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Autore: ____Faxas    05/12/2014    2 recensioni
«Abbiamo bevuto troppo ieri» disse Cloud dopo un po’, le mani che pian piano gli scoprivano il volto rosso come un pomodoro «Eravamo troppo ubriachi e per questo mi hai… ti ho… ci siamo… insomma, quello. Vero?» aggiunse poi, balbettando.
Zack annuì con vigore «Sì, non c’è altra spiegazione».
“Perché noi siamo eterosessuali e quello che è successo non significa nulla” pensarono entrambi, mentre i loro sguardi si incrociarono di nuovo e le immagini della sera precedente scorrevano veloci ed estremamente vividi nelle loro teste. E quei ricordi fecero insinuare in un modo quasi subdolo nel loro cervello la domanda “Perché voglio baciarlo di nuovo?”
[Clack;]
Genere: Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cloud Strife, Zack Fair
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
- Questa storia fa parte della serie 'Nostalgia e altre storie'
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In vino veritas

 
 
Quella sera in caserma c’era un’atmosfera molto allegra. Probabilmente perché per molti si stavano avvicinando le tanto agognate ferie estive, e avrebbero potuto rivedere i loro cari e le fidanzate che ogni sera chiamavano per far finta che non ci fosse davvero tutta quella distanza tra di loro. Erano pochi quelli che rimanevano in caserma durante i mesi di Luglio e Agosto: chi perché voleva migliorare e quindi allenarsi per tutta l’estate; oppure chi, come Cloud, perché non aveva un posto dove poter ritornare.
Cloud, in realtà, un posto ce l’aveva; sua madre era ancora a casa ad aspettarlo. Ma non ce la faceva a ritornare da lei, a rivedere quegli occhi che lo guardavano con tristezza perché suo figlio era la copia esatta del marito scomparso tanti anni prima.
Nessuno dei suoi compagni d’armi lo sapeva. Per tutti Cloud sarebbe tornato a casa come gli altri. Solamente Zack sapeva la verità. Solamente il suo migliore amico l’aveva sentito parlare di sua madre e solo lui l’aveva visto piangere per lei.
In camera i due si stavano preparando per uscire, in quanto i loro amici li avevano convinti ad andare insieme al loro pub preferito per festeggiare l’arrivo delle ferie.
Mentre Zack si infilava le scarpe, alzò un momento lo sguardo su Cloud che invece si stava aggiustando i pantaloni neri strettissimi, il petto ancora nudo. Un lieve brivido scosse la schiena del moro, ma cercò di non badarci molto. “Forse ci sarà uno spiffero” si giustificò mentalmente, mentre un altro brivido gli scuoteva piano le spalle quando Cloud incrociò il suo sguardo e con fare curioso gli chiese «Cosa c’è?».
Zack abbassò gli occhi verso le proprie scarpe, finendo di allacciarle, per poi rialzarli verso quelli del suo amico, il quale nel frattempo si era infilato una maglia bianca, e dire «Niente, è solo che stavo prendendo in considerazione l’idea di non prendermi le ferie».
Cloud aggrottò le sopracciglia, perplesso, mentre si sedeva sul proprio letto davanti al moro per infilarsi le scarpe «E perché mai?» gli chiese.
Zack sorrise lievemente «Be’, vorrei poterti fare compagnia, visto che dovrai rimanere da solo per poco più di un mese».
Cloud sgranò gli occhi, sorpreso, e arrossì lievemente. “È il caldo”, pensò il biondo per giustificare il rossore sul proprio viso, e disse «Ma sei scemo? Non vuoi rivedere i tuoi genitori?».
«Passerò da casa per un paio di giorni, ma voglio rimanere qui. Non mi va di lasciarti da solo» disse Zack, e prima che Cloud potesse ribattere, aggiunse «E non si discute».
Le guance di Cloud si colorarono un po’ di più per l’imbarazzo e abbassò lo sguardo, sorridendo lievemente «Grazie».
 
 
Uscirono dal locale a notte fonda, barcollanti e con la vista appannata dall’alcool, e quando dovettero passare davanti al soldato di guardia cercarono di sembrare sobri, ma non ci riuscirono perché ogni volta che ci provavano ridevano come matti. La guardia non avrebbe comunque fatto rapporto su quell’episodio, nonostante li avesse invidiati per essere usciti a divertirsi.
