verità... che peccato, il vostro amico sarebbe stato un ottimo amante. »

Quando furono abbastanza distanti dal suono dei sistri Fay decise di scendere, passando le mani sul pettorale in oro dell'altro, ancora ansimante come se avesse corso una maratona. « Cosa diavol--- » Fu interrotto, di nuovo. Stavolta da quel corpo sottile, da quelle labbra irriverenti, da quelle mani morbide sul ventre. Il bacio fu lungo, languido, bagnato.
« In questo paese ogni cosa ha un significato, Kuro-guerriero. La principessa, dandoti in dono questo gioiello, ti ha messo sotto la sua ala di conquista. » Fece una pausa, sganciando il prezioso dono dal petto del ninja e poggiandolo a terra, per stringere le mani sottili su quei pettorali tanto ampi.
« Il ballo era il mio gesto per comunicarle che Kuro-sama è sotto la mia, di conquista. Eterna, possibilmente. »
E dalla prima volta in quella giornata, Kurogane ghignò.

.Fine.
   
 
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