“Didn’t they tell us don’t rush into things?
Didn’t you flash your green eyes at me?
Haven’t you heard what becomes of curious minds?”

Un ragazzo, una ragazza.
Lui, capelli ricci e scuri, occhi verdi e due fossette. Lei, capelli biondi, da piccola ricci, poi lisci, due occhi azzurri, e l’immancabile rossetto rosso.
Il denominatore comune? La fama. Il successo.
Lui, uscito da XFactor nel 2010 con altri quattro ragazzi, lei piena di talento, amante del country, mai stata concorrente in un talent-show.
Harry e Taylor.
Styles e Swift.

Eravamo noi. Eravamo due mondi diversi, forse fin troppo.
Però, avevamo trovato la nostra dimensione, il nostro Paese delle Meraviglie, dove tutto sembrava stupendo, prefetto. La verità era che nessuno dei due voleva aprire gli occhi.
Siamo entrambi caduti nella Tana del Coniglio. Pensavamo di esser soli, ma ci siamo trovati.
Ci eravamo fidati l’uno dell’altra, ci tenevamo per mano, e tutto andava semplicemente troppo... Troppo bene.
Era qualcosa di nuovo, che non avevo mai provato prima. Era tutto perfetto, ma qualcosa mi diceva che quella perfezione non era reale. E penso che anche lui avesse questa sensazione. Solo, che dopo un secondo, non ci pensavamo più. Era come New York a Natale: tutte quelle luci, così brillanti, che ti fanno dimenticare tutti i problemi e il fatto che, prima o poi, il Natale finirà, oppure, se sei lì solo per vacanza, ti scordi che dovrai tornare a casa. Le luci erano così brillanti che ci accecavano, e tenevamo gli occhi chiusi, ma allo stesso tempo davano una sensazione di tale conforto e serenità che non volevamo tornare indietro.

Non sapevamo che saremmo finiti per impazzire.

Era un controsenso unico: non poteva andar peggio, ma la vita non era mai stata migliore. Non lo capisco neanch’io.
E ci dicevano che non era un rapporto sano, che eravamo cambiati, ma eravamo così innamorati che il nostro cervello non funzionava più, non riuscivamo più a ragionare. Eravamo soli, ma ci avevamo a vicenda, e questo ci bastava.

Non sapevamo di essere davvero soli, seppur insieme.

Ci correvamo dietro, nel nostro piccolo mondo.
Era un girotondo: cercavo di raggiungerlo, ma era troppo avanti. Cercava di raggiungermi, ma ero troppo avanti. Eravamo troppo distanti, eravamo insieme, vicini, ma su due strade diverse.
E cercando di raggiungerci a vicenda, siamo impazziti, e il nostro castello di vetro si è spezzato, diviso, rotto in mille pezzi.

Sapevamo che era la fine.

Ci siamo persi per strada senza neanche accorgercene.
Eravamo così diversi e attratti da cose diverse, che la divisione era inevitabile. Lui andava ad est, io ad ovest, lui andava a nord, io a sud. Eravamo su due vie parallele, e per quanto ci provassimo, per quanto lo volessimo e per quanto eravamo convinti di averlo già fatto, non ci saremmo mai raggiunti.

C’è un lato della storia di Harry e Taylor che tutti conoscono: i due giovani sorridenti, mano nella mano per strada, che si guardavano con occhi pieni d’amore.
E poi c’è l’altra parte della storia, quella che nessuno sa, il nostro piccolo segreto.

Ma abbiamo sempre saputo che non saremmo riusciti a mantenerlo per sempre.








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Ciao, carissime/i.
Inizio col dire che questo non era un vero e proprio capitolo, bensì un prologo.
Ho grandi progetti per questa storia, e spero che anche solo il prologo sia riuscito ad incuriosirvi.
Inoltre, sto traducendo la storia in inglese e ho in mente di metterla su Wattpad.
Nel prossimo capitolo vi metterò il link!

Grazie mille per l’attenzione,
Eleonora.