Fortunatamente riuscirono tutti a tornare nelle proprie camere senza ruzzolare giù dalle scale o vomitare nei corridoi. Superata la soglia della camera, Cloud e Zack si stesero subito sui loro letti, senza nemmeno svestirsi, continuando a ridacchiare. Rimasero a ridere per qualche minuto finché, a turno, non andarono in bagno e si calmarono un po’. Tornarono sui propri letti, girati sul fianco per potersi vedere, e restarono a guardarsi negli occhi per svariati minuti, il silenzio che finalmente piombava nella caserma.
Zack chiuse gli occhi per un momento, poi fece un po’ più di spazio accanto a sé e fece segno a Cloud di stendersi vicino a lui «Vieni qui» sussurrò piano.
Cloud si sollevò lentamente dal letto e con due passi barcollanti si lasciò cadere accanto a Zack, ridacchiando entrambi per il precario equilibrio del biondo. Cloud non si fece nemmeno una domanda su quella richiesta del moro, la nebbia dell’alcool gli offuscava completamente il cervello, non facendogli capire bene ciò che stesse succedendo. Anche il moro stesso non sapeva, o meglio non capiva perché volesse che Cloud gli stesse così vicino, il calore del suo respiro che gli arrivava sul viso, l’odore fruttato dei drink che aveva bevuto che si mescolava con il profumo della sua pelle accaldata gli riempiva le narici. Si avvicinò istintivamente all’amico, le loro ginocchia che ora si sfioravano e i visi vicinissimi, e si perse nel suo sguardo appannato.
Zack avvertì un confuso senso di tenerezza e quasi felicità in quel momento, e non riusciva nemmeno a spiegarselo. Come non sapeva spiegarsi il fatto che avesse cominciato ad accarezzare con dolcezza la guancia di Cloud con un sorriso ebete sulla faccia.
«Sai, Cloud? Sono davvero felice» mormorò, la voce alterata e roca per l’ebbrezza e il sonno.
Il biondo sorrise di rimando, avvicinandosi anch’egli di più facendo intrecciare le gambe con quelle dell’amico, i loro visi ora pericolosamente vicini «Strano, anch’io sono felice» sussurrò, chiudendo per un attimo gli occhi per assaporare meglio quel momento e il contatto della mano di Zack sulla propria guancia.
Si sentiva come avvolto da un calore meraviglioso e confortante, e non capiva a cosa fosse dovuto; sapeva solamente di essere dannatamente felice e che cominciava a girargli la testa. Per non sentirsi male, cercò di concentrarsi quel poco che riusciva nel perdersi negli occhi chiari dell’amico. Dio, com’erano belli, leggermente lucidi per il troppo calore e che sembravano splendere nel buio della camera. Non sentiva neppure un pizzico di imbarazzo per la distanza quasi nulla che lo divideva da Zack. Erano così vicini che, se avesse allungato giusto un po’ il collo, sarebbe stato semplicissimo annullare anche la distanza tra le loro labbra. Quel pensiero gli attraversò la mente annebbiata e lo sconvolse, facendogli desiderare ardentemente di baciare Zack e assaggiare la sua bocca rosea, ma rimase fermo dov’era, in attesa.
Anche nella testa di Zack cominciarono ad affiorare tantissimi pensieri e immagini tutti insieme, ma a differenza del biondo, provava una certa tensione nel mantenere il contatto visivo con gli occhi chiarissimi di Cloud. Si sentiva come se con solamente quello sguardo il biondo potesse scavargli fin dentro l’anima, ma nonostante ciò gli mettesse una certa soggezione, e allo stesso tempo sembrava fargli piacere. Cominciò a pensare che gli piacessero davvero tanto gli occhi di Cloud, e le sue labbra furono leste nell’esprimerlo a parole «I tuoi occhi sono bellissimi» con una voce un po’ tremante.
