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Autore: ilovebooks3    06/12/2014    3 recensioni
SPOILER!
La mia scena preferita dell'episodio 7X01 *_*
Spero vi piaccia!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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KEYS & SMILES


Un uomo e una donna, seduti sotto il portico di una graziosa villetta.
Jane e Lisbon.
Anzi no.
Semplicemente Patrick e Teresa.
Due bicchieri colmi di caffè e di tè. Diversi e complementari.
Come loro.
Intorno molti scatoloni.
Lui si offre di portarli in garage.
Si respira un’aria rilassata. Di famiglia.
«Potrei darti le chiavi di casa», propone Lisbon, non sa se più a se stessa o al suo interlocutore.
«È un bel passo», rispondono gli occhi strabuzzati di Jane.
«Già», commenta lei, abbassando uno sguardo che è tra lo spaventato, il divertito e l’imbarazzato.
Ma a lui non dispiace affatto come idea. «Renderebbe le cose più semplici».
Semplici.
Le cose, tra di loro, non sono mai state semplici.
Eppure, ora è tutto incredibilmente naturale. E sì, anche semplice.
Tornano a guardarsi per qualche secondo.
È bello specchiarsi uno negli occhi dell’altro e sapere di appartenersi.
Teresa annuisce con forza, in un modo piuttosto buffo, poi si morde le labbra.
Patrick rivolge la sua attenzione agli oggetti indefiniti che straripano dagli scatoloni. Nota un modellino pregiato di una macchina d’epoca.
Non ha idea di cosa ci faccia lì né di cosa possa avere a che fare con Lisbon.
È strano (e quasi irritante) rendersi conto che esistono dei tasselli della vita della sua partner che lui non conosce.
Sarà divertente scoprirli, a poco a poco.
«Non ti facevo una da macchina d’epoca».
«È il regalo di laurea di mio nonno. Penso fosse la sua preferita», spiega Lisbon.
È strano (e quasi irritante) rivelare a Jane qualcosa di se stessa che lui non conosce.
Sarà divertente sorprenderlo, ogni tanto.
«Grazie per aiutarmi a spostare tutta questa roba». Teresa fa una smorfia con le labbra, increspandole verso il basso, mentre inarca leggermente le sopracciglia in su. Come a voler garantire che apprezza davvero quello che l’ex fannullone per eccellenza sta facendo per lei.
Poi gli stringe delicatamente il braccio.
È un contatto dolce e confidenziale, gradito a entrambi. Il segno tangibile della loro complicità.
«È un piacere», dichiara Jane, con una voce colma di emozioni e sottintesi. Le si avvicina impercettibilmente, fissandole le labbra per una frazione di secondo.
Trasportare roba vuol dire stare con lei, e, per stare con lei, Jane trasporterebbe una montagna.
«È stato bello», dichiara Lisbon timidamente. Poi sorride.
Un sorrisone inatteso, che la inonda di luce. È bello lui. È bello averlo per la casa. È bella questa giornata. È bella la vita. È bello tutto.
Patrick annuisce. Più che altro è bella lei. Ed è bello vederla sorridere. Gli sembra incredibile che sia per merito suo.
Eppure, evidentemente, è proprio così.
«Dovremo tornare al mondo reale a un certo punto, però», aggiunge a malincuore la poliziotta, mentre un velo di preoccupazione le adombra il viso.
Jane distoglie lo sguardo, forse per distogliere la mente da quel pensiero fastidioso.
Si guarda intorno, come per cercare un motivo per trattenere la sua Lisbon lì, con lui, sotto quel portico. Per sempre.
Ma la sua parte razionale ha la meglio.
«Già», acconsente. Il suo, in realtà, è più un sospiro.
Ha già nostalgia di tutto questo, ancora prima che finisca. «Davvero?», chiede subito dopo, quasi speranzoso.
Non possono vivere così? A casa, lontani dal mondo e dalle responsabilità, giorno per giorno, solo loro due?
Teresa sorride. «Davvero».
Finge un tono di voce sicuro, ma, anche lei, non ha nessuna voglia di abbandonare quella loro piccola e meravigliosa luna di miele. «Ti va di parlare di come faremo, magari..?», continua.
Ed eccolo. Il broncio preoccupato di Teresa Lisbon. In attesa della risposta del mentalista.
Che, pur a malincuore, è affermativa. «Certo».
Dopotutto Lisbon ha sempre una pistola ed è meglio non contraddirla né, tanto meno, rapirla contro la sua volontà.
«Okay», ribatte lei, con un’espressione visibilmente sollevata. Torna a sorridere.
Finora non hanno mai parlato di qualcosa di più pratico della colazione o del garage.
E non perché non ne avevano voglia.
