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Autore: Marty Andry    07/12/2014    0 recensioni
"Bianca, ti ho dato tutto ciò che potevo offrirti. Cuore, anima e corpo. Ti sei presa tutto me stesso, cosa posso fare ancora?"
Marco e Bianca, un'alternanza di chiaroscuri. Ostacoli, troppi per Marco, che continua a rincorrere Bianca.
E Bianca che torna e fugge, involontariamente.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Temporale estivi, la cosa peggiore che possa capitare. 
Lessi le ultime pagine del libro e lo poggiai sul mio petto. Ad un paio di metri da me, il soffitto bianco. Ancora quella sensazione attanagliante, nulla pareva avere più un senso. Non avevo nulla da perdere, il futuro mi era scivolato dalle mani senza che io avessi potuto fare qualcosa.
 Affiorò un ricordo che avevo completamente seppellito, la sera del mio diciottesimo compleanno, quando Bianca mi era stata sottratta per la prima volta. Dove avevo nascosto quel filo rosso? Sicuro di trovarlo in una scatola, la presi e cominciai a frugarvi. Non ricordavo di avere così tante fotografie. Mentre provavo a non far cadere l'occhio su quei fogli di carta plastificata, bussarono alla porta ed entrò Ornella.
<< Che stai facendo? >> chiese curiosa sedendosi accanto a me.
<< Cerco una cosa. >> 
Prese una fotografia e la girò per vedere la data.
Quattro baccalà che sorridevano. La verità, io e Fabio sembravamo dovessimo fare la Prima Comunione. Accanto ad ognuno, Ornella e Bianca sorridevano all'obiettivo. Le cingevo la vita con un braccio e lei teneva una mano sulla mia.
L'amore tra lei e mio cugino era sempre stato così lineare, perché il mio era barocco, pieno di contraddizioni? 
<< Guarda. >> disse, ma non riuscivo a ricordare l'occasione.
<< Il venticinquesimo dei tuoi. >> 
E allora si che mi si annebbiò la vista. Perché proprio lì, sotto quelle lenzuola, dove eravamo seduti, io e Bianca ci eravamo scambiati la pelle, eravamo tutto ciò di cui potevamo aver bisogno. Perché tutte le promesse di quella notte erano svanite? Come aveva potuto, il nostro amore, sublimarsi e non lasciare tracce? 
<< Tutto bene? >> 
Avrei dovuto risponderle che no, andava tutto male, invece le dissi << Sì, stai tranquilla. >> 
<< Va bene, vado di là a finire di cucinare. >> 
Era perspicace, Ornella. 
Continuai a guardare altre fotografie, ne trovai alcune del compleanno che avevo festeggiato in spiaggia qualche anno prima. Avrei voluto abbracciarla, stringerla a me e non farla andare più via. L'amavo ancora, nonostante non c'era, nonostante tante altre cose. Prima o poi avrei dovuto riprendere le redini della mia vita che, lentamente, precipitava nel baratro, e volevo iniziare il prima possibile. Avevo avuto fortuna, tanta fortuna, a non essere uno smemorato di Collegno, ad avere due braccia e due gambe, cinque dita per mano e tanti altri dettagli.
Tra me e me iniziai a canticchiare, vedendo Fabio che, nella foto, strimpellava "Yellow submarine". Davo ancora prova si essere un baccalà. Mi azzittii quando sentii la porta del soggiorno sbattere, segno che mio cugino era tornato. Andai lì per cercare la sua chitarra, e lui mi chiese cosa stessi facendo. Rimasi sul vago.
<< Pensavo stessi cercando qualcosa di prezioso. >> 
Ornella alzò gli occhi e lo fulminò con lo sguardo.
<< Prezioso? Beh, potresti aiutarmi a incollarmi. Strada facendo ho perso dei pezzi. >> 
<< Aspetta che cerco un altro quarto di cuore sotto al cuscino. >> 
Non colsi l'elettricità con cui Ornella lo aveva fissato, e neanche cosa si nascondeva dietro all'ironia di Fabio.
Dopo pranzo, si sedette accanto a me sul divano del soggiorno e parlammo di tante, tantissime sciocchezze.
<< Per caso hai trovato il mio quarto di cuore? >> chiesi.
<< Credo di sì, ma non ne sono sicuro. >> 
<< Ti ricordi quella sera? >>
<< Quando ti trascinai da lei? >> intuì ridendo.
<< Esatto, proprio quella. È iniziato tutto da lì, ti ricordi? >>
<< Mio Dio, basta. Mi fai sentire in colpa, scemo. >> 
<< Macché, sono io che ti ho seguito. >> 
<< Dicevi? >> tagliò corto.
<< Mi sentivo la persona più idiota di questo mondo. >> 
<< Continua. >> 
<< Però... Era tutto reale. Potevo accarezzarle i capelli, sfiorare le sue mani, vederla ridere. Era tutto così dannatamente perfetto. >> 
Sorrise. << Ma? >> 
<< Non ho il coraggio di cercarla. È come se questo oblio mi facesse comodo. >> 
Il rumore lieve ed insistente della pioggia venne inghiottito da quello di un tuono.

Quel pomeriggio pioveva a dirotto, sia dentro di me che fuori; mi trascinarono fuori di casa, ma non ce la facevo.  Sentivo che si stavano quasi sacrificando per me, e non mi andava giù. Se io ero ridotto a brandelli, non voleva dire che anche loro lo dovevano essere; e presi una decisione.
<< Datemi tempo una, massimo due settimane, e me ne vado. >> 
Nell'oscurità di quel locale indiano, Ornella strabuzzò gli occhi ed afferrò la mano di Fabio che aveva lasciato cadere pesantemente le posate sul piatto. 
<< Marco, non puoi, devi... Noi... >> balbettò lei.
<< Niente, Ornella. Vi sono solo d'impiccio. >>
<< Ma per me sei come un fratello, non posso permettere che tu vada via! >> protestò mio cugino.
<< Trovami una ragione per farmi andar via, davvero. Ce ne sono tante. >> 
Mi guardò con un'espressione decisa.
<< Lo farò. >> 

Stanchissimo, andai a dormire a mezzanotte passata. Mi buttai a peso morto sul letto, pronto ad abbandonarmi ad un sonno senza sogni. 
<< Ma che diamine... >> imprecai tra me e me.
Sotto il mio cuscino c'era qualcosa di duro, con la mano percepii una superficie di stoffa, una scatolina. Rimasi a fissarla senza aprire, finché non arrivò Fabio.
<< Volevi una ragione per andare via? Eccola. >> disse soddisfatto.
Sollevai il coperchio della scatolina, e solo in quel momento capii che nulla era perduto. 
I brillanti dell'anello luccicavano come tante piccole stelle, mi complimentai con me stesso per la scelta.
<< Lei non voleva andar via. >> 
Sgranai gli occhi. << Davvero? >> 
Troppi shock in poco tempo. Lo sapevo e l'avevo sempre saputo, Bianca non avrebbe mai abbandonato nessuno, né tantomeno me. 
<< Subito dopo la laurea il padre l'ha portata via di qui. >> 
<< Un momento, >> mormorai confuso, << lei vive col padre?! >>
Si passò una mano tra i capelli, storse la bocca e ridusse gli occhi  ad una fessura, segno che non avevo centrato in pieno il bersaglio.
<< Non proprio col padre. Con Joe. >> 
  
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