Come risposta ricevette un lieve sorriso da Cloud e un piccolo sbuffo di risata. Non riusciva a capirne il perché, ma quel sorriso parve togliergli completamente il fiato. Abbassò lo sguardo verso le sue labbra arrossate e gonfie per il caldo e si soffermò a guardarle per un attimo che gli sembrò infinito, durante il quale non fece altro che pensare a quanto volesse baciarle, quelle labbra. Ma si trattenne, mordendosi leggermente il labbro inferiore e tornato a fissare il proprio sguardo in quello di Cloud.
E, cavoli, adesso sì che cominciava a provare imbarazzo. Quegli occhi azzurri puntati nei suoi lo mettevano davvero in soggezione; gli sembravano brillanti e ancora più dannatamente meravigliosi. In quel momento avrebbe voluto non vederli più per non sentire ancora quell’imbarazzo atroce corrergli come un brivido lungo la schiena. Abbassò di nuovo lo sguardo verso le labbra di Cloud e non poté far altro che cedere all’istinto (o era desiderio?) di baciarle.
Con un lieve movimento del collo si sporse in avanti e Zack premette la propria bocca contro quella del biondo con delicatezza, con il timore di un’opposizione da parte dell’altro. Rimase piacevolmente sorpreso dalla reazione positiva di Cloud a quel primo timido bacio, sentendolo ricambiare il gesto con prontezza, e quando si allontanò da lui non poté che sorridere nel vedere il biondo protendersi verso le sue labbra per prolungare il contatto. Con la testa che gli girava per l’emozione, baciò con più decisione Cloud, ricevendo in cambio un piccolo verso compiaciuto quando rafforzò la presa della mano sulla sua nuca, affondando e prendendo tra le dita alcune ciocche bionde del ragazzo.
Zack non capiva più nulla, nella sua testa si ripeteva sempre la stessa parola ancora e ancora e ancora (Cloud. Cloud. Cloud.), mentre alle sue orecchie arrivava in modo confuso il dolce suono dei loro respiri affannati e dei piccoli gemiti di piacere di Cloud che gli davano una fortissima e stranissima sensazione di calore su per la schiena fino al volto, incendiandolo. E l’unica cosa che potesse e riuscisse a fare era continuare a baciare con forza Cloud, stringendolo a sé dalla vita, prima, e spingendolo contro il letto, dopo, portandosi sopra di lui.
La testa gli girava molto, ma non voleva affatto interrompere quel bacio, ora diventato un alternarsi di morsi, baci veloci e schioccanti e carezze languide tra le loro lingue. Il respiro di Cloud si fece man mano più affannoso e i gemiti che si lasciava sfuggire erano diventati anche più forti ed eccitanti di prima.
Zack, poi, gradualmente si staccò dalle labbra dell’altro e lo guardò, le mani poggiate ai lati del suo volto per sorreggersi. Con il fiato spezzato e il cuore che batteva a mille non poté fare a meno di constatare quanto Cloud fosse dannatamente bello: le labbra, ora rosse per i morsi che gli aveva dato, dischiuse  leggermente per cercare di prendere più aria per respirare, le pupille leggermente dilatate per il piacere, e un’espressione quasi sconvolta per la confusione di quel momento.
«Sei stupendo» farfugliò Zack tornando a tormentare le labbra morbide di Cloud per poi scendere verso il collo, marchiandolo con i denti, facendo quasi tremare il ragazzo sotto di sé, che fece strusciare il proprio bacino contro quello dell’altro, mentre le mani del moro saggiavano i suoi muscoli da sopra la maglia sottile. Zack sorrise sulla pelle di Cloud, continuando a torturarla lasciandoci sopra vistosi segni rossi che sarebbero stati difficili da nascondere, quando sentì il fruscio delle coperte che venivano strette con forza dai pugni del biondo mentre cominciava a infilare la propria mano destra al di sotto dei pantaloni del ragazzo, accarezzando il suo membro quasi completamente eretto.
Tremava di eccitazione nell’udire i forti gemiti di Cloud e nel sentire il calore del suo corpo sotto il proprio, e non gli passò mai per la mente il pensiero (o meglio la consapevolezza) del fatto che il ragazzo che stesse baciando e che stesse masturbando, fosse il suo migliore amico e che quell’episodio avrebbe creato dell’imbarazzo inimmaginabile e dubbi irrisolvibili. Quindi tornò a baciare con foga Cloud, la propria mano che oltrepassò l’elastico dell’intimo del biondo e cominciò a dedicarsi completamente alla sua erezione con movimenti decisi e rapidi che lasciarono Cloud senza fiato per più di un minuto.