Semplicemente perché non ne avevano bisogno.
Eppure, ora, è arrivato il momento di tirare fuori quell’argomento.
Jane, di rimando, mette su la sua tipica espressione da matto. Come per ricordarle la sua imprevedibilità. O l’imprevedibilità della sua imprevedibilità, che poi, forse, è paradossalmente prevedibile.
Teresa sorride. Di nuovo.
Lo fa piuttosto spesso, ultimamente.
Non si ricorda di aver mai sorriso così tanto in tutta la sua vita.
Poi lo squillo del suo cellulare rompe l’incantesimo.
Abbot. Che le chiede di tornare al lavoro.
Lei risponde con voce seria e professionale. Quella da affidabile agente federale stakanovista.
Jane è estremamente divertito dal suo cambio di tono.
Eppure, fino a poco tempo fa, anche lui conosceva solo quello.
Per provocarla le indirizza uno sguardo ironico, come a dire “Non fingerti così seria”.
Poi si lecca le labbra.
Lisbon reagisce con un moto di sorpresa, un altro sorriso e uno sguardo che vorrebbero essere di rimprovero ma non ci riesce.
Si finge scandalizzata, ma in realtà sta per scoppiare a ridere.
Lo farebbe anche lui, se non si fosse rifugiato dietro al suo bicchiere di carta colmo di tè.
Col pizzico di lucidità che le è rimasto, l’agente speciale Teresa Lisbon si sforza di dare ad Abbot una risposta coerente.
C’è un nuovo caso e lei deve anticipare il suo ritorno.
Perché è il suo dovere.
«Okay», è costretta a rispondere.
Ecco, è questo il mondo reale.
«Sai dove posso trovare Jane?», chiede Dennis, fingendo indifferenza.
«Non ho idea di dove sia»,  mente lei con naturalezza.
Dopotutto, a poker è piuttosto brava a bluffare.
Riaggancia, mordendosi le labbra e senza smettere di fissare Patrick, che ha assunto un’aria pensierosa. E divertita.
La sua Teresa le dice bene le bugie, tutto sommato.
Ma non è questo l’unico motivo che lo fa sorridere. «Davvero non hai idea di dove io sia?»
«Sembrava la cosa giusta da dire», spiega lei, non più tanto convinta.
In realtà vorrebbe urlare al mondo che lui è qui, vicino a lei. Da più o meno due settimane. Ovvero da circa 336 ore. O 20160 minuti. O 1209600 secondi.
«Sei imbarazzata?» Più che una domanda, quella di Jane è una constatazione.
«No! Oddio, no», risponde Lisbon con foga. Troppa foga.
«Va bene se sei imbarazzata», la rassicura Patrick.
Anzi, pensa lui, va più che bene. Non la vuole affatto prendere in giro, è solo intenerito dalla reazione della piccola poliziotta che sa sempre come trattare i sentimenti degli altri, ma mai i propri.
Teresa alza gli occhi al cielo.
Eccolo. Sempre il solito irritante mentalista che studia le sue reazioni a tavolino.
Ama anche quel lato di lui.
Con sincerità gli spiega che, essendo finita da poco la storia con Marcus, vorrebbe che la sua vita privata rimanesse tale. «Solo per il momento», assicura, «non per sempre, ovvio».
Lui la guarda con espressione indecifrabile.
Dietro a questa spiegazione ci sono alcuni di tutti quei miliardi di aspetti del carattere di Lisbon che, probabilmente, l’hanno fatto innamorare di lei: rispetto per gli altri e per se stessa, riservatezza, correttezza, determinazione e paura di essere ferita.
E anche una costante preoccupazione per gli altri. In particolare per lui, Patrick Jane. «Va bene per te?», chiede Teresa, pregando Dio di non aver ferito inconsapevolmente la persona che meno vorrebbe ferire al mondo.
«Certo».
«Sei sicuro?»
«Sì. Lo capisco».
Certo, lui vorrebbe urlare al mondo che Teresa è sua, sua e di nessun altro.
Ma, evidentemente, non gli è ancora consentito farlo.
E lo capisce. Come lei capisce le sue piccole grandi manie. Ad esempio quella di bere litri di tè e di vivere alla giornata.
Di quest’ultimo concetto, in realtà, il re dei mentalisti non è più molto sicuro. Non vede l’ora di tenere tra le mani il suo mazzo di chiavi della casa di Lisbon. Che diventerà, e forse è già diventata, la loro casa.
Uno squillo. Questa volta è il cellulare di Patrick.
La poliziotta distoglie lo sguardo, puntandolo su un punto indefinito. Ha un’espressione sognante. E, tanto per cambiare, sorride.
Il consulente, più che altro, è rassegnato. «È il mio turno».
Abbot.
È arrivato il momento.
Patrick e Teresa stanno per tornare al mondo reale.
Insieme.
E chissà quanti guai combineranno.
 
 
  
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