Il biondo, per la sorpresa, lasciò andare la presa sulle coperte che aveva stretto quasi convulsivamente nei pugni e si abbandonò completamente alle attenzioni di Zack, arcuando la schiena in un bisogno istintivo di voler avvertire ancora più calore e piacere. Respirava quasi a fatica, tutte quelle emozioni e sensazioni che avvertiva gli arrivavano tutte insieme in modo quasi confuso e gli impedivano di capire cosa in particolare gli stesse dando quel piacere immenso da fargli girare la testa. Il cuore gli batteva all’impazzata mentre cominciava ad accompagnare i movimenti della mano di Zack con il bacino, assecondando anche i baci languidi che gli dava, gemendo quasi in modo vergognoso nella sua bocca, e strinse tra le dita i capelli di Zack per tirarlo più vicino a sé.
Poi la confusione cominciò a diventare sempre più grande e il piacere lo sovrastava completamente e Cloud seppe che di lì a momenti sarebbe esploso e si staccò leggermente dalle labbra di Zack, lasciando che i gemiti non fossero più soffocati e urlò il nome del moro, preceduto da un’imprecazione molto colorita, tutti i suoi muscoli si tesero in modo quasi doloroso mentre l’orgasmo lo travolgeva con una forza immensa.
E Zack quasi rimase stupito quando anch’egli venne nei propri pantaloni solamente nell’udire la voce eccitata e meravigliosa di Cloud urlare il suo nome e nell’avvertire il corpo del biondo irrigidirsi sotto il proprio, le mani del ragazzo che lo tiravano con forza verso di sé.  La testa cominciò a girargli con più intensità di prima e l’orgasmo che stava avendo era così devastante da impedirgli di continuare a sorreggersi con un braccio e si abbandonò sul corpo di Cloud con un gemito.
Restarono così, immobili, cercando di rallentare i propri respiri e di riprendersi da ciò che era appena successo. Quando Zack, dopo un po’, ritrovò un po’ di forza, si sollevò di nuovo sulle braccia per poter guardare di nuovo Cloud negli occhi, e ancora una volta rimase senza fiato nell’ammirare la bellezza del suo sguardo; e ancora una volta avvertì quella tensione che aveva sentito prima, quell’incapacità di mantenere il contatto visivo con i suoi occhi e il desiderio di baciare le sue labbra fino a quando non avrebbe più avuto fiato.
E così fece: avvicinò il proprio volto a quello del biondo e fece incastrare di nuovo le loro labbra in un bacio lungo e dolce, mentre lentamente si spostava per stendersi accanto a Cloud e stringerlo tra le proprie braccia in un modo che sembrava quasi possessivo. E Cloud non poteva fare altro che ricambiare quel bacio con la stessa dolcezza, lasciando la presa delle dita sui capelli di Zack per poter accarezzare delicatamente le sue guance.
Poi, un po’ per il troppo alcool e la stanchezza, i due si addormentarono, abbracciati l’uno all’altro e i volti vicinissimi. E mentre la loro mente cominciava ad annebbiarsi sempre di più, sussurrarono all’unisono una frase di due semplici parole che dimenticarono presto di aver pronunciato.
 
 
La mattina arrivò, dolorante e inevitabile, e i due ragazzi si svegliarono nello stesso momento, guardandosi negli occhi e non realizzando appieno come mai fossero così vicini, per colpa del mal di testa martellante.
Poi, dopo essersi entrambi persi per qualche momento l’uno nello sguardo dell’altro, cominciarono a ricordare pezzi confusi e alla rifusa della sera precedente e si videro aggrottare le fronti e poi spalancare gli occhi dopo aver raggiunto la realizzazione di ciò che avessero fatto poche ore prima e perché fossero così dannatamente vicini.
Imprecarono entrambi nello stesso momento e si allontanarono con velocità l’uno dall’altro (Zack batté la nuca contro il muro mentre Cloud ruzzolò giù dal letto) con i volti in fiamme per l’imbarazzo.
«Come cazzo è stato possibile?» esclamò Zack incredulo, massaggiandosi la testa per la botta appena presa.
«Non chiedermelo, ne so quanto te» rispose Cloud egualmente incredulo, alzandosi da terra con un po’ di fatica e poi nascondendosi la faccia con i palmi delle mani «Cristo, che imbarazzo».
«Puoi dirlo forte, amico!» disse Zack abbassando lo sguardo verso il proprio letto, le guance che praticamente gli stavano andando a fuoco per la vergogna nel ricordare ciò che era successo.
«Abbiamo bevuto troppo ieri» disse Cloud dopo un po’, le mani che pian piano gli scoprivano il volto rosso come un pomodoro «Eravamo troppo ubriachi e per questo mi hai… ti ho… ci siamo… insomma, quello. Vero?» aggiunse poi, balbettando.
Zack annuì con vigore «Sì, non c’è altra spiegazione».
“Perché noi siamo eterosessuali e quello che è successo non significa nulla” pensarono entrambi, mentre i loro sguardi si incrociarono di nuovo e le immagini della sera precedente scorrevano veloci ed estremamente vividi nelle loro teste. E quei ricordi fecero insinuare in un modo quasi subdolo nel loro cervello la domanda “Perché voglio baciarlo di nuovo?”, mentre Cloud abbassava lo sguardo e si dirigeva verso il bagno per lavarsi, lasciando Zack da solo, seduto sul letto, con lo sguardo fisso davanti a sé.
Entrambi, con in mente quella dannata domanda, ricordarono con una precisione impressionante la sensazione che avevano provato quella notte mentre le loro bocche erano incastrate in modo quasi perfetto, i loro corpi avvinghiati l’uno all’altro; e come per riflesso portarono le dita a sfiorare le labbra con delicatezza, chiedendosi perché i loro cuori battessero così veloci e perché desiderassero di nuovo poter rivivere quella notte ancora e ancora fino allo sfinimento. E poi si coprirono entrambi i volti infuocati con i palmi delle mani che quasi tremavano pensando “Ma che cazzo di situazione, porca troia”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
…and the rest is history (?).
Ben ritrovati/e! E’ da più di un anno ormai che non pubblico qualche mio scritto, e non vi nego che per tutto questo tempo, dopo “Nostalgia”, questa è l’unica cosa accettabile che io abbia realizzato. Sto cadendo proprio in basso.
Comunque sia, eccomi di nuovo su questi lidi con questa nuova storia. Non si capisce che non voglio più staccarmi dal filone di “Nostalgia”, vero? E’ stato il progetto più bello e meglio riuscito finora (almeno secondo me), e quando la cominciai a scrivere avevo così tante idee in mente che non sapevo da dove cominciare; tanto che mi sarebbe piaciuto poterla trasformare in una long, dove avrei potuto raccontare tutte le vicende precedenti il servizio militare e durante quest’ultimo. Tra cui quello che ho scritto in “Occhi azzurro cielo” e in quest’ultima, “In Vino Veritas”. Avevo e ho ancora in mente tante altre idee che mi piacerebbe realizzare sempre su questo filone, ma credo che così va bene. Magari ne scriverò giusto un’altra, appena mi torna abbastanza ispirazione, su una parte specifica di “Nostalgia” che vorrei tanto approfondire, perché so di non aver detto abbastanza e la vorrei fare in modo particolare. Vedrete, quando riuscirò a scriverla (SE ci riuscirò xD).
Detto ciò, che ho parlato pure troppo, ringrazio di cuore tutti quelli che hanno recensito le mie storie, e chiedo ancora scusa a the one winged angel e a HopeNero per il ritardo immenso nel rispondere alle vostre recensioni, ma ne ricevo così poche che non controllo più xD Ringrazio in anticipo chi leggerà e recensirà e anche chi leggerà e basta. E ringrazio anche chi, nonostante le mie assenze infinite continua a seguirmi, se non si è dimenticato di me, ovviamente ahahah
A presto,
Faxas;
 
 
P.S.: non vi libererete di me facilmente, perché ho in lavorazione un nuovo progetto particolare che spero di portare avanti durante le vacanze. Ah, tempo libero, mi sei mancato tanto <3
  
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